35 - Il padre di Biagio

Casa sulla collina, 10 gennaio 1999

Severus Piton


Severus rilesse il biglietto per la terza volta, aggrottando la fronte finché non sentì la voce di Harry, ancora assonnata, chiedere:

"E' qualcosa d'interessante?"

Era metà mattina ma il suo Alpha non si era alzato per preparare la colazione come faceva di solito la domenica, e Severus era sveglio già da diverse ore quando aveva deciso che tanto valeva rispondere a un po' dei biglietti di auguri che avevano ricevuto per le nozze, e che erano rimasti ignorati fino a quel momento.

Era lì che aveva trovato quel messaggio, così disse cauto:

"Non sono sicuro. Maria Zabini ci ha mandato un biglietto di congratulazioni per le nozze..."

Harry si sedette al tavolo e si stropicciò gli occhi, prima di stirarsi e chiedere, sbadigliando:

"E' la madre di Blaise Zabini, giusto?"

Severus si domandò come rispondere a quella domanda, poi scrollò le spalle:

"Immagino che si possa dire così. E' un'Alpha."

Harry appellò pigramente, con un colpo di bacchetta, il caffè che Severus gli aveva lasciato, poi chiese:

"Sì, ricordo vagamente che qualcuno me lo aveva detto... forse Draco... qualcosa sul fatto che Zabini diceva di essere orfano di padre per non dire che era figlio di un'Omega... e quest'Alpha ci ha mandato un biglietto di congratulazioni? Piuttosto ipocrita, giusto?"

"Non è esattamente un biglietto di congratulazioni, o non solo, almeno. Chiede un incontro. Il biglietto è del giorno dopo il matrimonio ma l'ho letto solo adesso."

Severus osservò Harry bere un sorso di caffè e poi chiedere, con voce stanca:

"E' un... problema? Credi che voglia sfidarmi o... qualcosa di pericoloso?"

Severus era incerto. Le voci sulla signora Zabini erano sempre state molte. Il Profeta pubblicava spesso le sue foto insieme alla fiamma del momento e, in molti, credevano che fosse una specie di vedova nera visto che erano ormai diversi, i mariti che aveva sepolto.

A parte quelle notizie pubbliche, però, Severus non sapeva nulla della donna e non l'aveva mai incontrata di persona.

Si era tenuta alla larga da chiunque fosse schierato nella guerra e anche suo figlio, che era suo studente da otto anni, non aveva mai dato a nessuno l'idea di sostenere uno o l'altro schieramento, restando invece sempre neutrale e rispondendo ambiguamente, ogni volta che gli venivano rivolte domande dirette.

Con quello in mente, rispose cauto:

"Non ne ho la minima idea ma non credo. Domanda un incontro con entrambi, e specifica che non incontrerà nessuno di noi due da solo ma solo insieme."

Harry sembrò svegliarsi un po' e chiese:

"Credi che dovremmo incontrarla?"

Severus se lo stava domandando da un po' ma la verità era che non sapeva quale fosse la cosa giusta da fare, così espose le sue teorie a Harry:

"Se è un'Alpha conservatrice probabilmente vorrà riversarci in faccia un mare d'insulti ma dubito che ti sfiderebbe. Si è sempre mantenuta attentamente neutrale, in tutti i conflitti, e attaccare te sarebbe una presa di posizione. Se vincesse in duello non sarebbe un problema, ovviamente, ma se perdesse, lascerebbe suo figlio in una brutta posizione, peggiore di quella in cui si trova Nott adesso."

Il suo Alpha lo osservò incerto, poi chiese:

"In che senso Nott sarebbe in una brutta posizione? Ha praticamente sputato veleno su di te con mezza scuola e, in tanti, hanno disertato le tue lezioni... non direi che è in una brutta situazione."

Severus sospirò e si disse, ancora una volta, che Harry era solo troppo giovane e ingenuo.

"Questo è quello che succede a scuola, e gli va anche bene che i particolari della morte di suo padre non siano finiti sul Profeta o tutti, adesso, lo additerebbero come il figlio di quello che ha cercato di uccidere il marito del loro Salvatore... avanti Harry, sai cosa può fare un articolo a una persona, se tutto il Mondo Magico ci crede!"

Harry sventolò una mano sembrando ben più che stizzito, poi disse:

"Sì, bene. Vero. La signora Zabini, però, potrebbe voler solo farci le sue congratulazioni, no?"

Severus scosse la testa:

"In tal caso si sarebbe limitata al biglietto. No, se chiede un incontro deve avere qualcosa che vuole dirci di persona... non capisco però perché richieda esplicitamente la mia presenza. Lei è un Alpha, io sono un Omega... dovrebbe limitarsi a congratularsi con te. C'è anche il fatto che è straniera, e non ho la minima idea di che genere di tradizioni seguano Alpha e Omega nel suo paese."

Harry finì il caffè e chiese tranquillamente:

"Non potremmo... non so... scriverle per chiedere che cosa vuole?"

Severus osservò il biglietto incriminato e poi disse in tono neutro:

"Se avesse voluto metterlo per iscritto, lo avrebbe già fatto."

"Vero. Allora? Che cosa consigli di fare?"

Severus aveva una mezza idea ma affrontò l'argomento con cautela, per non inquietare il suo Alpha:

"Potremmo incontrarla. Non ho risposto ai comandi di molti Alpha, non vedo perché dovrei rispondere ai suoi. Da quel punto di vista saremmo al sicuro... potrei combattere, se fosse necessario..."

Severus vide Harry irrigidirsi, e pregò che non ricominciasse a farsi mille problemi a causa del fatto che lui non rispondeva agli ordini degli Alpha, ma suo marito lo stupì:

"Vuoi dire che, se mi sfidasse o se mi attaccasse all'improvviso, potresti aiutarmi, giusto?"

Severus cercò di non suonare troppo protettivo, anche se era così che si sentiva:

"Sì, intendo quello, e prima che tu dica qualcosa, lo so che non mi vuoi nemmeno a un miglio da un combattimento, ed io sono perfettamente d'accordo con te, dico solo che se fosse necessario..."

Harry si alzò di scatto dal tavolo e gli fu sopra, torreggiando su di lui con un ghigno sbilenco:

"Se fosse necessario mi proteggeresti, amore?"

Severus lo guardò e seppe che, per un po', qualunque discorso serio sarebbe stato accantonato perché Harry aveva un sorriso lascivo che non lasciava molto spazio all'immaginazione, e lui era più che felice di assecondarlo e di dimenticare tutto il resto.


Hogwarts, 11 gennaio 1999

Harry Potter


Harry comprese fin troppo bene, quel lunedì, che avrebbe dovuto impegnarsi molto di più nello studio, se voleva sperare di essere di qualche utilità ai progetti di Severus ma, soprattutto, di Hermione.

La sua amica gli aveva presentato quella mattina una montagna di libri su norme di comportamento ed etichetta tra i membri del Wizengamot e, già dalle prime pagine, Harry si era reso conto che avrebbe avuto bisogno di aiuto, per comprendere tutta quella roba.

Il suo primo istinto sarebbe stato quello di chiedere a Draco, poiché Ron era ignaro quanto lui, ma purtroppo il suo nuovo amico non era più a scuola con loro.

Harry gli mandò comunque un gufo e, già quella sera, Draco gli rispose che potevano organizzarsi per delle lezioni di galateo, quando fosse stato più comodo per Harry.

Il problema era che lui non sapeva davvero dove trovare il tempo anche per quello, dovendo già dividersi tra Severus, le lezioni e Hermione, che lo ragguagliava costantemente su ogni nuova riga che scriveva per pubblicare la ricerca di Narcissa.

Quella sera, mentre scendeva verso le stanze del suo Omega, si domandò se avrebbe fatto meglio a ritirarsi da scuola, anche se il pensiero di lasciare il suo Severus da solo, in mezzo a così tanti studenti che gli erano palesemente ostili, gli faceva ghiacciare il sangue nelle vene.

Sospirò tra sé, cosciente che prima o dopo avrebbe dovuto farlo, perché non aveva intenzione di dire al suo Omega di smettere di lavorare per restare confinato al suo fianco, ma saperlo lontano, anche di poco, in quel momento gli sembrava come invitare altri a fargli del male.

Era stupido pensarlo, perché Severus aveva resistito come Preside di Hogwarts quando quasi tutti lo odiavano e non gli era mai successo nulla... ma adesso... con i bambini in arrivo... era diverso!

Forse era solo lui che lo vedeva diverso, cercò di giustificarsi e...

"Non hai risposto a mia madre, Potter." Disse una voce e Harry sollevò gli occhi per trovare Zabini appoggiato vicino alla porta degli appartamenti di Severus.

Involontariamente un brivido gli corse lungo la schiena e si ritrovò a bloccarsi, per non mettere mano alla bacchetta.

"Ah... buonasera Zabini. Non ti avevo visto."

Il ragazzo era serio e i suoi occhi neri sembravano torvi:

"No, non mi hai visto. Ti aspettavo per sapere se hai intenzione di rispondere a mia madre."

Harry boccheggiò incerto, perché lui e Severus non avevano ancora deciso nulla.

"Ho visto la sua lettera solo ieri. Sono arrivati molti biglietti, nei giorni scorsi..." Cercò di giustificarsi, anche se suonò poco convincente alle sue stesse orecchie.

Zabini non sembrò curarsene e chiese:

"La incontrerai?"

Harry sapeva che avrebbe dovuto seguire tutta una serie di norme di cortesia, e che sarebbe apparso maleducato chiedendo direttamente, ma non riuscì a trattenersi:

"Non lo so. Che cosa vuole da me e da Severus?"

"Non lo sai?" Chiese in tono sprezzante il Serpeverde e Harry rispose piccato:

"No, non lo so e non la incontrerò senza avere idea di che cosa voglia. Questo risponde alla tua domanda?"

Zabini rimase immobile come una statua di sale, poi annuì con il capo e disse, rigidamente:

"Perfettamente."

Senza dire altro si girò e si allontanò lungo il corridoio; Harry lo guardò andarsene e, prima di dire la parola d'ordine per le stanze di Severus, lanciò un incantesimo 'Muffliato'.

Forse stava diventando paranoico, si disse, ma la voce di Malocchio gli risuonava sempre in testa

Vigilanza costante!

Quando raccontò a Severus dell'incontro con Zabini, il suo Omega parve farsi pensieroso e Harry cercò di distrarlo, perché non voleva vederlo sempre intento a rimuginare, cosa che faceva molto spesso da dopo il duello con Nott.

All'improvviso gli venne un'idea e tentò:

"Senti Sev, non vorrei sembrarti... uhm... avventato o altro... ma se ce ne andassimo?"

Il suo Omega sollevò lo sguardo e chiese:

"Vuoi andare a casa? Adesso?"

Harry si accorse di essere stato frainteso e spiegò:

"No, non a casa e non adesso. Intendevo che potremmo valutare se trasferirci altrove... all'estero, in uno di quei paesi con leggi migliori."


Hogwarts, 11 gennaio 1999

Severus Piton


Severus aggrottò la fronte e poi scosse la testa:

"Harry, non sai quello che dici. Credi davvero che sia così semplice?

Il suo stupido marito sollevò le sopracciglia e poi rispose:
"Perché no? Possiamo trasferirci e poi vendere quello che abbiamo qui. Sono certo che non avremo problemi economici e poi, anche solo con la tua reputazione da pozionista..."

Severus lo bloccò, quasi con rabbia:

"Non posso lasciare il paese, Harry! Gli Omega non sono autorizzati a uscire dalla Gran Bretagna!"

L'Alpha lo guardò a bocca aperta e poi chiese:

"Ma se ti volessi con me... sono il tuo Alpha! Se volessi trasferirmi, non potrebbero impedirmi di portarti con me!"

Severus quasi sputò la risposa:

"Certo che potrebbero! Gli Omega sono inseriti nell'elenco delle Creature protette, poiché sono considerati un bene della comunità." Sospirò prima di spiegare ulteriormente: "E' una vecchia consuetudine, fatta per evitare che un commercio troppo esteso di Omega, con il continente, crei un danno alla natalità della popolazione magica inglese, ma il fatto resta. Non posso andarmene."

Harry adesso sembrava allarmato e Severus non mancò di notare che c'erano anche dei piccoli segnali di un imminente attacco di panico, quando l'Alpha chiese:

"E se... che cosa succederebbe se prendessimo una Passaporta e ce ne andassimo?"

Severus aggrottò la fronte e disse con calma:

"Harry, stai calmo. Qual è il problema? Non credo tu stia considerando seriamente di scappare e lasciare il paese, quindi perché questa cosa ti agita tanto?"
L'Alpha aprì e chiuse la bocca diverse volte, poi rispose piano:

"Io ho... contattato delle cliniche. All'estero, sai? Mi hanno risposto e stavo considerando di mandare là Licorus e Aramintha. Non hanno cure specifiche per casi come i loro, però almeno sarebbero trattati come esseri umani, e si troverebbero con persone che proverebbero a fare qualcosa per loro... ma se lo facessi? Se li mandassi via, che cosa succederebbe?"

Era la prima volta che Severus sentiva parlare di questo piano e gli diede fastidio su diversi livelli: Harry non gliene aveva mai parlato e, il non essere stato consultato, lo stava facendo sentire come se il suo Alpha non considerasse la sua opinione... perché lui era un Omega, dopotutto e...

Severus dovette occludere rapidamente, perché si era almeno reso conto che stava per avere uno dei suoi attacchi di rabbia, probabilmente dovuti agli ormoni, e che sarebbe stato ingiusto accusare Harry di qualcosa senza prima aver compreso appieno quali erano i fatti.

"Non me lo avevi detto. Perché non ne hai parlato con me? Sarebbe stato più rapido. Ti avrei spiegato che era impraticabile."

Harry boccheggiò per un po' e Severus vide che la sua ansia stava crescendo:

"Respira. Non so che cosa tu abbia fatto ma sembri un bambino sorpreso a rubare Api Frizzole, quindi stai calmo e spiega!" Forse le ultime parole gli erano uscite dure, perentorie, ma l'atteggiamento di suo marito cominciava a scocciarlo, nonostante l'occlusione.

"Ah... io... mi sono messo in contatto con queste cliniche in Bulgaria, perché sapevo che là gli Omega sono considerati una specie di patrimonio nazionale e sono protetti in modo particolare. Non è niente... solo... quello..."

"Harry, sputa il rospo. Sei pietoso come bugiardo. Che cosa hai fatto? Hai già messo in vendita la nostra casa e prenotato le Passaporte senza dirmi niente, forse?" Chiese con voce che sperava gli fosse uscita leggera, come una presa in giro, anche se non era certo di esserci riuscito e, mentre il suo Alpha indugiava nella risposta, lui cominciò a temere che fosse quello che era successo, finché Harry disse, tutto d'un fiato:
"Ho chiesto a Krum e lui mi ha aiutato a trovare le cliniche e tutto..."

Severus si rigirò la risposta nella testa poi chiese:

"Krum? Intendi Victor Krum? Quello che partecipò al Tremaghi?"
Harry annuì in fretta ma solo con il capo, senza spiccicare parola, e Severus aggrottò la fronte confuso:

"Non sapevo foste rimasti in contatto. Immagino sia ovvio, visto che Delacour ha sposato William Weasley, che voi tre abbiate continuato a sentirvi. Mi stupisce solo che tu non ne abbia mai parlato."


Hogwarts, 11 gennaio 1999

Harry Potter


Glielo devo dire. Prima o poi lo scoprirà e si arrabbierà.

Pensò Harry ma poi guardò Piton e, sapendo che stava occludendo, ci ripensò:

Si arrabbia per niente in questi giorni... se glielo dico adesso, mi uccide... forse dopo le gravidanze...

Ormai erano lì, vicini all'argomento, e se non avesse confessato ora, in futuro Severus gli avrebbe rinfacciato di essere stato reticente apposta e magari avrebbe pensato che... cosa? Che lo tradiva con Krum o che volesse tenerlo all'oscuro perché non lo considerava niente di più che una cagna? Comunque andassero le cose, non sarebbe mai uscito bene da quella situazione...

"Era Krum. Era lui l'Omega con cui ho passato il calore per il Tremaghi." Disse di getto prima che troppi ragionamenti potessero fermarlo.

Severus inclinò la testa di lato ma la sua rabbia non esplose:

"Victor Krum è un Omega?"

Harry annuì con la testa e nient'altro, poi seguì un silenzio teso, mentre lui aspettava il giudizio di Severus, che dopo un momento continuò:

"Non lo sapevo. E' un segreto? Per questo non mi hai detto niente di questa cosa delle cliniche? Perché lo stavi chiedendo a lui e non si deve sapere che è un Omega?"

Harry mi morse un labbro ma poi, rincuorato dal fatto che ancora Severus non sembrasse arrabbiato, continuò:

"In Bulgaria tutti sanno che è un Omega. Non è un segreto... non volevo che sapessi... uhm... che ci ho passato un calore e che ci sentiamo ancora... quando ne abbiamo parlato tu hai pensato che fosse una delle Omega di Beauxbâtons ed io non ti ho corretto perché... perché..."

Gli occhi scuri di Severus erano aggrottati e fissi su di lui, che deglutì e ammise:

"Io... non volevo chiedere a Molly... che cosa fare per... rendere più piacevole il tuo primo calore con me e... lui era l'unico altro Omega che conoscevo e abbiamo continuato a scriverci, dopo il Torneo, così ho chiesto a lui... che cosa sarebbe piaciuto a un Omega... uno che magari non fosse svenuto intendo..."

Severus rimase serio e soprattutto silenzioso, e Harry si sentì come un condannato in attesa di giudizio... o come un uomo incatenato ai piedi di un vulcano in eruzione in attesa dello scoppio.

"Harry..." cominciò con voce calma il suo Omega "... perché sei così agitato? Vedo che sei in ansia ma non capisco perché..."

Harry prese fiato, come se all'improvviso fosse stato graziato:

"E'... non sei arrabbiato?" Chiese cauto.

"Per che cosa, esattamente?"

"IO... ho chiesto a un altro Omega come dovevo comportarmi con te... ho pensato che ti avrebbe fatto arrabbiare." Poi, dopo un attimo d'indecisione, aggiunse: "Ho pensato che forse saresti stato... geloso... che gli scrivessi..."

Severus arcuò un sopracciglio e poi si rilassò sul divano, prima di dire:

"Sei proprio uno stupido Alpha." Contemporaneamente Harry sentì Severus tornare nel Legame, che gli trasmise un'onda di affetto e possesso: "E' stato carino da parte tua pensare a come potermi soddisfare e forse... sì, la mia parte Omega è gelosa che tu scriva a un altro, soprattutto uno con cui hai passato un calore, ma abbiamo già affrontato quest'argomento quando non volevi nemmeno che parlassi con Draco. Non mi arrabbierò se vuoi mantenere i contatti con un Omega che vive dall'altra parte del continente, soprattutto se tu riesci a sopportare che io frequenti Lucius sapendo... quello che sai."
Harry non credeva alla sua fortuna:

"Quindi non... non stai per arrabbiarti e maledirmi?" Domandò sapendo già la risposta, perché adesso il Legame gli diceva che Severus era divertito.

"No, non sto per farlo, vieni qua."

Harry fu ben felice di raggiungere il suo Omega e di accoccolarsi di fianco a lui, sorridendo ebete per lo scampato pericolo e sentendosi molto meglio, ora che aveva la coscienza pulita. All'improvviso, però, si ricordò che non aveva ancora ricevuto la risposta alla sua domanda iniziale.

"Non posso trasferire Licorus e Aramintha, quindi? Che cosa succede se lo faccio ugualmente?"

Severus, che aveva gli occhi chiusi e si era appoggiato a lui, rispose:

"Il Ministero non approverà una Passaporta internazionale per un Omega, tanto per iniziare, e se li mandassi via con mezzi illegali e si venisse a sapere, tu saresti multato e il Wizengamot chiederebbe alla Confederazione Internazionale dei Maghi di diramare una richiesta di estradizione per gli Omega. In poco tempo sarebbero rimandati qui e, poiché non sono Legati a te, te li toglierebbero per rimetterli sulla Lista come disponibili."

Harry rifletté sulla risposta per un attimo, poi chiese con attenzione:

"E se facessi espatriare te? Siamo Legati, non potrebbero rimetterti sulla Lista nemmeno volendo."

Severus ci mise un po' a rispondere e Harry presuppose il peggio:

"Se tu andassi all'estero e ci volessi rimanere, io sarei rimpatriato e... lo sai cosa succede agli Omega Legati e poi abbandonati dal loro Alpha, non devo spiegartelo. Se tu invece restassi qui ed io fossi rimpatriato dall'estero, allora semplicemente sarei rimandato da te. In entrambi i casi tu saresti multato. Non so a quanto ammonta la multa ma so che è alta."

Il suo piano per far ricoverare Licorus e Aramintha all'estero era appena sfumato ma, a parte quello, Harry aveva una brutta sensazione in merito a questa faccenda... qualcosa non gli era ancora chiaro.

"Quell'Auror, quella che voleva arrestarti, ha detto che il Ministero non ha voce in capitolo sulle questioni Alpha e Omega... perché questo dovrebbe essere diverso?"

"Non è esatto dire che il Ministero non ha voce in capitolo. Non ci sono leggi precise, su Alpha e Omega, ma le consuetudini valgono come legge e sono applicate scrupolosamente. Devi capire che il Mondo Magico, in passato, era diverso da quello di oggi... le guerre tra l'Inghilterra e la Francia sono state frequenti, nei secoli scorsi..."

Harry aggrottò la fronte e, sentendosi di nuovo stupido, chiese:

"Guerre? Non sapevo ci fossero state guerre con altre nazioni che avessero coinvolto anche il Mondo Magico..."

Severus sospirò e disse, come se parlasse tra sé:

"Binns andrebbe davvero licenziato e sostituito con un professore competente... devo ricordarmi di sollevare la questione con Minerva." Poi interruppe la sua riflessione e spiegò, a beneficio di Harry: "Prima dello Statuto di Segretezza la distinzione tra il mondo babbano e quello magico non era così nettamente delineata com'è ora e, quando una nazione entrava in guerra, lo faceva nella sua interezza... parte magica e babbana insieme. Molti maghi lavoravano con i regnanti, a quei tempi, e ovviamente erano impiegati durante i conflitti, da ambo le parti di solito. Mi segui?"

Harry annuì. Stava ascoltando con la massima attenzione perché non sapeva nulla di quella parte della storia e voleva davvero migliorare la sua cultura, per non doversi sempre sentire inferiore a Severus e a... molte altre persone, in effetti.

Severus continuò:

"Capisci, quindi, che una nazione che avesse avuto molti maghi sarebbe stata avvantaggiata, in una guerra, e di conseguenza mantenere alto il numero dei maghi era una priorità. Per questo motivo si cominciò a impedire l'espatrio degli Omega."

Harry annuì ancora ma la sua frustrazione non diminuì dopo la spiegazione: aveva una montagna di libri da studiare, se voleva far valere la sua voce al Wizengamot e, ora, si rendeva conto una volta di più che c'erano davvero tantissime cose che non sapeva e che avrebbe dovuto imparare velocemente.

Sospirò pesantemente e poggiò una mano sul ventre sempre più gonfio del suo Omega.

Lo farò per il mio Omega e per i miei figli. Studierò e diventerò una persona migliore... farò qualunque cosa, per non deluderli.


Hogwarts, 16 gennaio 1999

Severus Piton


Le lezioni erano finite da poco e Severus aveva lasciato il castello per andare a casa.

La mia casa!

Pensò ancora stupito, dopo mesi, di avere un vero posto suo dove tornare per il finesettimana.

Un posto che gli piaceva veramente, dove ormai c'erano tutte le sue cose... i suoi libri più preziosi, il suo laboratorio... un pensiero galeotto indugiò sulla sua camera, quella che condivideva con Harry e dove quella notte avrebbero dormito... e forse non solo dormito...

Nonostante il freddo pungente e la neve, non gli dispiaceva nemmeno dover camminare fino ai cancelli per potersi smaterializzare perché era una bella giornata serena e lui si era notevolmente impigrito, negli ultimi mesi, a causa della doppia gravidanza che cominciava a rendergli davvero difficile muoversi agevolmente, così aveva deciso di approfittare del pomeriggio sereno per passeggiare.

Arrivato ai cancelli indugiò per un momento, poi sorrise tra sé e avanzò lungo il sentiero per Hogsmeade, decidendo che avrebbe potuto anche continuare a piedi e fermarsi in paese per un tè ai Tre Manici di Scopa e per compare un po' della cioccolata preferita da Harry.

Il suo Alpha, quella settimana, aveva passato ogni momento libero sui libri e Severus, davvero orgoglioso del suo comportamento, decise che un piccolo dono sarebbe stato appropriato.

Era la prima volta che si avventurava a Hogsmeade da dopo il matrimonio e i conseguenti articoli sul Profeta, ma non era particolarmente preoccupato perché non era mai stato una persona che desse ascolto a quello che pensavano gli altri quindi, anche se il suo ingresso ai Tre Manici di Scopa sollevò dei mormorii, lui li ignorò e si sedette ad un tavolo d'angolo.

Rosmerta si diresse solerte verso di lui, con un bel sorriso onesto sul viso, e Severus comprese immediatamente che la donna non era per nulla impensierita dal suo status di Omega.

"Piton, quindi è vero! Stiamo per avere un nuovo piccolo Potter a combinare guai nei paraggi!"

Severus si stupì di se stesso quando rispose, allegro e senza la minima traccia di sarcasmo:

"Due piccoli Potter... e puoi stare certa che, al primo accenno di guai, gli ficcherò in gola pozioni così cattive che resteranno buoni finché non avranno finito Hogwarts!"

Il sorriso di Rosmerta si fece più largo:

"Due? Merlino ci salvi!" Disse scherzosa prima di prendere la sua ordinazione, poi aggiunse solare: "Deve proprio essere giornata! Anche quel signore laggiù è in dolce attesa!"

Severus si volse curioso verso l'uomo indicato da Rosmerta, che sedeva da solo a un tavolo non molto distante, e diversi campanelli di allarme risuonarono nella sua testa.

Annusò l'aria in cerca dell'odore di un Alpha ma non ne trovò, anche se i suoi occhi cominciarono a scrutare in ogni angolo, alla ricerca di qualcuno che gli sembrasse...

L'uomo lo stava fissando e gli rivolse un cenno di saluto, al quale Severus rispose lentamente, con cautela, e quando lo vide alzarsi e dirigersi verso di lui estrasse la bacchetta dalla manica, tenendola sotto il tavolo e fuori vista.

"Salve! Posso sedermi con lei, signor Piton... o è signor Potter?" Chiese l'uomo con fare amichevole e con un pesante accento che Severus non riuscì a collocare.

"Ci conosciamo?" Chiese secco e l'uomo rimase in piedi, senza accennare a sedersi, mentre rispondeva:

"Non di persona, ma mio figlio parla spesso di lei. Credo sia il suo professore preferito, in realtà." Il sorriso dell'uomo si fece genuino quando menzionò il figlio, poi appoggiò con cura la tazza, che aveva portato dal suo tavolo, e porse la mano a Severus: "Sono Antonio Zabini, il padre di Biagio."

Severus rimase interdetto per un attimo davanti alla presentazione, perché c'erano diverse cose che non riusciva a capire. Per primo l'uomo si era presentato come Zabini, cosa curiosa perché di solito i figli di un Alpha prendevano il cognome dal genitore Alpha e non quello dell'Omega, e la seconda cosa era che anche lui aveva spesso sentito Blaise dire che 'suo padre' era morto... e quell'Omega era lì solo, senza che la sua Alpha, che gli aveva scritto proprio di recente, fosse in vista.

Era curioso di capire che cosa stesse succedendo ma era anche cauto, vista la situazione imprevista.

Valutò i dintorni: il locale non era affollato ma nemmeno deserto e Rosmerta era dietro al bancone, probabilmente preparando la sua ordinazione.

Se fosse successo qualcosa i testimoni non sarebbero mancati.

"Si accomodi." Disse prendendo la mano dell'uomo dopo averla fissata a lungo, in cerca di qualunque cosa potesse essere pericoloso, come spilli avvelenati o piccoli oggetti che potessero rivelarsi una Passaporta.

Forse era paranoico ma non se ne dispiacque per nulla.

L'uomo scrollò la mano e mantenne un vago sorriso sul viso, come se l'indagine di Severus non lo avesse minimamente disturbato, poi si accomodò.

Rosmerta fu lì dopo un momento, con il tè e i pasticcini di Severus e l'uomo le chiese una fetta di torta, poi si giustificò:

"E' la terza fetta ma durante la gravidanza non so mai trattenermi. Mia moglie mi darà il tormento per rimettermi in forma, dopo il parto, ne sono sicuro!"

Severus non commentò e, dopo un attimo, chiese scostante:

"Che cosa vuole?"

Il sorriso dell'uomo vacillò solo per un momento.

"Che cosa voglio?" Disse ripetendo la domanda come se non fosse ben sicuro di cosa dire, poi dopo un sospiro forse un po' troppo plateale, disse: "Voglio tornare a casa."

La risposta era stata piuttosto insoddisfacente e Severus commentò:

"Non la trattengo, allora."

Il signor Zabini abbassò gli occhi sulla sua tazza quasi vuota e spiegò:

"Non è di certo lei a trattenermi, ma piuttosto il suo paese. Io e mia moglie siamo italiani e l'unica cosa che vorremmo è poter tornare al nostro paese. Non voglio che mio figlio nasca in quest'isola gelida, circondato da gente altrettanto fredda e inospitale."

Severus stava cercando di scavare nelle sue conoscenze... Blaise Zabini non aveva mai parlato di quest'uomo e Severus non era nemmeno del tutto certo che fosse davvero chi diceva di essere.

"E dov'è sua moglie, signor Zabini?"

"Maria è a casa... so che ha provato a scrivere a lei e a suo marito ma non abbiamo ricevuto risposta. Abbiamo pensato che se si fosse presentata lei, essendo un Alpha, probabilmente vi sareste sentiti... minacciati, in un certo senso. Così ho preso l'abitudine di venire qua per uno spuntino, sperando che alla fine, con un pizzico di fortuna, avrei incontrato lei o il signor Potter."

Severus aveva ancora la mano stretta sulla bacchetta e non si era minimamente rilassato, così continuò a indagare:

"E per quale motivo eravate così ansiosi di incontrarci?"

L'uomo aggrottò la fronte e poi chiese:

"Potrebbe... mettere un incantesimo per avere un po' di riservatezza, magari?"

Severus sollevò un sopracciglio ma, contemporaneamente, lanciò un silenzioso 'Muffliato'.

"Ora nessuno potrà sentirci." Disse sempre mantenendo al minimo le parole. Quando si cercavano informazioni era saggio non darne agli altri, e lui questo lo sapeva.

"Bene. Ecco... non sappiamo cosa sia successo, di preciso, però corre voce che il Signor Nott sia deceduto e alcuni dicono che suo marito potrebbe... uhm... essere collegato... in qualche modo... alla sua dipartita."

"E a lei interessa... perché?"

L'uomo sembrava in lieve difficoltà ma drizzò la schiena e spiegò:

"Potrebbe essere una storia un po' lunga, la prego di portare pazienza."

Dopo averlo detto scrutò Severus, come in cerca della sua approvazione prima di continuare:

"Come le ho detto, io e mia moglie siamo Italiani e, nel nostro paese, non ci sono leggi su Alpha e Omega. Siamo cittadini comuni, come gli altri. Non abbiamo Liste o altre cose del genere... un Omega e un Alpha si conoscono, si piacciono, si fidanzano e si sposano come qualunque altra coppia. Maria lavorava nella ditta della mia famiglia e, quando mio padre ha deciso di lasciare gli affari, io ho ereditato l'azienda e l'ho conosciuta. Avevo diciotto anni e lei era la donna più bella che avessi mai visto... tre anni dopo eravamo sposati ed io aspettavo Biagio." L'uomo fece una piccola pausa quando si accorse che Rosmerta era tornata con la torta. Le sorrise, la ringraziò e ricominciò a parlare solo dopo aver dato un morso al dolce.

"Stupidamente non ho mai pensato che le cose potessero essere diverse, negli altri paesi. Non mi sono mai informato, soprattutto perché non prevedevo di dover viaggiare molto. La ditta della mia famiglia si occupa di bachi da seta. Allevamento e filatura. Non sarà seta di Acromantula ma c'è sempre stata richiesta, sia tra i babbani sia tra i maghi, così non mi sono minimante insospettito quando un gentiluomo inglese ha cominciato a fare grossi ordini dalla mia ditta. Ci sono stati molti contatti negli anni, tra me e il signor Nott, e quando lui mi ha proposto di aprire una società insieme, per la confezione di abiti su misura, non mi sono nemmeno insospettito. Ho preso le informazioni del caso, sul mercato inglese e sulle finanze del signor Nott, e poi ho lasciato tutto in mano ai miei contabili. La firma del contratto societario fu organizzata a Londra, ed io e mia moglie pensammo che sarebbe stata una bella occasione per una vacanza di famiglia, perché Biagio aveva otto anni e non avevamo mai viaggiato molto, così venimmo qui..."

Severus cominciava a intravedere un possibile finale a quella storia e occluse la mente perché, se quello che pensava era vero, non voleva che Harry sentisse la sua rabbia, che stava montando velocemente.

"Appena ebbi firmato il contatto, il signor Nott mi rise in faccia. Ero una cagna, mi disse, e su suolo inglese le cagne non hanno diritti. Avevo firmato un contratto ma, in pratica, non potendo possedere nulla, la ditta della mia famiglia era appena diventata sua... tutto quello che avevo, era diventato suo... e il fatto che avessi una moglie, un'Alpha, era comunque irrilevante poiché avevo firmato e, per tutta una serie di cavilli, la mia firma era valida anche se davvero ancora non mi spiego come potesse esserlo..."

"... e gli Omega non possono uscire dal paese..." Disse Severus ripensando alla conversazione che aveva avuto solo pochi giorni prima con Harry.

"No, non possono. Io e la mia famiglia ci siamo ritrovati intrappolati in questo posto, senza soldi e senza conoscere nessuno. I miei genitori ci hanno mandato qualcosa, quello che potevano poiché anche loro vivevano con le rendite della nostra azienda, ma i soldi non sarebbero bastati per molto e lo sapevamo. Mia moglie... non è stato facile per lei..." L'uomo chiuse gli occhi e deglutì rumorosamente, prima di continuare: "Io non avevo nemmeno la possibilità di trovare un lavoro e Biagio era piccolo, così Maria fece quello che poteva... è sempre stata una donna molto bella. Abbiamo divorziato e lei si è risposata con un uomo molto facoltoso. Era l'unico modo."

Severus vide una lacrima sul viso dell'uomo e la sua rabbia divampò, come sapeva che avrebbe fatto.

Si diceva che la signora Zabini fosse una vedova nera, che avesse ucciso diversi mariti... forse era vero e forse no ma, comunque stessero le cose, era chiaro che quella donna aveva fatto quello che credeva necessario per la sua famiglia.

"E lei?" Chiese Severus, poi chiarì meglio la domanda: "Che cosa le accadde? A quel punto eravate divorziati..."

L'uomo si asciugò goffamente la lacrima dal viso e disse piano:

"Maria è una donna bellissima ma è anche un'Alpha... nessuno, in questo vostro paese, negherebbe che un Alpha ha bisogno di un Omega, quindi siamo sempre rimasti insieme. Nessuno dei suoi mariti si è mai opposto o lamentato anche se... vivere in quelle case... con quelle persone... vedere quegli uomini comportarsi con il mio Biagio come se avessero dei diritti su di lui... su Maria..."

"Perché suo figlio dice di non avere un padre? Perché far credere che lei sia morto?"

L'uomo sbatté le palpebre, confuso, poi disse:

"Non è ovvio?" Chiese, e Severus scosse la testa.

"No... non vedo perché negare la sua esistenza se la sua presenza era tollerata dai mariti della sua Alpha."

"Perché in questo vostro paese chiunque avrebbe potuto sfidarla a duello, se avesse voluto me! Maria è tutto fuorché una buona combattente! Che cosa avremmo dovuto fare? Rischiare che qualcuno la sfidasse e la uccidesse? Abbiamo ritenuto più saggio nascondere la mia esistenza a tutti... ho vissuto quasi come un recluso per anni... ma ora..."

"Che cosa è cambiato?" Lo incalzò Severus.

L'uomo si portò la mano al ventre e Severus ebbe la sua risposta anche prima che parlasse:

"Abbiamo sempre desiderato altri figli, dopo Biagio, ma eravamo giovani e non volevamo affrettarci... poi siamo finiti in questa situazione e abbiamo dovuto rinunciarvi, perché non sapevamo se i mariti di Maria avrebbero accettato un altro figlio, oltre a Biagio. Il terzo uomo che Maria ha sposato è morto tre anni fa e ci ha lasciati in un'ottima posizione economica e così... stavamo pensando di nasconderlo, in realtà, di dire che Maria lo aveva adottato, per non rendere pubblica la mia esistenza, ma poi abbiamo visto il Profeta e speravamo che voi, lei e suo marito, poteste aiutarci."

"Aiutarvi... come?" Severus era toccato dalla storia dell'uomo e, il fatto che fosse gravido, faceva sì che la sua parte Omega simpatizzasse con lui... ma che cosa potevano fare, lui e Harry?

"Voi... lei e suo marito, sembrate... normali? Voglio dire che vi siete sposati, un gran gesto in questo paese. E suo marito... il signor Potter è salutato come un Salvatore ed io e la mia famiglia avremmo davvero bisogno... di un Salvatore, signor Piton."

Severus ragionò in fretta ma non vide nessun modo... nemmeno Harry aveva il potere di fare qualcosa. Certo, stavano cercando di cambiare le cose ma non sarebbe successo da un giorno all'altro, e nemmeno sarebbe successo prima che quell'uomo desse alla luce suo figlio.

C'era poi da considerare che Severus non era del tutto certo che la storia dell'uomo fosse vera... forse c'era un abile inganno da qualche parte anche se l'Omega, andava detto, sembrava sincero.

Sospirò e rispose piano:

"Mio marito è influente, al momento, questo è vero, ma deve considerare anche il fatto che è solo... un ragazzo. Deve ancora finire i suoi studi... ha la stessa età di suo figlio. Non vedo come potremmo aiutarvi, anche volendo."

L'uomo si girò la tazza tra le mani per un momento, poi disse con un filo di voce:

"Se è un problema di soldi... adesso ne abbiamo... potremmo..."

Severus si sentì quasi indignato da quel tentativo di corruzione ma mantenne la calma e replicò:

"Non è un problema di soldi! Nemmeno io e mio marito possiamo uscire dal paese!"

L'uomo sollevò gli occhi di scatto, forse stupito dal tono scocciato di Severus.

"Ma vi ha sposati il Ministro della Magia in persona! Potreste chiedere..."

"Non possiamo chiedere al Ministro di andare contro secoli di tradizioni..."

Severus vide l'uomo abbassare la testa con fare rassegnato e lo sentì mormorare piano:

"Questo è l'inferno... l'inferno..."

Se era una recita era davvero buona ma Severus in quel momento, con due figli in arrivo, non voleva correre rischi inutili. Decise di confermare la veridicità di quella storia e senza troppe remore sollevò la bacchetta e disse:

"Legilimens."

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