Il Regno in una Crisi Senza Eguali (Episodio 5)
RosaNera in pochi anni era diventato una leggenda a Eridanium, la maggior parte del popolo gli era grato perché spesso interveniva quando il re Alberto mandava i suoi soldati a saccheggiare, lui colpiva con la sua spada chi era ingiusto con i più deboli, a volte rubava, per questo era chiamato ladro, ma i malcapitati erano solitamente famiglie benestanti sotto la protezione del re o viandanti di altri regni che venivano per lasciare doni al re. Era abile e pur agendo da solo, veniva aiutato da tutti soprattutto dai ragazzini del regno e molti di loro per pavoneggiarsi nei loro racconti spesso esageravano.
Ormai da molti mesi i regni non mandavano più i loro doni e rinunciavano a mercanteggiare con Eridanium, la colpa veniva data a RosaNera, ma la maggior parte della gente sapeva che tutto era stato creato da falsi racconti e dagli editti del re.
La consuetudine di scambiarsi doni tra i regni era stata spezzata da re Alberto, ed erano anni che non ricambiava i doni degli altri regni, la conseguenza ovvia fu che anche gli altri regni iniziarono a smettere di portare doni.
Una crisi senza eguali complicava la situazione del regno, i continui aumenti delle tasse di passaggio e sulla mercanzia avevano iniziato a rovinare il commercio e i normali scambi tra la gente laboriosa di Eridanium e i villaggi vicini. I balzelli furono inflitti anche al popolo, iniziarono ad essere colpiti gli artigiani, i coltivatori, e tutte quelle imprese che non facevano parte della stretta cerchia dei nobili del re. Ogni giorno la situazione peggiorava, il regno veniva evitato e di certo le razzie ai viandanti di passaggio che venivano attaccati da bande di ladri - che si scoprì in seguito essere le guardie reali inviate dal re- contribuirono a far diventare RosaNera il terrore di Eridanium.
RosaNera perlopiù interveniva quando le guardie forzavano la mano per estorcere i balzelli. Il re e il suo viscido consigliere attuarono così un piano per screditare il ragazzo inviando guardie reali mascherate che si facevano passare per la banda di RosaNera e compivano razzie di ogni genere e nel giro di pochi mesi il suo nome venne collegato a qualsiasi assalto diventando RosaNera e la sua banda -inesistente- terrore di Eridanium!
Era giorni che si appostava e sventava le angherie delle guardie del re, ed aveva iniziato a rubare a quelle carrozze di nobili che venivano assaltate dalle guardie mascherate, perché il mal tolto veniva restituito appena rientravano ad Eridanium. Queste famiglie erano in accordo con la corte. RosaNera interveniva appena i falsi ladri si appropriavano di tutto, e con poche azioni recuperava la refurtiva e scompariva nei boschi al limitare della foresta stregata. Nessun soldato aveva il coraggio di seguirlo.
Era giorno di udienza, la sala del trono era piena di cortigiani e famiglie della stretta cerchia dei reali. Il trono ancora vuoto, Re Alberto non era ancora arrivato, lui era dietro un tendaggio e osservava quelle persone che non avevano nessun rispetto per lui, avevano solo paura, lo temevano, ne erano terrorizzati, e lui ne era superbo, godeva di quella paura, lo alimentava gli dava forza. Era sua abitudine ascoltarli ed osservarli, prima di entrare, spesso scopriva notizie fondamentali dal chiacchiericcio di quei codardi che lo circondavano. Anche le sue guardie e i suoi soldati ubbidivano solo perché era l'unico erede superstite dell'attacco del buio.
Nessuno sapeva, anche se molti lo sospettavano, che lui ne era stato l'artefice. In una sola notte aveva eliminato la famiglia reale. Era certo non si fosse salvato nessuno, anche se il suo consigliere nonché lo stregone che l'aveva supportato quella notte con poteri malvagi ed oscuri, non era dello stesso avviso.
"Alberto" essere chiamato dalla voce melliflua del consigliere come sempre gli diede fastidio. "E' ora di affrontare questa gente!"
"Ovviamente! Dovremo trovare un altro stratagemma per fermare quel ribelle, quel ragazzo sta rallentando i nostri piani!"
"Certamente, hai ragione" strisciante come un serpente le sue parole si insinuavano alle orecchie del re. "E' riuscito a portare a suo favore il piano dei falsi furti ai nobili, ed ora questi non vogliono più essere oggetto di razzia. Come non comprenderli." Il tono sarcastico delle ultime parole veniva sottolineato da un ghigno che deformava ulteriormente la faccia del consigliere.
"Andiamo! Oggi certamente giustizierò qualcuno!" ed il re entrò nella sala, seguito dallo stregone. Il vociare si spense istantaneamente. Alberto si sedette con fare risoluto su trono, portando di lato il manto reale, con un cenno permise l'udienza al primo cortigiano. Il consigliere, al solito, rimaneva in piedi appena dietro al trono.
"Altezza, ho esaudito le vostre richieste e sapete quanto io sia devoto. Riporto la voce anche di altri. La situazione fuori dal castello e soprattutto fuori le mura è incontrollabile. Senza contare che gli ultimi assalti alle nostre carrozze hanno avuto un esito imprevisto. Ci rifiutiamo quindi a continuare questa farsa"
Gli occhi del re erano furenti, il malcontento ormai serpeggiava anche fra i nobili, ma egli non tollerava nessuna rimostranza, era pronto a scagliare la sua punizione quando trafelato entrò un soldato, la sua divisa era sporca di fango, e strappata in più punti, un bel bernoccolo gli spuntava sul lato sinistro della fronte, sembrava scappasse, e la sua corsa si arrestò a metà della navata principale, riprese fiato ed assicuratisi che non ci fosse nessuno alle sue spalle, più lentamente si avvicinò al trono, ed ancora con il fiato corto inchinandosi più per riprendersi che per devozione al re, disse "La piazza, mio sire e ..." fece un altro respiro "mio sire, si ribellano. Sono in piazza, la gente ..." ancora un altro respiro e si fece attendere più del dovuto
"Quindi cosa c'è in piazza? Chi si ribella? Forse quel ladruncolo da strapazzo?"
Con un ulteriore respiro e tirandosi su, il soldato concluse "No mio sire, è la gente, il popolo. Sono stremati, non hanno di che vivere, lanciano quel poco che hanno a chiunque passa, e noi soldati veniamo attaccati. Il popolo, sire, è il popolo che si sta ribellando!"
Alberto si mise a picchiettare con le dita sul trono. "Sono allo stremo? dici? Poco mi importa! Conte concluda il suo intervento!" ed urlo " Guardie portate via questo soldato!"
"ma mi permetta sua maestà..." Il povero soldato non riuscì a finire la frase, il fiato iniziò a mancargli e in pochi attimi era a terrà senza vita, come se una mano invisibile l'avesse strozzato.
"Questa è la punizione per chi osa contrariarmi; e lei conte mi stava contrariando, quindi veda di terminare il suo intervento con argomenti che possano farmi cambiare idea"
"Certo mio sire" rispose terrorizzato, mentre alcune guardie trascinarono fuori dalla sala il cadavere "io non intendevo contrariarla, anzi se è suo piacere, vedrò di farmi derubare ogni qual volta lo desidera. E' tutto tranquillo sia entro le mura sia fuori ..." Le urla e gli scontri della gente in piazza interruppero nuovamente il conte, re Alberto si alzò adirato guardando verso il grande portone sito in fondo alla sala, si sentivano ormai chiari i colpi di una battaglia in corso.
"LOUIS!! LOUIS!!" urlò non trovando dietro il trono lo stregone " DOVE TI SEI CACCIATO?" da li a pochi attimi spuntò l'ometto piccolo e pelato, con grosse labbra e occhi tondi di un blu glaciale. "Si? Mio re?" come sempre la sua voce viscida abbracciava ed ammansiva il re. Alberto, voleva ordinargli di intervenire con uno dei suoi sortilegi, ma di fronte a tutta la corte non poté fare altro che formulare un quesito di circostanza "Louis, consigliere fidato, cosa mi consigli per risolvere questa situazione?"
Lo stregone fece il suo solito ghigno che gli deformava il viso in modo raccapricciante "Sire, credo che la gente di Eridanium sia allo stremo, molti hanno fame, e i vostri soprusi continui, non agevolano di certo. La ribellione è una logica conseguenza e "
"LOUIS!" urlò Alberto "Non si agiti Sire, questo non significa che le sue azioni siano errate, ma per raggiungere i nostri obbiettivi bisogna evitare la ribellione. Ogni tanto è necessario dare lo zuccherino come ai cavalli" ed avvicinandosi all'orecchio ed esprimendo il suo concetto con un sussurro "mi comprende vero?"
"Certo, Louis hai ragione" non sopportava più l'atteggiamento dello stregone, appoggiò la mano sulla fronte facendo finta di pensare, anche se l'unica cosa che riusciva a esprimere era rabbia repressa. Fuori intanto la battaglia era sempre più violenta, si sentivano i sassi lanciati contro il portone e le urla erano udibili chiaramente, ed inveivano contro il re. "Cosa mi consigli?" disse rassegnato. "Si potrebbe organizzare il primo attacco al regno di Euganei ... obblighiamo tutti gli uomini dai dodici anni ad arruolarsi e lasciamo facoltà di scelta alle donne... ma sono così deperiti che solo da morti potrei farli avanzare verso una guerra. Cosa ne pensa di un bando?"
"Cosa? Un bando?" Alberto stava già pregustando, la battaglia, l'odore di morte, la conquista e la repressione di un altro popolo "Diciamo che la conquista del regno di Euganei le permetterebbe di accumulare altre ricchezze, e sono certo che l'idea di diventare imperatore di Bodinkòs, conquistando altri regni, di certo la alletta; ma in questo momento sarebbe anche altamente rischioso. Vede Sire una eventuale sconfitta significherebbe rivoluzione sicura e Lei rischierebbe di essere spodestato" Alberto lo squadrò dal suo metro e novanta di altezza "ma di che sconfitta parli... con la tua magia potresti eliminare qualsiasi esercito" pensò risedendosi sul trono, Louis per niente intimorito sorrise, e sempre più subdolo continuò alzando la voce "Mentre un bando, un bando con un bel premio, sarebbe un ottimo diversivo, e le masse, cosa vuole che le dica, quello che già sa? Le masse sono pecore..."
"E, sia!" sbottò Alberto. I nobili nel frattempo erano scappati dalla sala, impauriti dal incessare della ribellione, solo pochi fidati, il re e le guardie sostavano nel grande salone del trono che attraverso il grande portone, portava direttamente alla piazza. Ormai il battere continuo non poteva che far pensare ad un tronco usato a mo di ariete. Non sarebbe passato troppo tempo ed il portone avrebbe ceduto. Il re si diresse verso la balconata che dava alla piazza e si trovava appena sopra al portone di legno massiccio.
"POPOLO DI ERIDANIUM" urlo', l'acustica della piazza era eccellente, per qualche secondo tutto si congelò, godette del risultato ottenuto anche se di breve durata, poi il vociare confuso e le urla contro i reali si alzò dalla piazza. Una voce più alta delle altre "A morte! A morte l'usurpatore" ed una pioggia di sassi e qualsiasi altro oggetto, oltre a fango e marciume, fu lanciato verso la balconata, un uovo marcio colpì la spalla al re prima che una guardia lo riparò con il proprio scudo. Luois gli si avvicinò e senza che nessun altro lo sentisse impartì un ordine preciso ad Alberto "Alzi il braccio sinistro, e plachi il popolo!" e bastò quel gesto, la presenza del consigliere e la sua magia oscura a diradare rapidamente la folla e zittirla.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top