Capitolo 21 - Rancori
Charlotte entrò come un tornado nel salotto.
«Hai visto la mia sciarpa azzurra?» urlò al fratello indaffarato al PC mentre rivoltava completamente il divano nel salone con tanto di cuscini.
Richard la guardò da sopra gli occhiali da lettura, infastidito. «No. Forse, se fossi un po' più ordinata...»
«Sì, sì ho capito...ma ora non ho tempo per ascoltare le tue ramanzine.»
«Posso sapere cosa sta succedendo? Che ci devi fare con la mia valigia di Gucci?» chiese Richard additando l'imponente bagaglio in pelle color cuoio che sua sorella aveva poggiato in modo poco elegante in un angolo.
«Starò fuori qualche giorno.» Si era fermata un secondo e ora lo guardava spettinata e col fiatone.
«Charlotte, quel borsone è vintage.»
«Oh, insomma, piantala. Non gli succederà nulla!»
Richard sbuffò scuotendo la testa, e si girò di nuovo verso lo schermo del PC. Dopo qualche secondo si scosse e, tenendo gli occhiali tra il pollice e l'indice destro, tornò a scrutare la sorella.
«Scusa, dove hai detto che vai?»
«Non l'ho detto.»
«Sai bene che papà mi chiederà dove diavolo sei.»
«Oh, e va bene. Henry Carruthers mi ha invitata un paio di giorni in Vermont.»
«Non ci credo - Richard abbozzò un sorriso interdetto, mordicchiando la stanghetta degli occhiali - il nuovo prodigio della letteratura americana! Non ti sei persa d'animo eh, dopo la storia con Patrick. Brava!»
Charlotte lo imitò, con una voce in falsetto.
«Con Patrick non c'è nessuna storia, lo sai. Questa è solo una piccola vacanza. Dovrà badare alla casa di un amico, e mi ha chiesto di andare con lui per leggere il suo libro e confrontarci.»
Richard trattenne una risata dubbiosa. «É un modo decisamente creativo per dire che andrete a fare sesso in un bosco.»
«Un po' freddo per il bosco, non ti pare?» continuò Charlotte mentre infilava gli occhiali da sole nel borsone. Appena ebbe chiuso le cinghie, il campanello dell'appartamento suonò prepotente. Lei e Richard si guardarono interrogandosi l'un l'altro in silenzio.
«Vado io - sbuffò Charlotte avviandosi verso l'atrio - ma giuro che se è qualcuna delle tue ragazze...»
«Ciao, Charlotte.»
Patrick le stava davanti, con l'espressione seccata che il suo orgoglio ferito gli aveva regalato quando lei aveva deciso di chiudergli il telefono in faccia, il giorno prima. Sembrava non aver dormito molto, indossava una felpa nera e dei pantaloni sportivi grigi, con le sue solite Nike Blazer. Era spettinato, infastidito, gli occhi verdi la scrutavano freddamente. Charlotte non poté fare a meno di trovarlo fastidiosamente sexy.
«Possiamo parlare? - Patrick guardò oltre Charlotte, verso il salone - Da soli?»
Lei si guardò un secondo alle spalle. «Uff, va bene. Ma non ho molto tempo.» Urlò un torno subito a Richard, pregando che non le facesse domande.
Patrick la condusse alle scale e poi di sopra, nel suo appartamento. Una volta dentro, a Charlotte tornò in mente ogni secondo della notte che avevano passato insieme qualche tempo prima. Il divano dove lui l'aveva baciata, e dove lei si era totalmente lasciata andare, rapita dal suo sguardo e dal modo in cui la stringeva.
Patrick si appoggiò al bancone della cucina, a braccia conserte. La scrutava, e Charlotte non riusciva a sostenere il suo sguardo. Non lo aveva mai visto così. Improvvisamente si pentì di aver accettato l'invito di Henry, e desiderò di tornare a quella notte in cui Patrick le sussurrava il suo nome nell'orecchio, mentre le teneva i polsi fermi sopra la testa, sulla federa in seta del cuscino.
«Scusa se sono capitato così, volevo parlarti... - Patrick abbassò lo sguardo - dell'altra sera. Uhm, credo che ci sia stato un malinteso.»
Charlotte ripensò alla festa di Capodanno dove lui non si era presentato, e non l'aveva neanche avvisata. Ricordò il discorso di Richard, che le svelava che lui e Patrick si erano divertiti con Amber proprio quella sera. Tornò in sè.
«Ascolta Patrick. So cosa è successo, Richard mi ha detto tutto. Ma vorrei confessarti che...» lui non la fece finire.
«Cosa c'entra Richard, ora?»
«Mi ha detto della tua serata, di Amber...ma lascia che ti dica una cosa.»
«Lui ti ha raccontato esattamente cosa è successo?» sembrava stranito. «Ne sei sicura?»
«Ascolta Pat.» Charlotte si alzò per dirigersi verso di lui. Di nuovo, avendolo di fronte, faticò per fare fede ai suoi propositi e dirgli quello che pensava. Di nuovo, combatté contro l'impulso di baciarlo e passare le due ore successive nel suo letto. Profumava di pulito.
«So che hai passato la serata con Amber. Ma lascia che ti confessi che non è un problema. Davvero.»
Patrick le sorrise, ma sembrava confuso.
«Io...veramente...diciamo che ho dovuto darle una mano. Lei...»
«Aspetta, fammi finire. Voglio dirti che io e te non siamo impegnati, non ci dobbiamo nulla.»
Patrick ora era accigliato, oltre che interdetto. Charlotte continuò.
«Sì, insomma - si voltò, cercando di sembrare padrona della situazione - hai voluto stare con lei, invece che con me, vi siete divertiti. Anche noi ci siamo divertiti, Patrick.»
«Charlotte, io pensavo che quello che è successo tra noi fosse importante. Insomma - si avvicinò a lei - lo hai detto anche tu. É stato speciale.»
Charlotte gli rise in faccia.
«Sì, per me lo è stato, soprattutto perché sei stato il primo dopo Josh, ho voluto fidarmi di te. Ma voglio dire - soffocò un'altra risata - non è che adesso siamo una coppia, o cose simili. Patrick, tu per me non sei niente.»
Lui rimase a fissarla in silenzio.
«Sei andato a letto con Amber la sera di Capodanno, quando avevi detto che saresti stato con me. Cosa dovrei pensare?»
Lo guardava calma, sorridendo con spontaneità. Aveva concluso di non dargli a vedere quanto l'avesse ferita ed era decisa a soffocare qualsiasi sentimento per lui. Si sentiva il petto bruciare per lo sforzo di stargli lontana, per il tradimento subito, per quegli occhi verdi che, fino a qualche giorno prima, vedevano solo lei.
«Io non sono andato a letto con Amber.»
«Non prendermi in giro Patrick.»
«Di che diavolo stai parlando?» Lui la guardava intensamente, lo sguardo confuso, interrogativo.
«Hai passato la serata con mio fratello e Amber, e so che ci siete andati a letto.»
«Cristo santo, Charlotte, per chi mi hai preso? Vuoi dire che sono andato a letto con un numero imprecisato di ragazze? OK te lo concedo. Ma come cazzo credi che possa andare a letto con una ragazza, insieme a tuo fratello? Non sono un maledetto pervertito!»
Charlotte iniziò di nuovo a dubitare di se stessa.
«Non iniziare a mentirmi Pat, ti ho detto che non è un problema.» Si voltò per andarsene.
«Non azzardarti a uscire da quella porta» le urlò lui con un tono talmente fermo, che Charlotte si fermò nel corridoio, congelata. «Ora ascoltami - la prese per le spalle e la girò con impeto, fissandola negli occhi - Non sono andato a letto con Amber. Devi credermi.»
«Qualsiasi cosa sia successa Patrick, hai mancato a un appuntamento con me. Sei sparito. E lo hai fatto nel giorno in cui mi sentivo più vulnerabile. Eravamo stati insieme la sera prima!»
«Lo so, ho sbagliato. Ma non l'ho fatto per ferirti...semplicemente sono stato preso da altro.»
«Preso da altro? - Charlotte rise - Ho ceduto alle tue insistenze, tu hai voluto uscire con me, conoscermi meglio, dicevi.» Era sconsolata.
«Credo di essermi comportato benissimo con te. Fino all'altro giorno.»
«Appunto, hai recitato in modo impeccabile. Mi hai riempita di stronzate su te che cerchi di aiutare Josh, su mio padre, su mio fratello...»
«Ti ho solo detto la verità.»
«Sono stata una stupida, Patrick.» Charlotte non ce la fece più e scoppiò in lacrime. «Tu non sai come sono stata, dopo quello che è successo tra noi. Mi sono fatta mille domande, ero convinta di aver sbagliato. Tra tutti gli uomini in circolazione, ero stata proprio con quello che aveva fatto arrestare Josh! Avevo deciso di darti la possibilità di dimostrarmi che con te ne valeva la pena. Invece - singhiozzò - appena hai avuto quello che volevi, non ti è più fregato un cazzo di me!»
Patrick tentò di abbracciarla, ma lei si divincolò.
«Non toccarmi! - gli urlò - Richard aveva ragione. E non sai quanto odi ammetterlo!»
«Richard? Di cosa parli?» Patrick era nervoso.
«Mi ha raccontato tutto di te, della sera della festa, di Amber!»
«Dimmi cosa ti ha detto, Lottie. - si avvicinò a lei - Trovo difficile che ti abbia davvero raccontato ogni cosa.»
«Beh non è entrato nei dettagli. Ma è stato molto chiaro sulle dinamiche della vostra serata.»
Charlotte si abbandonò su una poltrona. Patrick le si avvicinò, prendendo una sigaretta dal pacchetto sul mobile dell'atrio. La accese e aspirò una grande boccata di fumo.
«Non avrei voluto raccontarti proprio tutto, ma avrei dovuto aspettarmi che non mi avresti creduto se non fossi stato esplicito.»
Charlotte si alzò, e si avvicinò a lui. Di nuovo un flash dell'ultima volta che era stata lì. Ricordava benissimo le mani di Patrick, le sue labbra e il modo in cui le aveva fatto perdere ogni ragione, prima di adagiarla sul suo letto.
«Erano circa le quattro del pomeriggio, avevo appena terminato una riunione di lavoro allo studio di tuo padre, quando Amber mi ha telefonato. Non guardarmi così - rispose allo sguardo infastidito di Charlotte - ho il suo numero da una vita, semplicemente perché l'ho aiutata tante volte. Quel giorno poi, avevo dormito fino a tardi ed ero andato subito in ufficio. Ti avrei chiamata dopo la riunione, ma lei mi ha preceduto.»
«Vai avanti.» Charlotte era decisa a conoscere la versione di Patrick, cercando disperatamente di restare lucida.
«Amber piangeva. Le ho chiesto che succedeva, ricordavo perfettamente i suoi trascorsi con tuo fratello. Penso che li conosca anche tu.»
«Possiamo tenere Richard fuori da questa storia?»
«No. Lui è il protagonista. - Patrick aspirò un'altra boccata di fumo bianco - Amber mi ha chiamato perché voleva uscire dall'appartamento in cui tuo fratello l'aveva sistemata, ma non sapeva come. Lui era lì, lavorava al PC, ma non l'avrebbe lasciata andare.»
Charlotte iniziò a temere per il proseguo della storia.
«Aspetta un attimo - chiese - vuoi dirmi che mio fratello ha rapito Amber?»
«Voglio dire che lui ha un controllo totale su di lei. Non avrebbe permesso che se ne andasse.»
Patrick si avviò verso il divano e si sedette. La sigaretta era finita, ma il racconto aveva ancora molto da offrire. Charlotte lo raggiunse e si sedette a fianco a lui.
«Richard ha pagato ad Amber i biglietti per raggiungerlo qui. L'ha sistemata in un appartamento nell'East Village, le aveva riempito il frigorifero e l'armadio, ed è andato a trovarla quasi ogni giorno.»
«Per?» chiese Charlotte, già conoscendo la risposta.
Lui la guardò, parlando con lo sguardo. «Sai bene cosa gli piace, lo sanno tutti.»
Charlotte abbassò gli occhi, sentendosi colpevole. Non aveva mai parlato con suo fratello di quelle cose, ma le voci giravano. Richard era sempre stato protetto dal suo status, e dalle amicizie importanti che vantava. Ma lei non era sicura che lo stato di grazia sarebbe durato per sempre, ed era troppo impaurita per parlarne con qualcuno. Era vero. Temeva le conseguenze di inimicarsi suo fratello, esattamente come le temeva Patrick.
«Amber mi ha chiamato - continuò lui- perché voleva il mio aiuto. Sembrava che stesse molto male, e io ho temuto che tuo fratello avesse esagerato.»
Charlotte rabbrividì.
«Mi sono fatto dare l'indirizzo e ho deciso di tentare di convincere Richard a lasciarla andare. Era una situazione difficile perché...ho dato una mano ad Amber molte volte in passato, ma di solito mi limitavo a fare una telefonata a tuo fratello per tentare di ammorbidirlo, oppure mandavo qualcuno a controllare, un inserviente dell'hotel, una governante, un fattorino. Non mi sono mai intromesso, ho sempre lasciato che la situazione facesse il suo corso. Ho provato tante volte a convincere Amber a lasciar perdere il lavoro e Richard, ma lei non si è mai convinta. É innamorata, dice, ma io credo che ne sia più dipendente. Forse i soldi, forse tuo fratello, qualcosa la tiene ancorata.»
Charlotte era senza parole. Quello che stava dicendo Patrick, se fosse stato vero, confermava tutto quello che aveva sempre solo immaginato.
«Quindi sono andato in quella casa - continuò lui - non sapendo bene cosa aspettarmi, ma deciso a tirarla fuori da lì. Ero nervoso perché non sapevo bene come prendere Richard, insomma...lo conosco bene, ma può essere imprevedibile.»
Patrick proseguì a narrare.
Amber gli aprì la porta indossando solo la biancheria intima, sembrava sconvolta, tremava, e aveva dei lividi sui polsi.
«Resta dietro di me» le aveva sussurrato Patrick, mentre le dava il suo cappotto e si faceva strada nell'appartamento. «Ciao Rick.»
Richard aveva alzato gli occhi stupito. «Che diavolo ci fai qui tu?» aveva domandato sorpreso, alzandosi e chiudendo il portatile con uno scatto.
«Sono venuto a prendere Amber. Se ne va stasera.»
«E perché?»
«Le manca casa sua. Lascia che prenda le sue cose, su.»
«Amber sta benissimo qui.»
«Rick...vuole andare a casa.»
Richard sbirciò dietro l'amico, incontrando lo sguardo terrorizzato della ragazza.
«Vuoi andartene? Bastava chiedere. - si alzò - Non serviva chiamare il cavaliere senza macchia a salvarti» le disse, ignorando completamente la figura alta dell'amico.
«Io...» Amber non riusciva a parlare.
«Vattene, se vuoi. Ma scordati di avere ancora mie notizie.»
«Richard, parliamone...io non voglio lasciarti così» sussurrò lei, provando a cercare lo sguardo di lui senza riuscirvi.
«Cosa gli hai detto Amber? Gli hai raccontato che ti maltratto? Che ti senti prigioniera? Sono tutte cazzate!» Richard si stava scaldando. «Non mi pare che ci sia un lucchetto alla porta. Hai il tuo telefono. Hai chiamato lui, giusto? Non sei una cazzo di vittima, smettila di frignare!»
Richard si stava avvicinando a lei, ma Patrick gli si era messo davanti.
«Andiamo Rick, calmati. Forse non vi siete capiti, lei voleva andarsene, ma pensava di offenderti.»
«Ma che cazzo vuoi tu?» Richard ora era furente. «Chi ti credi di essere, eh?»
Patrick aveva sbuffato, mantenendo la calma. «Sono qui perché lei mi ha chiamato. Aveva bisogno di qualcuno che venisse a prenderla.»
«Perché non ti fai i cazzi tuoi, eh? La porterò io in aeroporto.»
«Posso andarci con Richard, Pat. Grazie» affermò Amber, nervosa.
«No, aspetterò finché sarai pronta, tanto devo uscire comunque, sul tardi» aveva risposto Patrick fissando lo sguardo sull'amico che lo guardava con aria di sfida.
«Oh sì, la festa di Chelsea. Tratta bene mia sorella, mi raccomando» sogghignò Richard accendendosi una sigaretta.
Patrick ebbe un sussulto. Sapeva che l'amico non gli avrebbe perdonato l'affronto, e gliel'avrebbe fatta pagare con Charlotte. Solo non osava immaginare come.
«Lascia Lottie fuori da questa storia, Rick. Sai bene quanto è stato difficile per me riuscire a farmi dare fiducia.»
«Oh sì, lo so. Per fortuna è stato molto più facile scopartela» rise l'amico.
Patrick non raccolse la provocazione, mentre Amber iniziava a raccogliere alcune delle sue cose. Teneva gli occhi fissi su Richard, quasi avesse paura che lui l'attaccasse all'improvviso. Ma il ragazzo era tranquillo, fumava e teneva gli occhi fissi sul suo cellulare.
«Rick - iniziò Patrick - non dire nulla a Charlotte. Per favore.»
«Oh sì, certo. Sarò muto come un pesce» lo sbeffeggiò Richard congelandolo con lo sguardo.
«Sono pronta» sussurrò tremante Amber, avvicinandosi alla porta. «Mi chiamerai, Rick?» tentò.
Patrick la guardò sconsolato, e scosse la testa. Quando avrebbe capito, quella ragazza?
«Sì, certo. Ti chiamo, Amber. Ti farò tornare qui molto presto, non temere.»
«Ti amo, Rick» sussurrò lei.
«Adesso andiamocene, Amber. Avanti.» Patrick la prese per un braccio per accompagnarla fuori. Si girò verso l'amico. «Non fare cazzate Richard. Ti prego.»
«Oh no, Pat, sta' tranquillo. Noi siamo amici, e gli amici si aiutano» terminò Richard lasciando la stanza.
Patrick lo guardò affranto chiudersi la porta della camera da letto alle spalle. Fece un cenno ad Amber, che nel frattempo aveva iniziato a piangere, e si diresse fuori dall'appartamento.
Quaranta minuti dopo era nella camera da letto di un hotel del Queens.
«Bene - aveva esclamato, una volta che Amber si fu sistemata - qui hai tutto quello che ti serve. La stanza è pagata, domani alle due verrà una macchina a prenderti per portarti in aeroporto. Vedrai, presto sarai a casa.»
Amber si era avvicinata, sfiorandogli il petto con un dito affusolato. «Grazie Pat. A volte mi chiedo cosa farei senza di te.»
«Devi imparare a cavartela da sola, Amber. Se fossi stato a Trieste, cosa avresti fatto?»
«Lo so...tu sei così buono con me» gli aveva preso una mano per poggiarla su uno dei suoi seni.
Lui l'aveva delicatamente staccata, e si era allontanato di un paio di passi.
«Smettila, Amber» le aveva intimato, secco.
«Voglio sdebitarmi.»
«Non dire sciocchezze. Piuttosto non cercare di contattarlo.»
«E se dovesse tornare?» chiese lei.
«Non può sapere dove sei.»
«Lui sa tutto, Pat...»
Aveva ragione.
«Non lasciarmi qui da sola, ti prego» gli chiese spalancando i grandi occhi blu.
«Ho un impegno Amber, una persona mi sta aspettando.»
«Ti prego, ho paura» supplicò lei con le lacrime agli occhi.
«Uff, e va bene. Ma resto solo un paio d'ore» sbuffò Patrick togliendosi il cappotto.
Amber si era addormentata dopo aver cenato con il servizio in camera. Patrick non aveva toccato cibo, si era limitato a guardarla chiudere gli occhi esausta, elencando nella sua mente gli infiniti modi in cui Richard si sarebbe vendicato quella volta. Patrick si era permesso di portargli via il suo giocattolo, e nessuno portava via qualcosa a Richard Cooper senza affrontarne le conseguenze.
L'amico lo odiava già perché stava cercando di rubargli, a suo modo di vedere, la sorella. Proprio come aveva fatto Josh. Lui era morto ora, ma Patrick sapeva di doversi muovere con estrema cautela.
Era rimasto tutta la notte, alla fine, senza sapere come spiegare a Charlotte la situazione, temendo che lei non capisse e chiudesse definitivamente la porta sul rapporto che lui stava cercando di costruire con fatica. Non aveva chiuso occhio, ed era riuscito solo a mandarle un messaggio. Si era dato del codardo mille volte, ma con lei tutto aveva un'importanza diversa. Non voleva distruggere quel poco di fiducia che aveva deciso di concedergli.
«E questo è quanto. Ho fatto un casino, lo so» le disse mentre lei lo guardava incredula. Era pronto a lasciarsi quel malinteso alle spalle. «Scusami, ma ho dovuto aiutarla.»
Charlotte era senza parole, il racconto le sembrava uscito da un film. «E tu ti aspetti che io creda a questa storia?» gli chiese ridendo. «Devi essere impazzito.»
«É la verità!» si avvicinò per abbracciarla, ma lei si allontanò.
«Non dire altro, Pat. Ti ho aspettato fino alle tre del mattino e tu sei stato in grado solo di mandarmi un messaggio all'alba, senza spiegarmi nulla. Hai avuto moltissime occasioni per chiamarmi e dirmi che non saresti venuto. Invece non ti è importato dei miei sentimenti, non ti è importato di nulla!» Si allontanò per dirigersi verso la porta.
«E se pensi che io creda alla stupidaggine per cui sei stato in una stanza d'hotel con un'altra ragazza per tutta la notte, senza andarci a letto, sei fuori strada!»
«Charlotte non andartene!»
«Pensavo che avessi una buona ragione per avermi dato buca. Per essere sparito. E ora scopro...questo! - scosse la testa - Una prostituta! E per di più hai cercato di addossare tutta a colpa su Richard!»
«Sono stato sincero con te, resta» ora la supplicava.
«Ora devo andare, Pat. Ho un impegno.»
«Dove vai?» la raggiunse sulla porta.
«Andrò qualche giorno in Vermont. Con Henry Carruthers, immagino tu lo conosca.»
Patrick si fermò, senza parole.
«Sì, Pat, hai capito bene. L'ho conosciuto alla festa. Lui c'era, al contrario di te!» aggiunse seccata.
«Ma...io pensavo che noi due...»
«Lo pensavo anche io Patrick, ma come sempre, hai rovinato tutto. Non chiamarmi più.»
Charlotte corse nel corridoio, decisa a non voltarsi indietro. «E se ti senti solo - urlò verso la porta di lui, rimasta spalancata - chiama Amber!»
In un attimo fu di nuovo nell'appartamento di Richard. Aveva il fiatone, le guance le infiammavano il viso e aveva gli occhi lucidi.
«Che è successo?» le chiese suo fratello, pregustando il seguito.
«Niente» rispose secca lei fissando il borsone ancora a terra.
«Ti meriti di più, Charlotte» aggiunse Richard tornando a fissare lo schermo del PC.
Lei si voltò per chiedergli qualcosa. Voleva sentire dalle labbra di Richard che non aveva preso un appartamento per stare con Amber, che lei non aveva lividi ai polsi in quel momento, e che non stava fuggendo da lui perché aveva paura.
Non disse nulla. Non aveva né le energie, né il coraggio per affrontare suo fratello.
Si limitò a stringere le cinghie della valigia con più forza di prima.
Intanto, Patrick era rimasto scioccato, e non sapeva più che dire. Al sapere quella notizia, si era reso conto di essersi giocato tutto. Ora il suo posto era occupato da Henry Carruthers, che avrebbe avuto la strada spianata e tutto il tempo del mondo per prendersi Charlotte. Tutto perché lui, ancora una volta, non era stato abbastanza convincente. Quanto a Richard...
«Te la farò pagare, bastardo» sussurrò mentre si accendeva un'altra sigaretta, maledicendo quello che aveva sempre considerato un amico, e che ora si rilassava nel salone esattamente sotto di lui. Aveva già in mente qualcosa, qualcosa che gli avrebbe fatto passare la voglia di fottere le persone che gli stavano vicino, e che si sarebbe ricordato per sempre.
Gli dispiaceva solo per Charles. Ma il vecchio avvocato conosceva bene le manie del figlio, e lo aveva sempre coperto. Era arrivato il momento della resa dei conti, per Charlotte, Amber e Josh. Tutti, meritavano giustizia, pensava Patrick.
Sbuffò una nuvola di fumo, osservando i grattacieli davanti a lui, fuori dall'ampia vetrata, e immaginando Richard, una volta per tutte dietro le sbarre.
Te la farò pagare.
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