PARTE 1.
Ho sempre visto il vuoto, con le pupille inside di crepe e grigie come uno specchio opaco.
Sono con le mani sporche di sangue e le lame nelle membra che tanto mi accarezzano all'unisono coi battiti del mio cuore come fosse un metronomo, tanto tagliente quanto silenzioso.
Ho sempre guardato il mondo con gli occhi di cristallo come quelli di un bambino.
E mentre il vento danza sulla mia pelle che brandisce tagli, i fendenti d'aria sfiorano la mia cute fino a penetrarmi l'anima.
E se voi capiste quanto poco ci vuole per rendere felice una persona triste, forse le carezze non sarebbero poi così scontate.
Le note che suonano a terra, le mie lacrime che come pioggia dissetano l'aridità della mia tristezza, ormai sono la mia sinfonia, tanto dolce, quanto amara.
Tanto tacita, quanto rumorosa.
Se il mondo si guardasse riflesso nel sole non vedrebbe altro che vapore.
Come me che mi rifletto nei ricordi, che ormai sono leggeri come polvere, pesanti come macigni e taglienti come cocci.
Nelle mie pupille vedo quel vapore che sono.
È triste pensare che ogni mia molecola abbia la consapevolezza di quanto sia difficile essere se stessi.
Spesso si tende ad un equilibrio, effimero quanto precario.
Specialmente se per stare in questo equilibrio devi scordarti come si vola.
Ho indossato ali di fumo per poter baciare il vento e imparare che si può amare la morte con il bacio di un respiro.
Ho indossato squame sulla pancia per confondermi tra i rettili, per imparare quanto si possa tremare col ventre sulla terra e riscaldare l'animo col sole sulla schiena.
Ho indossato delle radici sotto i piedi per comprendere quanto sia bello avvolgersi nei meandri della vita, ma allo stesso tempo ho capito quanto sia necessario muoversi.
Non ho mai saputo esprimere ciò che provavo colmando il vuoto che mi assaliva ingoiando bocconi amari di veleno e saliva.
Con la lingua ricolma di graffi e parole sporche di sangue.
Non è bello andare a letto con i propri incubi e svegliarsi con i propri sogni ancora chiusi nel cassetto, prigionieri di un buio così convalescente da non guarire mai.
Ho messo amore anche nell'accarezzare i graffi sulla schiena che gli incubi mi hanno regalato.
Perché se con i sogni ci vai a letto, con gli incubi ci fai sesso.
Perché se con i sogni ci fai l'amore, con gli incubi ci scopi duro.
E non è questione di lessico e beltà nella differenza tra carne e spirito.
Perché se i sogni sono i petali, gli incubi sono le spine.
Un fiore spinato è bello proprio perché graffia.
Ti lascia quel segno sulla pelle per ricordarti che ogni cosa ha il potere di ferirti se ti ci avvicini troppo.
Così ho passato la mia vita vicino alle cose belle solo per farmi ferire.
Se un tatuaggio è un insieme di piccoli tagli sulla pelle, le lacrime sono l'inchiostro per incidere il fatto che nessuna cosa bella può farti più bene di quanto male riesca a fare.
E come un faro che illumina l'oceano, il riflesso cremisi delle mie pupille illuminerà gli occhi di chi avrà il coraggio di accarezzarmi senza darlo per scontato.
Siamo solo sabbia in fondo.
Cibo per vermi, ma abbiamo la grande dote di far battere il cuore anche ad una lapide di marmo.
Dammi la forza di guardare i miei genitori negli occhi e di poterli amare senza odiarli per avermi messo al mondo.
La gratitudine è il dono più importante di chi riesce a osservare il mare senza sentire il bisogno di pisciarci dentro.
Perché chi è grato di uno spettacolo non lascia le cartacce sotto il sipario.
Così come chi sarà grato del mio amore non lascerà i coltelli nel mio cuore.
Nel tunnel dei miei ventricoli sento il sapore di vita che ormai la troppa sofferenza anestetizzava.
E non c'è legge unisona che congiunga la speranza con il disarmo, né la sorpresa col disincanto.
Esiste solo l'empiricità del dolore vissuto che esaudito delle giuste attenzioni, diventa piacere e sa darti molto di più.
Quello che sei è oltre queste molecole, quello che sei è oltre le lacrime.
Quello che sei è l'increspatura delle onde al tramonto, così fitte da essere infinite.
Ho imparato a volermi bene in fondo, senza avere qualcuno che lo facesse per me realmente.
Lezione più grande non esisterà mai, come la terra che rigogliosa è ricoperta di fronde, anche dopo l'incendio più grande, così la mia anima fiorirà, e sarà visibile solo agli occhi di chi saprà annusare quei fiori senza coglierli, perché l'amore è questo: imparare ad annusare i fiori senza raccoglierli.
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