9 Una cura malefica

Judy aveva ragione. Jonathan aveva tentato di ucciderla perché lei era d'intralcio; non era lei il suo bersaglio, ma lui.
La volpe aveva esattamente una settimana per trovare una cura per Judy. E sapeva chi ce l'aveva.
Una volta arrivato a casa, Nick chiamò Alexa.
"Come stai?", chiese la lucertola, preoccupata.
"Io bene, ma non Judy".
"Sì lo so, l'ho sentito ai telegiornali. Pare che il suo aggressore sia scomparso dal nulla".
Nick sospirò.
In quelle circostanze la volpe fu costretta a raccontare l'accaduto, tralasciando la parte in cui era impazzito. Quando finì, si sentì meglio.
"Oh cavolo...", mormorò Alexa.
"Già. Ho bisogno di un favore".
"Sono a tutte orecchie capo".
"Mi serve l'Occhio del Cielo".
Nick sentì, attraverso il telefono, la camaleonte sospirare, frustrata.
"Qualcosa non va'?".
"Non ce l'ho più".
La volpe non riusciva a capire.
"Come sarebbe a dire che non cel' hai più?", esclamò Nick, provando una rabbia che non voleva provare nei confronti di Alexa.
"Poco dopo che ve ne siete andati, Jonathan ha utilizzato un virus potentissimo per rubarmelo".
"Non c'è qualche modo per recuperarlo?".
"Per queste occasioni ho creato un programma che permette di rintracciare il luogo d'origine dei virus. Con questo gioiellino posso capire da quale computer Jonathan ha mandato il virus".
Nick tirò un sospiro di sollievo.
"Quanto tempo ci vorrà?".
"Aspetta un momento..."la volpe udì attraverso il telefono il rumore dei tasti della tastiera schiacciati a ritmo.
Pregò affinché Alexa trovasse il luogo d'origine del virus.
"Okay, ho rintracciato il computer di Jonathan".
"Dové?".
"Nel distretto Foresta Pluviale. Ti mando l'indirizzo".
In quel momento Nick ricevette per messaggio l'indirizzo mandato da Alexa.
                    'Via Caste 47'

"Grazie", disse Nick.
"Sono sempre disponibile per te".
La chiamata terminò.
La volpe si attrezzò, uscì di casa e salì in macchina, avviandola. Poi partì. Seguendo le indicazioni dell'amica, andò nel distretto Foresta Pluviale, con una pioggia potentissima a dargli il benvenuto.
Dopo qualche minuto, Nick si fermò
davanti a una villa abbandonata, con le pareti di legno che con l'umidità si stavano sgretolando.
Che gusti strambi che hai Jonathan, pensò Nick.
Impugnò la pistola assieme a una torcia ed entrò a passo guardingo.
Il primo piano, composto dal salotto, dalla cucina e dalla sala da pranzo era sgombro, con le ragnatele umide che occupavano gli angoli della sala.
Tutto era di legno; la porta malandata, le pareti e il pavimento.
Le finestre erano sbarrate con il vetro completamente andato.
A ogni piccolo passo, il legno cigolava, come in un film horror; a Nick vennero i brividi quel posto.
Udì dei movimenti al piano superiore, e sperò che fosse Jonathan.
Con una scala mezza distrutta, Nick andò al secondo piano, in posizione di attacco, armato di pistola.
Stranamente, quel piano era ridotto meglio rispetto al primo, con le pareti integre e il pavimento in buone condizioni. In un canto vi era un piccolo letto, con un armadio e una cassapanca.
Davanti a Nick regnava con la sua mole una postazione accessoriata di computer.
E lo vide.
Era seduto su una poltrona in un angolo, con le gambe incrociate e un ghigno stampato sul viso.
"Ti stavo aspettando", disse Jonathan, con una calma che fece innervosire Nick.
Infuriato, la volpe gli puntò la pistola, mentre il coniglio alzò le braccia, in segno di resa.
"Dammi la cura", ringhio Nick.
"Non è così facile".
"Dammela o...".
"Mi ucciderai?", lo interruppe Jonathan "non credo proprio".
La volpe stava perdendo la pazienza. Tolse la sicura e la puntò verso il coniglio.
"Sparami se hai il coraggio", lo incitò il mangia carote.
Nick fece per sparare.
"Ma" lo interruppe Jonathan "sappi che se spari, condannerai a morte la tua amata".
La volpe, non capendo, alzò l'arma.
"In che senso?".
"Pensaci bene: l'agente Hopps sta morendo a causa di un veleno e che casualmente solo io ho la cura.
Quale sarebbe il posto migliore per nasconderla?".
Nick capì.
"Esatto disse il coniglio, avendo pensato alla stessa cosa "mi sono impiantato una miscela a base di veleno di cobra, lo stesso presente nel proiettile che sta uccidendo l'agente Hopps. Questo veleno, se lavorato accuratamente, può curare i morsi di questo serpente".
Nick ringhio dalla rabbia.
"Non puoi uccidermi senza sprecare sangue prezioso e, fidati, la cura perderà efficacia se il corpo ospitante è morto".
La volpe, di controvoglia, mise la pistola nel fodero.
"Così mi piaci", gli disse Jonathan, sorridendo malignamente.
Nick sbuffo', guardando fuori dalla finestra. Non c'era nessuno nei dintorni.
"Perché tutto questo? Perché hai ucciso quelle tre persone, perché hai rapito i loro assassini, perché stai uccidendo Judy?", chiese la volpe, pretendendo delle spiegazioni.
Il coniglio sospirò, frustrato.
"È per il dolore".
Il poliziotto non capiva.
"Per il dolore?".
Jonathan annuì.
"Mi ero messo in società Belweder per sfogare la mia rabbia su voi predatori, ma quando tu e Judy l'avete mandata dietro le sbarre, ho dovuto rimandare i piani per occuparmi di voi".
"Se mi odi così tanto, perché ieri sera mi hai stordito invece di uccidermi?".
"Volevo che la tua fine fosse stata eroica. Sarai un mio nemico, ma per loro riservo sempre una morte eroica".
"Ma allora avresti dovuto sparare a me!", gli urlò la volpe.
Jonathan rise, mentre Nick stava esaurendo quel poco di pazienza che gli era rimasta.
"Judy non centrava niente con noi due; la voglio uccidere perché si era impiccata in affari che non le riguardavano. Voglio essere sconfitto dal mio nemico, non da una coniglietta che è diventata  qualcuno solo perché l'hai aiutata".
La pazienza di Nick si era esaurita del tutto.
Con rabbia, saltò al collo Jonathan, con una furia che non provava da tempo. Lo sguardo del coniglio non mostrava alcun sentimento; né paura, né odio.
"Avanti, squartami con i tuoi artigli, fammi a pezzi con le zanne, come hai tentato di fare con Judy. Mostrami il tuo lato predatore".
La volpe, che in quel momento respirava con affanno, si rimise in piedi, calmando il respiro.
"Sei sempre stato il più debole", gli disse Jonathan con disprezzo, rimettendosi in piedi.
Nick guardò fuori dalla finestra e  sorrise.
"È vero".
Il coniglio, dalla prima volta che lo aveva rivisto, parve sorpreso.
"Sono sempre stato il più debole.
Ma sono sempre stato il più furbo".
Jonathan capì troppo tardi.
Un dardo calmante colpì il collo del coniglio, facendo esplodere il vetro della finestra. Nel frattempo, fecero irruzione nella villa gli agenti di polizia, tra cui il tenente Bogo.
Inginocchiato, Nick disse affianco al coniglio:
"Jonathan Huston, ti dichiaro in arresto per complotto criminale, aggressione, furto, rapimento e tentato omicidio".
Un agente ammanettò il coniglio senza che questo si ribellasse.
Lo portarono fuori, per poi metterlo in macchina. Prima di andare con gli altri agenti, diede un ultimo sguardo a Jonathan dalla finestra distrutta; non aveva uno sguardo duro e severo nei confronti di Nick, ma piuttosto uno sguardo sorridente e felice, come se fosse orgoglioso del lavoro della volpe.
In fondo Nick l'aveva sempre saputo; Jonathan non desiderava la fama, il potere o la vendetta, ma una cosa che gli era stata privata per anni.
L'amore.















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