Capitolo 2 - Light a Fire (Parte 1)


Sienna titubò davanti alla porta casa, aveva un nodo sullo stomaco come se sentisse che da un momento all'altro sarebbe successo qualcosa e, la consapevolezza di aver avuto sempre un ottimo sesto senso, le faceva temere realmente di avere ragione.

Sistemò nervosamente la borsa sulla spalla e sospirò coprendo la breve distanza per entrare nella piccola villetta.

«Oh Sienna tesoro, sei tornata; ti stavamo aspettando.» Esclamò sua madre non appena lei entrò, aveva un sorriso tirato sulle labbra, indice che quell'allegria fosse tutt'altro che reale.

Nella sala da pranzo quattro uomini stavano discutendo con il padre, ma udite quelle parole, s'interruppero di colpo per spostare lo sguardo sulla nuova arrivata.

Sienna li osservò. Seduto di fronte al padre, c'era un uomo sui quarantacinque anni, dai capelli e occhi scuri; una cicatrice percorreva il suo volto per tutta la lunghezza dello zigomo, il suo sguardo era fiero, sicuro e accennava appena un sorriso soddisfatto mentre la studiava. In piedi dietro di lui un uomo di una decina di anni più giovane stava con le braccia incrociate, la muscolatura era tesa sotto la maglietta nera che indossava e gli occhi chiari erano diretti verso la ragazza, pronto a scattare al primo accenno di pericolo. Dall'altra parte, un uomo dalla pelle scura se ne stava appoggiato allo schienale della sedia con un sorrisetto, gli occhi erano allegri, quasi in contrasto all'enorme montagna di muscoli che si ritrovava. Nell'angolo della sala, seduto dietro gli altri e un po' in disparte, stava un altro individuo il cui viso era però coperto dal cappuccio calato della felpa, si poteva notare solo la bocca tirata in un'espressione tesa. Sienna poteva sentire il suo sguardo indagatore, più insistente di tutti gli altri messi insieme.

«È arrivato il mio plotone d'esecuzione?» Chiese aspra, alzando lievemente il mento per cercare di nascondere il tumulto che stava nascendo dentro di lei, ben consapevole del motivo di quella visita. Erano giorni che aspettava il loro arrivo e in quel momento rimpiangeva fortemente il non essere scappata. Dannato Ezekiel e il suo buon senso.

Il sorriso del moro, se possibile, sembrò allargarsi mentre borbottava un divertito «È una tosta la ragazza.»

Il padre la guardò con rimprovero passandosi una mano sul volto. Sienna non lo aveva mai visto così in difficoltà; solitamente sempre molto composto, in quel momento non riusciva a nascondere la tristezza.

«Sienna, per favore.» Il tono che aveva usato era sofferente e la ragazza si sentì costretta a spostare lo sguardo dai suoi occhi scuri, non sarebbe riuscita a sostenerli ancora a lungo senza che il nodo nel petto diventasse insostenibile.

Quello che doveva essere il capo dei quattro, l'uomo con la cicatrice, si alzò dalla sedia andandole in contro seguito dal castano sempre più nervoso, che sembrava quindi essere la sua guardia del corpo.

«È un piacere rivederti dopo tutti questi anni Blaze; io sono il Consigliere Jackson Kenobi.» Poi indicò l'uomo vicino a lui e la montagna di muscoli. «Lui è Aleksej; dietro di noi vedi Achilles, ed infine Lucas.»

Controvoglia la ragazza strinse la mano che le tese, quasi temendo che quello chiamato Aleksej potesse mozzargliela. Sembrava un cane da guardia con i denti scoperti mentre ringhiava nella sua direzione, intimandola di non avvicinarsi ancora.

«Vieni a sederti con noi.» La invitò il padre, indicando la sedia vicina a quella precedentemente occupata dall'uomo.

«Preferirei restare in piedi.» La risposta secca le costò uno sguardo torvo dal capo famiglia che stava per controbattere prima di essere interrotto dal Consigliere che non smetteva di osservarla con compiacimento.

«Non importa Keegan; penso tu conosca il motivo per cui siamo qui, giusto?» S'informò lui con tono delicato. La ragazza annuì e si accorse di avere i muscoli tesi quasi quanto il castano che non sembrava intenzionato a smettere di fulminarla con lo sguardo.

Sienna prese un respiro profondo prima di rispondere, doveva cercare di mantenere la calma e non doveva assolutamente mostrare l'ira e il dolore che stava nascendo dentro di lei.

«Io sono Blaze Sienna Flare, Prescelta di Helios, Terra del Fuoco.» Asserì lapidaria, cercando di non incontrare lo sguardo dei suoi genitori.

Come Prescelta del Fuoco, quindi, avrebbe dovuto abbandonare tutto quanto per raggiungere la città fantasma in cui avrebbe appreso come controllare il suo elemento, avrebbe imparato a comandare l'esercito di Helios e avrebbe incontrato le altre Prescelte e la principessa Selene, per poi combattere al loro fianco per la rinascita di Alyeska. Una cosa da niente.

L'uomo sorrise rallegrato dalla risposta e appoggiò una mano sulla sua spalla.

«Esatto Blaze, è tempo per te di raggiungere Elpis in modo da poterti preparare nel modo migliore a ricoprire il tuo incarico.»

La mano le si strinse a pugno, stava combattendo con tutta se stessa contro quella sensazione che le diceva di mollare tutto e andarsene. Probabilmente però, quel Aleksej non le avrebbe permesso nemmeno di raggiungere la porta, bloccandola prima, e lo sguardo truce che le lanciò non fece che confermare quel sospetto. Sembrava odiarla molto.

«Partiremo dopo il pranzo.» Sentenziò serio lui senza smettere di fissarla. Le faceva venire voglia di picchiarlo, probabilmente un pugno sul naso gli avrebbe fatto assumere un comportamento più umile e meno aggressivo nei suoi confronti. Era certa però, che prendere a pugni la guardia del corpo del Consiglier capo-del-mondo Kenobi non la avrebbe aiutata nella sua causa; avrebbe solo rischiato di essere presa di forza e trascinata ad Elpis in manette.

Meglio fare buon viso a cattivo gioco o per lo meno era quello che le diceva spesso Juan quando aveva occasione di allenarsi con lui.

«Credo andrò a preparare le mie cose allora.» Disse seria, combattendo duramente contro se stessa per non aggiungere qualcos'altro, di meno pacato e ben più offensivo.

«Indossa qualcosa più consono per il viaggio Deinaira.» Osservò confusa la montagna scura per quell'appellativo che le aveva affibbiato «E cerca di evitare indumenti di colore rosso.» Continuò divertito lui, indicando con un cenno la sua gonna. Sembrava pure soddisfatto di quella sua battuta.

Sienna scrollò le spalle limitandosi ad osservarlo con sguardo poco convinto e si diresse verso la sua camera, chiudendosi la porta alle spalle con violenza.

Li aveva incontrati da solo qualche minuto e già avevano cominciato a darle ordini, non ne sarebbe uscita bene e già lo sapeva.

Sospirò. Stava provando così tante emozioni tutte insieme che quasi non riusciva a capacitarsene. Perché diavolo una parte di lei sembrava pure elettrizzata dall'idea di partire? Sentiva il cuore battere all'impazzata contro il petto e addirittura un lieve sfarfallio nella bocca dello stomaco.

Sbuffò frustrata dalle sue stesse emozioni e afferrò la borsa sotto il suo letto con cattiveria. Perché aveva ascoltato le parole ragionevoli di quel maledetto biondo? Certo, avrebbe potuto scappare ora dalla finestra, ma era quasi certa che quel Aleksej si fosse appostato appena fuori della sua porta, poteva sentire la sua presenza a pochi metri da lei.

Imprecò e cominciò a riempire la sua sacca.

Essere un abitante di Alyeska non le era mai pesato come in quel momento. Dopo la guerra, per evitare che Fritjof e i suoi seguaci trovassero la nuova Discendenza, le nuove Prescelte erano state divise e cresciute nei Paesi circostanti. Le nazioni che avevano ospitato tutti i superstiti della guerra li avevano accettati, riconoscendo loro il diritto di asilo politico e la maggior parte aveva anche ottenuto la doppia cittadinanza; nessuno li aveva mai trattati diversamente, perciò essere originari dalla Grande Terra, era sempre stato semplicemente un qualcosa che ti rendeva più interessante agli occhi degli altri, sempre curiosi e molto interessati da quel regno. Mai come allora però, considerava essere cittadina di Helios una condanna che le gravava sulle spalle.

La borsa fu organizzata in modo più ordinato dell'ultima volta, aveva cercato di comprendere più ricordi possibili, dalle foto che teneva sulla scrivania, agli oggetti cui era più affezionata; era talmente piena che fece fatica a chiudere la zip senza rischiare di rovinare qualcosa.

Sospirò nuovamente e si spogliò per cambiarsi, restando in intimo davanti allo specchio. Osservò il fianco quasi completamente occupato dal tatuaggio che da qualche mese aveva cominciato a comparire e lo fulminò con lo sguardo: quel disegno certificava il suo essere una delle Prescelte, in modo da essere sempre riconoscibile, nel bene e nel male.

Ricordava ancora quando il primo segno aveva cominciato a mostrarsi: aveva passato quasi un'ora sotto l'acqua della doccia per cercare di toglierselo dalla pelle, ma era stato inutile, con il passare dei giorni e delle settimane quel piccolo segno non aveva fatto che crescere marchiando la sua pelle.

Indossò un paio di jeans, una semplice maglietta e una felpa grigia, in tinta con il suo umore, e nascose il piccolo ciondolo rubino sotto la maglia.

Si osservò nuovamente allo specchio e sorrise, cercando di mostrarsi il più sincera possibile, non voleva che la sua famiglia notasse quanto fosse spaventata all'idea di andarsene, doveva fingersi tranquilla e sicura in modo che la sua partenza non provocasse più ansia di quella che già stava portando.

«Sembra ti abbiano appena ucciso il gatto Sienna, dovrai essere più convincete di così.» Si disse guardando male il suo riflesso.

«Dai su, cosa ci vuole? In fin dei conti stai solamente abbandonando tutto ciò che conosci per prepararti ad andare in guerra, con lo scopo di liberare la tua terra di origine, in cui non hai mai vissuto. Cosa vuoi che sia?» Continuò, portando un ciuffo dietro all'orecchio con nervosismo.

Arrivò alla porta, appoggiò la mano sulla maniglia e si concesse qualche altro respiro profondo.

«Buon viso a cattivo gioco Sienna, sei brava in questo.» Borbottò prima di decidersi a tornare verso la stanza principale.

Con estrema sorpresa, la presenza che aveva percepito fuori dalla camera non era di Aleksej, ma dello strano uomo incappucciato con cui si scontrò sbattendo contro il suo petto.

«Che cazzo.» Borbottò. Quello psicopatico le aveva fatto prendere un colpo.

«Scusa.» Sussurrò lui talmente piano che pensava di esserselo immaginato.

La ragazza alzò le spalle tornando ad assumere la sua maschera d'indifferenza.

«No tranquillo, un infarto avrebbe risolto tutta questa situazione.» Disse con estrema serietà dandogli le spalle.

Il salotto sembrava essersi riempito nella decina di minuti in cui era stata distante, la voce della sua partenza sembrava essersi sparsa. Sienna notò subito che Ezekiel le rivolse un'occhiata annoiata.

«Guarda un po' cosa t'inventi per avere un po' di attenzioni eh.» Le disse con finta sufficienza. La ragazza sorrise appena, ringraziandolo mentalmente per quel suo tentativo di smorzare la tensione.

«Il mio unico scopo è avere più attenzioni di te, Zeek.» Rispose, alzando gli occhi al cielo. Sienna aveva sempre avuto torto, i due fratelli non erano poi così diversi tra di loro: entrambi erano ben intenzionati a prendersi cura di lei.

Dietro il ragazzo biondo stava un'Alexa incredibilmente silenziosa che faticava a guardarla negli occhi, probabilmente triste all'idea di perdere la sua compagna di avventura. Genevieve sembrava trattenere le lacrime, stretta al petto di un estremamente serio Juan. La mora li rassicurò con un sorriso.

«Ragazzi, non siamo a un funerale. Ve ne prego.» Scherzò, lasciando uno sbuffetto sulla guancia della sua compagna di serate che si lasciò scappare un singhiozzo. Ogni sguardo triste che sentiva addosso era peggiore di una pugnalata.

Il tavolo era già stato apparecchiato e sua madre si stava scusando per non aver potuto preparare qualcosa di più consono a quell'occasione. Scosse la testa, non sarebbe mai cambiata.

Spinta da quel pensiero si ritrovò ad osservarla, quasi per potersi stampare la sua immagine nella testa per quando sarebbe stata lontana. Era una bella donna Nina, come ogni abitante di Helios i suoi capelli ricci e i suoi occhi grandi, erano scuri. Sarebbe stato difficile senza di lei.

Il Consigliere le fece segno di sedersi accanto a lui sotto lo sguardo contrariato della sua guardia che incrociò le braccia al petto borbottando.

Sienna scambiò uno sguardo con il suo amico biondo, alzando gli occhi al cielo con una smorfia e lui non poté fare a meno di scoppiare a ridere. L'uomo con la cicatrice spostò lo sguardo su di lui, incuriosito da quella risata divertita, ed Ezekiel si pietrificò passandosi una mano tra i capelli e abbassando lo sguardo come un bambino colto con le mani nel sacco. Fu il turno di Sienna a ridacchiare beccandosi, a sua volta, un'occhiataccia dall'amico.

«Allora Blaze, tuo padre mi ha detto che ti tieni molto occupata.» La ragazza alzò gli occhi dal piatto ancora vuoto e si trattenne dallo sbuffare.

«Prepararsi all'essere una Prescelta ti tiene occupata, si.» Sbottò lei con aria di accusa. Poté notare il padre contorcersi sulla sedia nell'intento di non intervenire mentre, un divertito Ezekiel, si scambiava un'occhiata compiaciuta con Juan.

L'uomo sembrò non badarci.

«Anzi, mi hanno detto che siete tutti molto impegnati, fa piacere vedere la nuova generazione di Alyeska condividere ancora le virtù del regno.» Continuò il Consigliere, rivolgendosi ai ragazzi che osservavano la scena da poco distante.

«Quelli più coinvolti da Alyeska rimangono Sienna, Genevieve, Juan e Marcus... noi stiamo percorrendo delle strade un po' diverse.» Commentò Ezekiel sotto lo sguardo attento dei suoi genitori.

Le famiglie dei suoi amici erano state incaricate dal Consiglio di proteggere la futura Prescelta durante l'Esodo, tre dei loro padri e due delle madri facevano parte della sua Guardia Scelta. Dopo tutti quegli anni però, il legame puramente lavorativo si era trasformato in un reale legame d'affetto e Sienna li considerava come degli zii.

«Non sono importanti solo gli appartenenti all'esercito, restate abitanti di Alyeska sebbene non abbiate avuto il piacere di conoscere la vostra Madre Patria.» Spiegò l'uomo con un sorriso gentile. La ragazza era lieta di non essere l'unica sotto torchio in quel momento e vedere le facce imbarazzate dei suoi amici, la faceva sentire meno sola.

«Se tutto va come previsto, avrete occasione di conoscerla, ragazzi.» Commentò il padre di Juan, tornando a guardare il Consigliere.

«Hai perfettamente ragione Michel.» Esclamò allegramente l'uomo con la cicatrice.

Dopo qualche altra domanda, a cui Sienna rispose molto forzatamente, il leader dei quattro capì che non era in vena di chiacchiere e lei poté abbassare lo sguardo verso il piatto e seguire il mutismo dell'Incappucciato che, stando sempre nell'angolo più distante, non aveva mostrato il viso nemmeno quando il pranzo era arrivato sul tavolo.

Alcuni dei presenti cominciarono allora a rinvangare i tempi passati: suo padre, il Consigliere Jackson, il padre di Juan e la madre di Genevieve, erano stati compagni d'armi nella battaglia contro Fritjof e sembravano anche essere abbastanza intimi.

Da bravo ex soldato, il padre era sempre stato un uomo molto sicuro e deciso, poco propenso alle aperte dimostrazioni di affetto e abbastanza rigido; con gli anni aveva però cominciati a sciogliersi, soprattutto grazie alla moglie.

Le sarebbe mancato moltissimo, aveva sempre adorato suo padre ed era sempre stato molto importante nella sua vita. Caratterialmente erano molto simili e aveva sempre potuto parlare di tutto con lui.

Non sapeva come avrebbe fatto senza la sua famiglia e i suoi amici.

Il pranzo terminò anche troppo in fretta; non si erano ancora alzati da tavola quando la porta d'entrata si spalancò facendo entrare Marcus, i cui occhi scuri lasciavano trapelare una feroce rabbia, seguito da una contrita Anika.

Aleksej si avvicinò di scatto al Consigliere per proteggerlo, la tensione del castano era così evidente che il padrone di casa si vide costretto a spiegare chi fosse quel nuovo arrivato.

Il Consigliere sembrò entusiasta all'idea di incontrare il Capitano Flare, l'uomo a capo dell'esercito di Boa Esperança, il fratello però non badò nemmeno alle parole dell'uomo e, indurendo ancora più lo sguardo, puntò il dito verso di lui.

«Se dovesse succederle qualcosa, qualsiasi cosa, dovrete vedervela con me!» Intimò con una cattiveria che non gli era mai appartenuta, Juan infatti appoggiò una mano sulla sua spalla per cercare di farlo calmare e di trattenerlo. Sienna era certa che Marcus non avrebbe avuto alcun problema a mettere in atto quella minaccia, in caso qualcuno le avesse anche solo torto un capello.

«È nostro interesse tenerla al sicuro Marcus, vedila da un punto di vista puramente egoistico se vuoi.» Il Consigliere sembrava incredibilmente tranquillo, come se quelle parole non l'avessero minimamente scalfito; anche Sienna, effettivamente, non si sarebbe sentita in pericolo con a disposizione il cane da caccia che aveva appresso lui.

«Le minacce non sono necessarie.» Sbottò infatti Aleksej, fulminando con lo sguardo il nuovo arrivato.

Notò il fratello irrigidirsi quando vide l'incappucciato dietro di loro alzarsi come per mostrare la sua presenza. Sienna percepì il battito del suo cuore aumentare e non riusciva a capirne il motivo, probabilmente si stava rendendo conto dell'imminente partenza sempre più vicina.

Quella consapevolezza non fece che aumentare il panico dentro di lei, doveva ricordarsi di respirare profondamente oppure avrebbe rischiato di perdere il controllo.

«Devo andare un attimo in bagno.» Sussurrò lei, alzandosi rapidamente dal tavolo. Si chiuse velocemente la porta alle spalle e si lasciò cadere a terra.

«Espira e inspira.» Cominciò a ripersi, enfatizzando la respirazione all'estremo. Il ciondolo al suo collo stava bruciando pericolosamente a contatto con la sua pelle.

Sapeva che perdere il controllo avrebbe portato delle gravi conseguenze: ancora non aveva imparato a controllare il fuoco e ogni volta che si arrabbiava o provava delle emozioni più forti della quotidianità, rischiava di appiccare incendi in tutto ciò che la circondava.

Si ricordava ancora quando all'età di circa quattordici anni, una casa della città era stata distrutta dalle fiamme di una stufa lasciata senza controllo; si era sentita quasi disgustata dall'essere la Prescelta di quell'arma così rovinosa.

«Sienna, lasciami entrare.» Disse la voce di suo fratello al di là della porta. Sienna sospirò, facendo come gli era stato chiesto, ben consapevole che da sola non avrebbe ottenuto alcun risultato.

«Ho... un... problema.» Cercò di dire, rendendosi conto di essere a corto di fiato quando dovette portasi le mani alla gola per cercare di finire la frase. Stava avendo un attacco di panico e non si era mai sentita debole come in quel momento.

L'uomo l'afferrò per le braccia stringendosela al petto.

«Ehi, va tutto bene Pulce. So che dare fuoco alla casa con il tuo gruppo di recupero dentro potrebbe essere un'idea interessante, ma incontrai parecchi problemi con il Consiglio per questo.» Ironizzò lui mentre le accarezzava la schiena con movimenti lenti. L'odore familiare del fratello, accompagnato dalle sue carezze e parole, stava avendo l'effetto desiderato.

«Mi hai scoperto.» Sussurrò lei, ancora con il fiato corto. Marcus ridacchiò, tornando a guardarla negli occhi.

«Ti conosco troppo benne ormai.»

Sienna continuò a respirare profondamente, senza staccare i suoi occhi da quelli del fratello, così simili ai suoi. Lei e Marcus erano sempre andati d'accordo e, nonostante gli anni che li separavano, il fratello era sempre stato un grande amico e confidente.

«Non so se riuscirò a farcela senza di voi.» Sussurrò, cercando di trattenere le lacrime che lottavano per uscire. Era quello il problema, poteva avere ormai quasi ventun anni, ma l'idea di andarsene la faceva sentire come una bambina indifesa.

L'uomo sorrise, accarezzandole la guancia con delicatezza.

«Scherzi? Credo che tu sia una delle poche persone che possa realmente farcela ad Elpis. Sei una donna forte Enna e se mai dovessi aver bisogno di un sostegno, Raphael e Jennie saranno con te.»

La ragazza annuì. Sapere che suo fratello credeva in lei la faceva sentire meglio. Inoltre, la presenza di Raphael e Jennie non era un punto da poco.

«Prenditi cura di Kosmas anche per me, mi dispiace non poterci essere alla sua nascita.» Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter stringere tra le braccia il nipotino una volta venuto al mondo, l'idea di non poterci riuscire non faceva che farle odiare ancora di più quei suoi obblighi.

«Lo incontrerai non appena sarà tutto finito, non farò altro che parlargli di te.»

Sienna sorrise tristemente; inutile negarlo, il fratello sarebbe stata la persona che più le sarebbe mancata.

«Mi mancherai tantissimo Marcus.»

Lui la colpì con un piccolo buffetto sulla guancia.

«Mi mancherai tantissimo anche tu Pulce; probabilmente impazzirò senza potermi accertare della tua salute.»

Era certa fosse la realtà, Marcus era sempre stato un fratello iperprotettivo, non avrebbe resistito al non poter controllare con chi passasse il suo tempo e al non poter fulminare con lo sguardo qualsiasi uomo le si avvicinasse.

«Starò bene.» Lo tranquillizzò.

Lui annuì ben convinto.

«Ne sono sicuro.»

La ragazze prese un altro respiro profondo. Sarebbe rimasta in quella bolla per sempre se solo avesse potuto.

«Ok, ora sto meglio.» Considerò, un altro minuto tra le braccia del fratello e non sarebbe più riuscita a partire, prendendo nuovamente in considerazione l'idea di scappare dalla finestra del bagno.

«Bene, torniamo di là ora; non vorrei pensassero ti abbia rapito.» Scherzò per cercare di attenuare le emozioni di entrambi.

Quando li videro tornare in sala, i presenti portarono l'attenzione su di lei mentre Aleksej, già posizionato davanti alla porta, picchiettava con le dita sulla maniglia.

Era arrivata l'ora di andare.

Sienna respirò profondamente, prima di sorridere ed aprire le braccia.

«Sto per partire per un tempo indeterminato, nessuno vuole salutarmi come si deve?» Domandò, cercando di sembrare divertita; dentro di lei si sentiva morire, ma nessuno avrebbe dovuto saperlo.

Alexa corse ad abbracciarla con le lacrime agli occhi e nascose il volto nella sua spalla.

«Sarà triste senza la mia compagna di serate.» Mormorò l'amica in un lamento. Sienna rise.

«Recupereremo al nostro prossimo incontro.»

Alle braccia della ragazza, si sostituirono quelle di Juan che la strinsero con decisione.

«Fai la brava eh.» Si raccomandò con un sorriso mesto, la ragazza annuì e indicò poi la ragazza che aveva appena salutato con un movimento della testa.

«Prenditi cura di lei.»

Seguirono Genevieve e tutti i suoi zii acquisiti. Quando fu il turno di Ezekiel, il nodo allo stomaco s'intensificò, non lo aveva mai visto sofferente come in quel momento.

«Cerca di non farmi sfigurare con mio fratello Sienna.» Le sussurrò all'orecchio, stringendola tra le braccia con forza. Sienna ridacchiò.

«Tu occupati degli altri e fatti rispettare dai tuoi pazienti, non possono vomitarti continuamente addosso.» Anche il biondo rise.

«Sarebbe stato divertente scappare con te.» Le disse in un sussurro, la ragazza scosse la testa, lasciandogli un lieve bacio sulla guancia.

«Nah, avremmo finito per sbranarci a vicenda.»

Anika le si avvicinò, cercando di abbracciarla per quanto le permettesse il pancione.

«Abbi cura di te, Sienna; Kosmas ha bisogno della sua madrina.» Le disse, asciugandosi una lacrima. Sienna sorrise.

«Farò del mio meglio. Cerca di tenere d'occhio Marcus tu: impediscigli di diventare cupo e triste in mia assenza.» L'uomo, sentendosi nominare, alzò gli occhi verso il cielo.

La ragazza si abbassò per essere alla stessa altezza del ventre della donna e lo accarezzò.

«E tu Kosmas ascolta la tua mamma, mhm? Non farla troppo impazzire e fai il bravo; la zia Sienna tornerà prima che tu possa rendertene conto.»

Stava diventando sempre più difficile trattenerne le lacrime, il nodo nel petto le impediva di respirare con facilità e sentiva le gambe deboli. I singhiozzi delle sue amiche e gli sguardi tristi che cercavano di scappare dal suo, erano tremendamente dolorosi.

Nina l'abbracciò con le lacrime agli occhi, accarezzandole i capelli con fare materno.

«Non piangere mamma.» Sussurrò Sienna piano, sperando che la donna non percepisse il tremore nella sua voce.

A quelle parole la madre la strinse con più forza.

«Mamma, così non respirò.» Scherzò senza però cercare di liberarsi dal suo abbraccio.

Seguì il padre che la osservò con espressione carica d'orgoglio, portandole un ciuffo ribelle dietro l'orecchio.

«Sono fiero di te, Enna e lo sarò sempre. So che sarai una Prescelta incredibile. Ti voglio bene.» Disse lui con voce rotta, prima di stringerla tra le braccia.

Sienna si sentiva quasi svuotata, non era nemmeno più la tristezza a riempirla, ma un senso di vuoto e abbandono che cercò di nascondere con l'ennesimo sorriso, più spento dei precedenti.

«Vi voglio bene anch'io, ci rincontreremo.» Sperava vivamente che quelle parole fossero vere. Non sapeva per quanto sarebbe stata via, non sapeva se la guerra avrebbe avuto esito positivo, non sapeva se sarebbe riuscita a sopravvivere o se l'avrebbero fatto i suoi amici nell'esercito. Non sapeva nemmeno cosa l'aspettava ad Elpis, se sarebbe stata all'altezza, se si sarebbe trovata bene. Era un completo salto nel vuoto, ed era da sola.

I quattro le avevano dato un po' di privacy per i saluti e la stavano aspettando fuori; quando Sienna li raggiunse, chiudendosi la porta di casa alle spalle, sentì come se una parte di lei se ne fosse appena andata. Non sarebbe mai più stata la Sienna spensierata di Semir, non importava con quanto impegno ci avrebbe provato.

Dovette concedersi qualche respiro ad occhi chiusi per reprimere le lacrime e tornare ad assumere un'aria impassibile, prima di raggiungere gli altri.

Parcheggiato di fronte al vialetto di casa stava un macchinone nero con i vetri oscurati, era certa avesse anche il vetro antiproiettile e la carrozzeria blindata, ma non voleva arrischiarsi nel provarlo.

Achilles aveva già caricato la sacca nel bagagliaio della macchina e sorrise bonario.

«Pronta per una nuova avventura, Deianira?» Lei scrollò le spalle.

«Non che abbia altra scelta.»

Il grugnito proveniente dalla guardia del Consigliere, già seduto al posto di guida, la infastidì e, prima di avvicinarsi all'auto, posò lo sguardo su Mister Simpatia che la stava guardando in attesa del finestrino aperto.

«Ascolta, io non ti piaccio e la cosa è reciproca, ma posso assicurarti di non aver intenzione di uccidere nessuno; ti sarei grata, quindi, se smettessi di guardarmi come se potessi saltare al collo del tuo protetto per tagliarli la giugulare da un momento all'altro.» Sbottò contrariata, osservandolo.

«Cerca di essere meno insolente ragazza, ti stai rivolgendo alla guardia del corpo del Primo Consigliere.» Il tono altezzoso che usò le fece tornare la voglia di prenderlo a pugni.

«E tu alla Prescelta di Helios, nonché una delle quattro combattenti della Principessa in persona; se ne avessi voglia potrei farti perseguire per insubordinazione, solo per esserti rivolto a me. Chi ha il grado più alto ora?» Disse, compiaciuta delle sue parole, essere una Prescelta poteva anche avere qualche punto a suo favore.

«La ragazza ha ragione; dovresti mostrare più rispetto Aleksej.» Commentò l'uomo incappucciato, sorprendendola. La sua voce era più giovane e suadente di quanto si fosse immaginata e le provocò un brivido lungo la colonna.

Che diavolo le prendeva?

«Ti ringrazio impavido cavaliere senza volto, ma so benissimo cavarmela da sola.» Sbottò infastidita con una nota canzonatoria, osservando il sedile sul quale avrebbe dovuto prendere posto. «E col cavolo che siedo in mezzo.»

Aleksej borbottò qualcosa d'incomprensibile, prima che le risate dirompenti di Achilles primeggiassero su tutto il resto.

«Mi piaci sempre di più Deianira, ma mi spiace contraddirti: quello è proprio il tuo posto, devi essere protetta da entrambi i lati in caso d'incidente.»

Sienna sospirò, non aveva le forze necessarie per imporsi ancora.

«Sarà un viaggio lunghissimo.» Si disse, entrando nella vettura.

La situazione era abbastanza critica, nonostante le dimensioni notevoli dell'auto, occupare il posto centrale al fianco di Achilles non era il massimo della comodità: la sua corporatura massiccia, che prendeva in parte lo spazio destinato a lei, la costringeva a restare fin troppo attaccata all'Incappucciato alla sua destra. L'uomo era visibilmente impegnato a restare il più fermo possibile, ma ad ogni curva sulla sinistra il fianco andava ad adagiarsi a quello di lui; Sienna non sapeva dire con certezza chi si trovasse più a disagio tra loro.

Dopo nemmeno cinque minuti di viaggio, in cui regnò un silenzio piuttosto imbarazzante, il Consigliere Kenoby, seduto nei posti davanti, si voltò ad osservarla con un sorriso. La ragazza imprecò mentalmente, non era di certo dell'umore per fare conversazione.

«Allora Blaze, tuo padre ha più volte sottolineato la tua abilità nel combattimento; sono curioso di vederti all'opera.» Commentò allegro. La ragazza mostrò un sorriso tirato, avrebbe potuto vederle presto, se il suo amico al volante non avesse smesso di borbottare e sbuffare.

«Ho avuto dei bravi insegnati.» Rispose lei, fulminando con lo sguardo lo specchietto retrovisore in modo che Aleksej la notasse.

«Quale forma di lotta preferisci?» Domandò Achilles che sembrava molto interessato all'argomento.

Sienna sospirò, aveva ormai capito che la speranza di restarsene tranquilla, in silenzio e per i fatti suoi, era un'utopia.

«Se devo scegliere andrei di pugnali, ma me la cavo abbastanza anche con le arti marziali miste.» Spiegò allora, appoggiandosi allo schienale per la prima volta da quando erano partiti. La montagna di muscoli al suo fianco ridacchiò, assumendo un sorrisino furbo che Sienna non riusciva a spiegarsi.

«Guarda un po' Lucas, proprio quello in cui tu sei più carente eh?» Lo canzonò con una nota maliziosa. Non stava per caso cercando di sistemarla con lo psicopatico con manie di persecuzione, vero? Avrebbe addirittura preferito Mister Simpatia a lui, il fatto che non avesse mostrato il volto le incuteva una certa ansia.

L'uomo, dal canto suo, contrasse la mascella coperta da un velo di barba nera.

«Achilles, il viaggio è ancora lungo.» Lo rimproverò il Consigliere con uno sguardo serio. Sienna era certa che le stessero nascondendo qualcosa, qualcosa che sembrava divertire parecchio l'uomo dalla pelle ambrata.

«Non sono carente proprio in nulla, Achilles.» Sbottò l'incappucciato visibilmente infastidito, senza staccare gli occhi dalle figure che si muovevano veloci appena fuori dal finestrino.

«Effettivamente anche la modestia non ti manca.» Considerò la ragazza, colpita dalle sue parole arroganti. Doveva aggiungere l'aggettivo sociopatico alla lista di quelli che lo descrivevano.

La cosa che più la turbava però, era il suo essere effettivamente intrigata da tutto quel mistero, probabilmente complici la sua voce leggermente roca e il suo ottimo odore che ormai aveva riempito tutto l'abitacolo.

Sienna aveva sempre avuto un debole per le persone con un buon odore.

La sindrome dell'abbandono la stava già facendo cadere nelle braccia del primo disponibile, doveva smetterla di essere così influenzabile: tutta quella situazione non aveva senso.

Le risate divertite di Achilles la riportarono alla realtà.

«Si offende qualcuno se mi metto le cuffie con la musica al massimo del volume?» Domandò lei, afferrando il suo riproduttore musicale dalla tasca e, senza aspettare risposta, continuò. «No? Ottimo, è stato un piacere.»

L'ultima cosa che voleva fare era fingere di stare bene e articolare discorsi su quanto fosse fantastico essere una Prescelta, perciò una volta isolata dal mondo esterno, chiuse gli occhi e abbandonò il capo all'indietro. Non avrebbe rivolto la parola a nessuno almeno fino alla prima sosta.


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Viaggiarono per tutto il resto del giorno e Sienna non ne poteva davvero più. Si erano fermati un paio di volte per sgranchirsi le gambe e permettere ad Aleksej di riposarsi qualche minuto, ma lei aveva comunque cercato di ridurre al minimo le comunicazioni.

Quando, dopo due ore, le orecchie avevano cominciato a chiederle pietà, aveva spento la musica tenendo però le cuffiette in modo da fingere di essere ancora impegnata; per evitare di pensare al nodo sullo stomaco, che non faceva che diventare sempre più pesante, aveva cominciato a ripetere a mente tutte le nozioni di diritto ed economia che conosceva, immaginare tutti i corretti movimenti di tutte le tecniche di lotta e, quando anch'esse erano finite, aveva cominciato a ripetersi i nomi di tutti i muscoli del corpo, aggiungendoci origine, inserzione e funzione.

Era arrivata all'origine del capo breve del bicipite brachiale, quando l'auto uscì dalla strada principale per percorrerne una più stretta circondata dai boschi e qualcuno le picchiettò sulla spalla per attirare la sua attenzione.

«Blaze, tra una decina di minuti dovremmo raggiungere l'abitazione in cui passeremmo la notte; è di una vecchia amica e sostenitrice della causa, lì saremmo al sicuro. Lucas ti accompagnerà nella vostra stanza, così potrai darti una rinfrescata prima della cena.» Le spiegò il Consigliere, voltandosi per guardarla.

Sienna titubò. Avrebbe dovuto dividere la stanza con l'Incappucciato? Perché sentiva il cuore accelerare a quell'idea?

«Non posso avere una stanza solo per me?» Domandò lei. Il problema non era neppure il doverla dividere con lui, in fin dei conti era un tipo silenzioso e non si sarebbe nemmeno accorta della sua presenza, ma in quel modo, anche durante la permanenza nella camera, avrebbe dovuto fingere di stare bene e che quello stravolgimento che la sua vita aveva intrapreso non le pesasse, che non fosse realmente terrorizzata o preoccupata come mai era stata in vita. Il suo unico desiderio era di avere un po' di tempo per sé, per poter processare quello che stava attraversando, senza dover fingere di essere di buon umore.

«Mi dispiace, ma dobbiamo assicurarci che tu sia sempre perfettamente protetta e al sicuro.»

Sbuffò a quella considerazione, era in grado di difendersi benissimo da sola.

Arrivarono presto davanti ad una abitazione color beige tra la boscaglia, con un adorabile giardino molto curato.

Dopo aver parcheggiato la macchina, una donna dai capelli biondi uscì dalla porta principale e li accolse con un sorriso gioioso.

«Jackson, è da una vita che non ci vediamo! Vi stavamo aspettando, è una gioia avervi qui. Non vi trattengo oltre e parleremo dopo: immagino siate affamati! Potrete lasciare le vostre cose nelle stanze e raggiungerci per la cena.»

Il Consigliere Jackson sembrava conoscere già la casa e li scortò fino a quella che sarebbe stata la loro camera. Lucas le si era affiancato, probabilmente pronto a scattare in qualsiasi momento, e come aveva notato quando era finita contro di lui, era più alto di lei di almeno una ventina di centimetri e aveva una certa prestanza fisica, considerate le spalle larghe che l'anticipavano appena.

Dopo aver controllato che la stanza fosse sicura, il resto del gruppo li lasciò soli.

Il non essere più costretta in uno spazio minuto, schiacciata dalla corporatura incombente di Achilles, l'aveva fatta sentire un po' meglio, ma il nodo era sempre lì, in mezzo al petto.

«Credo capiranno se volessi prenderti qualche minuto.» Disse tranquillo l'Incappucciato, lasciando andare la borsa su uno dei due letti. Probabilmente si aspettava qualche crollo psicotico di disperazione o qualcosa del genere, non la conosceva abbastanza da sapere che non avrebbe mai permesso a uno sconosciuto di vederla in quello stato.

«Sto bene, mi serve solo un secondo.» La sua voce monotona non mostrava alcuna traccia delle emozioni che stava provando.

Si diresse verso il bagno, si chiuse la porta alle spalle, accese la luce e si guardò allo specchio. La treccia era ormai completamente rovinata e decise di scioglierla, pettinando rapidamente i capelli con le mani. Si sciacquò il viso e sospirò prima di osservarsi nuovamente nello specchio: anche il suo riflesso era imperturbabile, sembrava che quella giornata le fosse semplicemente scivolata addosso senza toccarla realmente. Secondo suo padre, un leader non avrebbe mai dovuto mostrare i suoi sentimenti apertamente, quello l'avrebbe resa debole e facilmente influenzabile.

Sospirò nuovamente, prima di trovare il coraggio per uscire.

Nell'altra stanza Lucas le dava le spalle e aveva, per la prima volta da quando erano partiti, il cappuccio abbassato, mostrando così una folta capigliatura quasi nera. Era in una posa tesa e sembrava molto nervoso, come se qualcosa lo preoccupasse profondamente.

«Tutto bene?» Domandò confusa. Aveva forse timore di mostrarle il viso? Era forse deturpato da vecchie ferite o deformato per qualche malattia?

«Blaze, c'è una cosa che dovrei dirti.» Cominciò con voce grave. Se voleva metterle ansia, ci stava riuscendo benissimo.

«Sei per caso una spia di Fritjof incaricata di uccidermi?» Magari aveva ucciso il vero Lucas e ne aveva preso il posto, vedendosi costretto a portare il cappuccio per non farsi riconoscere.

Lui scosse la testa e scrollò le spalle. Non poteva voltarsi e basta?

«In quel caso saresti già morta.» Proclamò solenne. Non riusciva a capire se la sua fosse superbia o semplicemente una grande sicurezza nelle proprie capacità.

«Beh, non ho tempo per questi giochetti, che dici quindi se arriviamo direttamente al punto?» Borbottò la ragazza. Non sapeva quale fosse questa confessione che sembrava pesare così tanto, ma non aveva senso tirarla tanto per le lunghe. Come si diceva? Via il dente, via il dolore.

Lucas sospirò e titubò ancora qualche secondo, prima di voltarsi.

Il suo volto non era assolutamente rovinato e, anzi si poteva definire di una bellezza da far male: i lineamenti del viso erano decisi, la mascella ben definita, ma non rude, era ricoperta dal lieve strato di barba quasi nero, le labbra erano tese in un'espressione seria e il naso dritto. Fu quando incrociò il suo sguardo che comprese il motivo della sua titubanza.

I suoi occhi dal colore del ghiaccio le provocarono una stretta allo stomaco che le mozzò il respiro, il cuore sembrava volerle uscire dal petto e la testa si era completamente svuotata; le gambe, che si erano fatte deboli, la costrinsero ad appoggiarsi con una mano al mobile al suo fianco per non cadere a terra.

Per quanto avesse voluto allontanare gli occhi dai suoi, sembravano attratti da una calamita che la costringeva a fissarli mentre la guardavano come fossero in grado di leggerle l'anima; era certa che potessero arrivare a trovare la vera Sienna, quella spaventata e impaurita.

Era decisamente un problema.

Il ragazzo titubò e fece un passo verso di lei, ma si bloccò con il piede a mezz'aria. La osservava in attesa e poteva scorgerci anche una luce di speranza e aspettativa.

«Tu... tu sei...» Balbettò la ragazza, incapace di formulare una frase di senso compiuto.

«Ho preferito aspettare, non volevo lo scoprissi in mezzo a tutti gli altri.» Le spiegò lui con voce lenta, passandosi una mano tra i capelli spettinati visibilmente nervoso.

Perché il quel momento la sua voce le parve addirittura più avvolgente? Perché percepiva già il desiderio di toccarlo?

Era sconvolta, non sapeva cos'altro aggiungere. Il suo cervello sembrava aver perso ogni legame con il suo corpo, i ragionamenti che si alternavano a ritmo serrato nella sua testa, erano sconnessi e senza un reale senso logico.

Senza nemmeno rendersene conto, aveva portato una mano all'altezza del cuore quasi ad accertarsi che non scappasse da nessuna parte.

Merda.

Sienna si accorse di trattenere il fiato e respirò profondamente, cercando di raddrizzarsi. Doveva darsi un po' di contegno: per quanto quella notizia l'avesse sopraffatta, non avrebbe dovuto darlo troppo a vedere.

«Tu sei il mio Protettore.» Considerò allora. Sapeva già essere la verità, le emozioni che stava provando parlavano chiaro, ma aveva bisogno di qualche conferma da parte sua. Probabilmente per sentirsi meno pazza.

«Si, sono io.» Disse lui, senza smettere di fissarla con un'intensità incredibile.

In quel momento trovava senso il comportamento di suo fratello alla vista del ragazzo incappucciato e quello di Achilles durante il viaggio.

Si sentiva così umiliata, i tre si erano divertiti lanciandosi frecciatine tra loro e prendendosi gioco di lei.

Sienna indurì lo sguardo, scrollando le spalle per cercare di tornare ad avere una postura decente.

«Mi fa piacere sapere che vi siate divertiti alle mie spalle.» Sbottò lei, cominciando a incamminarsi verso la porta. Non aveva alcuna voglia di raggiungere gli altri, complici di quell'umiliazione, ma l'idea di stare in quella stanza da sola con lui le piaceva ancora meno.

Lucas le afferrò il polso per costringerla a voltarsi e una scossa le percorse la schiena per tutta la sua lunghezza.

«Non mi toccare!» Gli ringhiò, liberandosi dalla sua presa. Il ragazzo sospirò, passandosi una mano sul volto.

Oh, era pure in difficoltà? Aveva avuto sei ore di tempo per ragionare sulla situazione e aveva pure la faccia tosta di mostrarsi in difficoltà? Lei non aveva nemmeno avuto quel lusso.

«Ascolta Blaze, mi dispiace non avertelo detto prima, ma non volevo avessi spettatori.»

«Oh certo, così se avessi deciso di saltarti addosso, avremmo avuto un po' di privacy?» Lo accusò. Lucas sembrò sorpreso da quello scatto d'ira, o forse dalle sue parole, e rimase in silenzio per qualche secondo.

«Ho solo cercato di fare qualcosa per evitarti l'imbarazzo di scoprirlo davanti ad un pubblico.»

Probabilmente aveva ragione, ma Sienna non lo avrebbe mai ammesso. L'imbarazzo lo provava comunque, le battutine di Achilles le facevano venire voglia di prenderlo a pugni. O di prendersi a pungi. Si sentiva così mortificata.

«Oh, la tua gentilezza mi fa commuovere.» Sbottò con sarcasmo, tornando a dargli le spalle per uscire da quella stanza il prima possibile.

Quando gli altri li videro arrivare, Sienna poté notare la loro gioia nel vedere Lucas scoperto dal suo cappuccio. Achilles aveva un sorriso soddisfatto e sembrò non notare l'aria tesa tra i due; il Consigliere invece, aveva senza dubbio notato i loro sguardi gravi e si rabbuiò, ponendo una muta domanda al suo Protettore che rispose alzando le spalle.

Tutti lo sapevano, probabilmente anche sua famiglia e i suoi amici, e nessuno aveva detto niente. Avrebbero potuto avvisarla, avvertirla in qualsiasi modo.

Certo, la più stupida restava lei: avrebbe dovuto arrivarci che il suo Protettore sarebbe stato presente, tutti qui discorsi sul suo essere al sicuro e protetta.

Inoltre, aveva pure fatto la figura della debole mostrando apertamente il suo essere sconvolta a lui.

Quando era più piccola aveva immaginato moltissime volte quell'incontro, inutile dire che essendo ancora un'adolescente illusa e innamorata dall'amore, si era creata quest'idea super romantica da film.

Stupida e cretina, ecco cos'era.

Quella situazione diventava ogni minuto sempre più assurda, irreale e meno accettabile.

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