Parte 27.
Oh che il tuo nome mi sorga in fronte come un epitaffio.
Che l'alma mia tal dolor perdona.
Non ho altro che la misericordia di me stesso che sorreggo in false ali.
Son sicuro che nessuno degnerà il cuor suo di leggere le mie mondane gesta, affinché la mia vita prenda un senso, e se mai avverrà, non ho certezza che tali parole verran comprese.
Ciò che attanaglia l'animo mio è la precarietà dei rapporti umani, essi si dissolvono come nebbia nell'aere.
Che il mio cuor perdoni le mie nostalgiche visioni della tua persona!
Improbabile è che sopraggiunga ciò che piú m'incanta, poiché un sogno rimane tale anche da svegli.
Suvvia, non è forse troppo drammatica di sua accezione la vita?
Ci son momenti in cui sento un'immensa tristezza nel cuore, come un macigno che mi sprofonda nel pianto.
Vorrei quasi dare fine ai miei giorni, ci son momenti in cui la speranza muore assieme a me.
Eppure vi dico, tutto è di passaggio, tutto va per la strada sua.
Sta a noi scegliere che strada seguire, se disperaci o far di tutto per non farlo.
In fondo la tristezza è come la forza di gravità: qualunque cosa tu faccia, nel momento in cui ti lasci andare, ti attira a se.
Cercar d'essere felici è come volare, contrastare questa forza che c'attira verso il basso.
Anche se come questa sera, tutto dà ragione per non svegliarsi all'indomani, bisogna aver coraggio di volare anche solo un po', poiché a sorpresa potrebbe esserci la stella che c'illumina il cammino e troppo occupati a scrutare il basso, potremmo perderla di vista.
Abbi sempre speranza cuor mio! Che l'indomani sia migliore di oggi e se non lo sarà, beh passerà dinnanzi pur esso.
Per esser felici bisogna avere il coraggio di guardare la vita come ella viene vista da un bambino.
Bisogna aver coraggio di sorprendersi, poiché l'atto di aver sorpresa nelle cose, di aver stupore, ammirazione, è esso stesso l'atto tipico di chi è bambino nel cuore.
Abbiamo perso da molto quel senso di meraviglia per le cose, quel senso di vita, la coscienza di se sta nel ritrovarlo.
Vivi ogni giorno come se fosse un dono, poiché il presente è un regalo.
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