Capitolo 3 - Catch me if you can (Parte 1)


Sienna sbuffò superando l'ennesima roccia con un saltello. Il sole era ormai tramontato da qualche ora e l'aria era diventata pungente, solo la luce della torcia illuminava il sentiero nascosto in mezzo ad alberi e cespugli.

Avevano viaggiato per tutto il giorno, fermandosi solo il minimo indispensabile per mangiare qualcosa e sgranchirsi un po' le gambe. Quando ormai aveva cominciato a chiedersi per quanto a lungo avrebbero ancora viaggiato, avevano raggiunto la casa di un vecchio uomo dai capelli bianchi, avevano cenato rapidamente e si erano subito messi in cammino.

«Tutto bene?» Le domandò Lucas che le si era avvicinato dopo due ore buone di cammino nel mezzo del nulla. Lei sbuffò.

«Splendidamente.» Era rimasta tutto il giorno di cattivo umore, non era abituata a viaggiare in auto e passarci quasi un giorno intero sopra, le aveva provocato un senso di nausea e debolezza; il Consigliere aveva immaginato potesse trattarsi di mal d'auto. A Semir le auto erano quasi inesistenti, le persone si spostavano per la maggior parte a piedi o in hoverboard e per i tratti più lunghi prediligevano i trasporti pubblici e le navette che coprivano quasi tutte le strade della città.

«Tra una mezz'oretta al massimo saremo arrivati.» Le annunciò lui, sistemandosi la borsa a tracolla. Achilles aveva insistito perché fosse qualcun altro a portare la sua valigia, non voleva che si affaticasse troppo e pensava che un gesto di galanteria potesse farle rivalutare il suo Protettore. Perciò, il ragazzo si era visto costretto a trasportarle il bagaglio, sebbene non si fosse nemmeno offerto.

Sienna non rispose. Era abituata a camminare anche per lunghi tratti, ma stava cominciando ad essere sfinita, tutte le emozioni le avevano impedito di dormire adeguatamente e il viaggio era stato davvero stressante. Non era ancora arrivata ad Elpis e già non ne poteva più di quella vita.

Dopo qualche minuto di silenzio, il ragazzo parlò ancora.

«Come devo chiamarti?» Le chiese. La ragazza rimase confusa da quella domanda.

«Hai detto di odiare il nome Blaze, quindi come dovrei chiamarti? Non vorrei peggiorare il nostro rapporto già precario, rivolgendoti un ehi tu

Le dava davvero ascolto quando parlava quindi. Non fece nemmeno in tempo a terminare quel ragionamento, che si maledì per averlo anche solo pensato. Non poteva lasciarsi abbindolare.

«Tra di noi non c'è un rapporto; sappi, comunque, che meno mi chiamerai, più io sarò felice.» 

Lucas alzò gli occhi al cielo senza però aumentare il passo per raggiungere gli altri tre più avanti.

«Sappi, comunque, che non hai il diritto di incazzarti quando ti chiamerò nuovamente Blaze, anzi mi prenderò pure la libertà di fartela pagare in caso lo facessi.» Annunciò con un sorriso angelico sul volto.

Seguì qualche altro minuto di silenzio, in cui il ragazzo, restando sempre al suo fianco, cominciò a fischiettare un motivetto a lei sconosciuto. Era certa lo facesse solo per infastidirla.

«Sienna, chiamami Sienna.» Acconsentì lei infine, non sapeva bene per quale motivo, ma era seriamente terrorizzata dall'idea che potesse fargliela pagare, era certa sarebbe stato molto fantasioso.

Lui sorrise appena visibilmente soddisfatto.

«Vedi? Non era poi così difficile.»



L'ennesimo tuono questa volta fu accompagno da qualche gocciolina che cadeva dal cielo scuro e tempestoso.

L'aria si fece più aggressiva e le gocce aumentarono la loro frequenza fino ad assumere le sembianze di un vero acquazzone. I tre uomini più avanti si avvicinarono rapidamente a loro due, Achilles l'afferrò per un braccio trascinandola di forza verso la boscaglia, fino ad un vecchio albero spezzato che presentava, nel tronco ancora intero, un'insenatura abbastanza grande da contenere almeno una persona. Con la sua delicatezza la lanciò al suo interno e Sienna sbatté la parte alta della schiena contro il tronco, considerando la violenza del colpo, probabilmente le sarebbe venuto un livido.

Inaspettatamente, anche Lucas venne invitato, con modi non molto gentili, a ripararsi al suo interno, costringendola a schiacciarsi il più possibile contro la parete dietro di lei.

«Voi restate qui, noi cercheremo di raggiungere la Prima Guardia e verremo a recuperarvi il più in fretta possibile.» Annunciò quasi urlando il Consigliere, per poi incamminarsi di buona lena e scomparire nel buio seguito a ruota dai due uomini.

Sienna rimase in silenzio, perplessa da quella scena. Da quello che sembrava, Elpis non doveva essere distante e un po' di pioggia non aveva mai ucciso nessuno.

Solo quando alzò lo sguardo verso il volto del suo Protettore si accorse realmente quanto fossero vicini: aveva il petto a poca distanza da quello di lui e i visi separati solo grazie alla diversità di altezza.

Ingoiò a vuoto. Uno dei suoi obiettivi era restargli il più lontano possibile e, in quel momento, si trovava chiusa in uno spazio, di massimo un metro per uno, schiacciata contro di lui.

Il ragazzo si mosse, cercando di trovare una posizione più comoda per entrambi, anche lui sembrava essere in difficoltà a causa dello spazio angusto in cui era costretto; nel muoversi però, la colpì inavvertitamente con il gomito, costringendola ad indietreggiare per l'urto e ricadere in avanti contro il suo petto.

«Scusa.» Borbottò Lucas. La sua voce era più roca del normale e le provocò un brivido lungo la colonna.

Sienna si raddrizzò rapidamente, alzando nuovamente lo sguardo verso il suo volto. Sbaglio enorme. Un fulmine illuminò il piccolo spazio mostrandole il viso incorniciato dai capelli umidi, che erano ricaduti in disordine dandogli un aspetto ancora più affascinante.

«Non potevamo andare anche noi?» Domandò Sienna in un sussurro.

«È più sicuro restare qui. Con la pioggia saremmo rallentati e non riusciremmo a bloccare un eventuale attacco in probabile svantaggio numerico, inoltre rischieresti di prenderti una broncopolmonite e il Consiglio vorrebbe evitarlo.» Le spiegò con voce incredibilmente lenta. Sembrava essersi concentrato molto, come dimostravano la fronte corrugata e lo sguardo serio che intravedeva nell'oscurità.

«Non mi ammalo così facilmente ed è peggio restare qui, mezzi bagnati, che arrivare ad Elpis fradici, ma potendosi asciugare.» Gli fece notare, incrociando le braccia sotto il seno per mettere una parvenza di distanza tra di loro; servì a poco considerando che con le braccia sfiorava il suo petto. Lui alzò le spalle.

«Non sono io a scegliere i protocolli da seguire, dovresti parlarne con il Consiglio.»

Seguì un silenzio carico di tensione. Sienna poteva chiaramente sentire il suo cuore che cercava di uscirle dal petto tanta era la forza e la velocità con cui batteva.

«Quanto credi che ci metteranno?» Domandò allora lei, nella speranza di uscire da quella situazione il prima possibile. Lui sospirò, colpendola con il suo alito caldo.

«Non molto.» La sua voce bassa e graffiante era un ulteriore colpo al cuore. Lo stomaco sembrava essere tutto accartocciato e la ragazza provava l'unico desiderio di avvicinarsi a lui per combattere l'aria fredda che entrava dall'apertura. Si sfregò le braccia con forza, sperando di ricevere un po' di calore. Era o non era la Prescelta del fuoco?

«Hai freddo?» Le chiese. Sienna scosse la testa con vigore.

«No.» Asserì con decisione, ma un brivido la colpì proprio in quel momento, smascherando la verità.

«Forza, vieni qui.» Disse lui, muovendo il braccio per avvicinarla al suo petto. La ragazza s'irrigidì, cercando di evitarlo.

«Sto bene così, grazie.» Borbottò. Lucas scosse la testa, circondandola con le braccia per farla aderire al suo corpo. Era certa di aver perso qualche battito.

«Non ho intenzione di approfittare di te Sienna, voglio solo evitare che ti prenda un accidente.» Considerò con ovvietà.

La Prescelta si ritrovò così divisa tra la parte più sana di lei, che le consigliava di colpirlo con una ginocchiata nel basso ventre e scappare da lì, e quella più irrazionale, che invece la invitava a lasciarsi andare e a godere del suo calore.

«E se decidessero di attaccare solo noi due? Non saremmo in evidente svantaggio numerico?» Domandò, cercando di non concentrarsi sul fatto che si trovasse stretta tra le braccia del suo Protettore, circondata dal suo odore reso ancora più persistente dalla pioggia e dall'umidità.

«Diciamo che avrei un asso nella manica.» Commentò lui con semplicità. I suoi palmi aperti le sfregavano lentamente le braccia e la schiena per scaldarla, ad ogni suo movimento corrispondeva un battito perso nel petto della ragazza.

«Quale?»

«Tu.» Rispose. Sienna si allontanò, per quanto quella stretta le permettesse, in modo da poterlo guardare negli occhi per cercare di capire a cosa si riferisse.

«Io? Non so controllare il mio potere, non saprei come rendermi utile.» Gli spiegò ancora, ben consapevole di non essere in grado di accendere nemmeno un fiammifero. Ci aveva provato un'infinità di volte a casa.

«Diciamo che potrei essere in grado di catalizzare il tuo potere, in modo da ottenere qualche risultato utile allo scopo.» Disse ricambiando lo sguardo con tranquillità. I suoi occhi sembravano brillare anche in quello spazio angusto e buio, come poteva essere possibile?

«E puoi farlo anche ora?» S'informò non poco interessata.

Certo, saper di aver bisogno di lui per riuscire ad usare il suo elemento non l'entusiasmava, ma l'idea di riuscire per la prima volta a controllare il fuoco, superava di gran lunga il fastidio. Sul volto del ragazzo comparve un sorriso furbo accompagnato dalle sue fossette.

«Perché? Vorresti provarci?» 

Non sapeva per quale motivo, ma quella frase le suonò come una proposta sconcia. Il suo cervello doveva aver perso completamente ogni connessione neuronale.

«Forza, vediamo che sai fare.» Sienna si augurava che, per mettere in atto il suo piano, dovesse perlomeno interrompere l'abbraccio, permettendole di tornare a respirare normalmente.

Lucas infatti, si allontanò appena e cercò qualcosa nella tasca interna della giacca di pelle che stava indossando, estraendone un accendino.

«Dammi la mano.» Le disse accendendo la fiamma. Sienna si spalmò contro la parete umida alle sue spalle per cercare di allontanarsi il più possibile.

«Ehi, tranquillo gangster. Cos'hai intenzione di fare con quello?» S'informò, pronta a prenderlo a pugni per difendersi. Lucas rise, alzando gli occhi al cielo.

«Niente paura MacGyver, sei consapevole di non poter bruciare vero?» Le domandò con tono divertito, avvicinandole la fiamma fino a toccarle il palmo della mano che teneva davanti al petto.

Quel tocco provocò semplicemente una lieve sensazione di calore quasi piacevole.

Aveva provato più volte a giocare con il fuoco, letteralmente, provocando solo le preoccupazioni dei suoi genitori: aveva avuto modo di scoprire che la sua pelle non veniva attaccata dalle fiamme, sembrava quasi essere ricoperta di tessuto ignifugo e completamente inattaccabile dal fuoco.

«Io non brucio, ma il resto del mondo si... Compresi i miei vestiti.» Gli fece notare, provocando nuovamente le sue risate divertite e un sorriso malizioso.

«Nemmeno io brucio in realtà.» Commentò compiaciuto, gonfiando appena il petto. Fu sorpresa da quella rivelazione, ma non lo diede a vedere.

«Oh, abbiamo qualcosa in comune. Ora, vorresti cortesemente spiegarmi cosa vuoi fare?» 

Ed ecco che comparve nuovamente il suo ghigno arrogante mentre si sporgeva leggermente verso di lei.

«Come ti ho detto, non ho intenzione di approfittarmi di te. Anche se sarebbe interessante far bruciare, casualmente, tutti i nostri vestiti e ritrovarci qui nudi. Non trovi?» Lucas non riuscì a trattenere un sorrisino soddisfatto, fiero delle sue stesse parole.

Sienna sospirò, alzando gli occhi al cielo e lanciandogli un pugno, non molto leggero, sul braccio.

«Scusa, è partito del tutto casualmente.» 

Lucas emise un lamento, massaggiandosi la parte lesa e assumendo un piccolo broncio giusto per qualche secondo, ma abbastanza a lungo perché lei lo vedesse. Non poté fare a meno di pensare a quanto fosse adorabile con quell'espressione.

«Ok, i pugni li sai tirare. Ora, bando alle ciance, prima che cominci seriamente a bruciare i tuoi vestiti, dammi la mano.» 

Sienna respirò profondamente ancora indecisa sul da farsi, ma quando vide la fiamma avvicinarsi alla sua giacca, non se lo fece ripetere due volte e gli porse la mano.

Lui, rimanendo bene attento a non toccarla, avvicinò la piccola lingua di fuoco al suo palmo, accarezzandole la pelle.

«Questo lo so fare anch'io.» Borbottò allora la ragazza, delusa per la semplicità di ciò che stava facendo. Non era niente di nuovo.

Lucas posò i suoi occhi grigi su di lei, facendole perdere il respiro per una buona manciata di secondi.

«Non essere così affrettata Sienna, ti perdi la parte migliore.» 

Non sapeva se per la voce abbassata di un'ottava o per lo sguardo provocante che le riservò, ma in quell'occasione fu ancora più difficile ignorare l'ormai evidente doppio senso.

«Sono nelle tue mani.» Sussurrò allora lei, ricambiando lo sguardo.

Questa volta avvicinò il suo indice alla mano, disegnandoci con estrema lentezza una linea nel suo centro e, subito dopo, avvicinò la fiamma nel punto esatto in cui il suo dito l'aveva toccata. Quello che accadde la fece restare senza fiato: la sua pelle prese fuoco, illuminando il loro rifugio con una luce calda e tremolante.

«Mio dio!» Esclamò sbalordita, muovendo appena la mano per far ballare la piccola fiammella. Era incredibile: la sua pelle stava bruciando, ma non provava alcun dolore se non un formicolio per nulla fastidioso.

Brillò per qualche minuto fino ad estinguersi e scomparire, lasciandoli nuovamente al buio.

«Cosa ne dici?» Le domandò il ragazzo con un sorriso entusiasta. Sienna alzò lo sguardo su di lui, elettrizzata come poche volte nella vita.

«Puoi farlo ancora?» Quasi lo supplicò, senza riuscire a nascondere il sorriso che le disegnava il volto.

Lucas non rispose e tornò a disegnare delle linee immaginarie sulla sua pelle, provocandole un lieve solletico; avvicinò nuovamente la fiamma dell'accendino e la sua mano s'illuminò ancora con più convinzione.

La ragazza era stupefatta, era da anni che desiderava riuscire a fare una cosa del genere. Ci aveva provato in tutti i modi, si era anche buttata nel mezzo di un falò durante una nottata con i suoi amici, senza ovviamente ottenere alcun risultato se non quello di restare nuda in mezzo a loro. Non era stata la sua serata migliore.

Dopo qualche minuto anche quella fiammata si spense. Sienna rimase qualche secondo a guardarsi la mano, come ipnotizzata.

«Posso farlo anch'io? Anche io posso farti bruciare?» Gli chiese. Ormai aveva completamente dimenticato tutte le promesse che si era fatta, non poteva che essere entusiasta di averlo incontrato.

«Un po' meno, ma si.» Annuì, accennando un sorriso per l'agitazione della ragazza.

«Posso provare?» Il ragazzo rimase sorpreso da quella domanda inaspettata e spalancò appena gli occhi. Dovette scuotere la testa prima di riuscire a rispondere.

«Certo.» Accettò a dir poco emozionato, porgendole il palmo della mano.

Fu il turno di Sienna di accarezzare la sua pelle con l'indice, disegnando un cerchio da cui partivano delle piccole linee dritte. Lui avvicinò l'accendino alla mano e anche quel piccolo sole s'illuminò, con meno intensità rispetto al fuoco che aveva acceso sulla mano della Prescelta, ma era comunque incredibilmente magnifico da vedere.

«È bellissimo.» Sussurrò senza riuscire a staccare gli occhi dalle fiammelle che si muovevano appena.

«Guarda ora.» La invitò, prendendole delicatamente la mano. Non appena la fiamma toccò le loro mani intrecciate, queste cominciarono a brillare illuminando tutto lo spazio.

Sienna rimase senza parole, era incredibile cosa potessero fare insieme.

Erano destinati e quella era l'ennesima prova che lo confermava. Alzò lo sguardo, incontrando quello argentato di lui che la osservava con una profondità da fare male. Era inutile, per quanto si sforzasse di ammettere il contrario, il ragazzo l'attraeva e non la lasciava indifferente, non solo per il suo aspetto fisico più che ragguardevole, ma era tutto l'insieme ad affascinarla: il suo modo di guardarla e la sua sfrontatezza nel non distogliere lo sguardo quando scoperto; il suo modo di passarsi la mano tra i capelli se nervoso; quella sua abitudine di roteare gli occhi quando si sentiva sottovalutato; il suo sorriso e i suoi occhi così espressivi. Nessuno era riuscito a incantarla in così poco tempo, nessuno le aveva fatto provare quella sensazione nel centro del petto con così tanta intensità. Eppure, in quel momento le bastava incontrare il suo sguardo chiaro, sfiorarlo appena o anche semplicemente sentire la sua voce, e il suo cervello smetteva di funzionare come avrebbe dovuto.

Si era sempre considerata una persona concreta e pragmatica, ma con Lucas sembrava diventare importante tutta quella parte legata al sentimento e alle emozioni, facendola sentire così esposta e fragile. Sienna non poteva permettersi di mostrarsi debole e alla sua mercé, l'avrebbe resa poco credibile come leader e, sebbene odiasse l'idea di essere una Prescelta, trovandosi costretta in quella posizione avrebbe dato il meglio di sé.

Perciò, senza ulteriore indugio sciolse la presa e abbassò lo sguardo per scappare da quello di lui.

«Credo sia il caso di smetterla ora; rischieremo di farci notare.» Considerò, incrociando le braccia sotto il seno.

Il ragazzo non rispose, limitandosi a sospirare mentre si appoggiava alla parete dietro di lui, probabilmente per permetterle di avere più spazio.

Il silenzio teso che ne seguì era interrotto solo dall'alternarsi regolare dei loro respiri e dal rumore della pioggia, il temporale sembrava essersi allontanato lasciandoli nell'oscurità più assoluta.



Sienna non sapeva per quanto tempo rimasero in quel tronco, ma le parve un'eternità e quando il rumore di alcuni passi cominciò a farsi sempre più vicino, fu quasi tentata di correre verso il gruppo, non importava che fossero amici o nemici.

«Siamo noi.» Annunciò la voce di Achilles, illuminando i loro volti con la luce della torcia che aveva in mano.

«Era ora.» Borbottò la ragazza, afferrando malamente il cappotto impermeabile che le stava porgendo. Prima si sarebbe allontanata da quell'insenatura, prima il suo cervello avrebbe ripreso a funzionare.

L'uomo dalla pelle ambrata sembrava non essere più accompagnato dagli altri due con cui avevano viaggiato, Sienna era certa di non riconoscere i quattro uomini alle sue spalle.

«Non avete trovato nulla da fare per occupare il tempo?» Domandò lui con un sorrisetto divertito. La ragazza lo fulminò con lo sguardo, avrebbe volentieri fatto scomparire quel sorrisino con un pugno.

«Sì, i cazzi nostri.» Sbottò, coprendosi il capo con il cappuccio nero.

Sperava seriamente che Elpis fosse vicina.

Il gruppetto s'incamminò verso nord, avanzando rapidamente e cercando di usare minor illuminazione possibile.

Sienna non aveva la più pallida idea di come e dove potesse essere quella famosa città, nessuno lo sapeva realmente. Elpis era nata dopo la battaglia che aveva portato la sconfitta di Alyeska, anche se molti sostenevano esistesse già da molti anni. Erano molte le leggende sul suo conto, alcuni dicevano che fosse una città circondata da mura in grado di renderla invisibile, altri che fosse sospesa e nascosta tra le nubi, altri ancora erano convinti fosse una città sotterranea.

Si diceva essere la sede del nuovo governo di Alyeska, la nuova città che ospitava le personalità più illustri della vecchia terra e coloro considerati fondamentali per la Rinascita. Si trattava anche del centro operativo di tutto l'esercito del regno e quella era l'unica certezza: Marcus infatti, Capitano dell'esercito segreto con sede a Boa Esperança, riceveva mensilmente dei bollettini con le novità più importanti e, ogni due mesi, era incaricato di inviare dei resoconti alla sede centrale.

La ragazza si era più volte chiesta per quale motivo con un esercito così esteso, non avessero ancora deciso di attaccare Fritjof e farla finita, ma ancora non aveva trovato risposta e nemmeno suo fratello era riuscito a chiarirle i dubbi.

Dopo una quarantina di minuti, il gruppetto si fermò. Sienna si guardò intorno confusa, non sembravano esserci entrate per città segrete da quelle parti.

Uno degli uomini che era con loro s'incamminò verso quello che sembrava un boschetto di salici piangenti, controllò di non essere osservato da occhi indiscreti e, dopo aver spostato i rami cadenti di uno degli alberi, superò la sua fronda scomparendo alla vista. Ricomparve nemmeno qualche minuto più tardi e annuì, facendo segno agli altri di seguirlo.

Il gruppetto si avvicinò al punto in cui l'uomo era scomparso e superarono la barriera di foglie, raggiungendo una piccola grotta perfettamente nascosta dall'esterno.

Si mossero lungo un corridoio di roccia, pieno di curve e restringimenti, camminando per un tempo che le parve infinito, era certa che chiunque fosse riuscito a trovare quella grotta e avesse deciso di percorrere il passaggio, di certo avrebbe desistito molti metri prima.

Quando le pareti strette stavano cominciando a farle venire una sorta di claustrofobia, cominciarono finalmente ad allargarsi in una piazzola circondata in ogni lato dalla pietra.

I quattro uomini che li accompagnavano si abbassarono il cappuccio e accesero le loro torce in modo da illuminare lo spazio. Quello più alto con i capelli biondi si avvicinò alla parete appoggiando la mano in una zona dal colore più chiaro e, dopo il rumore simile allo scoccare di una serratura, la parete di roccia davanti a loro si mosse come se fosse un cancello, lasciando libera l'entrata in un secondo corridoio, più luminoso e spazioso del precedente.

Camminarono per qualche altro minuto, incontrando ad ogni cento metri quelli che dovevano essere soldati di guardia, e arrivarono davanti ad un'enorme porta di metallo.

Superata anche la seconda porta, il gruppetto entrò in una stanza presidiata ad ogni angolo da un soldato ben armato; l'uomo biondo si avvicinò alla porta davanti a loro e inserì un codice nello schermo alla sua destra, sembrava essere composto da ben dodici cifre.

Quando questa si socchiuse con uno schiocco, si voltò per parlare.

«Il Consigliere Jackson vi aspetta agli ascensori.» Spiegò con voce profonda, posando gli occhi chiari su di lei. «Benvenuta a Elpis.» Prima di allontanarsi per permetterle di passare, le rivolse un inchino. Dovevano sapere chi fosse realmente.

Lucas le fece cenno di superare la porta e si ricoprì nuovamente il capo con il cappuccio, la ragazza lo imitò prima di accontentarlo.

Non era certa di cosa avrebbe trovato al di là di quella porta, ma ciò che vide la lasciò senza parole.

Si entrava in una sala enorme che però, non sembrava affatto una stanza: assomigliava più ad una piazza, al centro una fontana zampillava, tutt'attorno alberi e giardini; l'ambiente era illuminato da alcuni lampioni da esterno e stava piovendo. Confusa Sienna alzò gli occhi verso il soffitto e ciò che vide la sorprese ancora di più: al posto del muro si poteva notare il cielo nuvoloso e scuro che avevano lasciato all'esterno. C'era addirittura una brezza leggera che le accarezzava il volto, facendole ricadere sugli occhi un ciuffo ribelle uscito dal cappuccio.

Non sapeva cosa dire o pensare, era completamente surreale. Le persone che camminavano tranquillamente nella piazza non sembravano altrettanto sconvolte, chiacchieravano tra di loro coperti dai loro ombrelli ad aria.

«Incredibile, non trovi?» Le chiese con un sorriso il Consigliere che non aveva visto avvicinarsi.

«Com'è possibile?» Esclamò lei, continuando a guardarsi attorno. Sul lato opposto della piazza rispetto a quello in cui si trovavano, si diramavano delle strada illuminate su cui erano visibili alcuni edifici tutti costruiti in vetro e legno, in un perfetto equilibrio con l'ambiente circostante.

«Abbiamo cercato di tenere il più possibile la somiglianza con l'ambiente esterno, non vogliamo che gli abitanti si sentano imprigionati. Sfruttando l'energia geotermica ed idroelettrica siamo riusciti a ricreare questo ambiente. Quello che vedi sopra la nostra testa, ovviamente non è il vero cielo, ma una proiezione di quello esterno in tempo reale; utilizziamo lampade UV di ultima generazione, irrigatori e grandi ventilatori per simulare gli eventi meteo. Questo è il piano ricreativo: qui i cittadini possono trovare tutto quello di cui hanno necessità come negozi, qualche parco; abbiamo un cinema, alcuni bar e ristoranti, un teatro e anche un piccolo laghetto. Più avanti troverai i nostri campi di raccolta che sfruttano sistemi acquaponici e coltivazioni idroponiche mentre l'allevamento si tiene in superficie grazie ad alcuni amici fidati. Più avanti potrai visitare la città senza alcuna fretta, ma il Consiglio mi aspetta e ti guiderò subito verso il tuo appartamento. Se volete seguirmi ora.» Sienna annuì ancora ammaliata e salì con gli altri su uno degli ascensori che ricoprivano la parete dietro di lei.

Quando cominciarono a scendere, il Consigliere ricominciò a parlare.

«Ci riferiamo ai piani come se, al posto di scendere, stessimo salendo. Quindi, quello che abbiamo lasciato era il piano terra. Al primo piano, al secondo e al terzo sono stanziate tutte le abitazioni dei concittadini; le case non sono nulla di eccezionale per grandezza, ma permettono a tutti di vivere egregiamente e in ottime condizioni. Nel quarto piano abbiamo gli spazi adibiti al lavoro, la chiamiamo zona degli uffici: abbiamo medici, ingegneri, architetti, fabbri, meccanici, tutto quello di cui si può aver bisogno. Il quinto piano è dedicato all'apprendimento: vi sono le scuole e le palestre di allenamento per i nostri militari. Il sesto piano è il centro di comando, se così si può chiamare, abbiamo le stanze dove si riunisce il consiglio, le varie sale di controllo, gli appartamenti dei Generali, della Principessa e delle Prescelte.»

L'ascensore si fermò, il numero sei ben illuminato sullo schermo fece capire alla ragazza che si trovavano nel piano che l'avrebbe ospitata.

Le porte si aprirono su una piccola piazzola alberata che continuava con un piccolo sentiero sterrato, ai cui lati si ergevano piccoli edifici che si affacciavano sulla strada con enormi vetrate che occupavano quasi tutta la parete, ognuna riempita da un disegno che sembrava indicare l'attività che si svolgeva al suo interno.

La stradina terminò in un secondo spiazzo circondato da quattro cassette semplici in legno, dal tetto piatto coperto da un corto straterello verde di erba e fiori. Sulla facciata di ogni casa era inciso un disegno molto particolare: in una era riconoscibile un fiore di loto; nell'altra una sirena; nella terza un piccolo stormo di rondini e nell'ultima una fenice. Sienna capì istantaneamente di cosa si trattasse: la fenice che vedeva raffigurata davanti a lei era uguale a quella che aveva tatuata sul fianco.

«La riconosci?» Domandò Achilles notando la sua espressione. Lei annuì e si voltò verso di loro.

«Fa strano vederlo così esposto, negli ultimi mesi è stata una continua lotta per riuscire a tenerlo nascosto.» Commentò. Fortunatamente aveva cominciato a comparire all'inizio dell'inverno, nasconderlo in estate sarebbe stato molto più problematico.

«Ora, probabilmente diventerà una lotta per riuscire a mostrarlo. Dov'è?» Le chiese il Consigliere notevolmente interessato.

«Occupa tutto il fianco.» Spiegò, indicando con la mano le sue dimensioni sopra il cappotto. L'uomo con la cicatrice annuì.

«Avviserò Tani di cercare qualche abito che lascia i fianchi scoperti allora. Come avrai capito questa è la tua dimora Blaze, ti lascio del tempo per sistemarti e domani mattina ti presenterò al Consiglio; Lucas conosce i dettagli.» Si avvicinò a lei, appoggiandole una mano sulla spalla con fare paterno. «Cerca di riposarti e sentiti libera di fare qualsiasi modifica tu voglia, ora è casa tua.» Dette quelle parole il Consigliere si voltò e si allontanò.

«Domani pomeriggio ti aspetto in palestra, dovremmo cominciare subito il tuo allenamento.» Asserì Achilles con un sorriso divertito.

«Aspetta, sei tu il mio allenatore?» Non era una buona notizia, l'uomo dalla pelle ambrata sembrava il primo fan della coppia SiennaxLucas e non avrebbe retto a pomeriggi di battutine e sguardi maliziosi.

«Il solo e l'unico, Deianira.» Rise, prima di salutarli e andarsene.

Sienna sospirò mentre si avvicinava alla porta d'entrata. A Semir non aveva mai abitato da sola e non sapeva se si considerava pronta per l'esperienza.

«Non per metterti fretta, ma io entrerei. Comincia a fare freddino qua fuori.» La incoraggiò Lucas rimasto a qualche passo di distanza.

La ragazza sospirò profondamente e si decise ad entrare.

La casa era davvero graziosa, accogliente e molto curata in ogni particolare. Si entrava direttamente in un comodo salottino adiacente ad una piccola cucina a vista. Il design era semplice ed estremamente moderno, ma comunque per nulla scontato. Apprezzò che i colori dominanti fossero quelli del fuoco; il rosso e l'arancione coloravano i cuscini del divano e delle sedie del tavolo, i quadri alle pareti e i soprammobili, facendoli risaltare sul bianco dei mobili e dei muri.

«È carina.» Constatò. Lucas sorrise appena.

«Avevi qualche dubbio? Hanno avuto praticamente vent'anni di tempo per renderla perfetta. Vieni, ti mostro la tua stanza.»

Sienna lo seguì superando una delle porte che si affacciavano nella sala. La camera era ovviamente perfetta e il letto enorme era coperto da una miriade di cuscini che seguivano le tonalità dominanti del salotto.

Si guardò un po' attorno, curiosando in qualche cassetto e scoprendo una cabina armadio in parte già piena.

«Tu dove starai?» 

Il ragazzo sorrise, le sembrò pure di vedere un leggero compiacimento sul suo volto.

«Giusto di là.» Rispose lui con un cenno del capo. Lo guardò confusa, cominciando già a temere cosa significasse.

«Di là inteso come in una casa qui vicino o come nella stanza affianco?» Aveva decisamente paura della risposta. Il suo sorriso si trasformò presto in un ghigno soddisfatto.

Oh no.

«Inteso come nella stanza affianco ovviamente, chi dovrebbe proteggerti altrimenti?» Domandò lui con ironia.

Stupida lei che aveva chiesto.

«Fammi capire bene, vuoi dirmi che dovremmo anche vivere insieme?» Non poteva crederci. Oltre a condividere le sue emozioni, doveva pure dividere il suo tetto? Perché il mondo sembrava avercela con lei?

Si passò una mano sul volto mentre cercava di trattenersi dal cominciare a urlare insulti gratuiti a chiunque.

«Non fare quella faccia: sono il tuo Protettore, una persona poco molesta, non lascio disordine e pulisco sempre.» Come volevasi dimostrare, stupida lei che aveva chiesto.

Il suo destino non faceva altro che prendersi gioco di lei, altro che onore e gloria.

«Poco molesta? Sei serio?» In quel momento, sentiva nascere dentro di lei l'irrefrenabile desidero di fargli scomparire quel sorrisetto sfrontato a suon di pugni.

«Sono il coinquilino che tutti vorrebbero, sei fortunata.» Aveva pure la faccia tosta di scherzare? Lei era sull'orlo di una crisi di nervi e lui scherzava?

Per l'amor del Regno, quello era davvero troppo.

«Non mi dire!» Esclamò. Lucas fece un passo verso di lei e lo sguardo divenne serio.

«Lo so Sienna, di certo non ti aspettavi un'ulteriore presenza invasiva da parte mia, ma è una cosa a cui non posso (e sinceramente non voglio) oppormi. Posso assicurarti che presto, il mio essere qui sarà una cosa di cui sarai lieta.» Presenza invasiva era un eufemismo bello e buono.

«Se vuoi avere una convivenza pacifica con me, impara a rispettare le distanze personali: almeno un metro e mezzo.» Lui alzò un sopracciglio e, con un lieve sbuffo, indietreggiò di un passo.

«Scusa, cercherò di ricordarmelo. Io torno di là, qualsiasi cosa ti serva sai dove trovarmi.» Le disse con un occhiolino, prima di uscire dalla stanza.

Sarebbe stato un periodo difficile quello. Decisamente.

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