CAPITOLO 34

34

Percorsa quasi tutta la strada sterrata con gli occhi vigili a qualsiasi movimento, Lapo e Isabel giunsero nei pressi della piccola costruzione che si ergeva sul margine sinistro dello spiazzo.

«Deve essere la casa-museo» mormorò lei appiattendosi alla facciata e rimanendo nascosta dalle fronde di un grosso albero «quella che funge anche da biglietteria.»

«Non vedo nessuno in giro» replicò Lapo avvicinandosi a lei e muovendo lo sguardo intorno.

Di fronte a sé poteva vedere il confine con l'isola giardino e le sagome di alcuni degli edifici principali del Compendio, mentre dietro lo spiazzo sterrato terminava nella macchia mediterranea.

Gli unici elementi che poteva notare da quella distanza erano una vecchia costruzione che assomigliava a una specie di frantoio in disuso e un piccolo parcheggio coperto da una tettoia.

Nient'altro.

«Senti per caso delle voci?» domandò Isabel riscuotendolo dalla sua osservazione.

«No, niente» rispose lui. «Ma se la tomba di Marsala si trova all'interno della stalla, dall'altra parte del giardino, dubito che da dove siamo noi si possa sentire qualcosa.»

Poi inclinò la testa guardandola negli occhi. «Me lo hai chiesto perché sei convinta anche tu che ci sia qualcuno, vero?»

Lei annuì.

«Sono state le due macchine parcheggiate accanto alla nostra a farmi venire qualche dubbio in proposito. Se il museo è chiuso non avrebbero ragione di essere lì. Oltretutto qua intorno non ci sono nemmeno abitazioni. No, secondo me la faccenda puzza.»

«E' un ipotesi plausibile» replicò lui convinto che lei avesse pienamente ragione.

Quindi estrasse la pistola. Stavolta l'aveva portata con sé.

D'altro canto possedere il distintivo di agente del C.I.I aveva i suoi vantaggi, uno tra i quali era di poter trasportare oggetti simili anche in aereo.

«Vedo che sei venuto preparato» sorrise lei sarcastica.

«Errare è umano, ma perseverare è diabolico» le rispose lui con un'espressione altrettanto ironica. «Dai muoviamoci» continuò tornando serio. «Se la tua intuizione è corretta come credo potrebbe anche essere troppo tardi.»

Con la schiena bassa in modo da non essere visti, camminarono veloci lungo lo sterrato, costeggiando gli alberi che delimitavano l'accesso al giardino della Residenza.

Arrivati in fondo dove la strada finiva svoltando verso destra, furono costretti a fermarsi.

Lapo aprì allora la mappa degli edifici del Compendio, quella che aveva scaricato in aeroporto prima di partire.

Voleva capire dove si trovasse esattamente la stalla.

«Okay, siamo vicini» le sussurrò poi indicando l'edifico proprio di fronte a loro «Da questa parte.»

Si mossero in silenzio fra gli alberi con la costante sensazione di essere spiati da qualcuno.

Sì, ma da dove?

Sbucati nel giardino, si appoggiarono alla facciata laterale della stalla fermandosi a ridosso della porzione di muro fra una porta e una piccola finestra.

«Non mi piace Lapo» disse Isabel «siamo troppo scoperti. Togliamoci da qui.»

Lui annuì, quindi tastò la maniglia per capire se potevano entrare.

Niente. Chiusa.

«Vieni, l'ingresso principale si trova sull'altro lato, svelta.»

***

Era già passata più di ora, ma di scomparti segreti o cose simili, all'interno di quella tomba neanche l'ombra.

Ravizza stava cominciando a dare segni d'impazienza. Non sapeva più dove cercare.

«Forse non c'è mai stata una chiave» commentò Gonella mettendosi a sedere sul pavimento di pietra.

La tensione lo stava sfibrando. Si mise le mani fra i capelli.

«No, mi rifiuto di crederlo. E' qui da qualche parte, ne sono sicuro.»

«Abbiamo guardato ovunque, Antonio. Secondo me dovremmo prendere in considerazione l'idea di abbandonare la ricerca.»

«Ma sei impazzito? Vuoi rinunciare proprio ora? Ti rendi conto di cosa vorrebbe dire tornare a mani vuote? Sarà la rovina per tutti e due, lo capisci?» lo prese per le spalle cercando di scrollarlo da quella bolla di apatia in cui sembrava essere piombato.

Lui annuì.

Tremava.

Ravizza si sedette accanto a lui.

«So come ti senti Achille» continuò con voce calma e pacata «ma dobbiamo farci forza. Siamo vicini, lo sento. Non possiamo mollare, non adesso.»

«Va bene. Ma non sappiamo più dove cercare.»

«Ascolta, forse abbiamo tralasciato qualcosa. Forse non abbiamo guardato nel posto giusto. Magari dobbiamo controllare intorno alla tomba e non sopra o sotto di essa. Che ne pensi?»

«Potrebbe essere. Ma dove?»

«Non lo so, sto solo ragionando. E non è che mi aiuti molto questo modo!»

Gonella si rimise in piedi.

«Hai ragione, scusa. Mi sono lasciato prendere dal panico. Facciamo così. Io verifico la zona intorno alla tomba, tu invece continua a osservare la lastra di pietra o il retro del pannello di legno con l'iscrizione, okay?»

«Così va meglio. D'accordo, diamoci da fare»

Gonella si mosse quindi verso sinistra, avvicinandosi al muro di pietra che delimitava quello che un tempo doveva essere stato un vecchio pozzo da cui veniva estratta l'acqua per abbeverare gli animali.

Adesso però era chiuso, da un coperchio di legno.

Senza sapere bene cosa stesse facendo, vi appoggiò le mani sopra e si accorse che poteva muoversi.

Tentò allora di alzarlo.

Non era poi così pesante, per cui lo prese e riuscì a spostarlo di lato liberando in tal modo l'ingresso del pozzo.

***

Ma che stanno combinando? pensò dentro di sé l'uomo con una certa inquietudine. Gli mancava l'azione e gli mancava sentire l'adrenalina.

Restare fermo dietro un albero in osservazione non era certo l'ideale per uno come lui.

Ma non poteva fare diversamente almeno fino a quando quei due non fossero usciti dalla stalla.

Era almeno un'ora che erano chiusi là dentro e sembrava che non accennassero a uscire.

Poi all'improvviso si bloccò.

A poca distanza da dove si trovava vide l'agente italiano muoversi veloce rasente al muro dell'edificio, in compagnia della stessa donna che gli aveva dato del filo da torcere a Livorno.

E adesso? Avrebbe dovuto avvertire i suoi capi?

Probabilmente sì, ma non ritenne che quello fosse il momento più adatto.

Forse più tardi.

Ora non voleva distrazioni.

La situazione si era improvvisamente complicata e non di poco.

Un conto era infatti mettere fuori gioco i due uomini di Villa Francesca, un conto era affrontare un agente dei servizi segreti che già una volta l'aveva beffato.

E poi c'era l'incognita di quella donna.

Chi poteva essere?

Sospirò tornando a concentrarsi.

Per il momento avrebbe dovuto fare a meno della risposta.

Meglio continuare a stare nascosto per un altro po', si disse spostandosi leggermente più indietro per non correre inutili rischi.

Quindi si rimise a osservare la scena davanti a sé, curioso di capire come si sarebbe evoluto quel nuovo e strano imprevisto.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top