CAPITOLO 16

16

Gonella si sporse in avanti per osservare il nascondiglio e ciò che conteneva. Era stupito e teso.

«Forza» disse Antonio. «Che stiamo aspettando? Apriamola.»

Lapo annuì.

La combinazione è la data di morte di mio padre recitò ad alta voce ripensando al testo in esperanto scritto da Clelia Garibaldi.

«2 giugno 1882» rispose Ravizza con un sussurro.

Lapo si chinò e mosse lentamente i numeri nei cilindri secondo la sequenza 2-6-1-8-8-2.

Ci fu un leggero click.

Trattennero il fiato, quindi girò la manopola alzando il coperchio.

In silenzio infilò la mano all'interno.

«Allora?» domandò Ravizza in preda a una forte inquietudine. «Trovato niente?»

«Sento qualcosa.»

«Lo tiri fuori, forza.»

Lapo lo afferrò. «Sembra una pergamena» disse girandosi verso Ravizza e Gonella. Si mise in ginocchio sul pavimento e mostrò loro ciò che aveva appena preso. Un vecchio foglio ingiallito dal tempo, avvolto su stesso e con un nastro di pelle intorno.

Un dono dal 1800.

Gonella l'osservò con attenzione, mentre il suo cuore accelerava i battiti. Le mani tremavano.

«Un altro indizio?» domandò a un certo punto il Conte con voce tremante dando voce ai pensieri di tutti.

«Scopriamolo.»

Lapo si rimise in piedi, tolse il nastro di pelle iniziando a srotolare delicatamente quel vecchio foglio ingiallito.

«Piano, piano» mormorò Ravizza, «non vorrà mica rischiare di rovinarlo.»

Lapo proseguì con estrema attenzione fino a quando la pergamena non fu completamente aperta. 

Ravizza e Gonella si avvicinarono.

«E' la firma di Garibaldi!» esclamò Achille a cui non era sfuggita, nonostante fosse poco visibile, la scritta in alto a destra sul foglio.

La sua voce tremava. «Deve averlo scritto proprio lui questo documento. E' una scopetta eccezionale.»

«Sembra un enigma» mormorò invece Lapo stranamente attratto dalla strana sequenza di lettere e dalla griglia vuota poco sotto.

«Qualcuno di voi sa cosa significa?»

Ravizza continuò a osservare il contenuto della pergamena in silenzio, cercando di intuirne il significato.

Scosse la testa. «No, mi spiace, ma non ne ho la più pallida idea» disse voltandosi verso Gonella con uno sguardo complice.

«Nemmeno io» gli fece eco Lapo, «ma forse conosco qualcuno che potrebbe darci una mano» e così dicendo ripiegò la pergamena mettendola all'interno del giubbotto.

Poi alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere la canna di una pistola puntata alla sua testa.

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