La luce di marmo.

A volte s'estingue quel vuoto anche solo per un breve fugace momento.
Attraverso la coltre rivedo chi sono, ma sembra che sto ridormendo.
Spesso alle volte mi giro, mi agito, e trovo lo stesso motivo di ogni sgomento.
Adesso mi avvicino ogni giorno al lascito limpido di ogni respiro.
Trattengo quest'aria che bolle dentro il mio sangue.
Anche se è chiara 'sta luce, non vedo piú dietro le spalle.
Fa male la carne, il dolore mi bacia, mi agghiaccia, mi rende piú grande.
All'angolo un angelo bacia una piuma gigante, disegna una faccia a ogni mio macabro, sadico incubo.
E le speranze ripartono.
Verso quel mare di nulla,
Vorrei esplodere in un mare di lacrime, ma i maschi non piangono, nemmeno se dentro la culla.
I rami si spezzano e cadono, una brezza di foglie leggere.
Bagnano il prato di gocce di fango che sembrano lacrime vere.
Grattano il viso del cielo le nuvole nere.
Si accenna un sorriso tra visi coperti di cere.
Siamo divisi da coltelli fatti di sguardi.
Eppure ci ha uccisi questa maledetta voglia di amarci.
Il vento non soffia, al massimo geme.
Nell'aria ogni petalo forma i ritagli.
Di un seme che muore da fiore e sulla corolla corona i suoi sbagli.
Le carezze sul viso ora sono pallidi stracci, su guance di chi poi le teme.
Crolla il castello di sabbia, tra i calcinacci si vedono stralci di crepe.
La colla non serve, da solo ti intralci a cercare i tuoi baci sotto le pietre.
L'amore è sepolto e vi giace per sempre, candido come un bel seme.
Dentro il sepolcro di un arido cuore, nemmeno il suo sangue si beve.
Ogni uomo che è degno di amare, almeno una volta ha visto il suo cuore spezzarsi.
Quel cielo cambiare colore, quel sole sdraiarsi.
Nascondersi dietro la luna, spegnendo le luci e accendendo le stelle.

Eppure la terra si muove col vento, mi sfiora la pelle.
Anche se io sto morendo, sento che nessuno mi sente.
Eppure questa musica suona, l'orchestra, il mio requiem.
Eppure tu dammi la gioia di vivere ancora tra alberi e gemme.
La calma mi invade, pervade il mio senno, evade dal seno dell'arte un altro disegno.
Disegnami un sorriso sul volto così non me lo scordo.
Così nemmeno da morto non me lo tolgo.
Non piangere amore, noi siamo due rose, tu profumi di petali, io di spine insidiose.
Se mi stringi ti pungo, ti lascerò il segno, ma se fingi mi butto, ancor prima che svengo.
Siamo parole, ma senza un bel foglio.
Non siamo mai stati poesia all'angolo di un margine spoglio.
Imperfetti come le cose piú vere, come dei cocci di specchi.
Rifletti ogni mio nodo che stringe la gola di tutti i miei scleri.
Tu eri i pregi, io i difetti, per questo quando tu eri con me, eravamo completi.
Ma il tempo ci passa davanti, ci taglia di netto.
Ci fa a pezzi negli anni e ci lascia un solo momento, per vivere ancora, tutto d'accapo, l'attimo prima di stare morendo.
Salutami e basta che tanto non torno.
Salutami e basta che tanto son morto.
Se piangi ricordati solo che non sei la sola.
Se guardi quel vuoto, ricordati che ci si innamora, senza sapere, di chi per un attimo solo ci ha resi perfetti senza che l'avessimo chiesto.

Eppure ti vedo.
Tra luci di buio.
Tra pianti di gioia.
Tra crateri di cielo.
Tra libri di cuio.
Tra carezze di un boia.
Tra vapori di fuoco.
Respiri di sale.
Ti vedo e ti dico che sono felice, anche se non ci sei.
Perché per imparare a ballare bisogna prima imparare a cadere.
Per imparare a suonare, bisogna imparare a stonare.
E imparo da me, senza nessuno.
Con un sorriso legato alla vita, come una cinta che regge il futuro.
Come due dita che sfiorano le labbra di un muto, che parla senza interrompere l'unico silenzio che suona un'orchestra di sguardi.
L'unico silenzio che manca, come a due amanti che si separano, manca il saluto.



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