Parte 16.
Un solco ogni tanto si scava sul volto.
Come una crepa di un sorriso di due labbra in un terremoto.
Nella mia vita non è cambiato nulla.
La mia salma sempre sola resta nel suo andare verso la tomba, il mio cuore sempre spaurito sale dalla tempesta che romba, di tuoni, di vuoti, di cupi rumori che come lupi saltano fuori.
Eppure il mio modo di camminare sciancato, precario, non è piú lo stesso.
Che tra un passo e l'altro penzolavo a stenti, adesso stento a penzolare.
Che tra uno schiaffo e l'altro digrignavo i denti, adesso sento meno male.
Tra le fronde nel buio pesto, non pesto piú orme d'altri che come forme mi hanno reso il contrario di me stesso.
Pesto terra vergine tra i sassi, verso strade sconosciute, ma non è diverso il mio andamento, è sempre lento e ponderato come un tempo.
L'armonia che risuona è armonica sinfonia, vibra senza far rumore, come un sussurro di due candide labbra sul mio cuore azzurro.
Non è cambiata la vita, non sono cambiati gli eventi, essa è sempre la stessa.
È cambiato il mio modo di vederli, la felicità non è una risposta emozionale a una serie di eventi, è semplicemente un processo, uno stato d'animo, un modo di vedere la realtà.
Un'omeostasi armonica fatta di dolore, perché non esiste un sorriso completamente asciutto.
I veri sorrisi li fai piangendo, o dopo aver pianto.
Siamo un filtro che colora la luce in base ai nostri occhi.
Ne ho avuti di occhi grigi, tanti quanti ne ho adesso di neri.
Ne ho avuti di giorni grigi, tanti quanti i miei "ieri".
Però se vedessi gli emisferi di questo cervello che ci governa, il sole non dovrebbe mai splendere.
Se speri che convenga mettere un mantello per sparire nella nebbia, cercando un sole tra la foschia, allora non hai capito che chi la luce vuole, la pelle deve scoprire.
Se tramontassi domani forse mi dispiacerei, è ancora rea la mia alma, d'aver perso calma tra la calca dentro una marea di palta, cercando una zattera tra i Pirenei.
C'è chi confonde la neve con l'acqua e il karma con gli Dei.
In realtà siamo tutti figli della stessa mamma, che ci allatta e vede tutti i nostri nèi.
Siamo figli della terra, del tempo che erra, del cielo, del vento che sferra fendenti d'argento.
Alcuni vedono bianco, altri nero, a colori è tutta questione di occhiali da sole, di lenti o di cielo.
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