Capitolo 1 - I Don't Want To Be
Sienna camminava rapidamente lungo il corridoio dell'ospedale. Dopo la chiamata ricevuta dal fratello, aveva abbandonato completamente il corso in palestra che stava seguendo e si era catapultata verso l'ospedale di Semir.
Giunse davanti alla camera che le era stata indicata ed entrò.
La donna bionda al suo interno era rilassata sul lettino, ma indossava ancora i suoi abiti: niente camice o flebo attaccate al braccio.
Si rabbuiò confusa.
«Ancora niente?» Domandò, avvicinandosi alla bionda. La donna appoggiò delicatamente le mani sul grembo ancora gonfio e sospirò.
«È stato un falso allarme.» Le spiegò divertita.
In quel momento il fratello uscì da quello che doveva essere il bagno della camera, aveva i capelli scuri tutti spettinati e la camicia sgualcita, probabilmente recuperata nella fretta di raggiungere l'ospedale in tempo.
«Il piccolo sta facendo il testardo, non vuole abbandonare la sua mamma.» Scherzò il fratello avvicinandosi al pancione della donna stesa. «Sei un vero e proprio Ross.» Lo accusò bonariamente, accarezzando delicatamente la sua sposa.
«Marcus, ora che è arrivata Sienna puoi pure tornare a lavoro; ci penserà lei ad accompagnarmi a casa. Giusto?» S'informò Anika sorridendole. Sienna annuì avvicinandosi a loro e ricambiando il sorriso, non le dispiaceva passare del tempo con la cognata.
«Sì, assolutamente. Lo faccio con piacere.»
Marcus sospirò stancamente, prendendo la sua giacca dalla poltrona beige.
«Speriamo che la prossima sia la volta buona, perché non credo di poter resistere ancora ad un'ansia del genere senza un nulla di fatto.» Borbottò lui, depositando un lieve bacio sulle labbra della moglie. L'altra rise, puntando lo sguardo sulla ragazza più giovane.
«E per fortuna che il bambino lo sto portando io.»
Marcus alzò gli occhi al cielo alle parole della moglie, senza però smettere di sorridere divertito. Aveva il volto stanco, probabilmente a causa dell'estenuante lavoro a Boa Esperança, ma in quegli ultimi mesi era sempre allegro e sorridente. Da quando aveva conosciuto Anika era diventato un uomo diverso, più solare e meno cupo della sua vecchia versione, ma il più grande cambiamento era avvenuto proprio dalla scoperta della gravidanza. Sienna non era ancora abituato a vederlo così: nei mesi prima dell'annuncio la ragazza aveva più volte osservato il fratello senza capire cosa gli fosse successo, lo aveva addirittura beccato a canticchiare durante gli allenamenti; solo quando Marcus li aveva resi partecipi di quella lieta notizia, i pezzi del puzzle avevano trovato posto, facendole capire il motivo di quella costante allegria.
Purtroppo Sienna era conscia che gli unici argomenti in grado di farlo rabbuiare avevano lei come soggetto: Marcus era incredibilmente preoccupato da cosa le avrebbe riservato il futuro e, ogni giorno che passava, con l'avvicinarsi sempre più incombente del suo ventunesimo compleanno, quella preoccupazione non faceva che aumentare.
L'uomo, dopo aver salutato la moglie, si diresse verso la sorella lasciandole un bacio sulla fronte.
«Ci vediamo oggi pomeriggio ad allenamento, Pulce; sii puntuale.» Si raccomandò lui.
Sienna sbuffò.
«Lo sono sempre, al contrario di te.» Disse lei, alzando il tono della voce in modo che l'uomo, già allontanatosi lungo il corridoio, potesse sentirla. Lo vide chiaramente mentre, senza nemmeno voltarsi, le faceva il dito medio. Rise, il fratello poteva avere ventotto anni sulla carta, ma non perdeva la capacità di mostrarsi più infantile di lei.
«Allora, come sta la mia futura mamma?» Chiese la ragazza dolcemente, sedendosi sul bordo del letto. Anika sorrise accarezzandosi il ventre.
«Questa piccola peste mi sta facendo dannare: rimane sveglio quasi tutta notte, scalciando come un pazzo. Sono certa sarà un abile soldato, è già scritto.» Anika era divertita. Probabilmente non aveva tutti i torti, la sua famiglia lo aveva nel sangue.
Sienna rise divertita.
«Potrà imparare dai migliori, cercherò io stessa chi si potrà occupare della sua educazione; se la mamma me lo permetterà.»
Anika si fece seria in volto, guardandola fissa con i suoi occhi verdi, e appoggiò la sua mano su quella della ragazza vicino a lei.
«A proposito di questo Sienna... so che presto dovrai partire e che non potrai essere presente nella vita di questo bambino fino a quando.... beh, fino a quando le cose non saranno tornate a posto, ma io e Marcus ne abbiamo parlato e vorremmo che fossi tu la madrina di Kosmas.» Mentre parlava la donna strinse con dolcezza la presa sulla sua mano. Sienna spalancò gli occhi sorpresa ed emozionata e di slancio abbracciò la donna vicino a lei. Non avrebbe mai immaginato che i due potessero scegliere lei per un ruolo così importante nella vita di loro figlio.
«Oh mio dio... io... siete sicuri?» Domandò la più giovane mentre gli occhi le si facevano lucidi. L'affetto che suo fratello provava per lei non era un segreto per nessuno, ma sapere che avevano pensato a lei come madrina del nascituro, le faceva venire la pelle d'oca.
Anika rise.
«Assolutamente, non vorremmo fosse nessun altro a prendersi cura di nostro figlio se dovesse succederci qualcosa.»
Sienna l'abbracciò nuovamente.
«Ne sarei onorata.» Si avvicinò poi al pancione e, accarezzandolo dolcemente, si rivolse al bimbo. «Hai sentito piccolo Kosmas? Sarà la zia Sienna ad assicurarsi che tu riesca a battere quel pazzo di tuo padre in qualsiasi stile di lotta.»
In quel momento la porta si aprì e furono interrotte dalla figura della dottoressa Nina Ross, madre di Sienna, con il camice bianco sopra all'abito nero e una cartellina tra le mani. Sorrise quando le vide.
«Allora, questo birbante si sta facendo attendere ancora. Anika ti ho portato le carte per le dimissioni; siamo comunque agli sgoccioli, quindi cerca di riposarti un po' in questi ultimi giorni e non avere paura di tornare in qualsiasi momento: meglio un falso allarme.» La dottoressa le porse dei fogli da firmare prima di congedarsi, ricordando la cena che avrebbero avuto quella sera.
«Sei pronta per andare?» Domandò la ragazza, afferrando la borsa sul fondo del letto. Anika annuì mettendosi in piedi con qualche difficoltà.
«Mi sento una balena, non vedo l'ora di poter tornare a vedermi i piedi.» Borbottò la donna, portandosi una mano sulla schiena mentre s'incamminarono verso l'uscita dell'ospedale. Sienna rise prendendola sotto braccio.
«Se tutte le balene fossero così...» Commentò divertita la giovane. Anche Anika, contagiata dalla vita attiva di Marcus e Sienna, aveva cominciato ad allenarsi con loro e si era tenuta in forma fino a quando la gravidanza glielo aveva permesso. Sienna la chiamava spesso mamma-fit per sottolineare la sua forma fisica.
«Non oso immaginare come sarà tornare ad allenarsi dopo, mi sento male solo al pensiero.» Piagnucolò la donna, passandosi una mano tra i capelli biondi. L'altra la spinse con una lieve spallata, ridacchiando.
«Ma se fino a due settimane fa camminavi per quasi un'ora al giorno, non dire cavolate.»
Anika alzò gli occhi al cielo, sorridendo a sua volta.
«Per tirarmi su di morale, andiamo a fare shopping? Ormai Juan starà seguendo i tuoi corsi e potremmo sfruttare queste ore del pomeriggio per fare qualcosa di utile e proficuo.» Propose Anika.
La ragazza sorrise, annuendo con convinzione.
«Devo comprare assolutamente qualcosa per il mio figlioccio.»
- - -
Le due donne erano comodamente sedute nella piccola caffetteria che si affacciava sulla piazza di Semir.
Sienna aveva acquistato più cose per il nascituro che per se stessa: era la zia e come tale aveva il compito di viziarlo e coccolarlo come nessun altro. La bionda aveva più volte cercato di fermarla minacciandola di ritirare la sua nomina a madrina, ma l'altra non si era fatta intimorire.
«Il cameriere ti sta fissando.» Sussurrò Anika, avvicinandosi a lei. La ragazza spostò lo sguardo verso il balcone dove, effettivamente, un ragazzo dai capelli scuri, gli occhi azzurri e con la divisa del locale, la stava guardando. Questo, quando notò il suo sguardo, le sorrise allegro.
Sienna non poté fare a meno di sorridere divertita da quella situazione.
«Credo di averlo già visto da qualche parte, penso sia un vecchio compagno di classe di Ezekiel.» Spiegò pensierosa Sienna.
Anika annuì, si appoggiò allo schienale della sua sedia e la osservò in silenzio con un sorrisino compiaciuto.
«È un bel ragazzo.» Constatò. Sienna rise, la donna aveva sempre cercato di trovarle un uomo; ogni occasione era buona per farle notare qualche ragazzo carino, qualcuno che sembrava interessato o interessante.
«Stai per caso cercando di sistemarmi?»
Anika sorrise innocentemente, alzando appena le spalle mentre sorseggiava la sua tisana.
«Beh, è molto ragguardevole ed è da tanto che non stai con qualcuno.»
Sienna bevve un sorso del caffè e sospirò. Quello era uno degli argomenti di cui odiava parlare.
«Sai che non è possibile...» Da quando era entrata a far parte della famiglia, anche Anika era venuta a conoscenza delle loro origini e quindi delle loro abitudini, ma non era riuscita ancora a comprenderle pienamente.
La donna infatti sbuffò, assumendo un lieve broncio.
«Devo ancora capire bene queste vostre strane tradizioni, ma sono davvero assurde.»
Sienna alzò le spalle. Nemmeno lei riusciva a vederci il senso e con quelle strane convinzioni vi era cresciuta.
«Quando riuscirò a capirle, sarai la prima che renderò partecipe.» Asserì lei, incrociando le braccia al petto e mostrando un lieve sorriso. Non voleva che Anika vedesse quanto quell'argomento la turbasse profondamente. Lo sguardo della donna tornò sul ragazzo.
«Beh... Nulla toglie che nel frattempo tu possa divertirti un po', conoscere nuova gente e uscire con qualcuno, giusto?» S'informò con una nota maliziosa nella voce.
Sienna rise. In quegli anni non si era mai fatta problemi a frequentare qualcuno nonostante i suoi obblighi futuri; certo, stava bene anche da sola, ma uscire con qualcuno le faceva pesare meno quella situazione assurda in cui era costretta.
Seguì lo sguardo della cognata.
«Effettivamente non è per niente male eh.» Acconsentì infine, facendo ridere Anika che batté le mani come una bambina felice. Adorava quel suo lato: era sempre così solare e allegra, riusciva a farti ridere anche nelle giornate più buie e nere; poteva capire per quale motivo il fratello ne fosse innamorato.
«Non sarà lo zio di Kosmas, ma come momentaneo sostituto lo accetto molto volentieri.»
Anche la ragazza si unì alla sua risata.
«Credi che anche tuo marito sarà della stessa idea?» Domandò allora, conoscendo già la risposta. Il fratello sapeva essere incredibilmente iperprotettivo e fin troppo geloso di ogni uomo le girasse intorno. Ci aveva messo mesi per rivolgere la parola al suo ultimo ragazzo senza fulminarlo con uno sguardo di fuoco da far paura.
Anika ridacchiò in linea con i suoi pensieri.
«Tu non ti preoccupare, di Marcus me ne occupo io.» Disse con espressione furba, facendole un occhiolino.
Sienna aveva accompagnato a casa Anika prima di incamminarsi verso la palestra. Suo padre era il proprietario della palestra della città. Keegan, in passato, era stato un soldato e trasferitosi a Semir aveva deciso di condividere le sue conoscenze, assunte in anni e anni di preparazione.
Salutò la ragazza all'entrata e si diresse verso la sala in cui solitamente si allenava; il padre aveva adibito quella stanza ad uso personale, nessuno dei clienti poteva accedervi se non lei, suo fratello e i vari amici di famiglia.
Come aveva anticipato, il fratello doveva ancora arrivare e approfittò così per riscaldarsi un po'.
«Ehi, Enna.» La salutò con un bacio sulla guancia il padre, appena entrato nella stanza.
Sienna sorrise.
«Ciao pa'. Oggi ti unisci anche tu oppure mi lasci nelle mani di Marcus?»
L'uomo sorrise, passandosi una mano tra i capelli.
«Devo andare ad aiutare tua madre con la cena, a quanto pare ha proposto di fare qualcosa da noi.»
Sienna annuì, l'idea di restare con Marcus non le dispiaceva. Con il fratello gli allenamenti erano solitamente meno stressanti: era il padre che cercava sempre di far mantenere la concentrazione e il ritmo degli esercizi.
«D'accordo, ci vediamo a casa allora.»
Keegan annuì, lanciando uno sguardo truce ai suoi capelli sciolti.
«Non fate troppo tardi... E legati i capelli.» Sbottò lui, probabilmente per l'ennesima volta in quei mesi. Suo padre non aveva accolto con altrettanta gioia la sua idea di far crescere i capelli, pensava fossero una distrazione durante gli allenamenti.
Lei rise facendogli una linguaccia, cominciando ad annodarli in una treccia per poi tornare al suo riscaldamento.
Marcus arrivò qualche minuto dopo. Sienna stava per accoglierlo con una battuta sul suo consueto ritardo, ma la sua espressione torva la bloccò. Definirlo nero di rabbia era un eufemismo, non lo aveva mai visto così, con i muscoli contratti, lo sguardo arcigno e le labbra tese.
«È successo qualcosa?» Domandò preoccupata la ragazza. Forse aveva avuto un brutto litigio con Anika, anche se dubitava fortemente, oppure poteva aver ricevuto qualche brutta notizia a lavoro.
«Niente che t'interessi. Ora cominciamo.» Ordinò lui, togliendosi la felpa con movimenti concisi.
Allenarsi con Marcus in quelle condizioni non avrebbe portato nulla di buono, sapeva essere fin troppo severo quando voleva. L'aveva visto a Boa Esperança dare istruzione ai suoi sottoposti e in quei casi sapeva davvero come farsi rispettare. Era molto simile al padre in quelle occasioni, con il viso contratto e la voce più roca del normale.
Ecco, in quel momento sembrava di avere davanti il Comandante Ross.
Come aveva temuto, la situazione era critica. Gli esercizi che Marcus aveva scelto erano tra i più impegnativi, tutti dinamici e rapidi, pieni di salti e piegamenti. Dopo venti minuti già era ansimante e stremata.
Era certamente abituata ad allenamenti di quell'intensità, ma probabilmente per il clima teso, stava facendo più fatica del normale.
«Ottimo, forza ora: destro, destro, sinistro, calcio avanti, a terra, cinque piegamenti, ti sollevi con un salto e ripeti»
Sienna picchiò il colpitore sorretto dal fratello, si buttò a terra e si rialzò. Dopo la quinta ripetizione la forza stava cominciando a diminuire e il suo coach se ne accorse.
«Più forte Sienna, impegnati di più.» Intimò lui. A quelle indicazioni seguirono moltissimi più forte e ancora; ogni tanto l'ordine dei movimenti veniva cambiato, ma l'intensità restava costante.
Ripeté quell'esercizio per un infinito numero di volte, aveva realmente faticato a seguire il ritmo stabilito dal fratello che non faceva che ripeterle d'impegnarsi maggiormente, sembrava non considerare l'impegno fisico cui era sottoposta.
Quando le concesse di fare una pausa, Sienna pensava di essere ormai giunta alla fine della sessione. Si sbagliava di grosso.
Dopo nemmeno cinque minuti Marcus le lanciò il bastone, afferrandone un per sé.
«Ricominciamo ora.»
La ragazza trasalì alle parole dell'uomo.
«Marcus, sono distrutta. Abbiamo fatto mezz'ora di allenamento ad intensità allucinanti!» Esclamò lei. Sapeva che probabilmente non avrebbe funzionato: quando suo fratello si metteva in testa qualcosa nessuno poteva fargli cambiare idea, ma doveva per lo meno provarci.
Lui la fulminò con lo sguardo, avvicinandosi a lei con passo rapido.
«Pensi che quando sarai in guerra i tuoi nemici ci andranno giù leggeri? Pensi che dopo un'ora proclameranno la pausa borracce? Andrai in guerra, Sienna, non a campeggiare!» Il tono era duro. Il problema scatenante era venuto a galla, come succedeva ormai sempre più spesso, il fratello era in apprensione per lei e per quello che il futuro le avrebbe portato.
La ragazza indurì lo sguardo a sua volta. Sapeva benissimo cavarsela da sola, erano anni che si allenava ed era cosciente delle sue capacità.
«Sei consapevole che anche tu andrai in guerra vero? Non è che resterai a guardare me mentre combatto.»
Senza nemmeno avvisarla, cercò di colpirla con un colpo laterale che lei si vide costretta a parare con un movimento rapido.
«Ho sette anni di allenamento in più di te, Sienna, e di certo non me ne sto con le mani in mano.» L'accusò lui, per poi eseguire un rapido giro e cercare di attaccarla sull'altro opposto.
Una cosa che odiava era proprio l'essere sottovalutata.
Non importava se avesse le braccia stremate e che faticasse a tenerle sollevate, si sarebbe impegnata al massimo della sua forza per riuscire a batterlo.
«E così hai deciso di sporcarti le mani battendo me.» Sbottò la ragazza, rispondendo all'attacco. Sul volto dell'uomo comparve una smorfia offesa. Sienna era ben conscia di giocare con il fuoco, ma quello era uno dei suoi più grandi difetti, non riusciva a lasciar perdere.
«L'unica cosa che cerco di fare è quella di renderti più forte.» Dicendo quelle parole, il fratello intensificò l'attacco, ma la stanchezza provocata della prima metà dell'allenamento pesava sulla ragazza che cominciò ad indietreggiare sotto il pressing di lui, riuscendo a farla cadere rumorosamente a terra.
Sienna sbuffò, colpendo con la mano il terreno, oltraggiata e sempre più furiosa.
«È così che pensi di combattere?» La denigrò, osservandola dall'alto. Lei indurì lo sguardo offesa e grugnì.
«Umiliandomi? È così che cerchi di rendermi più forte?» Sbottò Sienna, alzandosi con rapidità per tornare subito pronta.
«Tu non sei in grado di incassare i colpi: quando ti senti attaccata non fai altro che partire in quarta, smettendo di ragionare e facendoti travolgere dalle emozioni. Devi imparare che a volte la miglior strategia è semplicemente quella di ignorare e continuare sulla tua strada.»
La ragazza sbuffò a quelle parole, osservandolo di sottecchi.
«Oh si, perché tu sei il migliore di tutti nell'ignorare le offese.»
Il fratello era fin troppo bravo a parlare, peccato che i difetti della ragazza fossero anche suoi.
«Non ho mai detto di essere perfetto, al contrario di te... non dovresti sottovalutare i tuoi avversari.» Dichiarò lui, ritornando all'attacco.
Non poteva crederci che fosse proprio Marcus a farle la paternale, avrebbe fatto meno fatica ad accettare quelle accuse dal padre, ma quelle dell'uomo davanti a lei proprio non riusciva ad ignorarle. Sapeva anche che la sua strategia era proprio quella di farla arrabbiare per riuscire a farle perdere la lucidità e Sienna glielo stava permettendo.
Cercò di spostare tutta la sua ira nello sferrare i colpi.
«Non so per quale motivo tu sia impazzito in questo modo, ma stai cominciando a essere pesante.»
Come con la prima metà dell'allenamento il resto proseguì rapidamente sotto le continue lamentele del fratello: ogni minino errore era sottolineato, qualsiasi cosa facesse non era abbastanza, era sempre troppo lenta e la forza era sempre troppo poca. Sienna stava veramente cominciando a perdere la pazienza e, all'ennesima insinuazione ricevuta, esplose.
«È da una vita che mi alleno, Keegan si ritiene anche fiero di me.» Esclamò lei avanzando di un passo mentre cercava di colpirlo sulla destra e poi sulla sinistra. «Non ho intenzione di farmi bulleggiare da te in questo modo solo perché hai i coglioni girati!» Avanzò di un altro passo, si stupì della forza che ancora riusciva a trovare per sferrare quei colpi. Il fratello, però, non aveva sulle spalle il devastante allenamento di poco prima e riusciva a cavarsela senza troppe difficoltà.
«Se questo è il meglio che sai fare, forse è meglio prendere in considerazione l'idea di ritirarti.» Quello era troppo. Non poteva crederci che Marcus le parlasse in quel modo.
Con ira ed esasperazione sferrò un colpo sopra la sua testa in modo che l'uomo si vedesse costretto a restare scoperto e, rapidamente, lo colpì con un calcio all'addome.
Il fratello si accasciò a terra, stringendosi la parte lesa.
«Dato che sei così esperto, Marcus, dovresti anche sapere che in guerra non giocano pulito.» Sbottò Sienna con superiorità, lanciandosi su di lui e bloccandogli le mani con un braccio. «Devi essere preparato a qualsiasi cosa.» Continuò lei, afferrandolo alla gola con la mano libera.
Lui colpì il terreno con un piede, dando il segnale che proclamava la sua sconfitta. Quando Sienna lo liberò, la sua espressione era furente.
Quella era un'altra delle cose che i due fratelli condividevano, oltre all'incredibile testardaggine, all'elevato orgoglio e all'estrema difficoltà nell'esprimere le emozioni, erano entrambi fin troppo competitivi.
«È facile fare la gradassa con me, sai benissimo che non potrei mai farti realmente del male.» Sbottò lui, rimettendosi in posizione di attacco.
Sienna sbuffò.
«Evita di trovare scuse, Marcus, ti ho battuto; è così difficile accettarlo?»
L'uomo non rispose nemmeno e partì nuovamente all'attacco.
Con il proseguire dell'allenamento la rabbia di Marcus aveva cominciato a scemare, il suo sguardo aveva smesso di fulminare qualsiasi cosa e aveva assunto un'incredibile tristezza che Sienna era certa non aver mai visto nei suoi occhi. Sembrava sopraffatto e abbattuto, come se qualcuno gli avesse strappato parte della sua voglia di vivere.
Al termine della lezione, l'uomo le aveva posto la borraccia che lei aveva accettato senza troppi problemi: quello era il loro modo di dirsi che era tutto a posto, che avevano risolto le divergenze che si erano create durante il pomeriggio.
Nessuno avrebbe mai ammesso di avere torto o di aver esagerato, ormai lo sapevano bene, ma quel gesto, per altri probabilmente senza importanza, aveva per loro un significato molto profondo.
Quando i due fratelli arrivarono a casa i primi ospiti erano già arrivati. Ogni domenica da quando avesse memoria, le cinque famiglie si trovavano per cenare insieme, chiacchierando e scherzando della settimana appena passata.
«Ehi, Sienna! Ti ho tenuto un posto vicino a me.» Si sbracciò Alexa dal fondo del tavolo. Sienna sorrise, corse in camera a lasciare la sua sacca e la raggiunse. Alexa era di qualche anno più piccola ma si trovava molto bene con lei, sempre incredibilmente divertente e spassosa.
Gli altri presenti la salutarono e Juan, suo coetaneo e collega alla palestra del padre, sorrise quando la vide.
«Mi hanno detto essere stato un falso allarme.»
La ragazza annuì mentre si sedeva.
«Già. Ti ringrazio per avermi sostituito in palestra.»
Lui scosse la testa senza smettere di sorridere.
«Nessun problema.»
In quel momento arrivò anche Ezekiel, con i capelli biondi ancora umidi, e si sedette senza troppa grazia di fronte a lei con uno sbuffo sonoro.
«Sai un odore strano, Zeek.» Gli fece notare l'amico con una smorfia. Il nuovo arrivato si annusò.
«Un paziente mi ha vomitato addosso, mi sono già lavato tre volte.» Borbottò lui. Gli altri risero provocando un suo sospiro esasperato.
«Pensavo studiassi medicina.» Lo provocò Juan, prendendosi uno sguardo minaccioso dal diretto interessato.
«Tu non poi nemmeno immaginare cosa devono sopportare i medici in pronto soccorso.» Sbottò Ezekiel, passandosi una mano tra i capelli.
Sienna scosse il capo divertita, adorava passare il suo tempo con quei pazzoidi, li conosceva da sempre e avevano vissuto insieme quasi ventun anni della loro vita, ma ancora riuscivano a divertirsi tra di loro. Certo, gli attriti e le litigate c'erano, ma in un modo o nell'altro riuscivano sempre a riappacificarsi.
«Allora ragazzi, domani andiamo alla festa al Lux?» Chiese Genevieve speranzosa. Juan rise.
«Non è che essendo tornata single tu, ora tutti dobbiamo darci alla bella vita.» La canzonò lui con un sorriso divertito.
«Io ci sto ragazzi! È da tanto che non facciamo qualche serata seria.» Acconsentì Alexa. La ragazza dai capelli castani era sempre stata un animale da party, ogni occasione era buona per divertirsi.
«Senza pensare che le feste al Lux sono tra le migliori.» Aggiunse Sienna, annuendo. Il Lux era uno dei migliori locali dello Stato dei Laghi, quasi ogni sera aveva una coda infinita all'entrata e si rischiava di passare ore fuori e senza la certezza di riuscire ad entrare. Il gruppo, però, era riuscito a farsi aggiungere alla lista d'entrata: il proprietario era un cliente abituale della palestra in cui la maggior parte di loro lavorava, o per lo meno frequentava, e avendo avuto modo di conoscerlo e di stringerci anche una buona amicizia, se così si poteva chiamare, avevano cominciato a frequentare sempre più spesso il locale, meritandosi di saltare la coda semplicemente presentandosi davanti a Mike, l'omaccione che si occupava delle entrate.
«Facciamola questa pazzia allora.» Accettò Juan, cingendo con un braccio le spalle di Ezekiel.
«E tu Zeek non fare il mollo, se stai a casa verremo a prenderti di forza eh.» Lo avvertì Sienna con un sorriso divertito. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
«Io, al contrario di voi, ho un'università da finire.» Borbottò lui con tono divertito.
«Cerca di non farti vomitare addosso da nessuno però, la tua presenza è un po' meno piacevole così.» Lo prese in giro la ragazza. Juan alzò la mano per farle battere il cinque e gli altri risero di gusto.
«Vedrò cosa posso fare, sì.» Ironizzò il ragazzo, scuotendo la testa mentre alzava gli occhi chiari al cielo.
La serata continuò con tranquillità tra una risata e l'altra, l'unico che sembrava non godersi la compagnia era Marcus. Aveva un viso stanco e sofferente, faticava a partecipare alle conversazioni e quelle poche volte che parlava, lo faceva solamente se direttamente interpellato.
Erano rimasti solo il fratello e Anika quando l'ennesimo sbadiglio costrinse Sienna ad andare a dormire, stava cominciando a sentire la stanchezza della giornata e, sebbene odiasse ammetterlo, l'allenamento del pomeriggio l'aveva distrutta.
«Io vado a letto, ci vediamo domani.» Salutò rapidamente gli ultimi presenti rimasti, incamminandosi poi verso la camera.
Qualcosa però non tornava, i quattro non avevano parlato fino a quando non aveva raggiunto la porta del corridoio che portava nella zona notte della casa, come se stessero aspettando la sua uscita di scena per discutere di qualcosa. Inoltre, ancora non era riuscita a comprendere lo strano comportamento che il fratello aveva avuto durante l'allenamento e per tutta la cena.
Decise così di raggiungere la sua camera, accendere la luce e chiudere la porta in modo abbastanza rumoroso per poi, con passo leggero, tornare dietro la porta socchiusa che la divideva dagli altri e, in religioso silenzio, mettersi ad orecchiare.
Marcus era estremamente cupo in volto, si passò una mano tra i capelli e sospirò pesantemente. C'era decisamente qualcosa sotto.
«Oggi è arrivata una comunicazione da Elpis.» Cominciò lui, il tono grave con cui lo disse fece incupire anche il padre che si sporse verso di lui curioso.
«Qualche novità importante?» Domandò la madre Nina, asciugandosi le mani con un panno e sedendosi con loro attorno al tavolo.
Il più giovane dei due uomini sospirò con espressione sofferente. Sienna notò che teneva i pugni stretti e la mascella contratta.
Non aveva mai visto il fratello così teso e non le piacque per nulla, un nodo cominciò ad attanagliarle lo stomaco mentre un presentimento cominciava a farsi strada nella sua testa.
«Il gruppo di recupero per Sienna è già partito dalla città, saranno qui in massimo una settimana.»
Il cuore della ragazza si fermò nel petto. Fu come se un pugnale le avesse perforato il torace lasciandola incapace di respirare.
Anche i suoi genitori reagirono in un modo molto simile. Nina si portò le mani sulla bocca e a Sienna parve di vedere una lacrima solcarle il volto; Keegan s'irrigidì sbiancando mentre avvolgeva con il braccio le spalle della moglie.
«Di già?» Chiese la donna con voce rotta. Il marito sospirò.
«Sapevamo fosse solo questione di tempo.» Borbottò lui con semplicità. Sienna sapeva che la calma apparente che il padre mostrava fosse tutt'altro che reale, ma come lei e suo fratello, l'uomo preferiva nascondere i sentimenti che lo angosciavano.
«Mi hanno severamente vietato di allontanarmi da Semir; dovrei andare io con lei! Non posso lasciarla in mano a degli sconosciuti!» Disse con ira Marcus, cercando di trattenersi dal prendere a pugni qualcosa.
Sienna non riusciva a muoversi, era impietrita. Quella notizia era tutt'altro che inaspettata, ma era riuscita comunque a devastarla. Avrebbe dovuto abbandonare Semir, la sua famiglia, i suoi amici e la sua casa nel giro qualche giorno.
Anika pose una mano su quella contratta del marito, cercando di dargli forza.
«Hai già il tuo posto di Capitano a Boa Esperança e il tuo ruolo è fondamentale. Inoltre Anika non potrebbe entrare ad Elpis, non essendo cittadina del regno; non puoi lasciarla qui.» Alle parole del padre Marcus sospirò, stringendo la mano della bionda con forza.
«Non sarà sola, ci sarà Planem in città... Inoltre so che anche mio fratello è rimasto ad Elpis, forse anche qualcuna delle tue sorelle...» Cominciò Nina rivolgendosi a Keegan. Sembrava stesse cercando di convincere più che altro se stessa.
«Oh sì, il senso paterno di Planem è riconosciuto. Ora mi sento molto più tranquillo.» Sbottò con cattiveria Marcus. Anche il padre sospirò.
«Planem non sarà di certo l'esempio di una persona affettuosa, ma è pur sempre suo nonno... Sono certo che non permetterà le succeda qualcosa.» Marcus sbuffò.
«Penso lo faccia per un motivo puramente egoistico, più che per il suo far parte della famiglia.» Disse lui con espressione truce.
«Senza contare che in città ci saranno anche Raphael e Jennie.» Gli ricordò Anika con voce dolce, accarezzandogli i capelli per farlo calmare. Quella notizia sembrò farlo riprendere.
Anche su Sienna quella novità ebbe un effetto rassicurante: sapere che i suoi due più cari amici fossero ad Elpis, poteva essere l'unica cosa buona di quella situazione. Si passò una mano tra i capelli, scossa e nervosa.
«Non si sa con precisione tra quanto saranno qui?» Domandò Nina quasi sottovoce. Sienna non poteva nemmeno immaginare di abbandonare la sua famiglia, aveva un buonissimo rapporto con ognuno di loro e non sapeva come avrebbe fatto a chilometri e chilometri di distanza.
Marcus scosse la testa.
«Sono partiti ieri, è davvero questione di giorni.»
Il silenzio regnò nella stanza per una manciata di minuti. Sienna era tesa e cercava di restare immobile per non farsi scoprire.
«La cosa positiva è che potrà incontrare il suo Protettore ad Elpis, potrebbe essere un vero e proprio supporto per lei.» A quella constatazione da parte della madre, Sienna s'irrigidì ulteriormente, quasi nello stesso modo in cui si anchilosò suo fratello.
«Quale notizia fantastica...» Borbottò Marcus con ira.
La ragazza aveva sentito già troppo, non avrebbe resistito a restare ferma in quella posizione ancora a lungo. Con passo svelto si diresse verso la sua stanza e, solo quando si ritrovò al suo interno, soffiò sonoramente colpendo con un pugno il materasso.
I suoi incubi stavano diventando realtà. Dopo anni vissuti in attesa, il fatidico momento si stava avvicinando fin troppo rapidamente.
Non voleva lasciare Semir. Non voleva lasciare la sua famiglia. Ma soprattutto non voleva andare ad Elpis, non voleva andare a concludere la sua educazione prima di andare in guerra.
Imprecò, cercando di mantenere il tono della voce più basso possibile, lasciandosi cadere sul letto.
Si trovava in una situazione senza via d'uscita.
In pena si alzò nuovamente, appoggiandosi alla scrivania. Il suo riflesso nello specchio davanti a lei aveva uno sguardo infuriato.
Era nata per essere un soldato, ma in quel momento l'ultima cosa che avrebbe voluto fare era abbandonare tutto per raggiungere il suo esercito. L'unica cosa che avrebbe voluto fare era scappare, mollare tutto e andarsene.
Gli occhi del suo riflesso s'illuminarono. Non avrebbe permesso a qualcun altro di dirle cosa avrebbe dovuto fare della sua vita: avrebbe aspettato che i suoi genitori si fossero addormentati per andarsene.
Con forza afferrò la borsa che aveva sotto il letto e vi buttò dei vestiti alla rinfusa, cercando di prendere più cose possibile; prese le sue armi e indossò qualcosa di pesante per poi spegnere la luce, stendendosi a letto sotto le coperte.
Non sarebbe mai riuscita a vivere seguendo gli ordini di un governo che non sentiva come il suo, soprattutto se quello stesso l'avesse costretta ad abbandonare la sua casa e la sua famiglia.
Era passata una mezzora buona quando, finalmente, i suoi genitori si diressero a letto. Sperava che quella notizia non li tenesse svegli a lungo. Ma, quando dopo un'oretta più tardi percepì il lieve russare del padre, indossò la sua giacca e, borsa in spalle, uscì dalla finestra ringraziando di abitare al piano terra.
Senza una vera e propria meta, s'incamminò verso i boschi che circondavano la sua abitazione.
Sapeva non essere la scelta più giusta, ma era l'unica praticabile.
Aveva vissuto i primi vent'anni della sua vita a prepararsi per una guerra per liberare un popolo che non l'aveva mai resa partecipe, senza la possibilità di scegliere cosa fare. Aveva dovuto seguire allenamenti di ore e ore, aveva sputato sangue e sudato fino a non reggersi più in piedi, ricoprendosi di lividi e ferite; aveva dovuto allenarsi anche con il braccio ingessato, senza nemmeno il tempo di riprendersi dopo una spalla lussata e con uno strappo del quadricipite. Aveva dovuto seguire corsi di economia, diritto e scienze politiche, materie che odiava profondamente. Era stata costretta a non poter seguire le sue passioni e i suoi hobbies: le uniche ore libere erano quelle della sera e si ritrovava troppo stanca per fare qualsiasi cosa.
Sienna sospirò. Sapeva che scappare avrebbe significato non poter più rivedere la sua famiglia, ma quello era l'unico modo a sua disposizione per allontanarsi da Elpis.
Si passò una mano tra i capelli. Senza nemmeno rendersene conto Aveva raggiunto la piccola radura in cui era solita passare il tempo con la persona che più riusciva a capirla. Raphael era sempre stato quello che riusciva a farla ragionare e, in quel momento, senza di lui accanto, stava probabilmente compiendo la scelta più sbagliata della sua vita.
Sospirò nuovamente mentre si sedeva sulla solita pietra. Aveva bisogno di qualche momento, prima di allontanarsi definitivamente da quella città.
Dei passi dietro di lei la fecero scattare e si voltò afferrando il pugnale che teneva sempre alla cintura.
«Vengo in pace.»
Sienna conosceva la voce profonda che aveva parlato. Il ragazzo dai capelli biondi e dagli occhi chiari comparve tra gli alberi, raggiungendola e accomodandosi sulla roccia precedentemente occupata da lei.
«Che cosa ci fai qui?» Gli domandò lei sorpresa e confusa.
Ezekiel la guardò alzando un sopracciglio.
«La domanda corretta è: che cosa stai pensando di fare tu?»
Sienna sbuffò, sedendosi nuovamente accanto a lui.
«Non ne ho idea.» Il ragazzo la osservò poco convinto indicando con un movimento della testa la sacca ai loro piedi.
«Quindi il fatto che tu sia qui con una borsa piena, nel mezzo della notte, non significa assolutamente nulla?» Chiese lui, con lieve ironia.
Lei si passò una mano tra i capelli. Era stata completamente beccata.
Abbassò lo sguardo tristemente.
«Tra qualche giorno la mia squadra di recuperò sarà in città.» Spiegò allora. Lui s'irrigidì, capendo le motivazioni dietro quel gesto.
«Quindi hai intenzione di scappare?»
«Cosa vuoi che ti dica, Ezekiel?» Sbottò lei, prendendo il suo commento come un'accusa. Il ragazzo puntò gli occhi chiari su di lei.
«Se è quello che credi sia più giusto, verrò con te...» Quelle parole la sorpresero. Si sarebbe aspettata una paternale di quelle non da poco, oppure qualche accusa con sufficienza, di certo non quella proposta.
«Davvero?»
Ezekiel alzò le spalle.
«Ho promesso a mio fratello che ti avrei controllato, non è sicuro partire da sola per chissà per dove.» Sienna sorrise.
Ezekiel adorava suo fratello maggiore Raphael e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.
Lui e il fratello erano molto diversi: il più giovane era molto più cinico, razionale e a tratti più cupo; Raphael ripeteva spesso che lei e il fratello non riuscissero ad andare d'accordo perché troppo simili e forse non aveva poi così torto.
«Devi pensarci bene però: il regno ha spie ed informatori ovunque, dovremmo spostarci parecchio prima di essere completamente al sicuro e dovremmo comunque scegliere una casa abbastanza isolata e limitare al minimo il tempo passato in mezzo alla gente. Inoltre scappare vorrebbe dire non rivedere mai più la tua famiglia, così come mio fratello, Jennie e tutti gli altri; non potrai conoscere tuo nipote e probabilmente dovremmo continuare a spostarci per evitare di venire scoperti, almeno un paio di volte all'anno.» Il ragazzo aveva appena espresso a voce alta i dubbi che le affollavano la testa. Sapeva essere un'idea stupida e sentire tutti quei contro, apertamente, la faceva sentire ancora più stupida per aver anche solo preso in considerazione l'idea di scappare dal suo destino.
«È una situazione di merda Zeek... Io odio essere un soldato! Guarda mio fratello, sembra fatto appositamente per il ruolo di comandante che ricopre, probabilmente farà molta carriera; anche tuo fratello se la cava alla grande, ma io... Odio la guerra, odio seguire ordini, odio tutta quella disciplina e i sì, Signore.»
Ezekiel portò lo sguardo dritto davanti a sé, guardando il panorama che si apriva oltre quelle colline.
«Tu potrai darli gli ordini, probabilmente.» Considerò lui. Sienna scosse le spalle, seguendo lo sguardo del ragazzo. Le poche luci delle sporadiche case di campagna illuminavano i campi davanti a loro.
«Mi sento assolutamente meglio ora.» Borbottò ironica, sospirando. Lui tornò a posare gli occhi su di lei, le ricordavano incredibilmente quelli del suo migliore amico.
«Sei sicura di voler rinunciare a tutta la tua vita per questo?»
La ragazza sospirò nuovamente. Lo era? Decisamente no; ma la sola idea di dover vivere facendo qualcosa che odiava le dava quel po' di coraggio per prenderla anche solo in considerazione.
«Ho già rinunciato alla mia vita.» Sussurrò lei allora.
Seguì qualche momento di silenzio, in cui Sienna non fece che ripetersi i pro e i contro. Era terrorizzata sia dall'idea di restare, che da quella di andarsene.
«Non hai mai avuto modo di vedere com'è realmente quella vita, ad Elpis potrebbe addirittura piacerti.» La ragazza respirò profondamente.
«Ripetimi i contro...» Disse lei, passandosi una mano tra i capelli.
«Vita da emarginati e in continua fuga; non potremmo fidarci di nessuno; niente più famiglia; niente più Marcus e Anika; niente più Raphael e Jennie; niente Kosmas; probabilmente la tua famiglia passerebbe dei guai per aver permesso la tua fuga; avrai solo la mia compagnia e finirai per innamorarti di me...»
L'ultima considerazione la fece sorridere, scuotendo la testa.
«Effettivamente è terrorizzante come prospettiva; e le cose positive?» Il ragazzo titubò, non sapendo bene come rispondere.
«Niente Elpis; niente responsabilità e avrai la mia compagnia.» Il bilancio non era per nulla a favore della fuga. Sienna sospirò, coprendosi il volto con una mano.
Avrebbe avuto senso scappare solo per la paura dell'ignoto? Aveva senso rischiare di mettere in pericolo la propria famiglia per semplice egoismo?
Si massaggiò le tempie.
Dannazione, Ezekiel aveva ragione.
«Per quanto sia allettante l'idea di avere solo la tua compagnia, credo che passerò...» Concluse lei, alzandosi dal masso su cui era seduta. Il ragazzo sorrise.
«Immagino che non partiremmo allora.» Lei annuì alle sue parole, afferrando la borsa e mettendosela in spalla.
«Non si libereranno di noi così facilmente.»
Anche Ezekiel si alzò e s'incamminarono insieme verso casa.
«Raccontalo a Raphael, sarà fiero di me.»
Sienna sorrise.
«Oh no, gli dirò solamente che ti sei offerto di scappare insieme a me.»
- - -
La mattina successiva la sveglia suonò fin troppo presto. Non aveva dormito molto, si era rigirata nel letto per ore ed ore, la notizia della sua prossima partenza le aveva messo parecchio ansia addosso. Fortunatamente quella giornata sarebbe stata molto frenetica, permettendole di pensarci il meno possibile.
Fece rapidamente colazione e s'incamminò verso una delle scuole elementari della città. Si occupava delle ore di attività fisica e adorava passare il tempo con i bimbi. I bambini, soprattutto quelli delle prime classi, erano tutti così genuini e sinceri, non avevano paura di dirti la verità in faccia e quelle qualità erano sempre state tra le preferite di Sienna.
Era appena iniziata la ricreazione quando Jessica, una delle bambine della seconda classe, si avvicinò a lei a passo spedito, con il broncio e le braccia incrociate al petto. Sorrise a quella vista.
«Maestra, Jack scappa da me! Dice che sono la sua fidanzata, ma se mi avvicino scappa!» Borbottò, fulminando con lo sguardo il bambino biondo che osservava la scena nascosto dietro ad un albero.
«Vedi Jessica, i ragazzi della sua età sono così: odiano farsi toccare dalle ragazze.» Le spiegò Sienna, senza smettere di sorridere.
La bimba sbuffò.
«Ma sono la sua fidanzata!» Esclamò con ovvietà. Sienna si sedette sul muretto in modo da avvicinarsi a lei.
«Sempre una donna sei. Dovrà passare ancora qualche anno prima che la cosa cambi.» La bimba non smetteva di fulminare il fidanzatino che si vide costretto ad avvicinarsi, probabilmente impaurito che la potesse dire qualcosa che avrebbe portato l'ira della maestra.
Sienna doveva trattenere le risate, era una scena davvero esilarante.
«Lei vuole baciarmi!» Dopo quell'esclamazione da parte del bambino, non poté fare a meno di ridacchiare. Fece, poi, segno al bimbo di avvicinarsi.
«E un bacio da me lo accetteresti?» Chiese allora.
Jack si rabbuiò, assumendo un piccolo broncio.
«Io odio gli sbaciucchiamenti.»
La ragazza rise, rivolgendosi nuovamente alla bimba.
«Visto, Jess? Non mi preoccuperei troppo, avrai tempo in futuro per gli sbaciucchiamenti.»
Un'altra bambina dai capelli mori si avvicinò al gruppetto, accompagnata da un'amichetta.
«E tu ce l'hai un fidanzato, maestra?»
Il sorriso di Sienna si tirò nervosamente. In quegli ultimi giorni la sua situazione sentimentale sembrava essere diventata un argomento molto interessante. Prima Anika, poi la notizia della sua partenza per Elpis e infine anche i bambini.
«No, Micaela.»
La bimba la guardò sorpresa a quella risposta.
«E perché?» Quello era uno dei motivi per cui era più difficile avere a che fare con i bambini, chiedevano sempre il perché, il per cosa e il per come.
«Perché non ho ancora trovato la persona giusta.» Spiegò lei, illudendosi che il discorso si chiudesse. L'avrebbe conosciuta entro breve o per lo meno quella che gli altri consideravano giusta per lei.
«E perché? Tu sei bella bella.»
Sienna sorrise, le bambine e la loro indole adulatoria.
«Non basta essere belli Marie, è un po' più complicato di così.»
Le bimbe sembrarono ragionarci su. Una delle tre stava per replicare, ma la voce di uno dei bambini che la chiamava a gran voce, la costrinse ad abbandonare quella discussione.
«Maestra, Leonard perde sangue dal naso.»
Lei afferrò rapidamente un fazzoletto dalla tasca e glielo tamponò sul naso.
«Ecco, tienilo stretto così e tieni la testa piegata in avanti.» Gli indicò, sedendosi vicino a lui.
«Mia nonna dice che si deve tenere la testa indietro.» Disse Riccardo, guardandola con espressione di chi la sapeva lunga. Sienna annuì.
«Si, ma è più corretto in questo modo.»
Il bambino la squadrò con sufficienza, era una vera peste e ormai Sienna aveva cominciato ad apprezzarlo sebbene non facesse che andarle contro, le ricordava incredibilmente il fratello.
«Ma mia nonna ha più esperienza di te.» Il discorso si stava facendo complicato. Come poteva andare contro a qualcosa detto da una figura di tale importanza nella sua vita, uscendone indenne?
«Ho studiato a scuola che il modo corretto è questo.» Spiegò allora, sperando che se la bevesse.
«Anche mia nonna ha studiato a scuola.» Rispose lui. Sienna era certa che Riccardo parlasse anche nel sonno, non l'aveva quasi mai visto in silenzio.
«Ma tua nonna si sarà dimenticata qualcosa, è vecchia.» Le venne in aiuto Leonard, tamponando il fazzoletto sul naso come le aveva detto. L'altro sbuffò.
«Non è vero! Lei sa tante cose.»
La ragazza sorrise, doveva in qualche modo trovare una motivazione convincete, oppure il bambino non avrebbe smesso fino alla fine della ricreazione, ne era certa
«Certo che sa tante cose, ma vedi la scienza ha scoperto che è meglio fare così.» Riccardo alzò le spalle e la guardò con decisione.
«La scienza sbaglia! Dice di essere stata lei a creare il mondo ma in realtà è stato Dio!» Quella frase la lasciò sorpresa. Non si sarebbe mai aspettato un ragionamento del genere da lui.
La sua famiglia non aveva mai avuto una grande fede in dio, credeva nel Regno, uno stato laico, e quello bastava.
«Dio ha usato la scienza, probabilmente.»
Il bambino sembrò abbastanza soddisfatto da quella considerazione e si avvicinò al bambino biondo.
«Ti esce ancora sangue dal naso?» Gli chiese. Il biondino allontanò appena il fazzoletto e sollevò il capo per far controllare alla maestra. Sienna scosse la testa, lieta che il peggio fosse già finito.
«No. La maestra aveva ragione!» Esclamò verso l'amico, tornando a giocare poco distante.
Scosse la testa, i bambini non smettono mai di sorprenderti.
- - -
Sienna arrivò alla festa al Lux in ritardo, era rimasta indecisa fino alla fine, ma considerando che quello sarebbe stato uno degli ultimi giorni a Semir, aveva deciso di approfittarne.
L'uomo all'entrata la riconobbe, salutandola con un sorriso.
«I tuoi amici sono già arrivati.» L'avvisò mentre le apriva la porta, facendole saltare la fila come le altre sere. La ragazza sorrise.
«Ti ringrazio, Mike. Buon lavoro.»
Il locale era quasi pieno, le luci si muovevano rapidamente e la musica rimbombava nella sala.
Non fece in tempo a fare nemmeno qualche passo che Alexa le venne incontro, abbracciandola di slancio, probabilmente già alticcia per l'alcool.
«Ciaooo, Sienna!» Esclamò allegra lei con un enorme sorriso sul volto. «Vieniii, andiamo a prender qualcosa da bere! Dobbiamo festeggiare!» Continuò, prendendola a braccetto e portandola quasi di forza fino al balcone del locale. Cosa dovessero festeggiare non le era ancora ben chiaro, ma la assecondò.
«Due Black Fire.» Ordinò l'amica anche per lei, facendole poi l'occhiolino complice.
«Cosa si festeggia?» Chiese Sienna mentre aspettavano i due drink. L'altra scacciò i capelli con un movimento rapido della mano, guardandola con ovvietà.
«Serve un vero motivo? Qualcuno starà festeggiando il suo compleanno da qualche parte.» Spiegò lei, annuendo compiaciuta delle sue parole. Sienna rise e afferrò il bicchiere che era appena arrivato.
«Buon non compleanno a noi allora.»
L'amica rise, lieta che la ragazza l'avesse assecondata.
«Buoon non compleanno!» Esclamò infatti, prendendola per un braccio per trascinarla sulla pista da ballo.
Raggiunsero il gruppetto di amici e ballarono fino a non sentire più le gambe, terminando più di qualche bicchiere.
«Allora... questo è per Genevieve, che finalmente ha trovato il coraggio di mollare quel cretino del suo ragazzo!» Esclamò Juan, alzando lo shottino di liquido verdastro che teneva in mano. La ragazza appena nominata arrossì, alzando a sua volta il bicchierino.
«A Gigì!» Esclamarono gli altri, imitandoli e terminando tutto d'un sorso il contenuto. Sienna tossicchiò appena, aveva perso il conto di quanto avesse bevuto, ma non le importava. Si era lasciata trascinare dall'euforia dell'amica e aveva approfittato dell'alcool per dimenticare tutte quella tristezza che la riempiva. Sapeva fosse una pessima idea, era da molto che non beveva così tanto e ogni volta che si lasciava andare in quel modo combinava qualche stupidata, ma in quel momento era l'unica cosa che potesse farla sentire un po' meglio.
«Sienna! C'è un ragazzo che sta venendo verso di noi e ti sta fissando!» Le disse Alexa con un sorriso convinta di sussurrare, probabilmente era stata sentita anche dal diretto interessato.
La ragazza seguì lo sguardo dell'amica e sorrise notando il barista del giorno prima avvicinarsi a lei con un sorrisetto sfrontato.
«Guarda un po', la ragazza del cappuccino al ginseng.» La salutò lui con un sorriso non appena arrivò nelle sue vicinanze, aveva due adorabili fossette ai lati della bocca e i suoi occhi chiari sembravano quasi brillare riflettendo le luci della pista da ballo.
«Guarda un po' chi si rivede, eh.» Disse Sienna, sorridendo furbamente.
Alexa rise, afferrando per un braccio l'ultimo ragazzo della compagnia ancora presenta al piano bar, probabilmente intenzionata a lasciarli da soli.
Il ragazzo si avvicinò, appoggiandosi al balcone a qualche centimetro di distanza da lei.
«Io sono Kyle.» Si presentò, tendendole la mano. Sembrava essere molto sicuro si sé ed effettivamente, un ragazzo che non ha problemi a osservarti mentre lavora, quando ti ritrovi in compagnia di una persona che potrebbe essere tranquillamente tua sorella maggiore, non doveva farsi più di tanti problemi.
«Sienna.»
Lui indicò con il capo la pista da ballo.
«Cosa dici, ci buttiamo nella mischia?»
Sul volto di Sienna comparve un sorriso furbo, la serata sembrava aver preso una piega interessante. Al diavolo Elpis e tutto il resto.
«Certo, fai pure strada.» Esclamò lei senza lasciare la mano che aveva stretto poco prima. Anika aveva ragione, nessuno le vietava di divertirsi un po'.
- - -
Le mani del ragazzo erano scese sul suo sedere e Sienna afferrò una ciocca dei suoi capelli quasi neri tirandoli appena. Non le importava a cosa avrebbe portato, voleva soltanto godersi quegli ultimi giorni di libertà, mandando al diavolo i suoi obblighi almeno per qualche ora. Qualcuno poco distante da loro si schiarì la voce e Kyle staccò rapidamente le sue labbra da quelle di lei.
Ezekiel lo teneva per una spalla con forza, probabilmente era stato lui stesso a costringerlo ad allontanarsi.
«Che diavolo vuoi?» Sbottò Sienna, fulminando con lo sguardo il nuovo arrivato. Ci mancava solamente Ezekiel e la sua nuova mania di volersi occupare di lei.
«Gira al largo Kyle.» Intimò con voce seria lui, fulminandolo con uno sguardo che se avesse potuto uccidere, quel povero ragazzo sarebbe già stramazzato al suolo.
«È la tua ragazza?» Domandò l'altro con un'espressione terrorizzata. Oh certo, quando aveva cominciato a strusciarsi su di lei non si era fatto più di tanti problemi! In quel momento, invece, sembrava al limite di una crisi e aveva probabilmente perso cinque centimetri d'altezza.
«No, ora vattene.» Ezekiel aveva un tono duro e uno sguardo serio.
Kyle si allontanò con la coda tra le gambe, letteralmente quasi.
Sienna strinse le braccia sotto il seno, assumendo un broncio simile a quello che la piccola Jessica aveva quella mattina a scuola.
«Io mi stavo divertendo!» Borbottò lei. Ezekiel la osservò con espressione annoiata.
«Ti ho solo salvato da una prestazione deludente: in classe giravano alcune voci sulla sua estrema incapacità a letto.»
Sienna sbuffò, quel ragazzo aveva seri problemi. Si conoscevano da sempre, erano cresciuti insieme e aveva avuto modo di passare del tempo con lui, la ragazza aveva spesso frequentato casa sua per incontrare suo fratello, ma non avevano mai avuto un vero e proprio rapporto; per lo più si limitavano all'essenziale e quelle poche volte che s'intrattenevano in argomentazioni più lunghe, finivano per urlarsi contro, entrambi incapaci di ammettere di avere torto e desiderosi di avere l'ultima parola. In quell'ultimo periodo, però, aveva notato un certo cambiamento nei comportamenti del ragazzo, arrivati all'apice con la conversazione della notte precedente e proprio non riusciva a spiegarsene il motivo.
Alzò il mento infastidita e si diresse verso la pista da ballo, ma Ezekiel l'afferrò per un polso costringendola a voltarsi nuovamente verso di lui.
«Dove credi di andare tu?» Le chiese, alzando un sopracciglio.
«A cercare Alexa, da qualche parte dev'essere pur finita.» Spiegò lei, tornando a guardarsi intorno sperando di notare l'amica.
«L'ho vista andare a nascondersi con Juan. Spero sia la volta buona che chiariscano perché sono stufo di tutti i loro drammi, quindi meglio lasciarli soli.»
Sienna sbuffò. La sua amica era innamorata persa di quel ragazzo che sembrava non accorgersene, o per lo meno fingeva di non accorgerne; continuavano a stuzzicarsi e a flirtare, ma lui sembrava ben deciso a non ascoltare l'evidente interesse che caratterizzava entrambi.
«Allora vado a ballare, da sola.» Disse con il solo scopo di non assecondarlo. Ezekiel scosse la tesa e, senza lasciare la presa al polso, la riportò al suo fianco, cominciando a guidarla verso l'uscita del locale.
«Ma da quando t'importa di me?» Lo accusò, cercando di divincolarsi dalla sua stretta.
Il ragazzo sbuffò, ormai al limite della sopportazione, di certo non era conosciuto per la sua infinita pazienza.
«Da quando hai cominciato a fare scelte discutibili.»
Cercò ancora di sottrarsi da quella presa, ma ogni sforzo era vano, perciò, dimostrando la sua infinita maturità, semplicemente mise il broncio, borbottando di tanto in tanto frasi senza senso anche per lei, semplicemente per infastidire il suo cavaliere dalla lucente armatura.
Quando ormai avevano quasi raggiunto la periferia della città, Sienna puntò i piedi.
«Non voglio andare a casa.» Il tono le uscì più triste di quanto avesse voluto e il ragazzo sembrò accorgersene. «Mi fa ricordare che tra pochi giorni dovrò partire.»
Ezekiel si bloccò, guardandosi attorno indeciso.
«Vuoi andare alla Roccia?» Domandò lui. Era così che chiamavano la piccola radura dove la notte prima era stata colta in fragrante. Avevano passato moltissimo tempo lì, ancora quando i suoi vecchi amici erano in città, dopo quasi ogni serata andavano in quel piccolo spazio a guardare il paesaggio e ad osservare le stelle.
La ragazza annuì e i due s'incamminarono verso il bosco.
Quando vi arrivarono, Sienna si sedette sul masso lasciando le gambe cadere a ciondoloni sul bordo, in modo da potersi stendere per poter vedere il cielo, coperto solo da qualche piccola rada nuvoletta. Il ragazzo la imitò.
Dopo un tempo che parve infinito prese la parola.
«Mi mancherà stare qui.» Sussurrò lei, quasi con paura di ammetterlo a voce alta. Non sapeva per quale motivo parlasse di quelle cose con lui, probabilmente aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi.
Il ragazzo rimase in silenzio e sospirò.
«Già.»
Sienna imitò il suo sospiro.
Dopo qualche altro minuto di silenzio si sollevò sui gomiti, puntando lo sguardo in quello verde di lui.
«Sono davvero curiosa di sapere cos'è cambiato in questi mesi. Voglio dire, non si può dire avessimo un rapporto stretto prima... Cos'è cambiato?» Chiese sinceramente interessata. Aveva sempre adorato vederci chiaro e il non sapere qualcosa la innervosiva.
Ezekiel alzò le spalle, senza staccare gli occhi dal cielo.
«Qualche mese fa stavo parlando con i miei di Raphael e mia madre ci ha ricordato che non mancava molto al tuo ventunesimo compleanno e perciò alla tua partenza. Non so cosa sia scattato nella mia testa, ma averti qui mi ricorda mio fratello e se ora te ne vai anche tu, beh... se ne va anche una delle ultime persone che me lo ricorda.»
Sienna rimase in silenzio mentre tornava a stendersi.
«Sono certa che gli manchi anche tu.» Commentò lei.
Il ragazzo annuì, per poi voltarsi verso di lei e sorridere.
«Non dirgli che te l'ho detto.»
Lei rise, scuotendo la testa.
«Scherzi? Sarebbe così entusiasta! Penso che tu non gli abbia mai apertamente detto ti voglio bene.» Lo canzonò. Il ragazzo sbuffò alzando gli occhi al cielo.
«È mio fratello e siamo due uomini, non ci diciamo smancerie.» Borbottò pizzicandola sul fianco.
«Uomini. Non cambiate mai.» Forse doveva far sapere a Jessica che i ragazzi non cambiavano poi così tanto nemmeno con il passare degli anni.
«Così offendi il mio orgoglio maschile Sienna.» Commentò Ezekiel ridacchiando, evitando volutamente di contraddirla.
Angolo autrice:
Salve a tutti.
Non importa se siete capitati qui per sbaglio o volontariamente, ma sappiate che sono felicissima di ospitarvi in questa mia storia.
Sono _ mymind_, ma potrete chiamarmi Isabel e questa è la mia prima vera storia.
Questo capitolo funge un po' da introduzione e presenta Sienna, la mia protagonista, ma come avrete potuto notare, la trama non è ancora molto chiara, giuro che dal prossimo potrete avere qualche indizio in più.
Vorrei ringraziare infinitamente Cri, se ho pubblicato questa storia è solo grazie a te. (Ti si ama e che la figaggine di Andy sia con te)
Se vi può interessare, a questo link troverete il trailer della storia:
Potete trovarmi su Facebook al nome Isabel Mymind. (https://www.facebook.com/isabel.mymind)
Per oggi non vi trattengo oltre, spero di avervi incuriosito abbastanza per proseguire con la lettura e spero di vedervi ancora. Se avete voglia di lasciare un parere o qualche consiglio, sono sempre ben accetti.
A presto,
I.
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