La Battaglia tra Cuore e Mente (Episodio 8)
Lorene si girò e rigirò per tutta la notte. Ancor prima che il sole sorgesse, era già fuori. Prese la sua spada e iniziò ad allenarsi dietro la stalla.
"E' deciso! Oggi RosaNera si incontrerà con quello sbruffone!" affondò due fendenti, e si mise in guardia, come se stesse duellando con una persona vera invece che con lo spaventapasseri; si concentrò su se stessa per capire meglio i suoi sentimenti contrastanti. Si rendeva conto che non era solo rabbia quello che provava, ma non riusciva ad ammetterlo. Voleva a tutti i costi odiarlo ma non ci riusciva. C'era qualcosa in lui che l'attirava e l'affascinava.
Le prime luci affiorano all'orizzonte, da piccola pensava fossero i raggi trainati da cavalli dai colori rosa e rosso che galoppavano verso il cielo, e trainavano il sole legato a loro da filamenti di oro, di rame e di bronzo. Guardava quello spettacolo ogni mattina come se fosse l'ultima. Sempre diverso sempre magnifico: anche ora si sedette sui gradini e guardò in fondo la strada l'orizzonte che iniziava ad infuocarsi. Le nuvole in alcuni tratti fuse con il rosa porpora e in altri permettevano ai raggi del sole, non ancora visibile, di infiltrarsi, formando filamenti luminosi che a ventaglio si alzavano verso il cielo.
Vedeva nitidamente i suoi cavalli avanzare, le loro ali, la criniera bianca e rosa i filamenti brillanti che delicatamente partivano dai loro corpi. Mami, si sedette affianco a lei "E' uno spettacolo meraviglioso. Vero?"
"Si" sospirò appoggiandosi con la testa al suo petto e prontamente Mani l'abbracciò.
"Li vedi ancora i maestosi cavalli del mattino?"
"Si, Mami. Sembrerò pazza ma sembrano così reali"
"Oh, perché lo sono, bambina mia. Sono reali e solo rare persone possono vederli. Persone speciali come te"
Sorrise. "Mami, secondo te si potrebbero cavalcare?"
"Oh beh... Sono liberi e selvaggi! Non credo sia così semplice, ma antiche leggende raccontano di un ragazzo e di un cavallo della mattina che divennero amici fraterni. Il cavallo ed il ragazzo si giurarono fedeltà eterna e forse per questo o forse per la purezza del loro sentimento di amicizia, che il maestoso destriero permise al ragazzo di cavalcarlo"
"A me basterebbe conoscerli, accarezzarli. Ma sono così lontani e scompaiono così in fretta."
"Quando eri più piccola, avrai avuto quattro, cinque anni, mi raccontasti di averci giocato insieme, ci giocavi tutte le mattine; uscivi come ora prima che sorgesse il sole e correvi verso l'orizzonte, e per qualche attimo proprio quando sorgeva il sole scomparivi nella loro luce".
La luce porpora ormai inondava tutta la strada come una cascata, ma cosa era quel profilo in controluce che si stagliava all'orizzonte? Un cavaliere e il suo cavallo si delineava sempre più nitido e si avvicinava alla due donne, l'andatura era lenta interrotta da fermate repentine, chiaramente il cavaliere faceva tornare indietro il suo destriero e poi ritornava a cavalcare lento verso loro.
Lorene e Mami guardavano incuriosite. Chi poteva essere a quell'ora del mattino?
Marco, si alzò prestissimo, non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Sapeva bene che i sentimenti che provava dovevano stare a bada, anzi non sarebbero mai dovuti esistere. Eppure erano li, si insinuavano nella sua mente, il suo viso sorridente faceva capolino in ogni istante. "Come ho potuto permettermi di innamorarmi. Lei... io non potrò mai. Devo dirle come stanno realmente le cose! Si bravo! Così poi ti odierà a vita!" si vestì in fretta, e prima di uscire si guardò allo specchio "Tu, ora vai da lei, e gli dici chiaro e tondo che è finita!" guardò il suo riflesso con disappunto "ma finita cosa...". Uscì dalle sue stanze e si diresse alle stalle. Sellata la sua puledra, e aggiustati i finimenti e le redini, la portò fuori camminandogli a fianco ed accarezzandola "Andiamo Bianca. Una bella cavalcata mi schiarirà le idee".
Era ancora buio, per le vie silenziose riecheggiavano solo gli zoccoli della puledra bianca, era una splendida cavalla dalla criniera folta, e la coda lunga. Il suo bianco mantello e gli occhi verdi segnarono il suo destino sin dalla nascita. Appena fuori dalla città il giovane ragazzo sprono' il cavallo e iniziarono a galoppare finché si ritrovarono sulla strada che conduceva alla casa di Lorene.
Il sole alle sue spalle stava sorgendo la sua ombra si allungava davanti a lui sembrava quasi ad invitarlo a raggiungerla. Frenò il cavallo e rimase fermo osservando all'orizzonte il casolare e dietro ad esso la montagna stregata. Diede un leggero colpetto col tacco e Bianca trottò lentamente verso la casa, tirò le redini appena si accorse delle due figure sedute davanti alla porta, e con un leggero strappo fece girare su se stessa la cavalla per tornare indietro. Pochi passi e riprese il cammino verso di loro, lo sbuffo di Bianca a quei continui ripensamenti del suo cavaliere fu eloquente. "Non so che fare, Bianca! Se le dico la verità di certo non vorrà più vedermi, ma non posso continuare nella menzogna"
La puledra nitrì, scuotendo la testa, la sua criniera brillò del riflesso dei raggi scarlatti. Marco si fece coraggio, tanto più che era certo che ormai l'avessero visto arrivare. Al passo, senza fretta si avvicinò alla casa ormai il sole si era alzato anche se cumuli di nuvole bianchissimi si stavano addensando, qui e la, nel cielo e alcune formazioni cirriformi dai filamenti lunghi, bianchi e traslucidi sembravano rincorrerli per unirsi a loro.
Le due si alzarono senza fiatare e lo guardavano avvicinarsi. Quando fu davanti a loro, lui le salutò e scese da cavallo, portandosi verso la staccionata davanti alla stalla. Indeciso sul da farsi, prese a camminare avanti indietro dalla staccionata a loro, da loro alla staccionata.
Mami divertita dalla scena, si avvicinò all'orecchio della ragazza e a sottovoce le disse che rientrava a preparare la colazione.
"Hai deciso di fare un solco davanti a casa mia?" Marco si arrestò guardandola rapito, torno' nuovamente verso Bianca e le sistemò la sella anche se non era da sistemare. Era tutto troppo maledettamente complicato. Le doveva parlare ma non li, doveva parlarle, risolvere una volta per tutte i suoi sentimenti, e risolvere la questione RosaNera. Accarezzò il muso della sua splendida cavalla e guardandola negli occhi si decise a formulare una frase compiuta "Ti va di fare un giro al fiume?" Lorene, lo osservò, la testa appoggiata sul muso della puledra, i bianchi crini del cavallo svolazzavano leggermente e si intrecciavano con i neri capelli del ragazzo, le spalle e le scapole si intravedevano sotto la casacca questa era di colore porpora e sotto aveva ancora una camicia bianchissima, si soffermò più del dovuto sul sedere stretto nei pantaloni da equitazione, si sentii arrossire, e distolse lo sguardo rispondendogli con un secco "NO!". Spiazzato si girò di scatto e si avvicinò a lei guardandola dritto negli occhi "Co...come ? Perché no?".
Senza scomporsi sostenne lo sguardo del ragazzo "Sono arrabbiata con te! Ecco perché no! Non solo, non voglio più avere a che fare con te! Quindi non farti più vedere!"
L'espressione di Marco mutò da risoluta a imbarazzata. Non era pronto ad un rifiuto. Lorene continuò stizzita compiaciuta di averlo imbarazzato "Come ti sei permesso di fare quello che hai fatto?"
"Quello che ho fatto? Cosa ho fatto?"
"Davvero non ricordi cosa hai fatto ieri sera?" e si avvicinò di un passo, sfidandolo. La voce si alzò di un tono.
"Non ricordi cosa hai detto?" un altro passo ben piantato i pugni serrati e il tono ancora più alto.
"Non ricordi di avermi resa ridicola?" in punta di piedi con i pugni serrati e il suo volto ad un centimetro dal viso di lui che si era tirato indietro quasi sbattendo le spalle contro il muso della sua cavalla. L'espressione irritata di Lorene era inquietante.
Marco iniziò a balbettare, e le sue parole erano completamente sconnesse dai suoi pensieri "Io, no non so ... No, no ... ma ma cosa avrei fatto? Davvero? Non so cosa ti ho fatto. Ieri sera io ho solo... - diglielo stupido. Digli chi sei realmente! - è forse per via di RosaNera? - stupido è ovvio che non si riferisce a lui. L'hai baciata! Sei uno stupido! ma forse lei ama RosaNera - Beh allora se è per via di RosaNera ..." Era troppo per Lorene, si sentì avvampare e la sua mano si alzò senza controllo finendo sul viso del ragazzo ed un sonoro schiaffo echeggiò nell'istante di silenzio. Ritirò subito la mano, vergognandosi di quel gesto istintivo, e si voltò per non far notare le lacrime che scivolavano sul suo volto "Cosa mi prende? E' uno stupido ragazzo! Non sa neanche di cosa parla!"
"Lorene - me lo sono proprio meritato! - perdonami." Le mise entrambe le mani sulle spalle, lei non si mosse, rimase di spalle in attesa delle sue parole che arrivarono leggere, uscirono dalle sue labbra vicinissime al suo collo, quasi un sussurro soffiato dal vento "Ti amo". Lorene accarezzo le mani di lui, non riusciva a girarsi, dentro di lei c'era una furiosa battaglia in corso. Avrebbe voluto con tutto il suo corpo abbracciarlo e stringersi a lui dimentica di tutto e di tutti, ma non poteva, lei era legata a RosaNera.
Marco, allo sfiorare delle sue mani si sentì rincuorato e deciso a raccontare la sua verità "Lorene, io voglio essere sincero, non sono quello che credi, io..." Lorene gli strinse le mani senza girarsi lo interruppe "Aspetta! Non dirmi niente. Io non so! Io non posso! Ma.. " si girò verso di lui, gli occhi pieni di lacrime, si sentiva ridicola, lei sempre così fiera, mai si era permessa di piangere, ed ora questa passione la travolgeva, immediatamente coprì il volto poggiandolo al petto di lui. "Lorene?" e gli accarezzò i capelli.
"Smettila!" urlò. Non poteva stare con lui, non poteva essere sincera. Doveva allontanarlo da lei. "Io, io ... Ti Odio!" e lo spintonò.
Marco rimase sorpreso "forse ha capito chi sono realmente" gli si avvicinò ma lei indietreggiava "Sono venuto qui da te per due motivi. Uno per dirti che non posso più vivere senza di te e l'altro ..."
"Basta!!! Non hai capito cosa ti ho detto? T I O D I O"
"Si ho capito benissimo! Ed io ti ho detto T I AMO! E voglio che andiamo al fiume per chiarire questa cosa di RosaNera e il Principe dalla Maschera di Porcellana e tutto il resto!"
Ormai non riusciva più a controllare i suoi sentimenti, non voleva capire nessuna altra parola se non solo quelle due 'ti amo', e non capiva cosa centrasse il principe, con RosaNera e loro due.
"Sai cosa ti dico?" Lo tirò a se, prendendolo dalla casacca e piantò gli occhi profondi e scuri su i suoi verdi e brillanti. Anche per lei esisteva un unico sentimento. "Ti dico che l'idea mi piace! - Al diavolo tutto. Io lo voglio! Io lo amo! - Andiamo al fiume!"
Mami uscì in quell'istante con una cesta "Vi ho preparato la colazione."
Entrambi, così vicini, si girarono imbarazzati e Lorene si stacco immediatamente da Marco sbattendo le mani sul corpo come se l'imbarazzo fosse polvere da scrollare via. "Grazie, Mami!" le schioccò un bacio sulla guancia e con un filo di voce le sussurrò all'orecchio "Non fare pensieri strani, non c'è ancora niente fra me e lui... prima dobbiamo chiarire alcune cose..."
"Certo, certo bambina mia" e sorrise benevola vedendoli allontanarsi a piedi verso il fiume. Si girò verso la puledra "Come va Bianca?" il cavallo si inchinò davanti all'anziana signora.
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