Capitolo 2 - Light a Fire (Parte 2)
Sienna passò tutta la sera evitando di incontrare lo sguardo dei quattro appartenenti al suo gruppo di recupero e accennando qualche chiacchiera solamente con Astrid e il marito Edward, figlio di uno dei vecchi membri del consiglio di Alyeska che si era però rifiutato di trasferirsi ad Elpis per inseguire la carriera del padre. Inutile dire che la ragazza prese subito in simpatia l'uomo, soprattutto grazie a quella scelta che era stato in grado di seguire.
«Ti andrebbe una tazza di the?» Domandò la donna bionda con un sorriso, aveva dovuto ripeterle un'infinità di volte di rivolgersi a lei evitando le formalità che spettavano a un Prescelta. Sienna rispose con un lieve sorriso e annuì, avrebbe accettato qualsiasi cosa pur di non dover tornare nella stanza con Lucas; restare nuovamente da sola con lui non era assolutamente nei suoi piani.
Il gruppo seguì il padrone di casa nel piccolo salottino e lei prese posto nella poltrona più vicina al caminetto, in cui le fiamme ardevano e riscaldavano la stanza. Aveva sempre adorato guardare il fuoco bruciare, le infondeva una calma incredibile e, in quei momenti, tutto sembrava tornare al suo posto.
Astrid tornò poco dopo con le tazze di the e caffè e si sedette a sua volta, le ricordava incredibilmente la madre nel modo di fare, era stata molto gentile e disponibile, cercando in tutti i modi di farla sentire a suo agio e quel suo comportamento le era parso sincero, non dettato dal semplice desidero di fare bella figura con lei.
«Pronta a raggiungere Elpis, Blaze?» Le domandò il padrone di casa con un sorriso, appoggiandosi appena alla parete vicino al caminetto. La ragazza si passò una mano tra i capelli e annuì, non sarebbe stata una buona idea mostrare la sua avversità per la causa: la voce ci sarebbe sparsa in fretta e avrebbe portato molti malcontenti o addirittura delle conseguenza sull'integrità, già messa alla prova, del Regno.
«Non vedo l'ora di mettermi all'opera.» Esclamò con un sorriso divertito. Sapeva essere una brava attrice, suo padre l'aveva convinta a partecipare ad alcuni corsi di recitazione, ritenuti molto utili per il suo futuro e aveva avuto dei buoni risultati.
«È stata davvero una decisione molto brillante la scelta del nome Elpis, Jackson, non potevate fare di meglio.» Il Consigliere sorrise, annuendo.
«Non poteva esserci nome migliore.»
«Ne conosci l'importanza?» Domandò poi l'uomo, rivolgendosi nuovamente a Sienna. Lei annuì, sapeva essere collegata alla storia di Alyeska, ma spesso si era chiesta se quella che i suoi genitori le avevano raccontato, fosse la realtà o una semplice storia romanzata.
«La prima navetta che raggiunse la terra si chiamava in quel modo... Giusto?»
Edward sorrise e si staccò dalla parete, sistemando le pieghe del maglione che stava indossando.
«Mi permetti Jackson?» Chiese con aria solenne, accennando una risata. Il Consigliere sorrise a sua volta e annuì.
«Sei sempre stato uno dei migliori, hai il mio via libera.» Lui si schiarì la voce e cominciò a parlare.
«Moltissimi anni fa, si parla addirittura di più di seicento, gli innumerevoli cambiamenti climatici hanno portato la Terra a condizioni davvero critiche: le temperature erano instabili e potevano variare di anche una trentina di gradi nel giro di qualche ora; il livello del mare saliva pericolosamente ormai settimana in settimana; le piogge torrenziali, che causavano sempre più disagi nelle città, si alternavano a giornate aride e afose; la sovrappopolazione era arrivata a livelli inaccettabili; il cibo scarseggiava ed era sempre più composto da sostanze chimiche ed artificiali, si arrivò addirittura a doverlo produrre utilizzando delle stampanti 3D. Nel 2051 si avviò allora, il Programma Shamayim, nato da anni di studi e progetti, che prevedeva la partenza dalla Terra di quindici stazioni spaziali che si sarebbero poi unite una volta nello spazio. Quella rappresentava l'unica speranza per preservare la Razza umana.»
Sienna ascoltava rapita le parole di Edward. L'uomo aveva quel modo di raccontare che poteva farti appassionare a qualsiasi argomento, persino il più inutile o noioso. Parlava con ardore, modificando la sua voce per sottolineare le parti più importanti e da ascoltare con più attenzione, alzando e abbassando i tono, aumentando e riducendone la velocità.
Conosceva già quelle vicende, ma non le importava, le avrebbe ascoltate un'infinità di volte se a raccontarle era l'uomo dai lunghi capelli castani e gli occhi chiari.
«Si dice che la terra subì ulteriori cataclismi negli anni successivi alla partenza delle stazioni: i terremoti, che si erano fatti più frequenti a causa delle temperature sempre più elevate, avevano causato innumerevoli Tzunami, radendo al suolo città e nazioni intere, uccidendo tutti quelli che erano stati costretti a restare a terra. Quegli eventi cambiarono addirittura tutta la faccia del pianeta: le terre conosciute erano state coperte dai mari oppure erano state divise dalla creazione di crepacci e nuove faglie; nuove terre erano emerse, nuove montagne erano cresciute, così come nuove pianure, nuove colline, nuovi laghi, nuovi fiumi. La vita a Shamayim non era facile ovviamente, le regole erano rigide e le leggi dovevano essere rispettate alla lettera, ma nessuno si lamentava, lieti di essere ancora vivi. Passarono ben 398 anni prima che una squadra di esplorazione partisse per il pianeta a bordo della Navetta Elpis, la navetta speranza. I sessantadue uomini che atterrarono portarono delle notizie inaspettate: i livelli d'inquinamento si erano abbassati a livelli minimi storici; il clima sembrava essersi stabilizzato e addirittura erano rimasti in vita molti superstiti. Due anni più tardi, il giorno dell'anniversario dei quattrocento anni nello spazio, le quindici stazioni riuscirono a tornare a casa. Non fu facile ovviamente e ci fu qualche vittima durante l'atterraggio, ma ogni difficoltà fu dimenticata quando poterono respirare nuovamente l'aria pulita e naturale, quando il vento accarezzò i loro volti e quando furono bagnati dalla prima pioggia.»
«Attenta Blaze, tra poco entri in gioco tu.» L'avvisò con un sorriso Achilles, interrompendo l'uomo. Sienna non rispose, troppo occupata ad ascoltare quel racconto.
«Il nuovo popolo si accordò con i Terresti, ottenendo in concessione lo spazio che veniva chiamato Grande Terra e fu fondato così lo Stato di Alyeska. Qualche anno più tardi, i nuovi abitanti scoprirono che cinque ragazze mostravano un'abilità speciale: potevano controllare gli elementi a loro piacimento. Molti studi furono svolti per cercare di comprendere queste loro capacità e si notò una differenza nel loro patrimonio genetico che ancora non è stata pienamente spiegata. La teoria più accettata considera queste loro differenze genetiche come causa di mutazioni provocate dalle radiazioni solari, molto più numerose e potenti nello spazio. Era interessante notare come le ragazze avessero diretti legami con quell'elemento durante la loro vita a Shamayim: Potencia, colei che riusciva a manipolare l'energia pura, discendeva da una delle famiglie che da sempre si erano occupati del corretto funzionamento della stazione spaziale, accertandosi che tutti i distretti avessero l'energia per poter operare e restare funzionanti; Eau, era figlia del guardiano degli impianti di distribuzione e controllo delle risorse idriche; Mylla invece, si occupava delle coltivazioni usate per ottenere cibo fresco per gli abitanti di Shamayim; mentre la famiglia di Flame accudiva l'impianto di riscaldamento della stazione. Non si sa per quale motivo colpisca solo cinque ragazze alla volta, ma data la loro grandissima potenzialità sono state nominate come membri onorari del Consiglio, avendo modo di differenziarsi dagli altri anche per la loro saggezza e giudizio. Il popolo, sempre più colpito, votò così per investirle dell'importante incarico di guidarli, istituendo il Regno di Alyeska che ancora conosciamo.»
La ragazza rimase in silenzio. Quelle come lei erano state fortunate: in situazioni diverse avrebbero potuto essere trasformate in esperimenti da laboratorio, armi da presentare solo all'occorrenza. Doveva ammetterlo, occupare il ruolo di consigliera e braccio destro della futura regina era molto più invitante dell'essere rinchiusa in una gabbia per il resto della sua vita con infiniti aghi piantati nelle braccia. Nella sfortuna, non le era andata poi così male.
«Beh, sicuramente posso occuparmi del riscaldamento.» Constatò lei, provocando la risata di alcuni dei presenti.
Uno sbadiglio la colse e la cosa non sfuggì all'uomo con la cicatrice.
«Credo sia ora di andare a riposare un po', domani ci aspetta un viaggio molto lungo.» Annunciò allora il Consigliere. Sienna s'irrigidì all'idea di tornare nella stanza con Lucas, non era psicologicamente pronta per affrontarlo.
«Sì, credo sia un'ottima idea.» Annuì Astrid, cominciando a raccogliere le tazze usate.
Non c'erano soluzioni che le impedivano di restare sola con lui, durante la serata le aveva vagliate tutte, ma purtroppo aveva capito di non avere altra scelta.
Si alzò per ultima dalla poltrona, solo quando il suo Protettore le si avvicinò inchiodandola con lo sguardo chiaro. Aveva uno strano modo di osservarti, sempre troppo attento e interessato, che riusciva a metterti in soggezione.
Prima di incamminarsi verso la stanza, con la stessa gioia di un condannato a morte che si dirigeva verso il patibolo, rivolse un sorriso ai due che la stavano ospitando.
«Grazie mille per il the e per il racconto illuminante, buonanotte.»
La tensione tra i due era parecchio evidente, tant'è che il Consigliere titubò prima di salutarli davanti alla loro stanza.
Se durante la serata, il peso del fresco abbandono si era alleggerito, soprattutto grazie all'allegria di Astrid ed Edward, in quel momento era ritornato più pesante che mai.
Quando si ritrovò nella stanza, con i ricordi di ciò che aveva dovuto lasciare che la fissavano dalla valigia aperta, aveva dovuto trattenere le lacrime e, prima che Lucas potesse palare, afferrò velocemente un cambio e si precipitò nel bagno.
«Ho bisogno di una doccia.» Dichiarò prima di chiudersi la porta alle spalle.
Sperava che quella doccia potesse lavarle via le emozioni che le stavano affollando il cervello, altrimenti avrebbe seriamente rischiato di perdere il controllo.
- - -
Sienna si stropicciò gli occhi, mugugnando. Dalla finestra della stanza non entrava ancora nemmeno un barlume di luce, facendole capire che probabilmente era ancora notte fonda.
Rassicurata dall'acqua calda della doccia, si era lasciata andare in un pianto liberatorio e, con sua estrema sorpresa, si era addormentata pesantemente appena aveva toccato il letto, stremata da quella giornata più di quanto pensasse.
Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò a osservare il letto poco distante dal suo: Lucas le dava le spalle e, dal respiro lento e regolare, sembrava dormire. Non poté che tornarle alla mente lo sguardo argentato che l'aveva fatta tremare, era incredibile come quegli occhi le avevano fatto provare: si era sentita così esposta e indifesa, gli era bastato uno sguardo ed era riuscito a superare quel muro che era stato eretto in anni e anni di difficoltà.
Era quello che il legame con il Protettore ti faceva sentire.
Sospirò, stiracchiandosi appena.
Ironia della sorte, il libro che aveva deciso di leggere ai suoi bambini per i giorni successivi, raccontava proprio di quel legame.
Come la tradizione voleva, ogni Prescelta nasceva legata a uno dei migliori soldati di Alyeska, che avrebbe avuto il compito di seguirla e proteggerla anche a costo della sua stessa vita. Era nato così il termine Protettore.
La Prescelta e il proprio Protettore venivano più volte definiti come due facce della stessa medaglia, l'una non poteva esistere senza l'altro, destinati ad amarsi e desiderarsi profondamente.
Vista in quel modo sarebbe pure potuta sembrare una cosa quasi romantica, due compagni nati per amarsi incondizionatamente per tutta la loro vita, ma erano le conseguenze che quel legame portava a preoccuparla maggiormente: ogni Protettore poteva percepire le emozioni della sua Prescelta, per poterla sostenere sempre al meglio e, in caso di difficoltà, essere sempre in grado di trovarla.
Come se non fosse abbastanza la chiara violazione della privacy e l'incapacità di poter seguire i suoi sogni a causa del suo destino già scritto, avevano pure già deciso chi avrebbe dovuto amare.
Doveva essere proprio lei una delle Prescelte? Perché il suo destino sembrava odiarla?
Il turbinio di emozioni che ancora la opprimevano, fu accentuato e aggravato dalla frustrazione e dalla rabbia e, come d'abitudine, a quelle emozioni furono accompagnate dalla sensazione di calore proveniente dal ciondolo che indossava.
Sienna cercò di calmarsi grazie alle tecniche di respirazione che sua madre le aveva insegnato, ma era ancora troppo sconvolta dagli eventi del giorno precedente e la reazione che arrivò fu esattamente l'opposto di quella che avrebbe voluto ottenerne, facendolo bruciare maggiormente a contatto con la pelle.
Cercò di scendere dal letto più silenziosamente possibile per raggiungere il bagno e, una volta chiusa la porta a chiave, gemette premendo la lama del coltello che portava sempre con lei, contro il palmo della mano. Non appena il sangue cominciò a fluire dal taglio, si affrettò a togliere la collana e osservò il suo riflesso allo specchio, notando che i suoi occhi mostravano qualche pagliuzza del colore del fuoco.
Un colpo alla porta la fece sobbalzare.
«Che sta succedendo lì dentro?» Domandò Lucas dall'esterno mentre cercava di aprire la porta, armeggiando con la maniglia. Sienna imprecò.
«Apri questa porta Blaze o tra qualche secondo giuro di buttarla giù.» La sua voce era seria, quasi furiosa. Lei imprecò nuovamente e si vide costretta a farlo entrare.
«Che cazzo è successo?» Il suo sguardo era tra lo sconvolto e il furente e si alternava tra la mano sanguinante e il suo volto.
Per la seconda volta in meno di ventiquattro ore titubò davanti a lui e si ritrovò ad abbassare lo sguardo, ben intenzionata ad evitare i suoi occhi.
«Non è niente, è solo una ferita superficiale.» Cercò di chiudere il discorso, sperando che il ragazzo non fosse realmente interessato a capirci qualcosa.
Speranza chiaramente vana.
Lui la raggiunse con un passo e le afferrò il mento con la mano per costringerla a guardarlo. Era decisamente troppo vicino: poteva indistintamente notare le piccole lentiggini che gli disegnavano il viso e le pagliuzze delle diverse tonalità di grigio dei suoi occhi.
Sienna cercò di divincolarsi, percepiva il cuore aumentare la sua velocità non più come reazione a quei sentimenti negativi che l'avevano costretta a ripararsi in bagno: il suo odore incredibilmente avvolgente, in una miscela di muschio, incenso e lichene, ebbe l'inaspettato effetto di riuscire a tranquillizzarla, evitandole di perdere ulteriormente il controllo, facendole però provare nuovamente quel maledetto sfarfallio nello stomaco.
«Mi vuoi spiegare che cosa ti è saltato in mente?» Le domandò, riscuotendola da quel torpore in cui era caduta. La ragazza scosse la testa, riuscendo finalmente a liberarsi. Lo aveva incontrato da solo qualche ora e già si stava lasciando influenzare dalla sua presenza, non avrebbe dovuto permetterlo.
«Stavo perdendo il controllo: non sono ancora in grado di usare il fuoco e la collana di contenimento non riesce più ad impedirmi di ridurre in cenere quello che mi circonda.»
Lui borbottò qualcosa mentre la ragazza si voltava per risciacquare rapidamente la mano e il coltello che aveva usato.
«E per questo hai deciso di affettarti la mano?» Chiese allora Lucas con aria scettica, senza smettere di guardarla attraverso il riflesso nello specchio davanti a lei. Sienna ovviamente, cercava in ogni di modo di evitare d'incontrare nuovamente i suoi dannati occhi grigi e sbuffò.
«Il dolore è un buon deterrente.»
Lo sentì sospirare e muoversi appena sul posto, probabilmente aveva alzato gli occhi al cielo.
«Avresti dovuto chiamare me!» Commentò lui quasi con rimprovero. Lei alzò un sopracciglio dubbiosa, tornando ad osservarlo attraverso lo specchio.
«L'ultima volta che Marcus ha provato a intervenire si è ritrovato con la maglietta bruciata.» Solo grazie al tempestivo intervento di sua madre che aveva travolto entrambi con un secchio d'acqua.
Lucas sbuffò.
«Io non sono una persona qualunque Blaze: è mio dovere proteggerti, anche se questo vuole dire farlo da te stessa.»
Oh certamente, non la conosceva da nemmeno un giorno e già si considerava più importante della sua famiglia.
«Marcus non è una persona qualunque, è mio fratello.» Rispose seccata, voltandosi verso di lui per poterlo fulminare con lo sguardo. Il ragazzo assottigliò lo sguardo.
«Sai benissimo che non è quello che intendevo, ora vieni di là che sistemo questo casino.» Non aveva assolutamente intenzione di fare come le diceva, soprattutto considerando che si rivolgeva a lei come se stesse parlando con una bambina, perciò incrociò le braccia al petto e si appoggiò al lavandino, osservandolo con una lieve aria di sfida.
«So benissimo cavarmela da sola.»
Fu il turno del ragazzo ad alzare un sopracciglio, ma lo sguardo che le riservò era divertito.
«Oh sì, questo l'hai già detto mi sembra; ma non ho intenzione di salvarti da nessun pericolo, voglio solo medicarti per evitare che faccia infezione.»
Sienna alzò lievemente il mento, ben consapevole di fare la figura di una bimba viziata, ma intenzionata a non dargliela vinta.
«È solo un graffio, sopravvivrò.»
Sul volto del ragazzo, di una bellezza devastante nonostante i capelli arruffati e gli occhi ancora leggermente addormentati dalle ore di sonno, comparve un ghigno insolente.
«Pensi non abbia il coraggio di prenderti di peso e portarti di là per potermi occupare di quel taglio?» Era certa che non si sarebbe fatto nessunissimo problema nel farlo realmente e la sua espressione irriverente lo confermava.
«Prendi molto seriamente il tuo compito di Protettore.» Commentò lei, senza cerca di nascondere la nota derisoria nella sua voce. Il ragazzo scrollò le spalle senza perdere la serenità.
«Ho solo quello da fare nella mia vita. Ora però, con le buone o con le cattive noi torniamo in camera e controlliamo le conseguenze della tua geniale idea.» Quando notò la sua risolutezza nel non accontentarlo, le si avvicinò minaccioso pronto ad afferrarla per un braccio e trascinarla di forza nell'altra stanza; ben intenzionata ad evitare ulteriori contatti indesiderati, s'incammino impettita, schioccandogli uno sguardo scocciato.
Non aveva però preso in considerazione la sua reale intenzione di occuparsi di quella ferita e così, dopo aver recuperato del disinfettante e delle fasce, le afferrò delicatamente la mano e cominciò a studiarla, sedendosi accanto a lei sul letto.
«Ti riprenderai.» Commentò Lucas con ironia.
«Non mi dire.» Lo osservò mentre le fasciava la mano con attenzione, sembrava impegnarsi molto per fare del suo meglio.
«Sei sempre così dispotica?» Le domandò di punto in bianco, inchiodandola con i suoi occhi chiari.
Era una cosa sconvolgente, ma ogni volta che quegli specchi argentati si posavano su di lei tendeva a perdere la lucidità e la capacità di rispondere a dovere, abilità in cui non era mai stata carente. Si limitò perciò a guardarlo con sdegno, incrociando le braccia al petto.
«E tu sei sempre così arrogante?»
Il ragazzo ridacchiò, afferrandole nuovamente la mano per terminare la sua opera.
«Sì, sempre stato.» Il sorriso divertito che ne seguì, era accompagnato dalle due adorabili fossette ai lati delle labbra che gli conferivano un aspetto ancora più attraente ai suoi occhi.
Il suo destino doveva assolutamente odiarla, aveva sempre avuto un debole per i ragazzi con le fossette e quel maledetto sembrava avere ogni singolo aspetto che considerava affascinante in un uomo: gli occhi chiari, le ciglia lunghe, i lineamenti decisi e un sorriso da togliere il fiato. Rispecchiava tutte le caratteristiche di quello che Alexa aveva definito come il suo stampino; secondo la ragazza infatti, Sienna tendeva a trovare interessanti solo un certo canone di ragazzi e tutti molto simili tra loro.
Un pensiero le attraversò la mente come un fulmine, probabilmente non era lui ad avere quello che di solito trovava attraente negli uomini, ma era lei a cercare negli altri ciò che caratterizzava l'aspetto del suo Protettore. In fin dei conti, era nata per trovarlo amabile, il fatto che avesse quelle particolarità che di solito adorava non doveva essere un caso.
«Dubito riusciremmo ad andare d'accordo allora.» Asserì Sienna.
Era scritto che avrebbe finito per perdere le facoltà mentali per qualcuno che le era stato imposto da qualche stramba diavoleria magica che sembrava avercela con lei? Avrebbe lottato con le unghie e i denti per evitarlo. Era una grande sostenitrice del libero arbitrio e dell'autodeterminazione, solo perché il suo Protettore sembrava essere un Adone di una bellezza devastante, non voleva dire nulla: avrebbe fatto un po' più fatica a non considerarlo accettabile, ma poteva benissimo andare al diavolo. Lui e quei suoi dannatissimi occhi grigi.
Lucas sorrise con serenità, come se la possibilità che i due non potessero sopportarsi non fosse nemmeno contemplabile.
«L'importante è crederci, no?»
Lei scrollò le spalle.
«L'hai detto.» Confermò la ragazza. A sbagliare in quel momento era lui, sottovalutando la sua testardaggine: quando prendeva una decisione Sienna andava fino in fondo.
«Che ne dici di tornare a dormire? Vorrei trovarti tutta intera per domani mattina.» La invitò con dei colpetti sul cuscino. La ragazza sbuffò.
«Sappi che mi stendo solo perché sono stanca e non perché l'hai consigliato tu.» Gli spiegò, provocando l'ennesimo sorriso divertito. Il ragazzo si alzò e tornò a sedersi sul suo letto senza però staccare gli occhi da lei.
«Ci mancherebbe.»
Scosse la testa voltandosi dall'altro lato in modo da dagli le spalle. Sperava che il sonno la raggiungesse il prima possibile, ma quando dopo una ventina di minuti si ritrovava ancora in quella posizione, tesa e nervosa senza nemmeno la parvenza di stanchezza, si rivolse nuovamente a lui, osservandolo appena.
«Ti sei svegliato perché hai sentito il mio dolore?» Sienna poté notare la muscolatura della mascella del Protettore irrigidirsi mentre lo sguardo si era indurito.
«Esatto.»
Non voleva sembrare interessata, ma lo era. Non succedeva tutti i giorni di incontrare qualcuno che poteva percepire le tue emozione e, prima avrebbe capito come funzionava il tutto, prima avrebbe potuto trovare un modo per evitarlo. Dovette sforzarsi per non fargli altre domande, non voleva fare conversazione con lui oppure avrebbe rischiato di sembrare propensa al loro legame e rapporto, decidendo così di voltarsi nuovamente per mostrargli le spalle e non avere la tentazione di guardarlo.
«Non riuscirai a dormire se non ti rilassi.» Commentò lui dopo qualche altro minuto di silenzio.
«Sei tu che m'innervosisci.» Borbottò lei. Il ragazzo ridacchiò.
«Ti rendo nervosa Blaze?» Domandò divertito, aggiungendo una nota maliziosa alla sua voce, abbassandone il tono.
«Ho detto innervosisci, è diverso.» Stava già cominciando a metterla alle strette, di bene in meglio.
- - -
Il resto della nottata era passata con un'esasperata lentezza: dopo il loro spiacevole incontro, la ragazza si era riaddormentata stremata giusto poco prima del suono della sveglia, facendola alzare ancora più di cattivo umore e nervosa.
L'idea di passare un'altra giornata in quell'automobile, stipata contro il suo Protettore, le faceva venire la nausea. Non era certa di potercela fare senza uccidere nessuno.
Sienna sospirò, cercando di trovare il coraggio per uscire dal bagno.
Lucas la stava aspettando appoggiato alla parete con le braccia incrociate mentre guardava fuori dalla finestra con tranquillità. Quella nottata in bianco gli aveva disegnato delle lievi occhiaie sotto gli stanchi occhi grigi, senza però togliergli la sua disarmante bellezza.
Sienna non riusciva a capacitarsi dell'aspetto di quel ragazzo. Era da sempre convinta che la perfezione non esistesse, ma guardandolo non riusciva a trovare nemmeno un difetto, nemmeno piccolo piccolo. Forse la troppa bellezza? Si poteva considerare un difetto?
Per lo meno non si poteva dire che caratterialmente fosse altrettanto splendido.
E per fortuna.
«Ehi pensatore, andiamocene da qui.» Esclamò lei, raggiungendo il suo letto per afferrare la sua borsa. Lucas però le si parò davanti, bloccandole la strada e osservandola serio dall'alto dei suoi centimetri in più di altezza.
«Ascolta Blaze, mi dispiace... Posso capire che per te non sia facile. Voglio dire, è difficile anche per me e ho avuto anni per abituarmici...» Quella frase non le piacque per nulla, perciò lo interruppe nel suo monologo di scuse per cercare capirci qualcosa di più.
«Anni in che senso?» Domandò. Anche lei aveva avuto anni per rendersi conto che, prima o poi, si sarebbero incontrati, non vedeva il collegamento.
I suoi occhi grigi si spalancarono, come se avesse detto qualcosa di sbagliato, e i suoi muscoli s'irrigidirono mentre rapidamente si allontanava da lei per dirigersi verso la porta.
«No nulla, magari tu non hai avuto modo di pensarci.»
Questa volta fu lei a bloccarlo afferrandolo per un braccio. Stava cercando di nasconderle qualcosa, era più che evidente, e non glielo avrebbe permesso.
«In che senso hai avuto anni, Lucas?» Chiese ancora la ragazza con maggior decisione, inchiodandolo con lo sguardo. Il Protettore sospirò, passandosi una mano tra i capelli in visibile difficoltà.
«È ormai qualche anno che riesco a percepire le tue emozioni, all'inizio riuscivo a captare solo quelle più intense, ma con il passare del tempo anche le semplici sfumature hanno cominciato a diventare sempre più chiare, soprattutto negli ultimi mesi.»
Sienna sentì mancarle la forza. Non sapeva come nascesse il legame, ma mai si sarebbe aspettata una notizia del genere.
La testa aveva cominciato a girarle e le mancava il respiro.
Da anni qualcuno era a conoscenza del suo lato più intimo e nascosto, di quel lato che aveva sempre cercato di nascondere. Era a conoscenza di ogni volta in cui aveva pianto o riso; di tutte le volte in cui si era arrabbiata o aveva avuto paura. Qualcuno era rimasto presente durante ogni litigio con il fratello e con il padre, ogni volta in cui avrebbe voluto mollare tutto e andarsene; ogni volta in cui aveva temuto di non essere all'altezza e dio solo sapeva che altro. Ogni cosa che aveva vissuto in quegli ultimi anni non era più solo sua personale, ma Lucas era stato sempre presente.
«Non mi sento molto bene.» Sussurrò lei in un flebile lamento.
Il suo Protettore l'afferrò delicatamente per le braccia, accompagnandola fino a farla sedere sul letto con espressione preoccupata.
«Nessun Protettore era cresciuto separato dalla sua Prescelta prima d'ora, non si poteva sapere cos'avrebbe provocato la lontananza.» Disse piano il ragazzo, sedendosi al suo fianco.
Non poteva crederci.
Si era sempre sforzata di essere forte e di non mostrare troppe emozioni. Suo padre continuava a ripeterle che i sentimenti sono una cosa privata e si era comportata di conseguenza: non aveva mai pianto davanti a qualcuno, non si era mai mostrata sconvolta (perlomeno non fino al giorno precedente), non aveva mai ammesso di avere paura o di essere preoccupata e non era stato facile, aveva dovuto trattenere le lacrime, ingoiando un'infinità di nodi e, in quel momento, tutti i suoi infiniti sforzi si erano rivelati vani.
Quella consapevolezza le aveva fatto venire la nausea.
«Ho bisogno d'aria.» Disse piano. Era un modo per invitarlo ad allontanarsi da lei, ma il ragazzo non lo colse, andò rapidamente ad aprire la finestra e le tornò vicino sempre più in apprensione.
«Mi dispiace, non avrei voluto che lo venissi a sapere in questo modo.»
Sienna dubitava che venirlo a sapere in qualche altro modo avrebbe portato a reazioni diverse. Era pur sempre una di quelle cose che semplicemente non vorresti succedessero mai, soprattutto a te.
Eppure non aveva voluto molte cose della sua vita, in primo luogo ad esempio, trovarsi in quella scomoda posizione.
Il fiato si era fatto sempre più corto, si sentiva come se avesse qualcosa le se stringeva la gola; aveva le palpitazioni e i brividi le percorrevano il corpo senza tregua.
Non poteva crederci, stava avendo un altro attacco di panico. Non ne aveva mai sofferto e nel giro di due giorni ne aveva già avuti due. Non si riconosceva più. Non sapeva che fare.
Quei pensieri ovviamente, non fecero che aumentare i sintomi. Sienna si portò le mani alla gola, cercando di respirare sempre con più difficoltà.
Lucas cercò di afferrarla per le spalle, ma lei non glielo permise.
«Blaze, devi cercare di calmarti; posso aiutarti se me lo permetti.» Esclamò esasperato, alzando le mani in segno di resa.
«No.» Riuscì solamente a dire. Non era nemmeno un decimo di quello che aveva in mente: avrebbe voluto mandarlo al diavolo, urlargli che tutto quello era colpa sua. Voleva solamente tornarsene a casa, abbracciare il fratello e tornare alla sua solita e amata routine.
Il ragazzo sbuffò, nervoso e visibilmente in pena.
«Smettila di fare la difficile e ascoltami.» Sbottò infine, afferrandole il volto tra le mani. «Non mi frega un cazzo del tuo complesso da voglio-fare-tutto-da-sola, perché hai bisogno di calmarti, rischi di perdere il controllo e senza di me non riuscirai ad evitarlo, lo sai bene anche tu.»
Lei cercò di liberarsi, ma la presa era ben salda e, sebbene odiasse ammetterlo, Lucas aveva ragione: era al limite e non sapeva per quanto sarebbe riuscita ad evitare il peggio.
«Blaze, guardami per favore. Apri gli occhi.» Il suo tono si era leggermente addolcito.
Non si era nemmeno accorta di averli serrati.
Sienna titubò prima di fare come le aveva chiesto, guardarlo negli occhi da quella vicinanza sarebbe stato pericoloso per la sua rimanente salute mentale. Sempre che ne avesse ancora.
«Smettila di chiamarmi così, lo odio.» Disse lei quando il respirò cominciò a normalizzarsi.
Com'era successo la notte precedente, una sensazione di calma cominciò a diffondersi dentro di lei, attutendo quella di panico che aveva provocato il tutto.
«Brava, respira profondamente.» Sussurrò, incoraggiandola a seguire il ritmo del suo respiro.
Quando anche l'ultima traccia di quell'inquietudine svanì, sospirò sfinita, rendendosi conto solo in quel momento quanto il viso di Lucas fosse vicino al suo.
I suoi occhi erano lucidi e luminosi, sembravano addirittura più chiari di quelli che l'avevano fatta tremare il giorno prima.
Avrebbe dovuto spostarsi, ma non ci riusciva. Il suo corpo si rifiutava di collaborare.
Vicino a lui era l'unico momento in cui tutta l'angoscia che le attanagliava lo stomaco si attutiva e il suo corpo, ormai stremato, desiderava solo stare bene, almeno per un po'.
«Va meglio ora.» Sussurrò Sienna, rilassandosi con un sospiro. Il ragazzo sorrise, mostrando nuovamente le due fossette ai lati della bocca e fu come riceve un pugno nello stomaco.
Lucas era troppo. Nessun aggettivo avrebbe potuto descriverlo in modo più appropriato.
In quegli anni si era ripromessa che non avrebbe accettato di provare qualcosa per il suo Protettore, neppure una semplice attrazione fisica, non poteva permettere di rovinare tutto solo perché indebolita da un esaurimento nervoso. Così si liberò rapidamente della sua presa e si alzò, allontanandosi di qualche passo.
«Io... Io non sono così! Non so cosa tu mi abbia fatto, ma io non sono così. Non ho attacchi di panico, non perdo la calma, io... Non voglio essere così.» Esclamò in un moto di rabbia, soprattutto verso se stessa.
Stava impazzendo. Quella era l'unica soluzione per tutto quello che stava succedendo.
Forse era tutto un brutto sogno, da un momento all'altro si sarebbe svegliata nel suo letto, probabilmente con i postumi di una sbronza. Doveva essere un incubo.
«Blaze ascolta...» Cominciò Lucas avanzando di un passo. La ragazza lo interruppe.
«Non chiamarmi così!» Urlò fulminandolo con uno sguardo che se avesse potuto uccidere, lo avrebbe fatto.
Dei colpi decisi sulla porta li fecero sobbalzare.
«Tutto bene lì dentro?» La voce del Consigliere sembrava in ansia.
Lucas non spostò gli occhi da lei, continuando a guardarla con attenzione.
«Sì, arriviamo.»
Sienna ringraziò mentalmente quell'interruzione, non sapeva come il discorso sarebbe continuato, ma non le piaceva la piega che stava prendendo.
Dopo averlo inchiodato con uno sguardo gelido, recuperò rapidamente la sua borsa e, urtandolo intenzionalmente con la spalla, si diresse verso il salotto.
Il gruppetto salutò rapidamente i due proprietari di casa, con la promessa di rivedersi dopo la rinascita di Alyeska, e tornarono alla macchina.
Achilles stava sorridendo tutto tranquillo e la ragazza non ci vide più, non avrebbe sopportato un altro giorno di viaggio seduta compressa contro Lucas, non dopo tutto quello che era successo.
«Non ho assolutamente intenzione di sedermi nuovamente in mezzo.» Asserì, incrociando le braccia al petto. Sienna vide Aleksej alzare gli occhi al cielo.
«Oh avanti Deianira, è per il tuo bene.»
«Achilles, facciamo come dice.» Disse Lucas, sorprendendola. La ragazza abbassò gli occhi, incapace di sostenere quelli sofferenti del suo Protettore, consapevole che la causa fosse proprio lei.
Sotto lo sguardo contrariato di Achilles, prese così posto vicino al finestrino, nello spazio opposto a dove si sarebbe seduto Lucas, ritrovandosi ad avere un minimo di spazio vitale in più. Non sarebbe riuscita a stare praticamente appoggiata al fianco del ragazzo, la sua sola presenza la rendeva nervosa ed era ancora sconvolta dalla notizia appena ricevuta.
Appoggiò il capo sul vetro e chiuse gli occhi, fingendo di essere ancora a Semir, in presenza di tutte le persone che più le erano care e, dopo un tempo che le parve infinito, si addormentò.
Angolo Autrice:
Salve a tutti e ben trovati,
Prima di tutto ringrazio tutte quelle che hanno aggiunto la storia alle seguite, ricordate e preferite. Vi si ama tanto davvero!
Finalmente abbiamo conosciuto Lucas. Devo essere sincera, lo amo profondamente. Spero che, con il passare dei capitoli, possiate amarlo anche voi, almeno la metà di quanto lo adori io.
Vi ricordo che potrete trovarmi su Facebook al nome Isabel Mymind. Aggiungetemi pure, sia per spoiler, per vedere i prestavolto dei personaggi, qualsiasi cosa. :)
Il titolo di questo capitolo è tratto da una canzone di Rachel Taylor, chiamata proprio Light a Fire, incredibilmente adatta per questo capitolo.
Spero di rivedervi presto.
Un bacio,
I.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top