CAPITOLO 21

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Forse ho trovato qualcosa, disse tra sé Rosa osservando lo schermo del computer sul quale era aperto un file word. Si trattava di una strana nota riguardante la spedizione dei Mille, poche righe spedite dal diplomatico Henry George Elliot al Foreign Office il 9 luglio del 1860.

Certo non era proprio quello che si poteva definire un collegamento tra la famiglia Temple e la Loggia, ma in qualche maniera sentiva che poteva essere importante.

In fondo tutti i guai in cui si era cacciato Lapo negli ultimi giorni sembravano avere come denominatore comune la figura di Giuseppe Garibaldi, per cui le era sembrato che copiarla sul suo telefono potesse essere la cosa giusta da fare.

La rilesse una seconda volta.

«.. Numerose bande camorristiche sono pronte a scendere in campo per contrastare, armi alla mano, la mobilitazione dei popolani rimasti fedeli alla dinastia borbonica, per presidiare il porto in modo da facilitare uno sbarco delle truppe piemontesi e per controllare le vie d'accesso a Napoli.

Il tutto al fine di rendere possibile l'ingresso dei volontari di Garibaldi..»

Rendere possibile l'ingresso di Garibaldi? Facilitare lo sbarco delle truppe?

Rosa scosse la testa. Aveva sempre saputo che la spedizione dei Mille era stata una vera e propria invasione dei territori del sud Italia, un moto rivoluzionario come molti altri che avevano caratterizzato quel periodo storico, ma non che qualcuno avesse invece manipolato gli eserciti nemici per permettere al Generale di invadere il paese senza dover combattere.

Un campanello di allarme si accese nella sua testa.

Aprì quindi Google e digitò il nome del diplomatico inglese che aveva redatto quella nota.

Era il primo e più logico punto di partenza. Come aveva immaginato vennero fuori un sacco di siti zeppi di notizie al riguardo.

Lei però si soffermò sulla prima pagina, quella della biografia e lesse con attenzione ciò che vi era scritto.

«Henry George Elliot nacque a Ginevra nel 1817 e fin da piccolo ricevette un'educazione adeguata al suo elevato ceto sociale. Studiò all'Eton Collage e al Trinity Collage di Cambridge, senza però conseguire mai la laurea. Nel 1840 entrò come impiegato al Foreign Office e l'anno successivo iniziò la sua carriera diplomatica, pima come ambasciatore a San Pietroburgo, poi in Danimarca e infine a Napoli alla corte del re delle due Sicilie Francesco II.

Fu molto legato politicamente alle idee dell'allora primo ministro inglese Lord Palmerston soprattutto durante il periodo del risorgimento italiano e della spedizione dei Mille...»

Ed ecco l'aggancio.

Incuriosita da quello strano risvolto e decisa ad approfondire l'argomento, cercò on line altre notizie in merito soffermandosi questa volta sulla figura dell'allora primo ministro inglese.

Come cominciava a intuire quella storia pareva poggiare le fondamenta su un oscuro complotto ordito in gran segreto da qualcuno, e, in una situazione del genere, il premier britannico non poteva che essere la chiave di volta.

Iniziò a sfogliare i siti internet. Su lord Palmerston trovò un'infinità di informazioni, ma ciò che attirò fin da subito la sua attenzione fu il nome: Henry John Temple.

Continuò a leggere, seguendo gli indizi disseminati nella pagine web, come un moderno Pollicino che segua le briciole di pane. Così facendo scoprì man mano tutte le teorie complottistiche legate alla figura del Visconte di Palmerston e alle logge massoniche, oltre ovviamente alle varie ipotesi sulla spedizione di Garibaldi.

Ne trovò veramente tante. Andò avanti, ma più leggeva e più si rendeva conto che all'interno di quella intrica matassa di notizie esisteva un unico comune denominatore, un elemento che ricorreva costantemente: l'idea di un complotto di natura economica.

Quasi tutti gli articoli sostenevano che l'impresa dei Mille era stata solo un banale pretesto messo in atto dal Conte di Cavour e dal Re Vittorio Emanuele II per entrare in possesso delle immense ricchezze dei Borboni allo scopo di ripagare i debiti contratti dal Regno delle due Sicilie con le banche estere.

Per organizzare questo orribile piano, pareva proprio che fossero stati messi in piedi una serie di accordi con il primo ministro inglese e le logge massoniche che, da parte loro, fornirono aiuti militari e finanziari in cambio di un coinvolgimento nelle faccende italiane volto a eliminare il potere papale e a garantire all'Inghilterra il controllo sul Mediterraneo.

Rosa era sconcertata.

Le ricerche di Donati e l'intervento di Lapo dovevano aver scoperchiato il vaso di pandora, innescando un meccanismo che stava risucchiato tutti.

Adesso aveva un quadro un po' più completo, ma per quanto la riguardava mancava ancora un collegamento, quello tra la famiglia Temple e la Loggia.

Ma sentiva di essere molto vicina a trovarlo. Continuò perciò a cercare quel filo, navigando in Internet fino a quando non incappò proprio nel sito giusto, quello che parlava dello Scozzesismo massonico.

Lesse l'articolo con estrema attenzione.

«.. Lord Palmerston e il suo ministro degli Esteri J. Russel erano imparentati con l'antica discendenza del re Robert Bruce, il conte di Elgin, attraverso una serie di matrimoni che li tenevano legati al ramo più potente dell'Ordine di S. Giovanni.

I suoi rapporti con il Rito Scozzese della massoneria erano quindi un'esigenza di famiglia, ed egli se ne servì ampiamente per le sue mire di imperialismo politico.

Lord Palmerston, come primo ministro della Regina Vittoria d'Inghilterra e come gran maestro del Rito Scozzese, sapeva infatti di poter contare su una forza politica di primo ordine e ne approfittò per favorire i moti rivoluzionari del 1848 e per organizzare quella che è passata alla storia come la spedizione dei Mille..»

Eccolo lì, nero su bianco.

Per lei era più che sufficiente. Spense il computer e si mise il cappotto.

Era giunto il momento di parlare con Damiano della Torre. 

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