36 - Una notizia bellissima
Villa Malfoy, 23 gennaio 1999
Harry Potter
"Abbiamo fatto depositare le copie degli annuari delle nascite, che avete ritrovato a Grimmauld Place, presso l'ufficio Misteri, e gli Indicibili stanno facendo ricerche per confermarne l'autenticità. La pubblicazione della Signora Malfoy e della signorina Granger è quasi pronta. A questo ritmo potremmo dare tutto alle stampe all'inizio di febbraio. Immagino che avremo i primi risconti quasi subito, con un'appropriata pubblicità sul Profeta." Spiegò con calma Kingsley, mentre Harry cercava di mantenersi concentrato e di non perdere nessuna parte di quel discorso.
Le cose si erano mosse molto in fretta e, in una sola settimana, era stato travolto dagli eventi senza quasi riuscire a capire cosa stesse succedendo.
Lo scorso sabato era arrivato a casa, dopo un pesante pomeriggio di studio dell'etichetta con Draco e il signor Malfoy... Lucius come gli aveva detto di chiamarlo, solo per scoprire che Severus non era solo, in casa.
In salotto c'era un uomo sconosciuto, un Omega, e in breve lui fu aggiornato su tutta la storia della famiglia Zabini.
Si era indignato, scoprendo com'era stata trattata quella famiglia e cosa avesse dovuto passare, ma era stato piuttosto certo di non poter offrire niente di più che un conforto silenzioso fino a quando Severus, con occhi di fuoco e una voce pericolosamente tagliente, non gli aveva spiegato in maniera dettagliata che voleva che il loro piano per smuovere le acque diventasse una vera e propria inondazione.
Avevano passato gli ultimi giorni a pianificare, e i gufi erano stati scambiati in numero impressionante, così quel sabato, solo una settimana dopo che gli eventi erano stati messi in moto, era stata indetta una riunione allargata che si stava tenendo presso la villa dei Malfoy e Harry si era reso conto, con un certo sollievo, di non essere l'unico sopraffatto dagli eventi.
Ron boccheggiava al fianco di Hermione come un pesce fuor d'acqua e anche i suoi genitori, che erano stati coinvolti anche se la famiglia Weasley non aveva un reale peso politico, sembravano a disagio.
Lucius e Draco erano allibiti quanto Harry dalla velocità con cui le cose erano progredite, mentre Hermione e la signora Malfoy... Narcissa, si ricordò Harry, avevano preso in mano le redini dell'organizzazione.
Anche Kingsley era presente e sembrava abbastanza a suo agio in mezzo ai piani che si stavano costruendo intorno a loro.
C'erano anche alcune persone inaspettate come Neville e sua nonna, che erano stati coinvolti poiché l'anziana donna aveva un seggio nel Wizengamot ed era del tutto disposta a supportare un'eventuale votazione per abrogare la legge che relegava gli Omega allo status di creature.
Al fianco di Kingsley si era presentata anche Andromeda con il piccolo Teddy in braccio e, sebbene lei e la sorella si fossero guardate in cagnesco per diversi minuti, apparve chiaro a tutti che la sua presenza avrebbe potuto avere un peso importante perché, negli ultimi mesi, Andy aveva fondato un'associazione per aiutare le vedove di guerra ed era un punto di riferimento per molte famiglie che avevano subito gravi lutti.
Se si fosse dichiarata apertamente preoccupata per il futuro del suo unico nipote, orfano di due eroi caduti durante la Battaglia di Hogwarts, che avrebbe benissimo potuto rivelarsi un Omega visti i suoi legami famigliari, di certo una buona fetta dell'opinione pubblica si sarebbe schierata con lei.
Harry, quando Hermione e Andy gli avevano spiegato la cosa, era rimasto interdetto dalla freddezza con cui la donna si era dichiarata disposta a usare la pubblica compassione verso la situazione di Teddy per sollevare le simpatie della gente, ma Severus gli aveva spiegato, in privato e con voce pacata, che doveva abituarsi a quel genere di manovre se voleva che la loro causa avesse una reale opportunità di riuscita.
Harry era a dir poco frastornato e diverse volte, nel corso di quel lungo pomeriggio di programmazione, aveva dovuto appellarsi al suo lato Alpha per apparire sicuro di sé, perché in realtà si era sentito poco più di un moccioso che non sapeva come far fronte agli eventi.
Kingsley continuò il suo discorso ignaro delle riflessioni di Harry, che però si fece attento quando la discussione si spostò su di lui:
"Harry e Severus potrebbero essere il punto debole della campagna per l'abrogazione della vecchia legge, purtroppo."
Harry vide Severus incupirsi e chiese:
"In che modo? Credevo che fosse proprio il mio appoggio a essere fondamentale per..."
Hermione intervenne immediatamente e, con voce cattiva, sputò:
"Skeeter, Harry. So che non hai prestato attenzione ai suoi articoli, ma continua ad affermare che il professor Piton ti abbia circuito e forse ti abbia somministrato un filtro d'amore... e l'opinione pubblica pende sempre dalle labbra di quella putt... ehm..." Hermione s'interruppe bruscamente e Harry quasi sorrise per l'insulto che stava per scapparle dalla bocca, Andy però prese la parola senza indugio:
"Non sarà un problema se faremo in modo di avere Skeeter dal nostro lato della barricata."
"E come proponi di farlo? Purtroppo noi non gli siamo particolarmente simpatici... visti i nostri trascorsi." Disse Hermione, riferendosi a quando aveva ricattato la donna minacciando di denunciarla per essere un Animagus non registrato.
Andy rispose pragmatica:
"La simpatia non conta. Il suo tipo di giornalismo si basa sul dare al pubblico qualcuno da odiare. Noi gli daremo Nott e, mi spiace dirlo," continuò fissando Astoria senza un'ombra di vero pentimento, "ma anche la famiglia Greengrass dovrà finire nel fango."
Harry si ricordò con allucinante chiarezza che, in fondo, Andy era davvero la sorella di Bellatrix e in quel momento parve, ai suoi occhi, non meno spietata di quell'assassina folle.
Astoria non commentò ma si limitò ad abbassare gli occhi, annuendo.
Non sembrava felice, e probabilmente non lo era, ma almeno sembrava stare meglio di quando Harry l'aveva vista l'ultima volta e questo lo rincuorò.
Andy continuò implacabile:
"Penso sarebbe il caso di far sì che Skeeter metta il naso anche al San Mungo... una relazione dettagliata delle condizioni dei due Omega che sono appartenuti a Nott, darebbe al pubblico la giusta misura di quello che succede a porte chiuse nelle case degli Alpha. Presenti esclusi, vorrei sperare." E dopo che lo ebbe detto, fissò Harry con insistenza, finché lui non si schiarì la gola e replicò, irritato:
"Capisco il punto e non sono contrario a puntare il dito contro Nott, ma non mi piace che Aramintha e Licorus vengano usati in questo modo."
Narcissa intervenne con un'occhiata fredda:
"Non sono nemmeno consapevoli di quello che li circonda, Harry. Usare le loro storie non arrecherà loro alcun danno e garantirà a noi un buon vantaggio."
Anche messa in quei termini la cosa a Harry piaceva poco, ma gli sguardi duri intorno al tavolo gli dissero che doveva soprassedere sulle sue remore.
Almeno Hermione aveva abbassato lo sguardo con un certo imbarazzo.
Casa sulla collina, 24 gennaio 1999
Severus Piton
Il suo Alpha era rimasto di malumore fin dalla riunione del giorno prima e Severus non era certo di cosa dire per sollevargli il morale perché, se da una parte era intenerito dall'ingenuità di Harry e dalla sua volontà di proteggere sempre tutti, dall'altra era scocciato proprio per gli stessi motivi.
Quel pomeriggio era uggioso e, entrambi, avevano deciso che sarebbe stato meglio passarlo in casa, anche se Harry era rimasto chino su un tomo di regole di comportamento fin dal mattino.
Ogni tanto mormorava qualcosa tra sé o muoveva le mani in un gesto che non gli veniva naturale, cercando di impararlo e di imprimerselo nella memoria e Severus, per tenergli compagnia, si era messo a lavorare a uno dei suoi nuovi incantesimi sul divano del soggiorno.
Harry sbuffò per due volte in meno di un minuto, evidentemente esasperato, e Severus si alzò stiracchiandosi la schiena e contemporaneamente carezzandosi il ventre, poi fece i due passi che lo dividevano da suo marito.
"Che cosa c'è? Posso aiutarti?"
Harry sollevò gli occhi su di lui e, automaticamente, la sua mano gli corse al ventre gonfio.
"Vorrei che potessi ma dovrò essere io a parlare davanti al Wizengamot e sai quando odio il pubblico. Il pensiero di tutta quella gente che mi fissa e giudica..." L'Alpha sbuffò infastidito e Severus gli accarezzò i capelli, consolante.
"Harry, non vorrei metterti pressione ma pensa a questo: lo fai anche per i nostri figli. Non è impossibile che uno di loro possa essere un Omega, dopotutto. Ho sentito casualmente una confidenza tra Granger e Weasley, questa settimana, mentre stavo entrando in biblioteca per salutare Irma... anche la tua amica sembra essere davvero molto preoccupata da questo. In fondo anche lei ora sa che, avendo scelto Weasley, la possibilità di avere figli Omega potrebbe essere reale e questo vale tanto per lei quanto per noi, lo capisci, vero?"
Harry sollevò lo sguardo e lo osservò, e Severus vide un barlume di paura nei suoi occhi, quando annuì e appoggiò la testa al suo ventre, come per ascoltare i suoi bambini.
"Lo so, amore, lo so. Solo che è... difficile." Rispose piano l'Alpha e Severus cercò di rincuorarlo.
"Sei stato bravo ieri, durante la riunione. Lo sarai anche davanti al Wizengamot, vedrai."
Harry sollevò la testa e lo guardò, con la fronte aggrottata:
"So come fare ad apparire sicuro di me. So anche come fare per dare l'impressione di essere determinato e incrollabile: mi basta lasciare libero il mio lato Alpha e riesco benissimo a interpretare la parte ma non mi piace. Ho il terrore che, prima o poi, quel lato di me prenderà il sopravvento ed io non riuscirò più a relegarlo in fondo alla mia mente... e se succedesse? Se non riuscissi più a controllarmi? Se diventassi come loro... come gli Alpha contro i quali vogliamo combattere?"
Severus sbuffò quasi deridendolo, perché quell'idea ormai gli appariva inverosimile. Harry gli aveva dimostrato più volte di essere molto diverso dagli altri Alpha.
"Non dire stupidaggini! Sei un pessimo Alpha e lo resterai per sempre... non riesco nemmeno a immaginare che potresti diventare come... come Nott o come..."
"Come Voldemort?" Disse secco Harry e Severus si rammentò che il problema, per Harry, era sempre quello, da molto tempo ormai. Sospirò.
"So che ci sono similitudini, e che tu continui a tormentarti per questo, ma devi smetterla. Non sei lui e non sei mai stato tu a farmi del male. Non me ne farai né ora né mai e questo vale anche per i nostri bambini."
Lo disse in tono serio, tagliente, ma voleva davvero che il senso delle sue parole penetrasse nella testa dura del suo Alpha.
"Spero davvero che tu abbia ragione." Rispose il suo Alpha laconico.
Severus lo lasciò studiare per un'altra ora abbondante, poi decise che era il momento di distrarlo.
Salì in camera e si spogliò con cura, indugiando per un momento davanti allo specchio e osservandosi critico il pancione.
Era enorme ma, dopotutto, erano due i bambini che aspettava.
Non gli era mai piaciuto il suo corpo ma nessuno dei suoi Alpha si era mai lamentato, quindi sapeva che era solo lui a farsi problemi che probabilmente erano inesistenti... adesso però, con quella pancia enorme... si sentiva grasso, lento e letargico e, in verità, non aveva molta voglia di fare sesso.
Vedeva però il modo in cui Harry lo guardava sempre e sapeva, da tutti i libri che aveva letto, che gli Alpha erano particolarmente eccitati alla vista del proprio Omega gravido, segno evidente della loro fecondità.
Così si passò le mani tra i capelli e poi scese piano lungo il collo, accarezzandosi con le punte delle dita, fino ad arrivare ai capezzoli, che strizzò con forza per rendere turgidi.
Si sorrise allo specchio e poi si sedette sul bordo del letto e, mentre con una mano si sosteneva il pancione, con l'altra prese a infilarsi piano le dita nell'ano, per prepararsi. Voleva che Harry lo trovasse pronto e voglioso perché, anche se il sesso non era una priorità in quel momento, era certo che il suo Alpha avesse bisogno di una distrazione.
Quando fu sicuro di essere proto, scese silenziosamente le scale e attraversò il salotto.
Come aveva sperato, il suo Alpha aveva ancora gli occhi ben puntati sul libro e non si accorse di nulla.
Afferrò la bacchetta che aveva lasciato sul divano e, con un paio d'incantesimi silenziosi, oscurò i vetri delle finestre e chiuse il camino, in modo che nessun visitatore, e nessuna chiamata con la Metropolvere, potesse disturbarli.
Harry era ancora ignaro di tutto e Severus si stese sul divano, sorridendo.
Cominciò a masturbarsi piano, passandosi il pollice sul prepuzio e cominciando a gemere lascivo, più per scena che per altro.
Harry si girò di scatto e per un momento rimase del tutto a bocca aperta, senza parole.
Severus si trattenne dal ridere perché era esattamente l'espressione che aveva sperato di strappargli.
"Co... che cosa stai facendo, esattamente?" Chiese lo stupido Alpha con voce traballante e Severus, senza guardarlo, continuò a muovere piano la mano che gli circondava il membro, gemendo un poco prima di rispondere:
"Mi sto masturbando, Alpha, perché tu sei impegnato ed io sono una cagna così bisognosa..." Aggiunse un gemito più forte e sonoro e Harry quasi scattò dalla sedia, avvicinandosi al divano in due passi, gli occhi fissi sulla sua mano e sul suo pene.
"Togli quella mano da lì, cagna!" Ordinò Harry che era sempre possessivo del suo piacere.
Severus lo osservò sornione ma la sua mano non si mosse:
"Da dove, Alpha? Quale mano? Questa?" Disse muovendo la mano che aveva lasciato penzolare giù dal bordo del divano.
Harry ringhiò di gola, pericoloso, poi tentò di nuovo:
"Togli la mano da in mezzo alle tue gambe, Sev, o giuro che te la faccio infilare nel culo."
Severus sentì il comando e la sua mano si spostò, andandosi a fermare sulla sua pancia prominente, poi si girò verso l'Alpha e sorrise:
"Infilaci qualcos'altro, nel mio culo, Alpha."
Harry era a pochi centimetri da lui e Severus vedeva che aveva una voglia matta di afferrarlo e scoparlo ma rimase immobile, a denti stretti, per un momento lunghissimo, poi incassò le spalle e chiese in un sussurro:
"Senti Sev, se fai così io non resisto ma... possiamo...? Fino a quando... voglio dire..."
Severus ghignò come un lupo perché sì, in effetti anche lui si era fatto quelle domande ma, per una volta, la tendenza di Narcissa a parlare a vanvera di cose imbarazzanti lo aveva lasciato più che istruito in merito.
Abbandonò per un attimo la posa che sperava fosse stata sensuale e si tirò su col busto, puntellandosi con le mani dietro la schiena, poi disse serio ma con voce leggera:
"Madama Chips non ha riscontrato problemi, quindi posso costringerti a fare sesso con me fino al giorno del parto, se voglio!" Disse usando di proposito un fraseggio che sarebbe stato più adatto a un Alpha, solo per rendere Harry cosciente che non era, e mai sarebbe stato, uguale agli altri.
"Mi costringerai?" Chiese adesso, con un sorriso da lupo, il suo giovane marito.
"Oh sì che lo farò. Mi aggirerò per casa nudo ed eccitato e mi struscerò bisognoso contro di te, finché non ti sentirai costretto a prendermi fino a farmi urlare."
Harry adesso si stava slacciando i pantaloni con una certa urgenza e Severus continuò a fissarlo sornione, mentre lo guardava uscire dagli indumenti, leccarsi una mano e poi passarsela lungo il membro per inumidirlo. Lui gli fece segno di sedersi sul divano.
"Fammi stare sopra, stupido Alpha, così potrò prendermelo dentro mentre ti guardo in faccia. Mi piace guardarti quando godi."
Harry si sedette sul divano, le natiche vicine al bordo perché sapeva che Severus, con il pancione, avrebbe avuto bisogno di più spazio.
"Merlino, Sev... mi fai impazzire quando ti comporti in questo modo!"
Severus lo sapeva benissimo e gli fu sopra in un attimo, allargando bene le cosce ai lati di Harry e scendendo piano verso la grossa erezione dell'Alpha.
Il suo ano palpitò per un momento, anticipando la penetrazione, poi Severus fece forza e lasciò che il membro di Harry forzasse i suoi muscoli allentati e gemette, mentre lo sentiva entrare.
"Lo so che ti piace..." Mormorò Severus con voce roca dal piacere "... e so che vedermi così pieno dei tuoi figli piace al tuo lato Alpha."
"Oh sì... adoro il tuo pancione... non smetterei mai di guardarlo..." Disse Harry ansimando e puntando gli occhi sulla parte in questione, prima che le sue mani si spostassero dai fianchi di Severus, dove si erano automaticamente posate, per carezzare la grossa protuberanza.
Severus prese a muoversi piano, languido, perché aveva tutta l'intenzione di fare con calma.
Salì e ridiscese un paio di volte, prima di trovare la giusta angolazione e far premere il membro di Harry sulla sua prostata.
Gemette forte e senza ritegno, un po' perché non voleva trattenersi e un po' perché sapeva che a Harry piaceva sentirlo godere.
Guardò il suo Alpha a occhi socchiusi e lo vide ansimare e stringersi il labbro inferiore tra i denti e, per un momento, si stupì di avere un Alpha come lui al suo fianco... in certi momenti, come in quello, si domandava ancora se fosse solo un lungo sogno e se, in realtà, non fosse stato lasciato a impazzire in un qualche posto buio e remoto.
Salì e ridiscese con forza per cacciare il brivido di paura che, per un attimo, gli aveva percorso la schiena e gemette più forte.
Accelerò il ritmo per far sì che il piacere cancellasse i pensieri cupi e, facendolo, supplicò ansimante:
"Sono la tua cagna, Alpha?"
Harry sollevò gli occhi verso di lui e le sue mani tornarono a stringergli i fianchi:
"Sì amore, sì... sei la mia cagna... Merlino, più in fretta! Ti prego!"
"Stai per venire? Vuoi venirmi dentro, Alpha?" Chiese Severus osservandolo e bevendosi la faccia di Harry, stravolta dal piacere.
"Sì, sì, voglio sempre venirti dentro, più forte!"
Severus ubbidì e prese a muoversi con più foga, salendo più che poteva e poi scendendo e impalandosi sull'enorme membro del suo Alpha che, dopo pochi colpi, quasi urlò mentre si sollevava verso di lui e gli affondava i denti nella pelle del petto, ringhiando di piacere.
Il morso fu doloroso ma Severus non se ne curò, sapendo perfettamente che i denti di Harry non si estendevano quando lui non era in calore e che, al più, gli avrebbe lasciato un segno ma nessuna vera ferita.
Restò immobile finché la bocca di Harry non lasciò la sua pelle e il suo Alpha ricadde sul divano, ansante, mormorando piano:
"Sev, tu mi vuoi morto."
Severus sorrise e si sollevò appena, lasciandosi uscire dall'ano il membro di Harry, che andava ammosciandosi.
"Non direi proprio... ti voglio solo un po' più rilassato." Disse allungandosi per prendere la bacchetta e per darsi una ripulita. "Stai studiando sodo e ne sono davvero orgoglioso, ma non voglio che ti dimentichi di tutto il resto."
Il suo stupido Alpha sollevò un sopracciglio e, ignorando le sue parole, disse:
"Sdraiati... tu non sei venuto e il tuo bravo Alpha ha tutta l'intenzione di provvedere."
Severus quasi non ci aveva badato... sì, era ancora duro ma non sarebbe stato un problema se, per una volta... Harry lo spinse giù e calò sul suo inguine, prendendoglielo in bocca.
Non lo aveva fatto spesso, e a Severus continuava a sembrare una cosa sconcia e vagamente proibita, così il suo membro sussultò appena nella bocca dell'Alpha.
Essere succiato in quel modo era quasi il paradiso... sentiva il suo pene avvolto dalla bocca bollente di Harry che saliva e scendeva piano, accogliendolo tutto, e gemette senza nessuna finzione, adesso.
No, il suo Alpha di certo non era come tutti gli altri.
Hogwarts, 1 febbraio 1999
Harry Potter
Era la mattina del giorno scelto per mettere in moto i piani che avevano imbastito.
Harry, vagamente agitato e anche un po' impaurito dal fatto che avrebbero provato a reindirizzare le radicate convinzioni del Mondo Magico, decise con Severus di attendere l'arrivo della Gazzetta del Profeta in Sala Grande, in modo da poter valutare, vedendo le reazioni degli studenti, che effetto avrebbe avuto l'annuncio in prima pagina delle scoperte della Signora Malfoy, pubblicato con il nome di Hermione.
Lucius e Kingsley, entrambi usi agli affari politici, gli avevano spiegato in dettaglio cosa aspettarsi ma lui non riusciva a smettere di pensare che era come trovarsi sul bordo di un precipizio, in attesa di lanciarsi nel vuoto.
Severus gli aveva garantito che, anche se la sensazione poteva essere quella, loro si erano accertati di essere preparati a tutto, quindi il salto li avrebbe fatti cadere in piedi... Harry avrebbe voluto avere la stessa certezza che aveva visto negli occhi del suo Omega ma, nella sua esperienza, i salti nel vuoto potevano finire con un atterraggio su un Tranello del Diavolo.
Hermione, seduta davanti a lui al tavolo di Grifondoro, non aveva nemmeno toccato la sua colazione e stava invece stringendo convulsamente la mano di Ron, che sembrava fin troppo pallida a causa del mancato afflusso di sangue, mentre scrutava verso l'alto in ansiosa attesa dell'arrivo dei gufi. Quando li vide entrare quasi saltò in piedi e fu solo il fatto che fosse ancora ancorata a Ron, che la tenne seduta.
Harry la osservò e si rese conto che l'amica era forse più agitata di lui, anche se non ne capiva del tutto il motivo.
"Hermione, calmati. Non hai nulla di cui preoccuparti!" Disse vagamente scocciato, perché non era davvero come se fosse in gioco la sua vita o quella del ragazzo che si era scelta come compagno di vita.
"Non ho niente di cui preoccuparmi, dici?" Sibilò arcigna la ragazza, mentre afferrava il giornale dagli artigli di un barbagianni e lo fissava a occhi sgranati.
Per alcuni momenti sembrò leggere avidamente l'articolo in prima pagina e Harry fece altrettanto con la sua copia, anche se molto più lentamente.
Il titolo era a caratteri cubitali e di tipo sensazionalistico, sul genere che ci si sarebbe potuto aspettare da Rita Skeeter, anche se non era stata lei a scriverlo, e diceva:
I NOSTRI FIGLI SARANNO PRIVATI DEI LORO DIRITTI?
Harry pensò che il tono fosse troppo melodrammatico e fece appena in tempo a leggere le prime righe...
Una nuova ricerca, pubblicata da Hermione Granger che, come tutti ricordano, è stata...
... che Hermione scatto:
"Come puoi dirmi che non ho niente di cui preoccuparmi, Harry? Ti rendi conto che c'è la seria possibilità che io possa avere un figlio o una figlia Omega? Capisci almeno che cosa potrebbe significare per me?"
Ron aveva le labbra serrate ma stava guardando Hermione con uno sguardo duro e determinato e, senza lasciare a Harry il tempo di rispondere, sbottò:
"Hermione, anche se non possiamo escludere questa possibilità, credo che abbia ragione Harry... dopotutto è inutile preoccuparsi per qualcosa che potrebbe non succedere e..."
Hermione passò lo sguardo da Harry a Ron un paio di volte, prima di alzarsi dal tavolo e urlare:
"Siete degli imbecilli! Entrambi! Non so nemmeno come faccio a sopportarvi!" Poi si allontanò a grandi passi, furente, e Harry vide Ron incrociare il suo sguardo e stringersi nelle spalle.
"Credo sia solo nervosa perché ha investito molto su questa pubblicazione... sai, vuole entrare in politica e vede questo come la sua occasione. Sta dormendo poco e male ed è sempre di pessimo umore."
Harry, che non aveva ancora detto nulla, annuì comprensivo perché, in fondo, non c'era molta differenza tra gli sbalzi di umore di Hermione, dovuti al troppo lavoro, e quelli di Severus dovuti agli ormoni della gravidanza...
"Non ti preoccupare, Ron. So che non diceva sul serio..." Rispose in automatico, anche se all'improvviso i suoi pensieri si diressero in tutt'altra direzione.
Osservò per alcuni minuti la Sala Grande, cercando di sentire il maggior numero di commenti sull'articolo; almeno al tavolo Grifondoro sembrava che il sentimento prevalente fosse quello d'indignata costernazione che avevano sperato così, dopo un altro paio di minuti di attenta indagine, si alzò e uscì.
Ron era rimasto a finire la colazione, probabilmente perché sapeva che, quando Hermione era arrabbiata, era meglio lasciarle il tempo di raffreddare, e lui indugiò incerto nell'atrio della scuola prima di dirigersi verso la biblioteca.
Hermione era lì, già china su un libro, spettinata ed evidentemente fuori di sé.
Harry si avvicinò piano, come se la ragazza fosse una tigre affamata che avrebbe potuto sbranarlo, e si sedette al suo tavolo.
Restò in silenzio, in attesa che Hermione smettesse di fingere di non averlo visto e, quando alla fine lei alzò gli occhi, gli disse scocciata:
"Hai qualcos'altro da dirmi? Spero che questa volta sia qualcosa d'intelligente perché..."
"Sei incinta." Dichiarò Harry asciutto.
Hermione rispose immediatamente, indignata:
"Certo che no!"
Harry però sapeva quello che sentiva e, cercando di restare molto immobile, disse:
"Hermione, sono un Alpha. Il mio senso dell'olfatto è diverso da quello degli altri; non l'ho notato prima solo perché sono sempre vicino a Severus e mi sono abituato all'odore della gravidanza." Si bloccò di colpo vedendo l'amica sbiancare.
"Oh Merlino! Non lo sapevi?" Chiese incredulo, perché Hermione era intelligente e di certo non poteva esserle sfuggita una cosa del genere.
"IO..." Harry vide le lacrime comparirle negli occhi, poi la ragazza abbassò la testa, "... non... non ne ero certa... avrei potuto eseguire l'incantesimo ma... con questa storia... proprio ora..."
Harry sentì il panico assalirlo, perché non sapeva che cosa dire e vedeva bene che Hermione avrebbe potuto esplodere, da un momento all'altro, come uno Schiopodo Sparacoda. Deglutì incerto e si appellò al suo lato Alpha per scacciare l'incertezza dalla sua voce:
"Hermione, stiamo cambiando le cose. Anche nel caso remoto che tuo figlio sia un Omega, non lo saprai con certezza per diversi anni e, per allora, queste vecchie leggi saranno state spazzate via. Fidati di te stessa se non ti fidi di me. Hai fatto un gran lavoro, con quella pubblicazione, ed io farò del mio meglio per portare avanti le nostre idee al Wizengamot." Indugiò un attimo per osservare la reazione dell'amica e, quando lei non si mosse, continuò: "Non siamo soli questa volta, non è come con la ricerca degli Horcrux o come le altre volte che abbiamo dovuto affrontare, da soli, cose troppo grandi per noi. Abbiamo il Ministro della Magia in persona dalla nostra parte, e la famiglia Weasley, i Malfoy, i Paciock, gli Zabini... siamo in tanti e dobbiamo affrontare un consesso di maghi e streghe che, sebbene abbiano idee antiquate e retrograde, di certo non sono pericolosi come un mago oscuro con una predilezione per tornare dalla morte!"
Hermione tirò su col naso e quasi rise a quelle parole; Harry cercò di risponderle con un'espressione fiduciosa.
"Harry... io..." Nonostante il sorriso altre lacrime si aggiunsero alle prime, ma Harry sapeva che i cambi repentini d'umore erano all'ordine del giorno quando si affrontava qualcuno in gravidanza così disse, tranquillo:
"Adesso chiudi tutti questi libri e vai a parlare con Ron. Dopo festeggeremo tutti insieme, perché è una notizia bellissima e non c'è proprio nulla per cui essere tristi!"
Quando Hermione chiuse di scatto il libro e si asciugò le lacrime con un gesto risoluto, Harry si concesse un sorriso perché non era stato per nulla sicuro di poter sopravvivere, a questa particolare crisi, con così pochi danni.
Hogwarts, 3 febbraio 1999
Severus Piton
Severus era infastidito anche se sapeva di non averne davvero motivo.
Granger era incinta, così come lo era Molly, anche se la donna non aveva ancora voluto dirlo a nessuno, e Severus si sentiva... sminuito, come se ora il fatto che stesse aspettando i figli di Harry avesse meno valore di prima perché, insieme con i suoi, sarebbero nati anche diversi altri bambini.
Era un pensiero stupido e, razionalmente, lo sapeva ma non riusciva in nessun modo a scacciare la sensazione perché, al contrario di lui, Granger non era un'Omega e le persone che erano state informate della gravidanza non avevano fatto altro che trattarla come se ora fosse fatta di vetro, o d'oro... come se fosse fragile e preziosissima, quando invece con lui...
"Sev, dimmi almeno di che cosa si tratta." Si lamentò Harry dall'altro lato del divano ma lui girò la testa e non rispose. Che cosa avrebbe dovuto dire, dopotutto? Che era stupidamente geloso di Granger perché era una donna e tutte quelle attenzioni le erano dovute mentre lui, essendo solo un Omega, non ne aveva diritto perché era lo scopo stesso della sua vita essere gravido, quindi non c'era, né doveva esserci, nessun entusiasmo, nessun...
Le braccia di Harry lo raggiunsero e lo tirarono appena, per avvicinarlo, ma lui oppose resistenza e rispose acido:
"Lasciami in pace, va bene? Non sono dell'umore, stasera."
Sentì il sospiro di Harry e aggrottò la fronte. Harry non c'entrava nulla e il suo malumore era insensato, Severus lo sapeva, lo sapeva!
Anche sapendolo, la sua tensione non diminuì e lui si limitò a grugnire, infastidito, notando con la coda dell'occhio che Harry sospirò impotente.
Per Salazar! Quanto era stupido! Lui voleva solo che il suo Alpha lo abbracciasse, anche se era scontroso, che lo baciasse piano e gli dicesse che era prezioso, che il fatto che stesse aspettando i loro figli lo rendeva importante quanto Granger, che non era dato per scontato come... come...
Il fuoco nel camino divampò per un momento, prima di diventare verde e, all'improvviso, il volto di Minerva tra le fiamme distolse Severus dal corso dei suoi pensieri, facendogli aggrottare la fronte.
"Ehm... Severus, scusami ma speravo di trovare Harry, da te."
Lui non fece nemmeno in tempo a dire qualcosa che il suo Alpha si alzò e si avvicinò al focolare:
"Sono qui." Rispose mentre il viso grave della Preside mandava un brutto brivido lungo la schiena di Severus...
"Harry, potresti salire in Presidenza? Hai una visita." Il tono era teso e Severus capì immediatamente che, chiunque fosse, non era una presenza amica. Non disse nulla ma si limitò a osservare Harry con attenzione.
Il suo Alpha chiese senza nemmeno pensarci:
"Una visita? Per me?" Ovviamente Harry non si stava nemmeno rendendo conto che Minerva non voleva parlarne via camino o avrebbe detto subito di chi si trattava, così Severus intervenne.
"Harry salirà tra un attimo, Minerva." Vide la donna annuire con un cenno secco del capo, prima che il suo volto svanisse dal fuoco.
Harry si girò verso di lui vagamente sorpreso e Severus scattò:
"Ovviamente è in compagnia di qualcuno che stava ascoltando la chiamata e, se avesse voluto dirti di cosa si trattava, lo avrebbe fatto dall'inizio. Aiutami ad alzarmi, chiunque sia non credo che dovresti farlo attendere troppo."
Harry rimase immobile per un momento troppo lungo, poi disse:
"Non ha chiesto di te. Chiunque sia vuole parlare con me e andrò da solo."
Severus si sentì ferito da quelle parole, probabilmente perché era tutto il giorno che continuava a pensare di essere inutile e poco apprezzato e...
"Severus, ti prego non farlo. Sento che sei giù di morale anche se non so perché, ma non prenderlo come un motivo in più per alimentare il tuo malumore. Voglio andare da solo perché, dopo che mi avete riempito la testa per settimane sul fatto che devo mostrarmi sicuro davanti al Wizengamot, se mi presentassi con te darei, a chiunque mi stia aspettando, un'impressione sbagliata."
Severus si rimangiò le parole cattive che aveva già sulla punta della lingua e chiuse gli occhi, prima di occludere la mente e dire con voce gelida:
"Vai, allora."
Ancora a occhi chiusi Severus non sentì Harry muoversi e, quando tentò un'occhiata, ora con la mente saldamente sotto controllo, vide che il suo Alpha era fermo dove era stato un momento prima.
"Ti amo. Mentre non ci sono cerca di ricordarti quanto ti amo, ti prego, e quando torno mi dirai per bene che cosa c'è che non va."
Severus annuì senza parlare ma quanto Harry arrivò alla porta disse, come se non potesse trattenersi:
"Ti amo anch'io, stupido Alpha."
Harry si girò per sorridergli e il suo malumore si attenuò almeno un po'.
Hogwarts, 3 febbraio 1999
Harry Potter
Harry lasciò cadere la maschera di sicurezza, che aveva indossato un momento prima, non appena fu nel corridoio da solo.
Sospirò e si fece coraggio perché, anche se non sapeva che cosa stesse succedendo, era più che certo che non fossero buone notizie.
Le lezioni erano finite da poco e c'erano molti studenti in giro per i corridoi, ma lui non si lasciò fermare da nessuno. Rispose agli occasionali saluti con un cenno del capo e salì direttamente in Presidenza.
Il gargoyle si spostò appena lui vi arrivò davanti e, quando entrò in presidenza, era almeno riuscito a calmare un po' il battito del suo cuore.
Al fianco della Preside McGranitt era seduto un uomo che Harry non aveva mai visto ma che non gli sembrava particolarmente minaccioso anche se, dall'odore, già sapeva che era un Alpha.
La Preside, vendendolo entrare, lanciò uno sguardo indagatore verso la porta e Harry dovette trattenere un sospiro perché, evidentemente, si era aspettata che comparisse insieme a Severus.
"Salve." Disse cercando di mantenere salda la voce e accomodandosi al cenno della McGranitt.
"Harry, questo è il signor Woodcroft. Il signor Woodcroft è un mio vecchio conoscente che vive a Hogsmeade e avrebbe una proposta d'affari per te." C'era stato un piccolo indugio nelle parole 'proposta d'affari' e Harry s'irrigidì mentre la Preside continuava "Poiché tutti sanno che stai attualmente frequentando Hogwarts, e visto che sei difficile da rintracciare via gufo, il signor Woodcroft è salito qui a scuola e mi ha chiesto di poterti incontrare."
I gufi indirizzati a lui continuavano ad arrivare a Grimmauld Place, salvo quelli delle persone che gli erano vicine come i Weasley o Andy, e Kreacher era incaricato di valutarli prima di passarglieli, quindi era normale che quest'uomo non fosse riuscito a contattarlo. Kreacher era molto selettivo con la sua posta e a Harry non dispiaceva per niente, perché in questo modo aveva sempre pronta una valida scusa per non aver partecipato a tutte le feste e le cerimonie a cui era continuamente invitato.
Purtroppo però, a causa di quello, ora non aveva nessun modo di sapere in anticipo di cosa volesse parlare il signor Woodcroft...
"Se sei d'accordo, posso lasciarvi per darvi modo di discutere in privato." Concluse con tatto la Preside e Harry annuì con la testa, prima di rispondere a voce:
"Sì, certo. La ringrazio per la cortesia Preside."
La donna uscì e il signor Woodcroft indirizzò un genuino sorriso alla volta di Harry, quando furono soli.
"E' davvero un piacere conoscerla, signor Potter!" Disse l'uomo allungando una mano che Harry prese meccanicamente.
"Piacere mio, signore." Rispose cercando di non mostrarsi troppo ansioso di conoscere il punto della discussione, perché Draco gli aveva spiegato che era d'uso scambiare convenevoli prima di affrontare questioni d'affari.
"Oh, lei non immagina quanto sono emozionato di poterla finalmente incontrare dal vivo! Ovviamente l'ho vista alcune volte a passeggio per Hogsmeade, soprattutto quando era più giovane, ma poterle parlare, ora che è l'uomo del momento... è davvero entusiasmante!"
Per un brevissimo momento l'uomo gli ricordò Colin Canon e sul suo viso passò un'ombra di rimpianto che lui scacciò, cercando di mantenere saldo in volto un mezzo sorriso condiscendente.
Non gli piacevano le persone che tessevano le sue lodi in quel modo, ma l'uomo sembrava quantomeno sincero.
"La ringrazio ma non penso di meritare..."
"Oh, è anche modesto! Me lo avevano detto ma non ero certo se crederci o no perché sa, lei ha sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!"
Harry pregò ogni divinità conosciuta che quell'uomo arrivasse al punto, mentre cercava di districarsi tra quelle lungaggini.
Ci vollero dieci minuti buoni prima che il signor Woodcroft affrontasse il motivo della sua visita:
"Vede signor Potter, ho letto ieri mattina sul Profeta della triste vicenda tra lei e il signor Nott... è davvero increscioso che un uomo rispettabile come lei sia stato sfidato a duello, a maggior ragione perché tutti sappiamo che il signor Nott aveva già due Omega! Certe persone non sanno quando devono accontentarsi."
Il giorno prima, dopo l'annuncio che anche i figli dei Nati Babbani sarebbero potuti nascere Alpha o Omega, se avessero sposato mezzosangue o purosangue, era uscito l'articolo di Rita Skeeter e, per una volta, non era stato Harry a dover subire la penna velenosa di quella donna.
Andromeda aveva giostrato bene e Skeeter aveva scritto quello che avevano pianificato ma Harry, dopo aver letto l'articolo con un brutto senso di nausea, non aveva potuto fare a meno di notare che molti Serpeverde si erano allontanati dal lato del tavolo dove erano seduti Theodore Nott e Daphne Greengrass.
L'articolo non aveva riportato con esattezza i fatti, poiché avevano deciso di non dare in pasto al Profeta il particolare che fosse stato Severus a duellare con Nott, così era sembrato a tutti che fosse stato Harry a essere sfidato e, se qualche Alpha avesse controllato la Lista, non avrebbe avuto dubbi in merito, perché ora Aramintha e Licorus, che erano stati gli Omega di Nott, erano Rivendicati da lui.
Harry era incerto su che cosa volesse dire realmente l'uomo così restò in silenzio, sperando che continuasse.
Questa volta le sue aspettative non furono deluse:
"Io non mi sognerei mai di sfidare qualcuno a duello per un Omega, signor Potter! E' un'usanza barbara e arcaica, dal mio punto di vista. Purtroppo, forse per questa mia avversione verso la violenza immotivata, non ho mai avuto un'Omega. A volte ho controllato la Lista ma purtroppo non l'ho mai fatto con l'assiduità necessaria a trovare una giovane che non fosse ancora stata Legata o Rivendicata, così... Tutti sanno che lei si è recentemente sposato con un Omega e ho visto, dalle foto sul Profeta, che il signor Piton è gravido... le mie congratulazioni, tra l'altro."
Harry aveva aggrottato la fronte, presagendo quale fosse il punto, ma comunque accetto le congratulazioni con un sorriso, perché il pensiero dei suoi futuri figli faceva sempre ringhiare di gioia tutta la sua parte Alpha.
L'uomo continuò dopo un attimo:
"Bene, sapendo che è sposato, ho osato immaginare che lei abbia Rivendicato gli Omega del signor Nott solo per... dovere?"
Harry cominciava a essere stanco di quella lunga conversazione, che sembrava arenarsi continuamente, ma annuì:
"Erano in pessime condizioni," cercò di spigare "ed erano stati lasciati al Ministero, anche se era chiaro che avevano bisogno di cure mediche, così si può dire che è stato un dovere, per me, Rivendicarli e farli portare al San Mungo."
L'uomo annuì e la sua bocca si torse in una smorfia:
"Vede, quello che persone come il signor Nott non hanno mai capito, è che gli Omega sono preziosi. Nessuno di noi dovrebbe abusarne in quel modo!"
L'indignazione parve sincera ma Harry non poteva esserne del tutto certo, soprattutto visto quello che l'uomo disse subito dopo:
"Io sono venuto a parlarle sperando che volesse cedermi la femmina, Aramintha Gamp. Ho letto che le sue condizioni erano... non buone, ma è giovane e anche se è stata fatta impazzire io sarei... onorato... di potermene prendere cura. Posseggo diversi degli immobili a Hogsmeade, come quelli che ospitano Mielandia e Scrivenshaft, e ne ottengo una buona rendita, tanto che posso comodamente permettermi di mantenere un'Omega e, in futuro, diversi figli."
Harry se lo era aspettato e quell'uomo non sembrava il tipo che avrebbe sollevato un dito su nessuno, ma il pensiero che Aramintha fosse usata come un animale da riproduzione mentre non era nemmeno cosciente di se stessa... Harry deglutì poi rispose usando tutto il tatto di cui era capace:
"Signor Woodcroft, Aramintha attualmente è... non in grado di capire. Io sto consultando diverse cliniche, all'estero, per sapere se esistono cure per la sua condizione. Se fosse possibile farla tornare in sé, sono certo che accetterebbe di essere la sua Omega con piacere ma stando così le cose, poiché non posso chiederle se è d'accordo, come potrei farle una cosa simile? Come potrei darla a qualcuno che la userebbe per avere dei figli senza che lei nemmeno possa capire che cosa le accade? Senza che abbia la possibilità di essere una vera madre..."
L'uomo sembrava essersi imporporato sulle guance mentre Harry parlava e ora lo interruppe, esclamando stridulo:
"Non la tratterei mai come ha fatto Nott! Glielo giuro!" Poi, dopo un attimo, con un accenno di rabbia aggiunse: "E poi non è che nessuno si sia mai sognato di chiedere se un'Omega vuole o non vuole un Alpha! Tutti sanno che gli Omega vogliono solo essere ingravidati! Servono a quello dopotutto!"
Harry sentì il gelo corrergli lungo la schiena perché, sebbene quell'uomo fosse a suo modo benintenzionato, di certo lui non gli avrebbe affidato Aramintha. Non dopo quelle parole.
Harry si preparò a sciorinare all'uomo tutte le cose che aveva ripassato negli ultimi tempi, mentre studiava per affrontare il Wizengamot. Si mise ben dritto e rispose con voce chiara:
"Mi dispiace, signor Woodcroft, ma non concordo con lei. A mio parere gli Omega sono persone, al pari di chiunque altro, e come tali hanno desideri, ambizioni e sentimenti. Mio marito ha conseguito una maestria in Pozioni poco dopo aver finito Hogwarts e insegna qui da allora. Ha ottenuto tutto ciò senza mai aver sentito la necessità di avere dei figli. Io mi sento oltremodo onorato che abbia scelto me come suo compagno ma è questo che è stato: una sua scelta. Non mia. Non un'imposizione dettata da una Legge retrograda e degradante. Per questo motivo non le cederò Aramintha, spero voglia scusarmi."
Harry sapeva che in una certa misura stava mentendo, perché le cose non erano andate così tra lui e Severus, ma mise da parte i suoi scrupoli e restò saldo mentre vedeva il viso dell'uomo farsi prima stupito e poi irritato:
"Lei non sa quello che dice, signor Potter! Non capisce? Lei ha tre Omega! Tre! E sta cercando delle scuse per non condividerne nemmeno una? Questo è... contrario a tutte le convenzioni! Se fossero solo due... lei ha sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e, in nome della gratitudine che tutti proviamo per lei, sono certo che nessuno avrebbe molto da obiettare... ma tre Omega solo per lei, quando molti di noi non hanno nemmeno la possibilità di crearsi una famiglia? Di avere degli eredi? Io stavo cercando di farle un favore, offrendomi di prendere uno di quegli Omega ben sapendo in che condizioni fosse, e lei sta rifiutando la mia richiesta! Non tutti gli Alpha sono persone pacifiche come me, signor Potter! Lei sta praticamente invitando altri Alpha a sfidarla, ecco che cosa sta facendo!"
Harry non si era aspettato questa replica e, se da una parte capiva la frustrazione di qualcuno cui era negata la possibilità di farsi una famiglia, dall'altra trovava l'idea di future sfide... allettante.
"Se qualcuno pensa di potermi sfidare e vincere, ben venga. Come dice lei, li sto invitando!"
Harry finì la frase in un ringhio e sentì fiorirgli sulle labbra un ghigno tutt'altro che gentile, davanti al quale il signor Woodcroft rabbrividì.
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