Il Ritorno della Regina (Episodio 16)

Il contenitore di bronzo della lampada era pieno ed anche la scorta di olio vegetale nella bisaccia. Il debole fascio di luce illuminò il terreno e la parete interna del masso appoggiato all'albero, l'erba alta copriva i primi sassi posti dinanzi all'entrata, erano situati in modo regolare tale da formare una scala che portava verso il basso. Sui primi scalini, tra le fessure createsi tra una pietra e l'altra, si insinuavano folti ciuffi verdi, scendendo i fili d'erba divenivano sempre più radi sino a scomparire del tutto, lasciando il posto a lastre di roccia bianche e lucenti.

Si era preparata ad una notte scomoda sicura di entrare in un antro stretto, pieno di rami ed erbaccia per non parlare degli animali. Fu sorpresa invece nel ritrovarsi in un ampia caverna sotterranea. Affrontò gli scalini con prudenza era stanca e la notte era ormai inoltrata, scendendo il buio fu sostituito da una tenue luce fino ad arrivare in una sala luminosa, si guardò intorno <<da dove arriva tutta questa luce?>> osservando meglio si accorse che erano le rocce, esse stesse illuminavano la caverna. Sempre più sorpresa constatò che era un luogo accogliente, in alcuni punti le radici si sostituivano alla pietra ed arredavano quel luogo singolare.

Una grossa radice formava un letto dalle doghe nodose, affianco un piccolo tronco formava un comodino dal quale ergevano alcuni rami intrecciati e all'interno di essi luccicava dondolando su una altalena fatta di sottili tralicci, un piccolo lume.

Stanca e spossata si sedette con cautela su quello che sembrava un materasso, scoprendo che era un morbido sacco-lenzuolo pieno di fogliame vario.

Quella strana caverna era completa di focolare ricavato nella roccia, di un armadio e una cassettiera anch'essi di legno. Riconobbe in tutto quel luogo, la mano del popolo di Menhir, erano gli unici che sapevano lavorare la roccia e il legno in quel modo magistrale, come se tutto fosse stato creato dalla natura stessa e non lavorato dall'uomo.

A bocca aperta, posò la lanterna sul comodino e il piccolo lume all'interno dei rami iniziò ad agitarsi indispettito, attirando l'attenzione della ragazza. Lei sorrise, sempre più meravigliata, ma prontamente spense la sua lampada ad olio, con grande soddisfazione di quella piccola luce che tornò placida a dondolarsi sulla sua altalena. Il suo chiarore altalenante si diffondeva nell'ambiente, le rocce intorno si spegnevano e si accendevano in modo ritmico quasi ipnotico. Lorene si sdraiò, i suoi occhi si persero nell'infinito di quella caverna <<non si vede il soffitto>> e questo fu il suo ultimo pensiero, prima di essere rapita da Morfeo.

" <<corri piccola, corri dalla zia Syriam>> la madre strinse al petto la bimba di soli 3 anni e con gli occhi ormai umidi, seppur cercasse di celare il dolore, si staccò dalla piccola Hedwigis , aprì il passaggio segreto della loro regale camera e la sospinse dentro chiudendolo dietro di lei.

Era buio, Hedwigis per un attimo provò un emozione che non conosceva: paura. In fondo a quel cunicolo tenebroso intravide una luminescenza che si avvicinava. Immediatamente i suoi timori si dissolsero e corse verso quella buffa luce che saltellava allegra seguita da un intreccio di rami molto meno allegro. Quella luminescenza sembrava una stellina con tanto di occhi e bocca, con un gesto seguito da una serie di scie colorate, la esortò a seguirla, dietro quel singolare luccichino, l'intreccio di rami sembrava sbuffare con le braccia conserte.

Hedwigis rise, i rumori della battaglia dietro di lei scomparvero d'incanto. Il bagliore si posizionò comodo sull'altalena all'interno dell'intreccio di quei rami così scontrosi. Un profumo di foglie appena bagnate si diffuse e una melodia lieve avvolse la bimba dai capelli corvini. Era una ninna nanna fatta di fievole luce, profumi della foresta e suoni melodiosi. Inevitabilmente le palpebre della piccola Hedwigis si abbassarono e dolcemente si addormentò. "

Alcuni raggi riuscivano a raggiungere il viso della ragazza, il soffitto era un fitto intreccio di rami che percorrevano tutta la volta della caverna e il punto più alto era fatto solo di ramoscelli e foglie dando la possibilità di intravvedere pezzettini di cielo azzurro. Era molto presto, erano le prime luci dell'alba. Non fu il tenue albeggiare a svegliare Lorene ma il nitrito di un cavallo.

<<I cavalli del sole che sorge>> pensò ancora nel dormiveglia, ridestandosi subito. Si guardò intorno dapprima spaesata <<devo sbrigarmi>> prese la tenuta da ladro nero ed in pochi attimi fu pronta.

<<E' un ottimo nascondiglio. Lascerò qui le mie cose.>>

Un nero cavallo dalla criniera e la coda blu elettrico l'attendeva fuori, non aveva ne sella ne redini, solo una corda dorata intorno al collo, il capo di essa terminava appoggiata al ramo dell'albero, era palese che fosse libero, ed era un mistero che avesse comunque un filamento d'oro.

Lorene/RosaNera non ne fu sorpresa, non era la prima volta che quel fiero ed elegante destriero si presentava a lei. Non l'aveva mai cavalcato, ci provò una volta quando aveva otto anni, ma fu ridicolmente disarcionata. <<Ehi? Sei venuto a portarmi fortuna?>> sorrise sapendo bene che non avrebbe avuto risposta, ma il purosangue la lasciò a bocca aperta, nitrì e si inchinò davanti a lei <<oggi sarò il tuo destriero>> nessun nitrito, gli occhi blu del cavallo brillarono e Lorene percepì quelle parole tra i suoi pensieri, come se fossero state suonate da un organo.

<<Cosa?>> esclamò, e di nuovo quel pensiero musicale <<Sarò il tuo destriero>> non ci poteva credere e le sembrò persino che il suo stupore provocasse ilarità nell'animale.

<<Non mi farai cadere come l'altra volta...Vero?>> questa volta non si sbagliava, non sapeva come ma il cavallo rideva, e di gusto anche.

<<Giocavo con una bimbetta, ora ho una donna davanti a me>> e inchinandosi le infilò il muso sotto le gambe e la fece scivolare sul suo dorso <<Andiamo mia regina>>.

Provò una sensazione unica come se fossero un tutt'uno, lei e quello splendido cavallo, forse era la monta a pelo che le permetteva di instaurare quel rapporto singolare, sentiva le sue emozioni, sentiva la forza della cavalcata, il respiro come se fosse il suo respiro.

Cavalcarono in silenzio fino alla porta est <<ci siamo>> il suo pensiero si confuse con quello del destriero, si abbassò accarezzandolo sul fianco, profumava di brina della mattina, prese fiato e si rizzò dritta, doveva esprimere fierezza e forza. Accarezzò la spada per prendere sicurezza e l'arma magica le donò l'energia che si diramò in tutto il corpo, si sentì potente.

Il mantello nero ricopriva completamente il suo corpo e scendeva lungo la groppa, con il sole alle spalle il suo volto rimaneva in ombra. La gente era già lungo la strada alcuni portavano la mano avanti agli occhi per vedere meglio e evitare il controluce. Gli zoccoli schioccavano a ritmo, sulle pietre della strada grande ed il rumore del passo cadenzato si sentiva sino alla piazza, altro non si udiva, il silenzio era reverenziale. Arrivò davanti al grande portone della sala del trono, attraversando due ali di folla che si aprivano al suo passaggio, intravide i suoi amici, che la seguivano saltando da un tetto all'altro fino a posizionarsi nei luoghi accordati. 

L'androne del castello era ancora serrato, i nobili comodamente seduti erano pronti a vedere lo spettacolo dalle loro balconate sicuri di essere protetti dalle loro guardie e dai loro palazzi. RosaNera dall'alto del suo destriero osservava il popolo, era preoccupata per loro, avrebbe voluto che fosse al sicuro come i nobili e i ricchi. Il suo sguardo vagava tra una balconata all'altra, anche se non l'avrebbe ammesso neanche a se stessa, stava cercando Marco. Appena intravide una figura dietro una finestra quasi adiacente al palazzo reale, certa che fosse lui, distolse di scatto lo sguardo e i suoi occhi color pece voltarono verso il portone. Raggiunto il centro della piazza l'animale si fermò <<non scendere Lorene! Attendiamo qui!>> la musicalità delle parole dello stallone la rasserenava e nel contempo rassicurava. 

<<E' arrivato!>> Louis lo disse sapendo bene che era superflua quella affermazione, avevano sentito chiaramente gli zoccoli da prima come un rumore lontano e poi sempre più distintamente.

Il principe Andrea era già in sella, anche il suo candido mantello scendeva fin lungo la groppa, mentre la sua puledra anch'essa bianca come la neve era adornata da finimenti dorati e impreziositi, la sella era leggera e le redini morbide al tatto. La guardia la teneva cercando di calmarla, ma lei era agitata e scalpitava. Il re era stancamente seduto sul trono, e Louis era al suo fianco.

Sbuffò, Alberto. Era certo della sua vittoria, lo stregone aveva in pugno il principe, e certamente con la magia oscura tutto si sarebbe risolto in pochi minuti. <<Diamo inizio a questa farsa>> disse infine. Louis, stranamente preoccupato, si incamminò verso le solite scale che portavano alla loggia reale, seguito dal re, dall'emissario e da due guardie completamente soggiogate dal consigliere.

<<POPOLO DI ERIDANIUM!>> urlò l'emissario del re. Nel contempo delle muscolose sentinelle  aprirono lentamente le ante del grande portone della sala del trono, da prima un fascio illuminò il marmo grezzo della sala, fino ad inondare di luce tutto il salone. Lo scalpitare della puledra si destò appena il portone fu spalancato del tutto, di fronte a loro si stagliava fiero lo stallone e sopra ad esso RosaNera, il sole alle loro spalle non permetteva di distinguere i lineamenti delle loro figure, solo il manico lucente della spada e gli occhi blu del cavallo brillavano come se avessero vita propria. 

Il principe diede un leggero colpo col tacco alla sua cavalla che sembrava essersi paralizzata, e uscì al passo. Ora erano uno di fronte all'altro nascosti dalle loro maschere, RosaNera completamente in ombra, il principe completamente in luce. 

Lorene si morse il labbro, l'alone della magia del buio era ovunque, intorno alle guardie, intorno al re e soprattutto intorno al principe. Per la prima volta si accorse della battaglia che si consumava all'interno dell'animo del ragazzo, striature di verde partivano dal centro del corpo, le scie abbozzavano il muso di un lupo che strideva i denti e cercava una via di uscita, ma l'oscurità era potentissima. 

Scesero dai loro destrieri e posarono i loro mantelli sui dorsi dei cavalli che indietreggiarono di qualche metro ed anche la gente si allontanò a sua volta. I due ragazzi si avvicinarono e si inchinarono in segno di rispetto.

<<CHE IL DUELLO ABBIA INIZIO!>> gridò il re. 

Incrociarono le loro spade che rifulsero appena sfoderate.

Il dolore che procurava la maschera di porcellana era immenso. Louis dalla balconata era concentrato sul ragazzo, invadeva il suo animo con tutto il potere nero, le vene gli pulsavano ed alcune gocce di sudore gli rigavano la fronte. 

Andrea sentiva quell'incanto oscuro invaderlo fino a sottometterlo del tutto, i suoi occhi si indurirono e come una frustra, l'energia dolorosa percorse il suo corpo raggiungendo gli arti e la sua spada divenne di un nero lucente il nero dell'ossidiana. Il lupo alimentato dal potere di Louis, incombeva alto e rabbioso, al posto del colore verde smeraldo, fiammeggiava un verde scuro come il petrolio, tutto intorno era cupo.   

RosaNera indietreggiò, si aspettava quella trasformazione, ma aveva sperato fino all'ultimo che lo spirito leale e nobile del principe potesse tenere testa a quell'orrore. Voleva fuggire, sentiva chiaramente il dolore della sottomissione, era un urlo angosciante e soffocato.

Andrea sferrò il suo attacco all'improvviso, ma anche RosaNera era protetta dalla magia, la sua era quella della luce, e nell'istante che parò con la sua spada la lama di ossidiana, sentì il suo spirito esplodere, e il falco sprigionò i colori del fuoco.  Iniziò lo scontro. 

I primi colpi furono studiati, quasi che entrambi volessero comprendere le mosse dell'avversario. Gli occhi del principe si intravedevano attraverso i fori a mandorla della maschera, osservavano quel ragazzino molto più basso e più esile di lui, ma evidentemente molto più agile, RosaNera dal canto suo ammirava l'eleganza e la tecnica del principe. Entrambi sentivano una sensazione di familiarità. 

I colpi si fecero più serrati e le spade si incontravano scintillando. La forza della magia oscura fece indietreggiare diverse volte Lorene. Si ritrovò a saltare su alcuni gradini facendo allontanare la gente che dava loro spazio per combattere, fece una piroetta per portarsi alle spalle del principe e l'intimò a girarsi. Andrea scoccò la spada con rabbia, scambiando il sorriso dell'avversario come un ghigno di sfida. RosaNera barcollò e cadde per terra sotto gli occhi attoniti dei presenti, Louis rinforzo il suo influsso, ma Andrea seppur sottomesso cercava comunque di rifiutare quel potere che lo stava consumando, quindi non sferrò il colpo finale ma fece alzare l'avversario. Il duello riprese veloce, fra affondi e colpi che echeggiavano nella piazza. RosaNera riuscì a disarmare il principe, facendo volare la nera spada che cadde rumorosamente sulle lastre di marmo bianco, Lorene ricambiò la cortesia, si tirò indietro e attese che lui recuperasse l'arma.

Andrea prese l'ossidiana e sferrò a sorpresa un fendente, squarciando in parte la camicia nera di Lorene, mettendo a nudo le spalle e il collo, nonché il top nero che le fasciava il seno . Il principe rimase inebetito, capendo di avere a che fare con una ragazza. <<Non puo' essere...è una donna?>> Anche Umberto, che tra gli amici di Lorene era quello che si trovava più vicino ai due contendenti, rimase a bocca aperta. La ragazza approfittò di quel momento di distrazione per sfilare la maschera di porcellana, Andrea non ebbe la prontezza di parare la stoccata quindi optò per un affondo con l'obbiettivo di togliere a sua volta la maschera nera. 

Contemporaneamente i due oggetti caddero per terra, il tempo rallentò, i due pezzi della porcellana lentamente toccarono terra e si ruppero in mille pezzi, seguiti dalla maschera tagliata a metà che si adagiò coprendo parte dei cocci. 

La spada del falco ruppe la maschera e spezzò anche l'incantesimo malefico che legava il ragazzo a Louis. Lo stregone cadde per terra abbattuto dalla sua stessa energia scura che come un boomerang gli tornò addosso. Non lo uccise, anzi, recupererò tutto quello che aveva passato al principe ed ora era tornato in forze per scagliare un ulteriore attacco.

  I ragazzi rimasero a guardarsi per un tempo interminabile, tutto intorno a loro girava vorticosamente, ma loro erano li fuori dal tempo e dal mondo.

<<Marco?>> lo disse così a bassa voce che non era certa che l'avesse sentita

<<Lorene?>>   

Attoniti non capivano. 

<<TU! Marco, tu sei il principe Andrea!>>  urlò infine Lorene riprendendosi da quello stato catatonico.

<<No, non è come pensi, io sono...>> ma il principe non terminò, la gente in un primo tempo non capendo era innervosita da quello stallo, ma l'anziano dei ventitré intervenne.

<<Guardate popolo di Eridanium! Osservate il segno sul suo petto! Onorate la vostra sovrana! La regina di Eridanium è qui davanti a voi!>>  la voce possente del vecchio sovrastò il brusio e ammutolì la folla; poi tutto precipitò. 

Le guardie del re irruppero e sostenute dal potere dello stregone avanzarono mietendo terrore e morte. Lorene e Andrea combatterono uniti per difendere la gente e per difendere loro stessi. I palazzi dei nobili furono invasi dal popolo che fuggiva cercando riparo. Le guardie accecate dall'oscurità distruggevano ogni cosa, ed anche le sicure case dei ricchi nobili furono devastate.

Angolo Autrice:

Le lampade ad olio erano formate da un contenitore in terracotta o bronzo, in cui veniva depositato l'olio vegetale, come liquido combustibile, e da uno o più beccucci laterali provvisti di stoppino in fibra tessile, che intingendosi di materiale combustibile, venivano bruciati ed erano in grado di mantenere la fiamma.

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