37 - Non mi resta che ucciderli

Hogwarts, 3 febbraio 1999

Severus Piton


Severus si era sentito istantaneamente uno stupido, non appena il suo Alpha era uscito dalla porta, e solo il promemoria che Harry lo amava riuscì a mettere pace, alla fine, nella sua mente in subbuglio.

"Appena ricomincerò a preparare pozioni, proverò a creare qualcosa per controllare l'umore durante la gravidanza, ecco che cosa farò!" Disse ad alta voce ai suoi figli e poi, con un sorriso divertito, aggiunse:

"Già m'immagino le facce riconoscenti di tutti i futuri padri del Mondo Magico!"

Subito dopo, però, gli tornò in mente che qualunque riconoscimento, se anche fosse riuscito nell'impresa, sarebbe andato al suo Alpha e non a lui, e il suo umore si guastò immediatamente.

Era troppo irritato per fare qualcosa di produttivo in quel momento, così decise che una boccata d'aria gli avrebbe fatto bene e si diresse verso la biblioteca, ben sapendo che presto Irma avrebbe chiuso per la notte e che, probabilmente, non gli sarebbe dispiaciuto invitarlo nelle sue stanze per una chiacchierata amichevole... o almeno era quello che sperava, perché aveva davvero bisogno di sfogarsi con qualcuno che non fosse il suo Alpha, in quel momento.

Era ancora nei sotterranei quando sentì i singhiozzi e, subito, il suo umore peggiorò ulteriormente:

E adesso che diavolo succede?

Si chiese sperando che fosse solo un primo anno un po' triste per la lontananza da casa ma, paranoico come sempre, estrasse la bacchetta e si avvicinò piano alla nicchia scura della parete, da cui proveniva il rumore.

"Lumos." Disse ad alta voce per far sapere, a chiunque fosse, che si stava avvicinando e, contemporaneamente, illuminò uno studente rannicchiato a terra, le ginocchia strette al petto e il volto in ombra.

Non gli serviva vederlo in faccia per sapere chi era, perché conosceva fin troppo bene tutti i suoi studenti e, in questo caso, non faticava nemmeno a immaginare quale fosse il problema.

Corrugò la fronte per un momento, indeciso se andarsene e lasciare il ragazzo alle sue lacrime, ma il suo stupido istinto Omega gli urlò che doveva consolare quel bambino...

Sospirò tra sé, ben sapendo che quello studente non era per niente un bimbo, poiché aveva la stessa età del suo Alpha e, di certo, non era suo dovere aiutarlo ma...

"Avanti, alzati da lì."

I singhiozzi si erano interrotti quando aveva lanciato il 'Lumos' ma il ragazzo non si mosse, probabilmente perché aveva riconosciuto la sua voce e sapeva esattamente che era lui.

Severus si frugò nelle tasche e ne estrasse una pozione calmante, che aveva afferrato al volo prima di uscire dalle sue stanze, solo per precauzione perché, visto il suo umore, non voleva prendersela anche con Irma per un nonnulla.

Rimase per un momento indeciso sul da farsi poi, sempre tenendo ben salda la bacchetta, si abbassò piano, ingombrato dal pancione, e si sedette vicino al ragazzo. Gli toccò un braccio e gli porse la boccetta:
"Pozione calmante. Prendila."

Vide la testa del ragazzo scuotersi appena e poi non ci fu altro.

"Avanti, prendila. Ti farà stare meglio."

"Non... non mi farà stare meglio... è colpa mia! E' solo colpa mia!" Rispose il ragazzo ricominciando a singhiozzare.

"Tu non hai fatto niente. Qualunque cosa pensi di aver fatto, sono certo che non è colpa tua."

"Lo è. E' colpa mia!" Disse il ragazzo, continuando a tenere la testa rivolta altrove.

Severus rimase in silenzio per un po' poi, vedendo che lo studente non aveva intenzione di muoversi, appoggiò la boccetta a terra e si sollevò:

"La lascio lì, nel caso volessi prenderla." Poi si allontanò lungo il corridoio con il cuore pesante.

Sapeva che mettere il nome di Nott in prima pagina sul Profeta avrebbe avuto ripercussioni su Theodore, ma sapeva anche che era una mossa strategica che non potevano fare a meno di usare.

Il ragazzo era giovane e si sarebbe ripreso, in un modo o nell'altro, anche grazie alla fortuna della sua famiglia, che era ingente e che ora lui aveva ereditato.

Non fece in tempo nemmeno ad arrivare in vista della biblioteca che sentì dei passi alle sue spalle, così si volse di scatto, bacchetta alla mano.

Theodore Nott era lì, dietro di lui, bianco come un cadavere:

"Perché?" Chiese il ragazzo. "Perché ha cercato di aiutarmi? Lei mi odia! Io l'ho trattata come un animale e..."

Severus sbuffò e poi rispose:

"Se dovessi odiare tutti quelli che mi danno della cagna, signor Nott, non avrei tempo per fare altro nella mia vita."

Il ragazzo rimase immobile a fissarlo per un lungo momento, poi disse:

"Lei ha ucciso mio padre." Non ci fu nessuna condanna nella sua voce, solo una piatta accettazione.

Severus annuì secco e poi rispose:

"E' quello che ho fatto, sì." Negare era inutile e lui non si pentiva di aver ucciso quell'uomo, proprio per nulla.

"L'ha fatto per Draco. Perché è il suo figlioccio." Le parole erano vuote, inconsistenti, e Severus si ritrovò a rispondere ancora prima di sapere che cosa avrebbe detto:

"No. L'ho fatto per me. C'erano... vecchi conti in sospeso, tra me e tuo padre. Molti conti. Quello che ho fatto è stato approfittare dell'occasione."

Severus indagò il ragazzo con occhio critico e fu certo, da una certa vacuità nel suo sguardo, che avesse preso la pozione.

Dopo un attimo il ragazzo parve afflosciarsi e disse piano:

"Resta ugualmente colpa mia."

Severus non sapeva perché il ragazzo credesse una cosa del genere ma disse piano:

"Non vedo come possa essere colpa tua."

Theo ricominciò a singhiozzare, nonostante la pozione calmante, e Severus decise che la sua visita a Irma avrebbe potuto aspettare.

Si avvicinò piano, accertandosi che le mani di Nott fossero vuote e che la sua bacchetta non fosse in vista, poi lo afferrò per un braccio e cominciò a spingerlo di nuovo verso i sotterranei.

"Avanti, andiamo in un posto caldo."

Il ragazzo si lasciò guidare fino alle cucine senza protestare e, una volta lì, Severus chiese agli elfi cioccolata calda per entrambi.

Osservò attentamente lo studente finché non ne ebbe bevuto un sorso, poi parlo:

"Theo, niente di quello che è successo è colpa tua, non so perché lo credi ma..."

Il ragazzo esplose all'improvviso, parlando tra i singhiozzi che erano ripresi ancora più incontrollati:

"Gli ho detto io di Astoria. Ero geloso perché mi aveva rifiutato e... volevo che... volevo che soffrisse ma non... non pensavo... non sapevo..."

Severus cercò di parlare con tutta la calma che aveva acquisito negli ultimi mesi, essendosi ritrovato spesso a dover trattare con il suo Alpha problematico.

"Che cosa non sapevi?"

Theo lasciò la tazza e si portò le mani al viso:

"Non lo sapevo! Non lo sapevo! Lui... io pensavo davvero... che mamma fosse morta... e poi c'era la ragazza..."

Severus chiese con voce malferma:

"Non sapevi...?"

Nott annuì e si tolse le mani dal volto, cercando di asciugarsi le lacrime sulla manica della tunica.

"E' stato solo dopo... quando sono venuti gli Auror a prenderli... quando papà era già morto... ho scoperto così che erano in casa. Sono sempre rimasti in casa con noi... per tutto il tempo..."

Severus cercò di ricapitolare, perché non era ben certo di aver compreso:

"Non hai mai saputo che, l'Omega che ti ha partorito, fosse vivo? Che vivesse con voi?"

Theo scosse la testa e poi disse piano:

"Non sapevo nemmeno che... che uno dei due fosse... mio padre. Potter l'ha detto... ed io non... non volevo crederci... ma poi il Profeta ha scritto quelle cose... e ho capito. So che è vero."

Il ragazzo rimase in silenzio per un po' e Severus guardò la sua cioccolata raffreddarsi, perché non sapeva che cosa dire per consolarlo.

Taddeus Nott era sempre stato un bastardo ma Theo di quello non aveva colpa e...

"IO..." quando Theo riprese a parlare Severus riportò l'attenzione su di lui, interrompendo i suoi pensieri "... ho detto a papà che Tori era un'Omega. Ho sentito che ne parlava con Draco."

La pozione doveva aver fatto completamente effetto ormai, perché Theo, sebbene avesse lo sguardo ancora perso, sembrava essersi improvvisamente calmato.

"Volevo vendicarmi perché mi aveva rifiutato ma non avevo capito... non avevo davvero compreso quello che mio padre le avrebbe fatto. Io credevo... non lo so che cosa credevo. L'ho capito dopo, quando gli Auror hanno portato fuori dai sotterranei del maniero i due Omega, che cosa le sarebbe successo."

Severus vide il ragazzo girarsi piano verso di lui e non si mosse, semplicemente aspettando il resto:

"Ero arrabbiato. Papà era morto ed io ero solo e non volevo... non volevo accettare che era stata colpa mia... me la sono presa con lei. Ho convinto tutti a lasciare le lezioni e lei... lei c'è sempre stato, per noi. Sono stato un bastardo come mio padre. Lei deve odiarmi davvero molto."

Severus sperò con tutto il cuore che, quando si diceva che condividere i propri fardelli con qualcun altro servisse ad alleggerirli, fosse vero, perché quel ragazzo sembrava davvero averne bisogno.

"Theo, io non ti odio. Tu non sei tuo padre. Era lui l'Alpha che credeva fosse giusto fare quelle cose e, in realtà, sono certo che Taddeus avrebbe sfidato Draco comunque, appena si fosse accorto che Astoria era un'Omega. Lo avrebbe saputo qualche giorno dopo ma non sarebbe cambiato nulla, anche se tu non glielo avessi detto, perché lui e Braeden sono sempre stati amici. Tuo padre non ha sfidato Draco a causa tua, l'ha sfidato perché sapeva che Lucius Malfoy avrebbe accettato al posto del figlio. C'erano vecchi odi, tra tutti noi, da prima che tu nascessi. Tu non hai colpe per cose di cui non sapevi nulla, ed io spero davvero che le vecchie faide non debbano ricadere su di te e su tutti i nostri figli."

Severus si portò una mano al ventre, carezzevole, e lo sguardo di Theo si posò sulla pancia prominente e subito il suo volto si atteggiò in una smorfia poi, dopo un attimo in cui parve incerto, abbandonò la tazza e si alzò in piedi di scatto:

"Io non... mi scusi. Devo andare." E così dicendo quasi fuggì dalle cucine. Severus scosse la testa e restò seduto ancora per alcuni minuti, cercando di capire se c'era qualcosa che potesse fare per il ragazzo.


Hogwarts, 6 febbraio 1999

Harry Potter


Harry aveva cercato, in ogni modo, di scacciare dalla sua mente lo spiacevole incontro con il signor Woodcroft e Severus aveva cercato di rassicurarlo, dicendogli che erano solo parole e che, anche se a qualcuno magari era passato per la testa di sfidarlo, di certo il timore e il rispetto che molti provavano per lui, da quando aveva sconfitto Voldemort, di certo avrebbero tenuto a bada anche le teste più calde.

Oltretutto, l'aver saputo che Nott aveva in un certo senso cercato di scusarsi con Severus, diede a Harry altre preoccupazioni, soprattutto perché si sentiva colpevole, poiché anche lui era tra quelli che avevano accettato di usare Taddeus Nott come esempio pubblico, facendo scrivere a Skeeter un mare di veleno su quella famiglia, e ora il nome dei Nott era nel fango. Harry vedeva come tutti, anche i Serpeverde, tenessero alla larga il ragazzo, isolandolo nel momento in cui, avendo da poco perso l'unico genitore che avesse mai conosciuto, probabilmente avrebbe avuto più bisogno di qualcuno a cui potersi appoggiare.

E come se tutto quello non bastasse, il suo discorso davanti al Wizengamot era stato fissato per quel pomeriggio.

Harry bruciava di rabbia perché, nonostante adesso fosse il Salvatore del Mondo Magico, di nuovo quel concilio di vecchi maghi aveva giocato sporco, fissando la data e comunicandogliela un giorno per l'altro, probabilmente proprio per riuscire a trovarlo impreparato.

"Harry, calmati. Andrà tutto bene." Gli disse Severus per la millesima volta, mentre finiva di controllare che la sua tunica non avesse pieghe e che gli cadesse a pennello.

"E se incasino tutto? Se quando arrivo lì mi blocco e..."

Il suo Omega sbuffò, irritato, poi rispose:

"Potter, smettila! Hai tenuto testa a me, per anni, quando t'insultavo in classe, che cosa vuoi che siano una manciata di vecchi burocrati che nemmeno conosci?"

Harry si lasciò sfuggire un mezzo sorriso e, all'improvviso, si sentì un po' meglio perché era vero. Severus era sempre stato un maestro con le parole e gli insulti insinuanti e lui, in effetti, credeva di aver sempre combattuto quella battaglia in maniera dignitosa, quindi... Si girò di scatto e prese il suo Omega tra le braccia.

"Come ho fatto a sopravvivere, fino a oggi, senza di te?"

L'angolo della bocca di Severus si curvò all'insù e lui rispose secco:

"Non lo hai fatto. Ti ho salvato il culo più volte di quelle che ricordo e, a quanto pare, sono destinato a farlo ancora per lungo tempo. Ora cerca di fare in modo di non rendere il mio compito più oneroso di quello che è: smettila di frignare e stai dritto. Lo sai che non mi piace..."

"... Quando mi piango addosso e sembro debole, lo so." All'improvviso Harry si sentì davvero molto meglio e, ancora con Severus allacciato a lui, sorrise insinuante e poi gli sussurrò piano:

"A te piace quando faccio la parte del grosso Alpha potente e imbattibile, giusto?"

Harry si ritrovò la mano di Severus tra le gambe prima che potesse dire altro, e il suo Omega gli soffiò all'orecchio:
"La parola chiave, qui, è 'grosso'."

Harry ridacchiò:

"Lo so, lo so. Me lo dici sempre!"

Severus, con rammarico da parte di Harry, tolse la mano e disse:

"Lo dico perché è vero e, se oggi ti comporterai bene davanti al Wizengamot, magari potrebbe tornarmi in mente dove ho messo quella pozione per simulare il calore..."

Harry sentì l'eccitazione scendergli lungo la schiena e finirgli dritta tra le gambe a quella prospettiva, ma decise di non voler concedere la vittoria a Severus così facilmente:

"Se fai così, come potrò negare in pubblico che il mio Omega sia un bastardo manipolatore? Che cosa dovrei fare, mentire?"

Severus ghignò e poi disse:

"Visto? Se tieni testa a me, puoi tenere testa a chiunque... e comunque sì, mi aspetto non solo che tu menta ma che faccia proprio tutto quello che serve, se vuoi il tuo premio!"


Ministero della Magia, 6 febbraio 1999

Harry Potter


Nonostante Severus fosse riuscito a calmare i nervi di Harry, lui si ritrovò di nuovo agitato una volta che ebbe raggiunto in Ministero.

Si smaterializzò nell'ufficio di Kingsley, cercando almeno di evitare la folla di curiosi e giornalisti che, avendo saputo della discussione che si sarebbe tenuta quel giorno, di certo si assiepavano nell'atrio del Ministero.

Trovò ad attenderlo anche gli altri: Hermione, Lucius Malfoy e la signora Paciock.

Non c'erano Omega, nemmeno Severus, perché gli unici accettati all'assemblea plenaria dei Wizengamot erano coloro che avevano un seggio o che dovevano parlare, come Hermione perché lo studio sulle discendenze era stato pubblicato a suo nome.

Scesero tutti insieme verso l'aula numero dieci e, mentre l'ascensore scendeva, Harry ricordò che un tempo, solo pochi mesi prima, aveva fatto pensieri sconci su cosa avrebbe potuto fare con Severus proprio in quell'ascensore.

La cosa gli portò il sorriso sulle labbra ma, quando le porte si aprirono e lui vide il corridoio, i ricordi molto meno piacevoli dell'ultima volta che era stato in quel luogo lo assalirono e, insieme a quelli, arrivò la rabbia.

Prima sentì il ringhio nella sua mente, sommesso e lontano, ma poi lo udì avvicinarsi, come se fosse una tempesta incombente, e fu solo quando il verso animalesco quasi gli varcò le labbra che si rese conto che la sua ira gli stava per far perdere il controllo.

Fu la mano della signora Paciock e farlo tornare in sé:

"La tua rabbia è giusta ma non sfogarla qui. Usala quando sarai là." Disse la donna accennando con il mento alle porte dell'aula.

Harry la guardò senza rispondere, perché il ringhio era ancora incastrato nella sua gola, ma annuì e si mise ben dritto, prima di entrare.

La sala era gremita e nemmeno un seggio era vuoto, chiaro segno che, chiunque avesse avuto modo di partecipare, era lì o aveva delegato qualcuno.

Harry deglutì e si recò al suo posto assegnato, mentre gli altri si accomodavano dove dovevano: Kingsley al centro dell'assemblea, la signora Paciock e Lucius sui loro scranni e Hermione in basso, davanti a quel consesso, pronta a parlare per esporre le sue tesi.

Avrebbe desiderato ardentemente che almeno uno di loro gli fosse seduto vicino ma così non era, quindi si ritrovò a lanciare un'occhiata discreta ai suoi vicini: un uomo anziano che stava sorridendo con aria confusa e uno più giovane che pareva non meno teso di lui.

Harry ascoltò l'arringa di Hermione, anche se la conosceva quasi a memoria, e subito dopo fu lui a essere chiamato a parlare.

Prese fiato piano, in modo che nessuno si rendesse conto di cosa stava facendo, poi lasciò libero il suo lato Alpha.

"Buongiorno a tutti, io sono Harry Potter. So che molti di voi probabilmente mi hanno riconosciuto ma mi sembrava educato presentarmi comunque, visto che è la prima volta che parlo davanti al Wizengamot." Era riuscito a dire quello che si era preparato senza balbettare e questo gli diede coraggio così, dopo una rapida occhiata ai presenti, continuò:

"Oggi vorrei parlarvi di Albus Silente, un uomo che io ho sempre profondamente rispettato per la sua grande capacità di fare scelte lungimiranti. So che molti di voi lo conoscevano personalmente ma non so quanti si siano mai soffermati davvero a riflettere sulle sue azioni rivoluzionarie. Silente è stato colui che, come preside di Hogwarts, ha lottato per togliere a chiunque avesse potere politico la possibilità di variare i programmi d'insegnamento, in modo da dare agli studenti la possibilità di formarsi una propria coscienza personale, lontani dalle pressioni sia delle famiglie che della società. Se non lo avesse fatto, mi chiedo, sareste ancora seduti qui, oggi, con il diritto di votare nuove leggi? O forse sareste stati messi da parte in nome di una dittatura? Vorrei che vi soffermaste a valutare queste cose, quando ne avrete il tempo, ma per adesso passerò a parlarvi di un'altra scelta molto particolare, fatta a suo tempo da Albus Silente, cioè quella di assumere come insegnante di Hogwarts un Omega."

Harry stava spostando lentamente il suo sguardo da un gruppo all'altro dei presenti, in modo che tutti si sentissero inclusi nel suo discorso, come gli aveva insegnato Lucius. Per il momento non vedeva nessun genere di reazione evidente, né positiva né negativa, così continuò:

"Con Hogwarts disgiunta da ogni altro organo politico, nessuno ha mai messo in dubbio le scelte di Silente in fatto d'insegnanti e, solo nella mia carriera scolastica, posso annoverare un fantasma, un licantropo, un mezzo gigante, un mezzo folletto e un centauro. Di fronte a tale varietà un Omega non fa quasi notizia, non vi pare? Questa però è solo la superficie delle cose perché probabilmente molti di voi non sanno molto di mio marito, Severus Piton, a parte quello che è stato scritto sui giornali, ma io sono qui per parlarvene. E' un uomo ambizioso che ha deciso in giovane età di conseguire il titolo di Maestro di Pozioni. Proveniva da una famiglia con scarsi mezzi e vedeva quella posizione come un modo per ottenere prestigio personale oltre ad una solida posizione economica. Quando scoprì di essere un Omega frequentava ancora Hogwarts e, nonostante il suo status, decise di non voler rinunciare al suo sogno. Si mise al servizio del mago oscuro conosciuto come Voldemort..." Harry osservò quasi infastidito molte persone sussultare al nome ma non si fermò "... perché quell'Alpha gli avrebbe permesso di continuare gli studi e credetemi, se Voldemort era crudele con i suoi nemici, non lo era meno con i suoi alleati. Vi lascio immaginare che trattamento potesse essere riservato al suo Omega."

Harry fece una piccola pausa e vide molti aggrottare la fronte o scuotere la testa ma dal suo posto Lucius gli fece un piccolo cenno d'incoraggiamento e lui riprese il filo:

"Ottenne il titolo che desiderava e immagino che sia stato un bene perché, grazie a quello, ebbe la possibilità di essere assunto a Hogwarts, la prima volta che Voldemort sparì. V'invito a riflettere su questo: un uomo che ha l'intelligenza necessaria per conseguire il titolo di Maestro di Pozioni, che è stato più volte pubblicato per i suoi studi sulle più prestigiose riviste internazionali, nel suo paese non è nemmeno considerato umano. Ha insegnato ai figli di alcuni di voi, forse i più giovani tra i presenti sono stati suoi studenti, ha lavorato assiduamente per anni e, come se questo non bastasse, ha accettato di spiare Voldemort dopo il suo ritorno. Ha passato informazioni vitali a molti di noi e questo ha salvato delle vite, forse quelle d'intere famiglie, rischiando in prima persona e per che cosa? Forse qualcuno obietterà che ha ottenuto un Ordine di Merlino Prima Classe per i suoi servizi ma..." Harry estrasse dalla tasca l'ambito premio e lo mostrò ai presenti "... non lo ha mai ricevuto. Né quello né il piccolo vitalizio che ne consegue perché, ovviamente, come Omega non gli è permesso possedere nulla e qualunque onorificenza viene assegnata automaticamente al suo Alpha." Harry rimise in tasca la medaglia e riprese a parlare.

"Ora, quell'Alpha sono io ma avrebbe benissimo potuto essere un Mangiamorte, non credete? Sarebbe stato ironico assegnare questo premio proprio a qualcuno che aveva lottato per la parte avversa ma questa è la Legge e le cose sarebbero potute andare in quel modo. Il Mondo Magico avrebbe pagato un vitalizio a una delle persone che erano state schierate con Voldemort. Anche questa dovrebbe essere una cosa su cui riflettere perché ci sono ancora enormi conflitti, all'interno del nostro mondo e come pensate che si sarebbero sentiti, un mago o una strega Nati Babbani, venendo a sapere che una tale onorificenza era stata assegnata a qualcuno che forse gli aveva ucciso la famiglia? Fino al mio matrimonio, e agli articoli sul Profeta che ne hanno fatto seguito, moltissime persone nemmeno sapevano che esistesse qualcosa come gli Alpha o gli Omega, quindi vi chiedo: come lo avreste giustificato? E se a quegli stessi maghi e streghe, adesso o fra poco tempo, nascesse un figlio Omega, con che coraggio gli spieghereste che il loro bambino non ha diritti? Che è solo un animale e che può essere preso, rapito legalmente dalla sua casa, da un Alpha che lo violenterà e lo userà per la riproduzione o per il suo piacere? Potete obiettare che non sarebbe violenza, che gli Omega sono sempre consenzienti e, anche se io non credo che sia vero, diciamo che abbiate ragione ma, anche se fosse così, credete davvero che i genitori di un bambino, magari di dieci o undici anni, potrebbero accettare questa Legge? Vi prego di notare che questi ipotetici genitori Nati Babbani sono gli stessi cui, solo lo scorso anno, il Mondo Magico ha negato i loro diritti, che hanno subito processi anche solo per il possesso di una bacchetta... pensate davvero che accetterebbero senza battere ciglio? Certo, potete barricarvi dietro alla certezza che gli Omega siano rari e che quindi questi genitori 'scontenti' sarebbero una minoranza, ma davvero potrete riuscire a dormire tranquilli sapendo che avete strappato un bambino alla sua famiglia? Perché non importa quello che voi pensate degli Omega, conta solo il fatto che quei maghi e quelle streghe di certo non capiranno le vostre argomentazioni e continueranno a pensare che questo nostro Ministero li ha privati dei loro figli. Pensate se io fossi stato un Omega invece di un Alpha: mia madre ha sacrificato la sua vita, per la mia, e tutti voi l'avete dichiarata un'eroina e le avete innalzato una statua. E se non fosse morta? Se fosse sopravvissuta riuscendo a difendermi e mi avesse allevato con amore solo per ritrovarsi un giorno un Alpha alla porta a portarmi via da lei? Credete davvero che non avrebbe lottato come una furia, fino allo sfinimento, fino alla morte, per difendermi? A se avesse ucciso l'Alpha che mi voleva, che cosa avreste fatto? L'avreste mandata ad Azkaban come se fosse una comune assassina solo per avermi difeso? Lo stesso atto, quello di una madre che difende il suo bambino, da un lato viene salutato come eroismo e dall'altro è considerato un vile omicidio. Spero di aver reso chiaro il mio punto di vista su questa questione e spero di avervi dato qualche interessante spunto su cui riflettere, prima della decisione di oggi. Vi ringrazio per la vostra attenzione."

Harry fece una specie di mezzo inchino verso i presenti e poi si rimise seduto, con il cuore che gli batteva a mille.

Lui quasi non ricordava nemmeno quello che aveva detto, ma sapeva di essere andato bene, perché il suo lato Alpha era gonfio di possente orgoglio e, mentre guardava le altre persone, si sentiva un gigante tra le formiche. Aveva anche stampato in viso un mezzo sorriso che in parte era inquietante e in parte sereno, come se non avesse nessun dubbio e nessuna incertezza.

Dopo di lui parlarono più persone di quelle che si sarebbe aspettato, alcune a favore dell'abrogazione della vecchia legge, altre contrarie.

Quando si arrivò alla votazione, erano passate quasi tre ore ma Harry, senza mai dare nessun segno di stanchezza, si alzò in piedi per primo quando furono chiamate le persone a favore dell'abrogazione.

Per un momento gli parve che nessuno si sarebbe alzato ma poi, lentamente, molti altri si misero in piedi, più di quelli che si sarebbe aspettato, in verità.

Sapeva, perché gli era stato spiegato più volte, che per certo non si sarebbe arrivati al loro obiettivo in una sola seduta, e che sarebbero servite molte altre pressioni e giochi di potere prima della vittoria, però già il fatto che fossero così tanti, quasi la maggioranza, voleva dire che non erano troppo distanti dalla meta.

C'erano ancora alcune persone incerte, che sembravano essere in procinto di alzarsi, mentre altre indicavano qualcuno in piedi, un paio di file di seggi sotto a quello di Harry.

La persona che attirava l'interesse di tutti gli sembrava famigliare ma non riusciva bene a capire chi fosse, perché ne vedeva solo la nuca, poi sentì un bisbiglio al suo fianco, dall'uomo più giovane che era ancora fermamente seduto, e comprese che era Theodore Nott.

Harry aggrottò la fronte perché, sebbene Severus gli avesse detto di aver parlato con Nott, a lui sembrava strano che votasse per l'abolizione, come evidentemente pareva incongruo anche ad altri a giudicare dal chiacchiericcio.

Passarono un altro paio di minuti e Kingsley sollecitò gli ultimi indecisi, prima di passare al conteggio che avvenne nel totale silenzio.

Harry sentiva nelle orecchie il battito del suo cuore mentre venivano annunciati i risultati: avevano ottenuto il quarantadue percento dei consensi.

Si sarebbe quasi messo a ballare per la gioia se, così facendo, non avesse rovinato la sua facciata seria e composta.

L'assemblea era ormai sciolta e Lucius gli aveva spiegato più volte che, a questo punto, loro avrebbero dovuto parlare con le persone che erano sembrate indecise o incerte, così tentò di raggiungere l'altro Alpha tra la folla che si appressava verso l'uscita.

Era forse a tre metri da lui quando qualcuno lo chiamò:

"Potter!"

Lui si girò e vide Nott davanti a sé. Per un momento fu incerto su che cosa dire ma era ancora profondamente calato nel suo lato Alpha, così dovette soffocare un ringhio prima di parlare:

"Salve Nott. Ti ringrazio per il tuo voto." La voce gli era uscita rauca e fredda ma Nott parve non rendersene conto e fece un altro passo avanti, prima di dire:

"Vorrei discutere con te di una questione. In privato, più tardi." Harry annuì con un cenno del capo, prima di ricordarsi di rispondere anche a voce:

"Naturalmente. Vuoi che ci troviamo una volta tornati a scuola?"

Il ragazzo scosse la testa:

"No, prima. Ti aspetterò nell'atrio del Ministero."

Harry avrebbe voluto spiegargli che preferiva evitare l'atrio ma non fece in tempo, perché Nott era già stato inghiottito dalla folla.

Harry scosse la testa, incerto su cosa volesse Nott, poi raggiunse Lucius che stava già animatamente discutendo con diverse persone che Harry non conosceva.

Fu presentato rapidamente e prese parte al dibattito, cercando di spiegare al meglio il suo punto di vita mentre la signora Paciock li raggiungeva e univa le sue argomentazioni, condite di commenti taglienti, alla discussione.

Quando che il gruppo si fu sciolto, a Harry sembrò di aver capito molto su come funzionavano quei giochi politici: lo scambio di favori era chiaramente alla base delle trattative, perché mentre Lucius aveva offerto donazioni a diversi enti, la nonna di Neville aveva garantito ad alcune persone il suo appoggio per voti futuri su altri argomenti.

Harry si sentì inutile perché non sapeva bene che cosa offrire, o a chi, e non poteva di certo promettere il suo appoggio su questioni di cui sapeva poco o nulla.

Anche così, quando si diressero insieme verso l'uscita, Lucius si complimentò con lui:

"Il tuo discorso iniziale ci è valso davvero molti più consensi di quelli che avrei mai potuto aspettarmi, lo ammetto. Quando hai parlato di Severus e del suo ruolo nella guerra, ho visto almeno tre persone mettersi a piangere... quello è stato un buon colpo!"

La signora Paciock grugnì un assenso e aggiunse:

"Io ho trovato molto buona la parte in cui hai parlato dei Nati Babbani, facendo presente che i loro futuri figli potrebbero non avere diritti se nascessero Omega, dopo che quegli stessi ragazzi e le loro famiglie sono stati così orribilmente perseguitati fino a pochi mesi fa. Di certo con quello hai guadagnato diversi voti. Non che a qualcuno, nel Wizengamot, freghi nulla delle sofferenze di quella gente, ma sono politici navigati e hanno capito che un voto contrario avrebbe potuto causare molti danni alla loro immagine... o almeno l'hanno compreso dal tuo discorso. Davvero ben studiato. Ti ha aiutato Piton?"

Il lato Alpha di Harry si sentì infastidito dal fatto che la donna stesse insinuando che lui non fosse in grado di esporre le sue argomentazioni senza l'aiuto del suo Omega ma il fatto era che...

"Sì. Mi ha fatto ripetere il discorso almeno un milione di volte." Ammise sottovoce con un certo imbarazzo e la signora Paciock si fermò e lo osservò meglio, prima di dire sorridendo:

"Un Alpha deve avere davvero un ottimo autocontrollo, per ammettere che il merito di qualcosa è, anche solo in parte, del suo Omega." L'anziana signora poi ridacchiò e aggiunse: "Di certo ci vuole un controllo maggiore di quello che io abbia mai avuto... mio marito ha passato la vita a rinfacciarmi che non gli davo mai il credito delle sue idee!"

Harry sorrise perché un commento così schietto gli sembrava impossibile, provenendo da quella donna severa, e immediatamente il suo malumore, per aver dovuto ammettere la verità, svanì come neve al sole.

"Allora il mio autocontrollo è ottimo," ribatté Lucius "perché di certo non mi prenderei mai il merito delle folli idee di mia moglie! Spesso preferisco proprio ignorarle, a dirla tutta!"

Harry adesso rise davvero perché non era difficile, avendo conosciuto meglio Narcissa, capire che genere d'idee potessero provenire da quella donna.

Appena tutti e tre furono nell'atrio, Harry si guardò intorno alla ricerca di Nott e solo per quello si avvide di un gruppo di persone che si stavano avvicinando a loro, a ranghi serrati.

Gli bastò un'occhiata per riconoscere l'Auror McKinnon e, istintivamente, la sua mano corse alla bacchetta.


Villa Malfoy, 6 febbraio 1999

Severus Piton


Era una compagnia piuttosto strana quella con cui si trovava in quel momento, anche se Severus si sentiva, inaspettatamente, a suo agio.

Si era già trovato in compagnia di Narcissa e Molly, mentre organizzavano il matrimonio, ma l'aggiunta del signor Zabini, Antonio come gli aveva detto più volte di chiamarlo, era una ventata d'aria fresca.

Certo, nella villa da qualche parte c'erano anche Draco e Astoria, ma in quel momento non erano lì, forse perché essere l'unico Alpha, in mezzo a un gruppo di Omega, avrebbe messo a disagio Draco, o forse perché il ragazzo sapeva che la presenza di sua madre, da sola, presagiva situazioni potenzialmente imbarazzanti...

Come che fosse erano nel salotto, prendendo the e dolcetti, in attesa di avere notizie dal Wizengamot.

Era stata invitata anche la signora Zabini ma, probabilmente perché si era resa conto che la presenza di un Alpha avrebbe potuto creare disagio, sia a loro sia ai loro Alpha, aveva declinato l'invito.

Narcissa, come sempre, era pronta a parlare di cose imbarazzanti, forse per valutare la reazione di Antonio o forse perché le sembrava un buon modo per non pensare alla votazione in corso.

"Com'è avere un Alpha donna, essendo lei un maschio? Non è strano? Me lo sono sempre chiesta ma non ho mai avuto nessuno a cui domandare, prima di conoscerla!"

Severus sentì le guance scaldarsi ed era sul punto di seppellirsi, per non dover sentire quello che sarebbe seguito, quando Antonio rise:

"Me lo chiedevano sempre tutti, quando ho cominciato a uscire con Maria! Oh, Narcissa, è davvero bello essere in compagnia di altri Omega! E' passato davvero tanto tempo da quando avevo una vita sociale!"

Severus prese fiato, notando che l'uomo non aveva risposto alla domanda, deviando il discorso.

"D'estate frequentavo sempre un gruppetto di Omega con cui avevamo in affitto un villino sul lago... lasciavamo gli Alpha a casa con i bambini e ci trovavamo sempre per un po' di chiacchiere. A volte andavamo a pesca o in barca e, d'inverno, potevamo salire in altura, dove c'era un delizioso rifugio (*) con un'ottima cucina. Se con questa votazione si potesse davvero ottenere qualcosa, se riuscissi a tornare a casa, la prossima estate dovrete venire tutti a trovarmi!"

Realisticamente sapevano che quella votazione non avrebbe mai raggiunto la maggioranza ma era anche vero che, giocando bene le loro carte, ce ne sarebbe stata un'altra in poco tempo e forse, con le dovute insistenze e con le pressioni che stavano esercitando sull'opinione pubblica...

"In Italia gli Alpha sono soliti badare ai bambini?" Chiese Molly con tono incerto, come se le sembrasse impossibile.

Antonio scosse la testa:

"Insomma, non sempre. Dipende dai casi, immagino. Maria ha smesso di lavorare per occuparsi della casa, dopo che ci siamo sposati, quindi è sempre stata lei a occuparsi di Biagio... ma nessuno negherebbe un fine settimana di libertà al proprio marito o moglie, no?" Poi, come se si fosse accorto di aver detto qualcosa di assurdo, visto il paese in cui si trovava, si corresse con un leggero imbarazzo: "Insomma... qui è diverso, lo so, ma in linea generale..."

Narcissa emise un verso straziato:

"Beh, Lucius era sempre molto presente quando Draco era piccolo, forse in effetti era più presente di me, infatti mio figlio ha preso tutte le sue peggiori abitudine... sotto certi aspetti avrei preferito che gli assomigliasse un po' meno." Severus non poté fare a meno di assentire, a quell'affermazione.

"Il mio Arthur non ha mai passato più di dieci minuti a tenere a bada i bambini... e faccio presente che quando erano piccoli era un incubo!" Commentò Molly con un misto d'indignazione e allegria nella voce e Narcissa commentò solare:

"Ormai i tuoi ragazzi sono tutti grandi, così immagino che tuo marito potrà rifarsi con il bambino in arrivo!"

Molly sbiancò e balbetto incerta:

"Non parliamone, vi prego... continuo a pensare che succederà qualcosa di brutto e..."

Antonio le mise una mano sul braccio, incoraggiante:

"Lo pensiamo sempre tutti, in certi momenti, è normale, ma se i guaritori dicono che va tutto bene..."

Severus si lasciò cullare dalle chiacchiere per una buona mezz'ora, davvero sorpreso che la presenza di Antonio stesse facendo una così grande differenza durante quell'incontro, tanto che fino a quel momento si era rivelato piuttosto gradevole nonostante le sortite di Narcissa.

Si concesse addirittura di immaginare che potessero davvero far cancellare le vecchie leggi e che quell'estate, con i suoi due bambini e Harry, sarebbero andati tutti a trovarlo in Italia.

Immaginava un lago tranquillo, tra i monti, dove lui cercava ingredienti in un bosco fresco e silenzioso mentre Harry lo aspettava in una casetta sulle rive... sarebbe tornato e avrebbe trovato il tavolo apparecchiato sul patio, con una tovaglia bianca e un arrosto croccante e...

La rabbia lo sommerse all'improvviso e lui quasi si ritrovò senza fiato, mentre una forte fitta lo fece piegare in due.

Per un momento non seppe nemmeno bene che cosa stesse succedendo, o dove fosse, poi la voce pratica di Molly lo riscosse:

"Severus... Severus, respira. E' stato un calcio particolarmente forte o..."

Lui scosse la testa e digrignò i denti mentre si rendeva conto che la rabbia che sentiva proveniva da Harry e che, allo stesso tempo, il dolore era invece tutto suo... gemette forte mentre si stringeva le braccia al pancione.

Sentì Narcissa chiamare un elfo e dirgli di preparare una stanza, mentre Molly volava al camino per chiamare Madama Chips.

Solo Antonio rimase vicino a lui, afferrandogli una spalla e dicendogli in tono calmo:

"Resta fermo e respira piano. Niente panico. Potrebbe essere un falso allarme, non ti preoccupare."

Le parole non servirono a nulla, perché la paura lo stava già sommergendo.

C'era qualcosa che non andava con i bambini e Harry era rabbioso e lui non aveva idea...

Il suo cuore batteva a mille e faticava a capire le parole e chi le stava pronunciando, finché non si costrinse a occludere la mente, concentrandosi solo sul suo respiro.


Ministero della Magia, 6 febbraio 1999

Harry Potter


"Ti sfido per il possesso dell'Omega Gamp, Potter!" Disse la donna senza indugi e Harry, i cui occhi stavano saettando tra le persone ai fianchi di McKinnon, che erano tutti Alpha, non fece nemmeno in tempo a rispondere che un altro uomo disse:

"Io la sfido per il possesso dell'Omega Selwyn, signor Potter!"

Harry sentì un ringhio nascergli in gola e lo lasciò uscire prima di poterselo impedire, mentre un altro uomo parlava:

"Sono l'Auror Clagg, signor Potter, e questo è l'Auror Cotton, siamo qui per supervisionare il duello. La signora McKinnon e il signor Tremlett hanno scelto di affrontarla nella palestra di addestramento Auror, al livello due, se volesse seguirci..."

Harry non aveva ancora emesso un fiato e fu Lucius a chiedere:

"In pratica lo avete aspettato qui e gli state chiedendo di combattere senza nessun preavviso?"

McKinnon gli rivolse un sorriso a tutti denti e replicò con una domanda:

"E' un problema? Forse Potter vuole chiamare il suo Omega e dichiararlo suo campione? Dopotutto il combattente non è certo lei, Potter, giusto?"

"Non è un problema. Andiamo." Disse Harry secco, ignorando l'insulto mentre sentiva la rabbia crescergli nello stomaco.

"Non così in fretta, signor Potter." Disse l'Auror Cotton, che era l'unico non Alpha del gruppo "Anche il signor Bobbin e la signora Evermonde sono qui per sfidarla." Spiegò indicando gli altri due membri del gruppetto e poi continuò: "Il signor Bobbin intende sfidarla per il possesso dell'Omega Gamp, se lei vincesse contro la signora McKinnon, e la signora Evermonde per il possesso dell'Omega Selwyn, se lei vincesse contro il signor Tremlett."

A quel punto Harry si rese conto che avevano attirato l'attenzione e vide scattare un flash. Per un momento l'unica cosa a cui riuscì a pensare era che non aveva idea del perché stesse succedendo. Era una manovra per mettere l'opinione pubblica contro di lui? Che cosa speravano di ottenere, quegli Alpha che lui nemmeno conosceva, sfidandolo in quel modo e in quel posto?

Lanciò un'occhiata a Lucius e alla signora Paciock e vide che entrambi erano tesi.

Valutò attentamente la folla che si stava avvicinando e poi disse, con voce alta e chiara:

"Accetto i duelli, però avrei una domanda: perché questi signori sono così ansiosi di sfidarmi per il possesso di due Omega che, come tutti sanno poiché la notizia era sul Profeta, sono gravemente malati? Forse lo fanno perché pensano che io non abbia risorse economiche adeguate per prendermi cura di loro? Perché se è per quello, posso garantire che..."

McKinnon scattò senza lasciarlo finire:

"Non sono 'malati', Potter! Sono perfettamente sani e fertili! Solo una persona egoista e senza riguardi per il bene comune terrebbe per sé ben tre Omega!"

Harry replicò senza indugi:

"Quindi, signora McKinnon, a suo parere il fatto che Aramintha e Licorus non siano in grado di ricordare più nemmeno il loro nome, è indice di buona salute? Altre persone, nelle stesse condizioni, sarebbero ricoverate nel reparto Janus Thickey al San Mungo e nessun guaritore le definirebbe sane."

La donna masticò rabbia ma fu il tizio che forse si chiamava Bobbin, o qualcosa del genere, a rispondere:

"Gli Omega non sono persone, signor Potter, e questa vostra crociata per far credere che lo siano non cambia le cose! Sarebbe come dire che un... un... Asticello è una persona!"

Intorno al gruppo i flash continuarono a scattare e Harry sentì il suo lato Alpha premere per uscire e strappare la gola a tutti quegli Alpha ma sapeva di non poterlo fare, perché era sotto gli occhi di tutti e, se ora si fosse comportato come un pazzo assetato di sangue...

"Sa che cosa le dico? Forse la prossima volta proverò a chiedere al Wizengamot di considerare di togliere ogni diritto agli Alpha perché, se gli Omega non sono persone, allora anche gli Alpha non dovrebbero essere considerati tali. Tenendo presente che molti Alpha hanno ingenti fortune, sono quasi certo che una votazione di quel genere troverebbe un largo supporto... posso solo immaginare quante persone sarebbero più che felici di mettere le mani sulla fortuna della mia famiglia o su quella del signor Malfoy, se domani passasse una legge di questo genere. La sua camera blindata alla Gringott è ben fornita, signore?"

Tra la folla qualcuno rumoreggiò, e qualcuno produsse una strana risata stridula, ma Harry cercò di ignorare tutti e si rivolse solo all'Auror che non era un Alpha:

"Auror Cotton, vuole farci strada per favore. Non ho un secondo e, da quello che vedo, nemmeno gli altri presenti si sono premurati di portarne, quindi immagino che non ci vorrà molto e sono ansioso di poter tornare da mio marito." Harry mantenne sempre la voce alta, in modo che tutti sentissero e, vicino a sé, udì Lucius sibilare piano:

"Ben giocata. Davvero ben giocata."

Una volta voltate le spalle alla maggioranza dei presenti, Harry si concesse un sorriso.

Un momento prima si era sentito furioso e anche incredibilmente impaurito ma era stato solo per un istante, mentre adesso era certo di avere di nuovo tutto sotto controllo.

L'odore dei suoi sfidanti gli diceva chiaramente che avrebbe vinto e il suo lato Alpha già pregustava lo scontro.

La sala di addestramento degli Auror era solo un grande stanzone vuoto, incantato per resistere ai danni che avrebbero potuto provenire dagli incantesimi più distruttivi.

Harry fu almeno felice del fatto che gli Auror Cotton e Clagg avessero proibito l'accesso a chiunque non fosse coinvolto anche se, quando avevano cercato di fermare la signora Paciock, avevano avuto un momento difficile, poiché l'anziana donna si era eretta in tutta la sua considerevole statura (compresa di avvoltoio sul suo cappello, che la rendeva ancora più alta) e aveva sostenuto, senza mezzi termini, che avrebbero dovuto allontanarla con la forza.

I due Auror si erano scambiati sguardi incerti e poi, scuotendo la testa, si erano arresi alla presenza della donna.

Lucius, con un mezzo ghigno in faccia, si era semplicemente accodato senza una parola.

"Sono quattro imbecilli. Non so nemmeno perché ti abbiano sfidato in realtà, visto che tutti e quattro hanno già i loro Omega. Non è come se avessero davvero bisogno di..." Disse in tono burbero la signora Paciock e Harry la interruppe mentre la rabbia lo assaliva di nuovo:

"Come, scusi? Quei quattro hanno degli Omega loro? Omega Legati?"

La signora Paciock storse la bocca e poi ammise:

"Non lo so per certo ma tutti loro hanno dei figli, quindi..."

Harry considerò la cosa per un momento, poi chiese a Lucius:

"Se quegli Alpha hanno degli Omega, dovrebbero essere segnati sulla Lista, giusto?"

Malfoy annuì e spiegò:

"Sì, a meno che non li abbiano presi al loro primo calore e li abbiano Legati immediatamente, dalla Lista risulterà chi sono e a chi appartengono. Non viene segnato però se sono Legati o solo Rivendicati."

Harry annuì con un secco cenno del capo, poi chiese:

"Se... se controllassimo? Se li sfidassi per i loro Omega? Posso farlo? Intendo adesso. Oppure devo sfidarli dopo, a mia volta?"

L'uomo lo guardò come se fosse ammattito e poi parlò piano, cauto:

"Intendi sfidarli per avere i loro Omega? Ti rendi conto di che cosa vorrebbe dire? Hai già tre Omega a tuo nome e il fatto che tu ne voglia altri..."

Harry lo fissò serio, e spiegò:

"Se sono Rivendicati e non Legati non sarebbe un duello alla morte, e potrei almeno cercare di dare a quegli Omega delle condizioni di vita migliori. Ho pensato... uhm... forse sbaglio, ma potrebbe essere un modo per forzare la mano a qualche Alpha che ha votato contro la nostra proposta di Legge, no? Se temessero di essere sfidati da me, per i loro Omega..."

Lucius e la signora Paciock considerarono la sua idea per un momento e, alla fine, Lucius disse:

"Non potresti comunque farlo ora. La sfida dovrà avvenire successivamente."

Augusta Paciock intervenne:

"Non è esatto. I duelli che hai accettato non sono alla morte, in teoria, poiché i due Omega in questione non sono Legati a te, ma sono abbastanza certa che almeno McKinnon duellerà per ucciderti. Ha perso il suo posto come Auror a quanto ho sentito dire, e incolpa te per questo... è piena di risentimento e potrei giurare che cercherà di vendicarsi in ogni modo..."

Harry sbatté gli occhi perché non aveva idea che la donna fosse stata licenziata, ma questa informazione metteva in nuova luce la sua animosità.

"Bene. Quindi non mi resta che ucciderli o essere ucciso, giusto?"

La signora Paciock si mise ben dritta e poi costatò:

"Se li uccidi sarai additato come un assassino, perché ovviamente non ce ne sarebbe bisogno e..."

"Ci sono gli atti di sfida, registrati dal Ministero, giusto? Sono loro ad avermi sfidato e saranno loro a decidere il livello di questo duello. Se mi vengono lanciati contro degli incantesimi non solo debilitanti ma mortali, sarei nel giusto cercando di difendermi con ogni mezzo."

Lucius ponderò la cosa e poi disse pratico:

"Accetteresti questo rischio? Vorrebbe dire lasciare che siano loro a lanciare i primi incantesimi... e se ti colpissero?"

Harry lo fissò negli occhi e poi sollevò piano la bacchetta e tolse l'incantesimo cancella odori.

"Non mi colpiranno." Disse serio mentre vedeva Lucius e la signora Paciock sussultare e allontanarsi da lui di un passo. Gli altri Alpha presenti nella stanza si girarono di colpo, a occhi sgranati.

L'Auror Cotton, ignaro di quale fosse il problema, osservò da uno all'altro gruppo con sospetto, finché il suo collega non gli sussurrò qualcosa all'orecchio.

Harry aveva di nuovo lasciato in comando la sua parte Alpha che si erse dicendo:

"Io sono pronto. Quando volete."

I due Auror si spostarono sul lato della sala e così fecero tutti quelli non coinvolti nel primo duello.

Rimasero solo Harry e McKinnon, in mezzo alla stanza.

L'Auror Clagg dichiarò:

"Il duello non è alla morte. Vincerà il primo che riuscirà a sopraffare l'avversario. Al mio tre."

Harry non ascoltò il conteggio e mantenne invece gli occhi fissi sulla bacchetta della sua avversaria, che era in posizione di combattimento e sembrava davvero pronta a ucciderlo.

Vide l'ex Auror lanciare un incantesimo che apparve come una lunga frusta di fiamme, che si avvicinò a velocità sostenuta nella sua direzione.

Harry schivò abbassandosi sulle ginocchia mentre riconosceva, con poca fatica, che cosa gli era stato lanciato: era un Dolohoferio, una maledizione oscura che aveva già visto prima, combattendo con i Mangiamorte.

Che fosse una persona che fino a pochi giorni prima era stata un Auror, a lanciare quella particolare maledizione, fece sentire Harry leggermente nauseato ma non si diede il tempo di riflettere e, semplicemente, sollevò la bacchetta lanciando una vocale maledizione che uccide, mentre con la mano libera lasciava uscire il potere che sapeva di poter usare.

Successero due cose contemporaneamente: la donna fu colpita dall'onda d'urto del potere di Harry e cadde a terra, proprio mentre la maledizione assassina passava sopra la sua testa senza sfiorarla.

Harry si rimise dritto in piedi e, vedendo che la donna non si muoveva, lanciò un rapido Schiantesimo per metterla fuori combattimento.

"Il primo duello è vinto dal signor Potter." Dichiarò l'Auror Clagg, poi chiese: "Vuole continuare o preferisce fare una pausa?"

Harry lo fissò cercando di non mostrare esitazioni:

"Continuiamo. Vorrei però essere chiaro: non ho ucciso la signora McKinnon, nonostante abbia lanciato su di me una maledizione potenzialmente mortale, solo perché non sono un assassino a sangue freddo ma, nei prossimi duelli, non sarò così clemente. Se cercherete di uccidermi, risponderò allo stesso modo."

I tre Alpha che ancora dovevano duellare si guardarono tra loro per un momento, poi la signora Evermonde disse piano all'Auror Clagg:

"Ritiro la richiesta di duello." I suoi occhi guizzarono veloci su Harry che rimase immobile e, dopo un attimo di esitazione, anche il signor Tremlett ritirò la sua sfida.

Il signor Bobbin ringhiò tra i denti un sonoro:

"Codardi! Tutti e due! Io voglio continuare e, poiché gli altri si sono ritirati, aggiungo che voglio sfidare Potter anche per il possesso dei suoi altri Omega. Tutti i suoi altri Omega."

I due Auror lo fissarono per un momento poi, senza dare segno di esitazione, Clagg disse:

"Questo non è regolare. Dovrà inoltrare un'altra richiesta di sfida."

L'uomo non ascoltò nemmeno e disse:

"Non avrà importanza! Quando quel moccioso sarà morto, mi prenderò comunque tutti i suoi Omega!"

Harry annuì piano la sua accettazione mentre vedeva l'Auror Clagg digrignare i denti prima di dire:

"Per quanto riguarda le registrazioni della sfida presso il Ministero, il duello non è alla morte. Se uno dei due dovesse perire, il fatto sarà considerato come morte accidentale in duello. Preparatevi. Al mio tre."

Harry ghignò mentre un ringhio gli faceva vibrare le labbra.


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Nota dell'autrice:

(*) Il rifugio nominato da Zabini è questo...

https://www.cainallo.it/

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