7 Tempo bloccato
La vecchia fabbrica era un agglomerato di tre grandi edifici collegati tra loro attraverso dei corridoi che conducevano al capannone centrale, l'edificio più grande.
Judy e Nick erano arrivati sul posto, con la luna che li dava il benvenuto.
La coppia cominciò le ricerche dagli edifici più piccoli.
Ognuno di essi era composto da stanze su stanze, chiuse con una catena e un lucchetto.
Non avendo trovato altro nel primo edificio, la coniglietta e la volpe andarono nel secondo.
Anche questo aveva delle stanze chiuse ma, a differenza delle altre, avevano sulla porta un piccolo foro che permetteva di vedere l'interno.
Da tre di queste stanze provenivano rumori tipici di chi russava, quindi Judy, con l'aiuto di Nick, si affacciò a una di queste col telefono per illuminare la camera.
Al centro di una delle stanze c'era un leone, con la criniera arruffata e il corpo pieno di cicatrici, con in un canto dei vestiti strappati. Dormiva come un animale.
"Allora è stato Jonathan ad architettare tutto questo", disse Judy, a bassavoce.
All'improvviso udirono dei suoni sinistri in lontananza che conducevano una sola sala d'origine. I poliziotti seguirono incuriositi i rumori, fino a giungere alla fine al capannone.
Era enorme, alto dieci metri con la lunghezza di trenta e largo dieci; il
soffitto era completamente andato, permettendo alla luna piena di illuminare la sala. Al centro c'era una conca tonda, profonda due metri e dal raggio di quattro metri e mezzo.
Poco lontano da lì c'era un tavolo di legno con sopra un telefono che in quel momento stava suonando, l'origine del suono.
La chiamata era anonima.
Titubante, Nick prese il telefono e lo mise a vivavoce prima di accettare la chiamata.
"Salve Nick. Da quanto che non ci sentiamo...".
La voce proveniva dal telefono.
Era lui. Jonathan Huston, l'acerrimo nemico della volpe.
"Avrei preferito dimenticarti", disse Nick con odio.
"Non essere così duro".
"Perché non dovrei?".
"Perché ho in pugno la tua amica".
Nick si voltò per guardare la compagna.
Sul petto di Judy, tra i due seni, c'era un puntino rosso luminescente.
Il laser di un mirino.
"Visto? Non puoi farmi niente senza che la tua amica paghi", continuò Jonathan.
"Ti prego, non farlo", supplicò Nick.
"Questo significa che la ami; beh non mi stupisce. Allora ti consiglio di non fare stupidaggini".
La volpe sbuffo.
"Fai quel che ti dico, e lei si salverà".
Nick sospirò.
"Va bene. Che dobbiamo fare?".
"La vedete quella conca al centro del capannone?".
"Sì", s'intromise Judy, guardandola.
"Bene. Prima di tutto, dovete lasciare le vostre cinture sul tavolo, tenendo questo telefono acceso e a vivavoce. Poi entrate nella conca. Non provate a nascondere niente, perché io vi sto osservando".
In quel momento, Nick e Judy si tolsero le cinture e le lasciarono sul tavolo; poi, con passo lento e calmo, entrarono nella conca.
"Ora?", chiese Nick, una volta dentro.
"Rimanete lì. Sto arrivando".
La chiamata si concluse con un bip, nello stesso istante in cui il puntino rosso su Judy scomparve.
Questa tirò un sospiro di sollievo.
I poliziotti udirono un piccolo tonfo sul pavimento, come se qualcuno fosse caduto; poi passi, sempre più forti, mano a mano che si stavano avvicinando alla conca.
Poi lo vide.
Judy si era aspettata un grande erbivoro, come un elefante o un ippopotamo, ma mai si sarebbe aspettata di vedere un coniglio.
Aveva la pelliccia nerissima, mimetizzata con la tuta di pelle che stava indossando. In vita aveva una cintura di cuoio corvino, con su ogni fianco una pistola, una diversa dall'altra.
Aveva una macchia bianca che ricopriva tutto il viso, ma non il resto della testa.
Gli occhi erano rossi come il sangue, accesi di una fiamma diabolica e maledetta. Judy non sapeva descrivere quella situazione; quegli occhi l'attiravano e la spingevano ad avvicinarsi a quel coniglio, ma quelle due perle sanguigne la spaventavano allo stesso tempo, come mai in vita sua.
"Da quand'è che sei un poliziotto?", attaccò Jonathan, provocando Nick con un ghigno sul volto.
Ora che non stava parlando attraverso un telefono, Judy poté sentire la sua vera voce, una voce dura e profonda, sensuale e accattivante.
"Non sono affari tuoi", rispose la volpe, con odio.
"Certo che sono affari miei, dopo tutto siamo fratelli. Non te lo ricordi più?".
Nick contrasse la mascella, infuriandosi sempre di più.
"Come facevi a sapere che eravamo qui?", chiese Judy.
Jonathan lanciò grassa una risata, stridula e malefica.
"Alla prigione, le guardie sono state così stupide da lasciare il telefono e il blocco note nelle mani di Bellweather", rispose il coniglio col ghigno.
Judy temette di capire.
"Esatto", disse l'altro coniglio, avendo intuito lo stesso pensiero "quando ve ne siete andati, Bellweather mi chiamò per avvertirmi dell'accaduto, quindi io riuscì a intuire quali sarebbero state le vostre prossime mosse. Prima da padre Christopher, poi da Alexa con l'Occhio del Cielo, poi qui".
La tensione era alle stelle; Judy poteva sfiorarla con le dita.
Di fronte aveva Jonathan, il coniglio pazzoide che aveva tra le mani le loro stesse vite; alla sua destra c'era Nick, che guardava il nemico con uno sguardo carico di odio.
Judy non si era resa conto che Jonathan aveva tirato fuori dal fodero la pistola nel suo fianco destro. Il coniglio nero fece per sparare a Nick quando quest'ultimo gli disse, alzando le mani in segno di resa:
"Okay, hai vinto, ma prima di uccidermi, lascia andare Judy. Lei non centra niente".
Jonathan abbassò l'arma, ridendo.
"Vedo che non hai capito".
"Cosa dovrei capire?", gli urlò Nick.
"Sarà lei la prima a morire, ma non per mano mia...".
Judy capì troppo tardi.
Jonathan sparò un colpo sulla spalla della volpe, buttandola a terra. La coniglietta andò dritto da lui per vedere la ferita, ma dovette ritirarsi subito; quello che aveva sparato Jonathan non era un proiettile qualsiasi, ma un dardo di vetro con dentro il fiore dell'Ululatore Notturno.
In quell'istante Nick mutò le proprie forme, diventando una volpe assassina, col pelo arruffato e le zanne pronte all'azione. Judy sperò con tutto il cuore che Nick stesse fingendo come la prima volta, anche se era una falsa speranza, con Jonathan che assisteva allo spettacolo.
La volpe attaccò Judy frontalmente, ma la coniglietta scartò di lato, evitando di essere uccisa.
L'unico modo per sopravvivere era fuggire dall'arena, quindi provò a effettuare un grande salto, ma qualcosa le afferrò la caviglia.
Judy urlò dal dolore.
Nick la stava trascinando a sé, squarciandole la pelliccia e la carne con le zanne. La coniglietta prese da terra un sasso e riuscì a colpirlo in pieno muso, liberandosi. Con la caviglia andata, Judy non poteva né correre né saltare, quindi provò ad arrampicarsi sulla parete di terra. Quasi ci riuscì, ma Nick la buttò a terra con una zampata. Judy aveva un terribile mal di schiena e, mettendosi la mano dietro, scostò quattro segni di artigli sanguinanti, con la tuta squarciata. In quel momento Nick si avvicinò a mo' di predatore a Judy, mostrando i denti aguzzi. La coniglietta si stava preparando a morire, ma la volpe venne colpita da tre proiettili che, poco a poco, lo stavano tranquilizzando. Qualcuno prese Judy dalle ascelle, portandola fuori dalla conca. Con un po' di aiuto, la coniglietta riuscì a rimettersi in piedi, sorprendosi del suo salvatore. Jonathan.
"Perché lo hai fatto?", chiese Judy, confusa.
"Durante il combattimento, ho potuto vedere le tue capacità e devo dire che sono sorprendenti".
La coniglietta si voltò verso la conca. Nick era tornato in sé, mentre si massaggiava dietro la nuca.
Non ricordava niente.
"Possiamo lavorare insieme", le disse Jonathan, con affare adulatore.
"Ma mi stai prendendo in giro? Prima minacci di uccidermi e poi mi chiedi di lavorare con te? Ma va' al diavolo!".
"Senti" la interruppe l'altro coniglio, prendendole le mani dolcemente, facendo avvampare Judy dall'imbarazzo "solo tu puoi capirmi. Per anni siamo stato derisi e colpiti dai bulli, senza che nessuno ci abbia aiutato o anche solo avesse creduto in noi. Le nostre storie sono le stesse Judy; unisciti a me. Ci vendicheremo di tutti coloro che non hanno creduto in noi".
Nick guardava i due conigli con uno sguardo stupito e confuso. Perché Jonathan le stava proponendo di unirsi a lui? Qual'era il suo piano?
Che cosa ci avrebbe guadagnato?
"Capisci?", continuò il coniglio nero "io non ho mai voluto uccidere quei mammiferi, per questo ho rinchiuso gli assassini in questo posto. Allora? Che dici?".
Jonathan porse la mano destra affinché Judy gliela stringesse.
La coniglietta non avrebbe mai stretto quella mano maledetta.
"Apprezzo l'invito, ma devo rifiutare".
Judy si aspettava di tutto dopo quella frase, tutto ma non la reazione di Jonathan.
"Capisco e approvo", le disse con un ghigno, mettendosi le mani dietro la schiena.
In quel momento Nick riuscì ad uscire dalla conca e corse da Judy, sostenendola a causa della caviglia malandata.
"Siete liberi di andare", disse Jonathan con un sorriso malefico.
La volpe lo squadro in malomodo, quindi si allontanò, aiutando Judy a camminare.
"Mi dispiace tantissimo", gli disse Nick, in colpa.
"Per cosa?".
"Ti ho quasi ucciso!", le urlò, disperato.
"L'importante è che tu sia tornato alla normalità", lo tranquillizzò con un sorriso.
Ma hai scelto male, pensò Jonathan.
Prese l'altra pistola e premette il grilletto.
Il mondo parve fermarsi in quell'istante. Il tempo stava perdendo il proprio significato.
Jonathan era immobile, con in mano la pistola con la canna fumante; Nick era traumatizzato mentre guardava la compagna. Judy invece non sentì nulla all'inizio; tutto era accaduto troppo velocemente ed era stato impossibile prevederlo, ma quando il mondo parve muoversi di nuovo e il tempo acquisiva di nuovo valore, la coniglietta sentì un dolore acuto sulla schiena, mescolato tra il dolore e il freddo.
Un fiore rosso era appena sbocciato sulla schiena di Judy, tra le due scapole, con i petali che si ingrandivano sempre di più.
La coniglietta cadde in indietro, sorretta da Nick. La volpe strappò un lembo della tutta e la appalotolo' su se stesso e con questo tamponò la ferita di Judy per fermare l'emorragia.
Appena la stoffa andò in contatto con la ferita, la poliziotta urlò dal dolore; respirava con affanno, come se l'aria che le entrava nei polmoni non le bastasse.
"Non avresti dovuto metterti contro di me", disse una voce a Nick.
Questo non ebbe il tempo di reagire.
Un colpo netto, e tutto fu buio.
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