48 - La mia piccolina

Villa Malfoy, 5 aprile 1999

Draco Malfoy


Erano passati dieci giorni dalla fatidica notte dell'attacco al casale in Francia.

Quella sera, quando Harry non era tornato dal Ministero, all'inizio Draco non se ne era data pena pensando che forse fosse rimasto con i Weasley poiché Ron era il suo secondo per la giornata.

Lui e suo padre si erano risolti a passare una serata tranquilla in salotto, ognuno leggendo qualcosa, finché Draco non si era sentito male.

Non sapeva esattamente che cosa fosse successo ma tutto aveva cominciato a girare e gli era sembrato che la testa fosse sul punto di esplodergli.

Suo padre lo aveva fatto sdraiare ma quando già si stava apprestando a chiamare un guaritore, Draco si era sentito meglio.

La sensazione e il dolore erano passati, qualunque cosa fossero, anche se lo lasciarono con una brutta sensazione alla base dello stomaco.

Provò a distrarsi ma alla sua mente continuò a presentarsi immagini da incubo e nulla di quello che gli disse suo padre, per tranquillizzarlo, sembrò funzionare.

Non molto tempo dopo il camino s'illuminò di verde e il volto ansioso di Ron gli comunicò in fretta le notizie: Astoria era ricoverata nell'infermeria di Hogwarts.

Draco corse attraverso il fuoco senza nemmeno accertarsi che suo padre lo stesse seguendo.

Astoria giaceva su un letto, addormentata ma pallida come la morte e, per un momento, prima di controllare il Legame Draco temette che fosse morta.

Madama Chips, con voce fredda e professionale, gli spiegò quali erano state le sue ferite e che cosa avesse fatto per curarla, aggiungendo che sarebbe stata bene entro il mattino successivo.

Dopo era stata la volta di Bill Weasley di spiegare a lui e suo padre che cosa fosse successo e, durante la narrazione, Draco si rese conto di quanto fosse stato vicino a perdere la sua Omega, quella notte.

Da allora non aveva più lasciato il fianco di Astoria e non era più riuscito nemmeno a placare il suo lato Alpha: gli sembrava che il suo unico scopo fosse ora quello di proteggere la ragazza.

Almeno Tori non sembrava esserne infastidita, anzi: lo cercava con gli occhi in continuazione, come se il solo pensiero di essergli di nuovo lontana la facesse fremere.

Per quel motivo quella mattina Draco aveva preso in mano la situazione e, dopo averla trascinata in giardino con la scusa di una passeggiata, si era inginocchiato ai piedi della sua Omega e le aveva chiesto di sposarlo:

"Tori, so che siamo Legati ma adesso tu hai dei diritti e non sei obbligata a dirmi di sì. Vorrei ancora sposarti, se tu sei d'accordo."

Se anche gli era passato per la testa che Astoria potesse rifiutarlo, i suoi timori erano stati immediatamente placati dal Legame e fu stupendo poter guardare il sorriso della sua Omega allargarsi a dismisura mentre gli rispondeva:

"Draco... sì! Certo che sì!" Poi, dopo un momento di esitazione, aggiunse: "E questa volta nessuno potrà impedirci di dare una grande festa, non credi!"

Draco ridacchiò e si rimise in piedi abbracciando e baciando Astoria come se nient'altro contasse, prima di rispondere:

"Tutto quello che vuoi! Puoi avere il matrimonio che hai sempre sognato e proprio nessuno potrà impedirtelo!"

Appena lo ebbe detto vide una nuvola scura passare negli occhi di Astoria e nel Legame sentì una fitta di tristezza.

Draco si morse un labbro perché era facile indovinare a che cosa fosse dovuto quel sentimento, così cercò di rimediare:

"Non voglio che pensi a loro, Tori. Non sono più la tua famiglia. Hai me, adesso, e i miei genitori e tutti i nostri amici. Harry e Severus e anche quei due strambi di Ron e Hermione e Neville e..."

Lei gli mise le mani sulla bocca, come faceva sempre quando voleva zittirlo, e disse sottovoce con un sorriso tirato:

"Lo so, questo lo so. E' solo difficile non pensarci, a volte, ma passerà. Sarai mio marito ed io potrò avere tutto quello che ho sempre desiderato: studierò e prenderò una Maestria in Incantesimi. Dopo avremo dei figli, almeno due ma forse di più. Tu sarai il mio bellissimo principe azzurro per il resto della mia vita! Ho tutto quello che potrei mai desiderare, Draco, quindi non c'è bisogno che cerchi di consolarmi perché sono davvero una ragazza fortunata, sai?"

Draco le sorrise e la baciò ma il Legame continuò a dirgli che c'era comunque una certa tristezza che era ancora lì, nel cuore della sua Astoria.

Rientrarono verso la villa tenendosi per mano, mentre parlavano di quale fosse l'approccio migliore per annunciare la notizia del loro matrimonio ai suoi genitori: come avrebbe fatto ad arginare l'incontenibile bisogno di sua madre di mettere il naso in ogni dettaglio dell'organizzazione?

Quando arrivarono in salotto e trovarono diverse persone ad aspettarli, Draco ne fu felice perché così avrebbero potuto annunciare la bella notizia anche a Harry e...

"Perché avete tutti quelle facce? E' successo qualcosa?"

Suo padre rispose per tutti, con voce seria:

"E' meglio che entrambi vi sediate."


Casa sulla collina, 5 aprile 1999

Severus Piton


Dopo che per tutta la sua vita Severus era stato un oggetto, lo status di essere umano gli risultava quasi incomprensibile.

Era tornato dalla Francia solo da due giorni, perché Kingsley aveva preferito prendersi un po' di tempo per accertarsi che chiunque fosse stato coinvolto con McKinnon fosse dietro le sbarre, prima di permettere agli Omega, e ai bambini che erano stati gli obiettivi di quella caccia insensata, di tornare alle loro case.

Harry era dovuto tornare nel Regno Unito immediatamente ma si erano incontrati al punto di materializzazione di Dover e, da allora, il suo Alpha sembrava intenzionato a rimanergli incollato addosso.

"Harry, capisco che sei stato in pensiero per me ma adesso va tutto bene e tu, davvero, dovresti lasciarmi un po' di spazio!" Disse indignato mentre il suo Alpha lo seguiva in bagno.

"O... okay." Rispose Harry titubante uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.

Quando Severus uscì dal bagno trovò Harry nel corridoio davanti alla porta, in piedi, imbarazzato.

"Ehm... andiamo in salotto?"

Harry lo chiese in tono quasi disperato e Severus lo seguì, dirigendosi verso la culla di Saturn per controllare il bambino mentre il suo Alpha si profondeva in scuse:

"Mi dispiace, Sev... ho solo bisogno di avervi tutti sotto gli occhi. La casa era terribilmente vuota e desolata mentre non c'eri. Ho dormito sempre da Draco, in realtà... non riuscivo a restare qua da solo."

Severus sbuffò perché non ci voleva un genio per rendersi conto che Harry si sentiva oltremodo protettivo e, se lui si fosse opposto, non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose.

"Va bene, Harry. Resteremo tutti insieme finché non ti sentirai più tranquillo."

Harry sospirò buttandosi sul divano e Severus si sedette vicino a lui, appellando il Profeta con un colpo di bacchetta per leggere gli ultimi aggiornamenti, anche se era abbastanza sicuro di non aver mancato nessuna notizia importante.

Scorse la prima pagina e vide che era ancora interamente riempita dalle notizie sulla ricerca degli Omega che mancavano all'appello.

Purtroppo non appena la nuova Legge che concedeva agli Omega lo status di esseri umani era entrata in vigore, diversi Alpha erano fuggiti con i loro Omega e le ricerche erano ancora in corso.

Almeno erano stati ritrovati tutti i bambini rapiti e tutti gli Omega che erano appartenuti agli Alpha che avevano assalito il casale francese.

Con la nuova Legge gli Omega potevano essere curati al San Mungo ma, per quanto riguardava la loro tutela, non erano ancora state prese le protezioni adeguate e di conseguenza c'era ancora molta confusione e una certa paura serpeggiante.

Alcune delle famiglie, i cui bambini sarebbero potuti diventare Omega, avevano deciso di restare all'estero in maniera permanente, preferendo vivere in un paese che aveva già tutta una serie strutture adeguate per sopperire ai bisogni particolari degli Omega.

Severus chiuse il giornale e si domandò, pigramente, se sarebbe riuscito a convincere Narcissa ad aprire un circolo per Omega.

In Bulgaria, a quanto aveva recentemente scoperto, c'erano circoli che gli Omega potevano frequentare per incontrare, in sicurezza, eventuali Alpha interessati sia a passare un calore in compagnia sia a stabilire relazioni più durature.

Narcissa sarebbe stata la persona ideale per gestire un posto di quel genere, perché avrebbe avuto modo di conoscere tutti i pettegolezzi mentre dava scandalo con battute sconce su chiunque...

Severus sorrise tra sé al pensiero mentre il suo Alpha si stendeva, mettendogli la testa sulle gambe e accostando l'orecchio al suo pancione.

"Sev," chiese Harry all'improvviso "credi davvero che Teddy potrebbe diventare un Omega?"

Lui scosse la testa e rispose con sincerità:

"Le possibilità sono molto alte, Harry, ma non devi preoccuparti di nulla. Per quando sarà abbastanza grande, avremo sradicato tutti i vecchi modi di pensare e lui si potrà trovare un buon Alpha, senza nessuna costrizione, vedrai." Lo disse con un mezzo sorriso nostalgico, dispiacendosi un po' per quell'adolescenza che anche lui avrebbe voluto vivere e che invece non aveva avuto.

"Però... sai come sono i maghi... è difficile cambiare il loro modo di pensare. Più difficile che cambiare le Leggi... e se... se qualcuno lo trattasse male?"

Severus sapeva che Harry stava affermando una verità ma non aveva nessuna soluzione, così disse:

"Potremmo... non lo so... magari potremmo chiedere a Minerva di inserire delle lezioni apposite per i giovani Alpha e Omega. Qualcosa per spiegare loro il rispetto reciproco."

Harry aggrottò la fronte e poi disse:

"Non so se servirebbe... non se saranno allevati da persone che potrebbero instillare in loro un certo modo di pensare... Draco fa ancora fatica a sopportare Hermione, solo perché è una Nata Babbana..."

La loro discussione fu interrotta dalle fiamme del camino che virarono al verde.

Harry si alzò di scatto, la bacchetta in mano, anche se sapeva benissimo che non erano in molti ad avere il loro indirizzo e di certo nessuno di loro era un nemico.

La testa di Molly comparve tra le fiamme e il suo Alpha si rilassò immediatamente.

"Ciao Molly! Com'è stato il ritorno a casa?"

La donna fece una piccola smorfia e poi rispose:

"Un disastro. Ricordami di non lasciare mai più la mia casa in mano a Ron e Ginny! Ci sono montagne di panni da lavare ed è tutto in disordine!" Poi, dopo una piccola pausa, aggiunse: "Ma non è questo il motivo per cui chiamo. Posso passare?"

Harry le sorrise radioso e rispose:

"Ma certo!"

Un attimo dopo la donna era lì nel loro salotto e, con somma sorpresa di Severus, non stava mascherando la sua gravidanza, cosa che lasciò Harry a bocca aperta.

"Mo... Molly! Non ci avevi detto niente!"

Severus tossicchiò imbarazzato prima di dire:

"Forse a te non ha detto niente, Harry!"

Il suo Alpha si girò verso di lui, vagamente indignato:

"Sono sempre l'ultimo a sapere le cose!"

Poi, dopo un attimo di meditazione, aggiunse:

"Hey! Hai nascosto anche l'odore! Non mi ero accorto di nulla e..."

Molly parve a disagio e disse piano:

"Magari possiamo parlarne davanti a un the?"

Harry annuì subito ma non si allontanò dal salotto finché Severus non si fu alzato dal divano per seguirlo.

Una volta che il suo Alpha ebbe finito di mettere in tavola the e alcuni biscotti Molly si morse un labbro e Severus, vedendola agitata, chiese preoccupato:

"La gravidanza va bene? Ci sono problemi o..."

"Nessun problema. Il bambino sta bene... è solo..." Lei abbassò gli occhi sul legno del tavolo e dopo un momento li sollevò, fissando Harry e dicendo con voce risoluta:

"Ho bisogno che mi aiuti, Harry. Ne ho davvero, davvero bisogno e non so a chi altri potrei chiederlo e..."

Harry la interruppe:

"Quello che vuoi, Molly!"

Severus pensò che il suo Alpha avesse risposto in modo un po' troppo svagato, perché era chiaro che la donna aveva un problema serio, anche se non aveva idea di quale fosse.

La risposta arrivò dopo un istante:

"Harry, ho bisogno che tu parli ad Arthur perché... ora che ho dei diritti... questo bambino è tanto mio quanto suo ed io non voglio separarmene!"

Severus non comprese cosa intendesse la donna e, dal suo sguardo incerto, nemmeno Harry sembrò capire così lui, cercando di usare tutto il tatto possibile, chiese:

"Perché dovresti separartene? Hai appena detto che il bambino sta bene, no?"

Lo domandò a voce bassa, timoroso che invece ci fosse un problema con il nascituro, perché dopotutto Molly era avanti con gli anni... temette di aver indovinato perché gli occhi della donna si riempirono di lacrime e lei cominciò a singhiozzare disperatamente.

Severus vide Harry quasi in panico davanti alle lacrime di quella che considerava una madre così, per cercare di aiutare entrambi, si alzò piano e passò alle spalle di Molly, dove le circondò le spalle in un abbraccio.

"Molly, non ti preoccupare, Madama Chips è molto brava e..."

Severus sentì le spalle della donna irrigidirsi sotto le sue mani, poi lei si raddrizzò e si asciugò il viso con un gesto rabbioso:

"Il bambino sta bene!" Quasi strillò, poi abbassò di nuovo la testa e mormorò: "E' solo Arthur. Lui... non lo vuole. Dice che non possiamo..."


Casa sulla collina, 2 aprile 1999

Harry Potter


Harry non aveva idea di che cosa volesse dire Molly e anche il suo pianto, che sembrava addirittura più disperato di quando Fred era morto, gli risultava incomprensibile.

Chiese aiuto a Severus con gli occhi e il suo Omega annuì, prendendo in mano la conversazione:

"Molly, che cosa intendi?"

Lei si girò a guardare Severus e, tirando su col naso, rispose con voce rotta:

"Io... noi... questo è il mio... non è il nostro ottavo figlio. Ne abbiamo avuti altri."

Harry cominciò a sentirsi male al pensiero che Molly avesse perso dei bambini... forse era successo quando era più giovane e...

"Noi... ecco, Arthur ed io abbiamo avuto quindici figli. Questo sarebbe il sedicesimo ed io lo voglio tenere. Non voglio separarmene."

Severus tornò al suo posto e si sedette forse un po' troppo pesantemente mentre Harry, sempre più incerto, disse:

"Molly, non capisco. Perché dovresti separartene se il bambino sta bene e non ci sono problemi?"

"Arthur dice che non possiamo ricominciare da capo con un bambino piccolo perché siamo troppo vecchi. Anche Ron e Ginny hanno quasi finito la scuola ormai... e poi sarebbe una spesa in più... lui vuole darlo in adozione. Come ha fatto per gli altri."

Harry cominciò a credere di aver frainteso: i figli di Molly non erano morti, quindi? Erano...

"Adozione? Cosa...?" Chiese sempre più confuso mentre vedeva Severus irrigidirsi.

"Te l'ho detto... i miei bambini... Arthur ed io non abbiamo mai avuto molti soldi e sette erano già tanti, ma io ho così insistito che lui ha ceduto, almeno per loro, mentre gli altri... tutti gli altri miei piccolini lui li ha portati via."

Harry cominciò a sentire un vago senso di nausea e Severus sembrava stare anche peggio quando chiese:

"Molly, stai dicendo che Arthur ha dato in adozione otto dei tuoi figli? Senza il tuo consenso?"

La donna tenne gli occhi fissi sul tavolo e annuì singhiozzando piano, prima di dire:

"Sì... sì." Poi, dopo un momento, si strinse le braccia al petto e disse: "Io amo Arthur, Harry. E' mio marito e lo amo ma lui... continua a insistere... dice che è colpa mia... che sono io a volerlo... ed io..."

Una nuova ondata di singhiozzi bloccò la voce di Molly e Severus chiese:

"Dice che tu lo supplichi per essere ingravidata, durante il calore, e che lui non fa altro che assecondare il tuo desiderio anche se non potete permettervi altri figli, giusto? E' questo che dice?"

La donna singhiozzò più forte e Harry guardò Severus con l'orrore negli occhi, perché ormai sapeva che gli Omega pregavano davvero per essere ingravidati durante il calore ma sapeva anche che, sebbene quelle suppliche non fossero reali, era facile per un Alpha crederle vere; Incolpare il proprio Omega di aver pregato esattamente per quello era esattamente la cosa che aveva fatto lui, la prima volta che era stato con Severus e ora...

Harry si alzò dal tavolo e fece per allontanarsi da lì, perché all'improvviso si sentì di nuovo un mostro e il senso di colpa, per aver violentato il suo Omega, tornò alla ribalta.

La mano di Severus scattò fulminea e lo afferrò per un polso mentre la sua voce, gelida, disse:

"Siediti Harry."

Harry passò lo sguardo da Severus a Molly e si rese conto che il suo Omega non lo avrebbe lasciato fuggire, così si sedette di nuovo e quando Molly si fu ripresa, dopo alcuni lunghi minuti, disse:

"Io... so che lo chiedo. So di volerlo quando sono in calore ma..."

Harry vide che Severus era pallido ma allo stesso tempo granitico:

"No. Non lo vuoi davvero e tuo marito dovrebbe saperlo. Le pozioni anticoncezionali vanno prese prima del calore e Arthur avrebbe dovuto prenderle se sapeva che non potevate permettervi altri figli. Perché non l'ha fatto?"

Harry rispose con un filo di voce:

"Perché la vuole gravida, Sev. Perché è bello vedervi ingrossare e sapere che siamo stati noi. Perché siete eccitanti così pieni dei nostri figli. Lo penso anch'io... lo pensano tutti gli Alpha..."

Se gli sguardi fossero stati pugnalate, Harry a quel punto avrebbe sanguinato da almeno venti ferite, perché il suo Omega sembrava furioso:

"Sì, certo, ma non siete bestie! Sapete quando è possibile avere figli e quando non lo è! Potete trattenervi!"

Harry abbassò lo sguardo, vergognoso, perché non era certo che fosse del tutto vero:

"Ti ho detto che vorrei moltissimi figli... lo sai..."

Severus rispose tagliente:

"Ed io ti ho detto che faremo il possibile per averli ma tu non mi sei sembrato intenzionato a costringermi mentre Arthur..."

Molly li stava osservando in silenzio, con il volto rigato di lacrime, ma interruppe Severus e disse piano:

"Immagino quindi che non mi aiuterai. Tu la vedi come lui! Non capisci che è di mio figlio che stiamo parlando e che Arthur me lo porterà via!"

Davanti a quell'accusa Harry cercò di difendersi:

"Non ho detto quello! Certo che ti aiuterò... stavo solo dicendo che capisco perché l'ha fatto ma..." dopo uno sguardo a Severus ammise, "... non lo giustifico. Non avrebbe dovuto farlo e gli parlerò."

Poi, cercando di rassicurare la donna, aggiunse:

"Molly, io ho molti soldi. Posso aiutarvi se il problema è solo quello!"

La donna adesso guardò Harry con sospetto; lui se ne sentì ferito ma non poté farci nulla.
"Arthur non accetterà. E' orgoglioso e poi... ora non è solo quello il problema. Non vuole altri bambini proprio adesso che gli altri sono grandi."

"Bene, avrebbe dovuto pensarci prima!" Disse Severus perentorio e poi aggiunse: "Che gli piaccia o no adesso hai dei diritti. E' tuo figlio e lui non può togliertelo per nessuna ragione. Se non gli piace averlo in casa, che si trovi un altro posto!"

Molly lo guardò orripilata:

"Io lo amo! Non voglio che mio marito mi lasci o che se ne vada! Voglio solo che accetti il bambino e che mi dica dove sono i nostri altri figli! Voglio sapere che stanno bene e che sono felici... nient'altro!"

Harry si lasciò sfuggire un piccolo ringhio di frustrazione e disse:

"Ho detto che gli parlerò. Voi restate qui. Vado alla Tana."

Subito dopo averlo detto, guardò il suo Omega e sentì una fitta di paura, perché non si sentiva davvero pronto a lasciare Severus e Saturn da soli, ma scosse la testa e s'impose di andare.


Casa sulla collina, 2 aprile 1999

Severus Piton


Severus aveva sentito la paura di Harry nel doverlo lasciare solo e anche se avrebbe voluto rassicurarlo non lo fece; lo lasciò uscire da casa senza dire una parola.

Era irritato per quello che il suo Alpha aveva detto, soprattutto perché temeva che scatenasse in Harry vecchi sensi di colpa che lo avrebbero portato di nuovo a deprimersi, proprio quando sembrava che fossero riusciti a trovare un certo equilibrio.

Mentre pensava a quello, Molly disse piano:

"Non saremo mai davvero liberi, Severus. Lo faranno di nuovo: ci useranno e noi non ci opporremo. Siamo comunque schiavi, non importa quello che dice la Legge."

Severus la guardò e all'improvviso si sentì stanco.

Se Molly Weasley, l'Omega che, insieme a Narcissa, lui aveva sempre invidiato perché aveva una vita perfetta, con un Alpha perfetto, si sentiva schiava di suo marito... allora che possibilità avevano gli altri? Che possibilità aveva lui quando, solo poco tempo prima, il suo stesso Alpha gli aveva chiesto di avere moltissimi figli, facendolo sentire sbagliato perché non era più abbastanza giovane da accontentarlo?

Quello che diceva Molly era vero: la loro stessa natura li teneva ancora in ostaggio, prigionieri dei loro istinti.

Severus lottò con i suoi sentimenti e di nuovo si maledì perché non voleva occludere, soprattutto ora che Harry era in uno stato d'animo tanto instabile.

Voleva fare chiarezza nei suoi pensieri ma non poteva, in quel momento, soprattutto mentre Molly continuava a fissarlo come se lui dovesse avere una risposta a tutto.

"Molly io... ci deve essere un modo. Non... lo so che gli Alpha desiderano molti figli e che gli Omega vogliono darglieli... quello lo so benissimo, credimi, ma non possiamo lasciarci dominare solo dall'istinto senza pensare al resto. Mentre eravamo in Francia ho parlato con Victor Krum: lui mi ha detto che ha scelto di non avere un Alpha, o dei figli, finché non sarà abbastanza vecchio da lasciare il Quidditch professionistico. In Bulgaria gli Omega frequentano posti dove possono incontrare gli Alpha in sicurezza; possono decidere di passare il calore con qualcuno, se lo desiderano, ma specificano prima se vogliono un Legame o dei figli e, se un Alpha non rispetta i loro voleri, se per esempio Lega a sé un Omega contro la sua volontà, resa palese prima del calore, l'Alpha verrà condannato a morte per spezzare il vincolo... sono Leggi molto dure ma immagino che, facendole rispettare alla lettera, la Bulgaria abbia instillato negli Alpha e negli Omega una visione diversa di sé stessi. Quando Harry mi ha detto di volere molti figli mi sono sentito inadeguato e posso immaginare che tu, se avessi negato ad Arthur la possibilità di ingravidarti, ti saresti sentita allo stesso modo. Siamo noi il problema, Molly, ed è nostro dovere fare in modo che le nuove generazioni crescano senza queste pressioni... lo dobbiamo ai nostri figli."

Molly sembrò pendere dalle sue labbra per tutto il tempo e, anche se Severus non credeva di aver detto nulla di davvero importante, gli parve almeno un buon risultato.

"Ma come potremmo fare? Noi non abbiamo quelle leggi e la nostra società non è come la loro."

Severus adesso si sentiva su un terreno più solido e, dopo aver scacciato dalla mente i problemi relativi a Harry e ai suoi sensi di colpa, cercò di pensare a qualcosa di concreto.

"Sai Molly, tu hai ragione. Credo che ci sia bisogno di più che della volontà di una o due persone, per realizzare qualcosa. Abbiamo finalmente dei diritti ma il percorso è ancora lungo: dovremmo avvalerci dell'aiuto di tutti quelli che ci hanno sostenuto fino a qui. Potremmo indire una nuova riunione per parlarne tutti insieme. Che cosa ne pensi?"

Molly annuì piano ma poi, dopo un momento, disse:

"E per il mio bambino? Credi che Harry riuscirà davvero a convincere Arthur a tenerlo?"

Severus sventolò la mano come se la cosa fosse ridicola:

"Non è Arthur a decidere, ora, te ne rendi conto? Tu vuoi il bambino e Harry può aiutarvi con i soldi, se ce ne fosse bisogno. Arthur non ha più voce in capitolo, a questo punto, e inoltre sono certo che, una volta che i tuoi figli avranno saputo la notizia, faranno a gara per aiutarti. Hai allevato dei bravi ragazzi, Molly."

La donna a quelle parole sbiancò di colpo:

"Credi che dovrei dire ai ragazzi degli altri bambini? Dei loro fratelli e sorelle?"

Severus dovette rifletterci con attenzione perché era una cosa dura da affrontare. Come avrebbero preso la notizia, i figli di Molly?

"Non lo so. Forse. Magari prima potresti farti dire da Arthur dove si trovano e se stanno bene..."

"So che stanno bene, Severus, Arthur non è un mostro! Di certo si deve essere assicurato che fossero con delle buone famiglie ma... dopo tanti anni... sarebbe sconvolgente, per loro, scoprire di essere stati adottati. Se nessuno glielo ha detto, se sono stati cresciuti nella convinzione di essere figli di altri... non so come la potrebbero prendere. Forse si arrabbierebbero con noi, con me e Arthur, e ci odierebbero per averli abbandonati..."

"Credo sia presto per porci queste domande. Vediamo che cosa succederà al ritorno di Harry, va bene?"


La Tana, 2 aprile 1999

Harry Potter


Harry si materializzò alla Tana con il cuore in tumulto, perché davvero quella situazione era stata per lui come un fulmine a ciel sereno, proprio quando aveva pensato che le cose, alla fine, si fossero sistemate per tutti loro.

Non voleva davvero affrontare Arthur, perché l'uomo era quanto di più vicino a una figura paterna gli rimanesse e, inoltre, non aveva mentito: capiva benissimo che cosa aveva spinto l'uomo a comportarsi in quel modo.

Nel cortile della Tana si guardò intorno e ringraziò Merlino che Ron e Ginny fossero tornati a scuola con Hermione, e che in casa non ci fosse nessun altro.

Mentre si avvicinava alla porta indugiò sul pensiero di come sarebbe stata, quella casa, con il doppio dei suoi vecchi abitanti e aggrottò la fronte.

Lui, per quanto amasse vedere Severus gravido, non avrebbe mai e poi mai potuto separarsi dai suoi figli... quella era una cosa che non capiva... come aveva fatto Arthur ad abbandonare i suoi bambini?

Forse l'uomo non era poi il gran padre che Harry lo aveva sempre considerato, dopotutto, e la realizzazione gli bruciò perché se non lo era lui, allora chi?

Entrò in casa e trovò Arthur in cucina, seduto al tavolo mentre si teneva la testa tra le mani.

Al rumore della porta sollevò appena lo sguardo e poi, con gli occhi gonfi di pianto, disse:

"Mi ha lasciato, vero? Molly se n'è andata..."

Harry era trasecolato dalla dichiarazione, perché di certo l'ultima cosa che la donna avrebbe fatto sarebbe stata lasciare il marito. Era stata molto chiara su quello.

"Certo che no! Perché lo pensi?" Chiese Harry quasi di getto.

Arthur sollevò il viso dalle mani e guardò Harry con sguardo folle:

"Non è qui! Molly è sempre qui quando torno dal lavoro e quando non c'è mi lascia la cena pronta e un biglietto... qualcosa... ma sono tornato e lei non c'era e adesso che gli Omega hanno dei diritti... io ho pensato... ho creduto..."

Harry si sedette, sopraffatto dalla dichiarazione, perché come Alpha anche lui aveva il terrore che Severus fuggisse, che non lo volesse, e quella era una cosa con la quale doveva ancora riuscire a venire a patti.

"Arthur, Molly è da me. Sta solo visitando Severus... parlavano dei bambini. E' per quello che..."

Arthur sbiancò di colpo e, quasi tremando, chiese:

"Lei... lei te l'ha detto? Che aspetta un figlio?"

Harry si morse un labbro, sentendosi troppo giovane per affrontare quelle cose che lui ancora nemmeno capiva bene, però si fece coraggio e, dopo aver annuito, disse:

"Ci ha detto del bambino e anche degli altri, Arthur..." poi, vedendo che l'uomo si stava quasi sollevando, come per alzarsi o andarsene, Harry aggiunse in fretta, "... ed io lo capisco. Ti giuro che lo capisco."

L'altro Alpha si rimise seduto dritto e, con uno sguardo strano, chiese:

"Lo capisci davvero?"

Harry era incerto perché la parte dell'abbandono...

"Severus... sai, la doppia gravidanza... ecco, capisco perché tu volessi tutti quei figli solo... non riesco a capire come tu li abbia potuti abbandonare."

Arthur rimase in silenzio per un po' ma alla fine disse piano:

"Io... non potevamo davvero tenerli tutti e sapevo che ce ne sarebbero stati altri, e poi altri ancora... ti giuro che ho cercato davvero di trovare loro delle buone famiglie! Ho fatto del mio meglio! Al Ministero ci sono un sacco di persone che chiacchierano fin troppo ed è facile sapere quali coppie non hanno ancora figli e magari li vorrebbero... così io... anche se non erano con me, sapevo sempre cosa succedeva ai miei figli e poi, da quando i miei ragazzi hanno iniziato Hogwarts, ho sentito continue chiacchiere su tutti gli studenti... anche su di loro."

Quello sembrò tranquillizzare Harry almeno in parte ma poi Arthur parlò di nuovo:

"Non ho mai pensato alla possibilità che potesse capitare loro qualcosa di brutto e adesso mi sento così male..."

Harry si ritrovò spiazzato e chiese:

"Arthur, non capisco... di che cosa stai parlando?"

Arthur scosse la testa e poi, più risoluto di prima, disse:

"Quando l'ho saputo ero davvero preoccupato, anche se di certo non potevo parlarne con Molly... non le ho mai detto dove mandavo i bambini, perché avevo paura che facesse una pazzia provando a riprenderli, o mantenendo i contatti e contrariando quelle persone che li volevano allevare come figli propri... ma la mia piccolina..."

Arthur si bloccò e poi nascose il viso tra le mani per un momento, prima di riprendersi:

"Adesso però starà bene. Non c'è bisogno che nessuno lo sappia. Non voglio... potrei rovinarle la vita, se si venisse a sapere che è nostra figlia... e non solo a lei, anche agli altri."

Harry era sempre più sconcertato ma stava cercando di capire:

"Arthur, Molly ha il diritto di sapere dove sono i suoi bambini. Le parleremo insieme e ci accerteremo che non faccia pazzie ma è giusto che tu glielo dica e, forse, anche loro vorrebbero sapere di chi sono figli."

Arthur scosse la testa:

"Alcuni sono con delle famiglie purosangue... sai che cosa pensano molte di quelle famiglie di noi, Harry. Non vorrebbero mai essere imparentati con noi. Quasi tutti hanno usato delle pozioni e degli incantesimi perché i bambini assomigliassero ai genitori adottivi, in modo che non si sapesse... e poi la più piccola... potrei rovinarle la vita! Il suo Alpha non la vorrebbe più e, anche con dei diritti che futuro potrei darle?"

"Il suo Alpha?" Ripeté Harry cercando di seguire il ragionamento sgangherato di Arthur.

"Malfoy non la vorrebbe, se sapesse che è una Weasley, e lei è stata cresciuta come una gran signora... che cosa potremmo darle, Molly ed io?"

Harry sbatté le palpebre. Arthur stava parlando di Astoria? Davvero Astoria era...

"Arthur, certo che devi dirglielo! Sia a Molly sia a lei! Draco non la lascerebbe mai: la ama da impazzire e non gli importerà se è una Weasley e sono certo che nemmeno Lucius oserebbero dire nulla!"

"Harry... io e Lucius... non credo davvero che..."

Harry era risoluto:

"Devi dirglielo. E devi dire a Molly chi sono e dove si trovano i suoi altri figli! Se sono maggiorenni, dovresti anche dire loro che sono figli vostri. Credo abbiano il diritto di saperlo!"

Arthur scosse la testa ma Harry vide che non era del tutto contrario:

"Hanno le loro vite, le loro famiglie... li sconvolgerei e per che cosa? Non è che siamo un granché, come famiglia..."

"Come puoi dire una cosa del genere? Siete la mia famiglia. Io avrei sempre voluto essere uno dei tuoi figli, Arthur! Vi amate, vi prendete cura uno dell'altro... e Astoria? Quelli che crede essere la sua famiglia le hanno voltato le spalle! E' sola e ne soffre. Sono certo che sarebbe davvero felice di poter essere accolta da qualcuno che non la tratti come un essere inferiore solo perché è un'Omega! E poi c'è il bambino in arrivo... non posso credere che tu non lo voglia tenere!"

L'uomo sembrava sempre più incerto e disse:

"Harry, tu non capisci! Molly non è lucida sul bambino che sta per avere! Per lei è una specie di... non sono sicuro... credo pensi che sia la reincarnazione di Fred."

"Co... come? Non... non mi ha detto nulla e..."

"Vorrei davvero tenerlo. La casa è immensamente vuota con tutti i ragazzi via. Presto Ron andrà a vivere con Hermione e anche Ginny non rimarrà a lungo, dopo aver finito la scuola... e so che probabilmente non avremo altri figli dopo questo... ma Molly... e se pensasse davvero che è Fred? Tu non l'hai sentita mentre gli parla... non è lucida e ho paura che possa peggiorare!"

Harry scosse la testa, risoluto:

"Non importa. Molly pensa che tu non lo voglia e basta. Dovresti parlarle e, se davvero c'è un problema, adesso potrai portarla al San Mungo o ovunque tu voglia." Poi, un po' incerto, aggiunse: "Se è per i soldi... Arthur, sono in debito con voi per molte cose... non voglio che tu la prenda male e non voglio pensi che sia carità o qualcosa del genere: siete la mia famiglia, davvero, e se avete bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa..."

Arthur sembrava commosso e si asciugò gli occhi con la manica della camicia, prima di dire:

"Harry... io le parlerò, va bene?"

Harry annuì e sperò che le cose, a quel punto, potessero davvero concludersi per il meglio.


Villa Malfoy, 5 aprile 1999

Astoria Greengrass


Non di nuovo. Non di nuovo!

Pensò con forza Astoria perché, qualunque cosa stesse succedendo, era chiaro fosse grave e lei non era sicura di poter sopportare una nuova situazione critica.

La sua vita era divenuta un continuo saliscendi, solo che ogni volta sembrava che le cattive notizie la facessero cadere un po' più in basso e non era sicura di poter risalire per una nuova china, dopo che era sopravvissuta alla fuga dal casale solo pochi giorni prima.

Si sedette pesantemente guardando verso i volti tesi dei presenti e la prima cosa di cui si avvide era Draco, teso e impaurito non meno di lei.

"Che cosa succede?" Chiese il suo Alpha e Astoria strinse i pugni perché non era giusto... solo poco prima Draco le aveva chiesto di sposarla, di nuovo e... forse era maledetta... magari sua sorella o sua madre avevano trovato un modo per impedirle di essere felice...

Fu la voce di Lucius a risuonare nella stanza e a confermare i suoi peggiori timori:

"Ecco, il fatto è questo: i signori Weasley sono venuti qua per comunicarci alcune notizie che non erano disponibili fino ad ora e credo che queste informazioni potrebbero... non piacervi."

Il cuore di Astoria prese a battere furiosamente nel suo petto già immaginando corpi morti, sangue...

"Avanti Lucius, non fare il melodrammatico e lascia parlare Molly!" Disse Narcissa spiccia, quasi infastidita, e il suo atteggiamento fece sì che Astoria si guardasse meglio intorno.

Nel salotto, oltre a loro due e ai genitori di Draco, c'erano Harry e il professor Piton e i coniugi Weasley.

Astoria conosceva Molly, perché erano state insieme in Francia e avevano chiacchierato diverse volte, ma sapeva poco o nulla del suo Alpha.

Concentrò la sua attenzione sull'uomo perché, sebbene sembrasse tutto meno che minaccioso, se c'era un pericolo per lei e per Draco poteva provenire solo da quell'Alpha, no? Allora perché Narcissa aveva detto a Lucius di lasciare la parola a Molly?

Astoria guardò verso la donna con la fronte corrugata e la vide torcersi le mani, agitata.

Era strano perché la signora Weasley era sempre stata calmissima anche durante l'attacco e adesso, invece, sembrava uno studente del primo anno sorpreso a copiare a lezione.

"Ecco, non sono certa di come dirvelo..." Cominciò alzandosi dal suo posto a sedere e mettendosi a camminare nervosamente "... voi siete molto giovani e vi siete appena Legati... magari non capite del tutto quanto può essere forte il bisogno di avere dei figli e..."

C'era qualcosa di strano in quel discorso e Astoria non capiva dove volesse andare a parare la donna. Perché non veniva al punto? Perché li teneva in sospeso così?

"... insomma, io e mio marito abbiamo avuto molti figli, ecco, molti di più dei sette che conoscete. Non potevamo permetterci di mantenerli tutti e così Arthur..."

Molly si bloccò guardando il marito che ora sembrava contrito, mentre si trovava sotto gli occhi di tutti, ma che prese la parola con solo un momento di esitazione:

"Al Ministero si sente spesso di famiglie che vorrebbero dei figli ma che non riescono ad averli, per tanti motivi. Io... la famiglia Greengrass aveva già una figlia ma era stato un parto difficile. Avevo sentito che probabilmente non avrebbero avuto altri bambini, anche se li desideravano ardentemente, quindi... non è stato facile per noi, per Molly in particolare, ma non avevamo altra scelta."

L'uomo fissò Astoria con le lacrime agli occhi e lei si avvide che anche Molly stava piangendo sommessamente, dopo essersi di nuovo seduta.

Lei cercò di capire quello che stavano dicendo ma non era sicura...

"Di che cosa state parlando?" Chiese con voce flebile, incerta.

Molly rispose singhiozzando:

"Avrei davvero voluto tenerti. Volevo vicini tutti i miei bambini ma Ginny aveva solo un anno e già con lei erano sette... mi dispiace... mi dispiace..." La donna prese a singhiozzare sonoramente mentre prendeva un fazzoletto dalla manica e cercava di asciugarsi il viso inutilmente. Fu il signor Weasley ad aggiungere:

"Pensavo che saresti stata bene. I Greengrass erano una famiglia ricca e non ti avrebbero fatto mancare nulla. Non potevo sapere che saresti diventata un'Omega e che ti avrebbero rifiutata. Se lo avessi immaginato, io mai avrei..."

Astoria capiva di che cosa parlavano perché si ricordava di tutte le volte in cui sua madre aveva detto che il parto di Daphne era stato difficile e forse, a un certo punto, si era anche chiesta perché invece non parlasse mai di quando era nata lei... ma aveva sempre immaginato che fosse perché era andato tutto bene e non c'era nulla da dire. Non aveva mai pensato...

La rabbia le prese lo stomaco, mentre cercava di pensare a come avrebbe potuto essere la sua vita se fosse stata cresciuta da quelle persone: sarebbe stata povera, certo, ma almeno la sua famiglia l'avrebbe amata e sostenuta incondizionatamente, anche quando fosse stato chiaro che era un'Omega. Non avrebbe dovuto affrontare quello che aveva passato negli ultimi mesi...

Strinse i pugni mentre si rendeva conto che tutti la fissavano, in silenzio, come se stessero attendendo un suo giudizio.

Guardò Draco e il suo Alpha le passò subito un braccio attorno alle spalle, come a confermarle che per lui non cambiava nulla.

Quella era tutta la rassicurazione di cui aveva bisogno per calmarsi.

Se fosse stata cresciuta come una Weasley forse non sarebbe mai stata amica di Draco fin da piccola.

Forse non si sarebbe mai innamorata di lui.

Fissò il signor Weasley.

E' davvero mio padre? E Molly è... mia madre? Ho dei genitori... genitori che avrebbero potuto amarmi, accettarmi, e che invece mi hanno abbandonata. Avrei potuto avere una grande famiglia e invece...

Non aveva più visto sua madre, e nemmeno l'aveva sentita, fin da quando era divenuto chiaro che era un'Omega, e Daphne era stata spietata con lei. Sapeva che non erano davvero sorelle?

Era molto probabile che glielo avessero detto, comprese.

Il silenzio si stava protraendo e tutti sembravano ondeggiare, spostandosi leggermente come se stessero per dire qualcosa ma poi si bloccassero; Astoria sentì un grosso nodo crescerle in gola.

Voleva piangere, o urlare, o ridere e non riusciva nemmeno a capire che cosa provava...

"Forse, alla luce di ciò..." Cominciò a dire con cautela Lucius, solo per ritrovarsi a fronteggiare una furente Narcissa che lo interruppe:

"Non dire nulla di quello che stai pensando o te ne pentirai, tesoro."

"Insomma, questa notizia cambia le cose e..." Tentò di nuovo l'Alpha e la sua Omega gli si parò davanti con occhi spiritati, parlando in tono sommesso ma velenoso:

"Non cambia nulla. Mio figlio e Astoria sono Legati e si amano. Prova anche solo a fare un'insinuazione sbagliata sulla famiglia di Molly, e ti ritroverai in un mare di merda talmente profondo che saper nuotare non ti servirà a nulla. Inoltre ti ricordo che se c'è una decisione da prendere, qui e oggi, quella spetta ad Astoria. Perché Astoria ha dei diritti, Alpha."

Il tono di Narcissa, di solito tanto giocoso e solare, era stato così velenoso e insinuante che ad Astoria sfuggì una piccola risata che tradiva la sua agitazione, mentre vedeva Lucius sbiancare. Subito dopo, però, la sua mente traditrice le rammentò di nuovo quelle persone che, fino a pochi attimi prima, aveva creduto essere la sua famiglia.

Rivide l'odio negli occhi di suo padre, quando l'aveva visto l'ultima volta: lei era vestita da sposa, trepidante, agitata e impaurita; per un momento aveva pensato che la sua famiglia fosse venuta al suo matrimonio e si era sentita immensamente felice, prima di comprendere che tutto stava per cadere in pezzi.

Pensando a quello all'improvviso tutto sembrò quadrare, nella sua mente, come se ogni pezzo avesse trovato un suo posto, così aprì la bocca per parlare poi la richiuse e aggrottò la fronte, cercando di ponderare le parole in mezzo alle sue emozioni in subbuglio.

Lanciò un'occhiata al suo Alpha per farsi coraggio poi, cercando di apparire calma, disse lentamente:

"Poco fa Draco mi ha chiesto di nuovo di sposarlo e ovviamente ho detto di sì. Eravamo entrati in casa per dirvelo. Un matrimonio dovrebbe essere una festa per la famiglia e sappiamo tutti che... i Greengrass non parteciperanno. Voi però siete qui."Appuntò gli occhi prima su Molly e poi li spostò lentamente sul signor Weasley.

"Voi siete qui." Disse di nuovo, come a voler ribadire quel concetto; qualcosa negli occhi di quelle persone che quasi non conosceva scintillò e lei fu del tutto certa che fosse amore.

L'amore della sua famiglia era una cosa cui aveva pensato di non aver più diritto nonostante le nuove leggi.

Astoria sorrise perché in quel momento tutto le sembrò più vero, reale e tangibile: aveva dei diritti, ora, tutti i diritti del mondo, compreso quello di essere amata dalla sua famiglia.


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