17 - Un Halloween come tutti gli altri
Hogwarts, 31 ottobre 1998
Harry Potter
Il litigio con Hermione sembrava perdurare, nonostante Harry avesse tentato la strada che gli aveva suggerito Severus, scrivendo a Molly per chiedere il suo aiuto, nel far capire all'amica che lui non era un mostro.
Harry non era sicuro di quando, o cosa, la signora Weasley avesse scritto a Hermione ma, al momento, non aveva notato cambiamenti nell'atteggiamento della ragazza.
Se non fosse stato per quell'unico neo, la felicità di Harry sarebbe stata completa e totale.
Lui e Severus stavano bene insieme.
Harry, quando lo vedeva concentrato su qualcosa, serio e scuro in viso, faticava ancora a raccordare l'immagine del suo professore bastardo con quella del suo Omega che, sempre più spesso, sollevava gli occhi verso di lui con un sorriso sulle labbra.
La gravidanza andava bene, e anche quello era un miracolo che per Harry aveva dell'incredibile: i suoi figli stavano crescendo nel ventre del suo Omega e, presto, li avrebbero tenuti in braccio... voleva per loro tutto quello che lui, e molto probabilmente anche Severus, non avevano mai avuto.
Sarebbero stati dei bambini amati alla follia, e tutte le preoccupazioni che aveva avuto, sul fatto che Severus inizialmente non volesse quei figli, erano scomparse come neve al sole.
Nonostante tutto fosse quasi perfetto, Harry quel mattino si svegliò di pessimo umore, e il suo Omega con lui.
Halloween chiaramente non era la loro giornata preferita, quindi cercarono di parlare il meno possibile perché, tesi com'erano entrambi, si sarebbero azzannati alla gola per un nonnulla.
Harry lasciò gli appartamenti di Severus diretto alla Sala Grande per la colazione, e sperò che, almeno per quella mattina, Hermione lo graziasse dai suoi sguardi accusatori.
Si sedette al tavolo e cominciò a mangiare dopo un secco 'buongiorno' a Neville e Ron, e non rivolse volutamente gli occhi verso Hermione, che era seduta poco più in là.
I gufi con la posta arrivarono planando come sempre ma Harry non li degnò di attenzione: riceveva troppe missive da troppa gente, da quando la guerra era finita, così aveva fatto in modo che tutti i gufi indirizzati a lui deviassero a Grimmauld Place, dove Kreacher si sarebbe tenuto impegnato, in sua assenza, cercando di valutare cosa fosse importante e cosa meno, portandoglielo poi a mano.
Con Molly e Andromeda si sentiva di solito via camino, e le altre persone che avrebbero potuto scrivergli erano tutte lì a scuola con lui, così rimase sorpreso quando un allocco lasciò cadere una busta nel suo piatto.
Era indirizzata solo 'all'Alpha di Severus Piton'.
Harry nascose l'indirizzo con la mano e si alzò di scatto, per leggere in privato la pergamena.
I pettegolezzi su lui e Severus stavano infiammando la scuola, ma quasi nessuno, esclusi i pochi che sapevano e che, rispettando il galateo del Mondo Magico, tacevano, sembrava aver capito esattamente il loro tipo di relazione.
Certo, c'erano stati alcuni motteggi ma erano stati piuttosto bonari rispetto alle cattiverie che Harry si era aspettato. Probabilmente il fatto che avesse sconfitto Voldemort era ancora chiaramente impresso nella mente di molti, e nessuno era troppo ansioso di inimicarsi il Salvatore del Mondo Magico.
Harry sapeva che a un certo punto, con la nascita dei bambini, le cose sarebbero diventate piuttosto chiare a tutti, ma lui e Severus avevano deciso di comportarsi come se niente fosse: per allora la loro relazione sarebbe stata di pubblico dominio, e la gente avrebbe avuto il tempo di abituarsi, e se non l'avessero fatto, loro si sarebbero limitati a ignorarli e vivere la loro vita.
Per quei motivi Harry continuava a non essere ansioso che si sapesse che era un Alpha, così non voleva di certo leggere una lettera, con quell'intestazione, al tavolo della colazione.
Neville dovette notare qualcosa perché chiese:
"Tutto bene, Harry?"
Lui lo guardò incerto e poi scosse la testa:
"Non sono sicuro." Non aggiunse altro e si allontanò.
Dopo un paio di corridoi sentì dei passi dietro di sé e si girò per controllare.
Erano Ron, Neville e, con un po' di sorpresa, Draco.
Harry si girò per affrontarli.
"Sentite... non so perché mi state seguendo ma..."
Fu Draco il primo a rispondere:
"Probabilmente ti stiamo seguendo perché hai la faccia di uno a cui è appena morto il cane, Potter!"
Ron annuì e aggiunse:
"Sì, e poi è Halloween. Non è mai un gran giorno, per te..."
Neville non rispose ma rimase fermo vicino agli altri.
Harry teneva ancora in mano la lettera e la guardò per un momento.
"Magari non è niente... solo... ho ricevuto una lettera e... non lo so... ho paura che questo si dimostri un Halloween come tutti gli altri. "
Ron aggrottò la fronte:
"Di chi è?"
Harry scosse la testa.
"Immagino di doverla aprire, per saperlo." Disse entrando in un'aula che, a quell'ora, era vuota.
I tre entrarono dopo di lui ma restarono a diversi passi di distanza, per lasciargli la riservatezza necessaria a leggere la missiva.
Harry scorse solo le prime righe poi strinse la carta nel pugno.
"No. Non adesso. No." Mormorò ringhiando rabbioso.
Draco cancellò il suo odore immediatamente, avendo imparato che Harry diventava facilmente nervoso, vicino ad altri Alpha.
Neville fece un passo avanti:
"Che cosa dice? Possiamo aiutarti?"
Harry spianò la lettera che aveva accartocciato e finì di leggerla, prima di rispondere cupo:
"Sì, qualcuno dovrà aiutarmi." Disse fissando Draco "Tu sai come funzionano le contese tra Alpha? Credo di essere stato sfidato a duello."
Draco boccheggiò e anche Ron e Neville, chiaro segno che tutti, a parte lui, erano piuttosto coscienti di quello di cui lui sapeva poco o nulla.
Draco fece un passo avanti e gli strappò la lettera dalle mani.
Harry non protestò, nemmeno quando vide che anche gli altri due amici si sporgevano per leggere la lettera.
I suoi amici erano fin troppo silenziosi, e lui cominciava a essere più preoccupato ogni minuto che passava.
Fu Neville a chiedere:
"Chi è questo Travers?"
"Jonathan Travers. E' un Mangiamorte." Rispose Draco al posto di Harry.
"Ma posso ignorarlo, giusto? Non sa nemmeno chi sono. Non c'è il mio nome, lì sopra. Dice solo 'all'Alpha di Severus Piton'! Posso dire che il gufo non è arrivato!" Chiese Harry ansioso, e Draco rispose:
"Se lo ignori, non importa il motivo, lui può chiedere, alla commissione per il controllo delle creature magiche, che il duello sia dichiarato vinto a tavoli o, in alternativa, può chiedere che il tuo Omega venga... soppresso."
I vetri delle finestre tremarono e cominciarono a tintinnare, e Harry si rese conto che stava per perdere il controllo della sua magia.
Fu in quel momento che la porta dell'aula si aprì e Hermione entrò, con uno sguardo di sfida sul volto:
"E adesso che cos'altro stai organizzando? Un grande scherzo di Halloween ai danni di..." Vedendo i volti dei quattro ragazzi, che erano pallidi e tirati, e notando che Harry era quasi fuori controllo, interruppe la frase e poi chiese:
"Che cosa diavolo sta succedendo, qua?"
Harry cercò di calmarsi, concentrandosi solo sulla respirazione. Un respiro... due respiri... sentì la voce di Ron ma non ci fece caso:
"Un Mangiamorte ha sfidato Harry a duello, per il possesso di Piton, e siccome sono Legati, il duello sarà alla morte, in modo che se Harry perde, Piton sarà di nuovo disponibile."
Otto respiri... nove respiri...
"Io gli faccio da secondo." Disse Draco con voce sicura e Neville ribatté rapido:
"Non puoi. Nei duelli tra Alpha i secondi non possono essere Alpha. Posso farlo io."
Harry si sentiva più in controllo e, adesso, una nuova preoccupazione lo assalì: di certo Severus aveva sentito i suoi sentimenti tramite il Legame, e presto sarebbe stato lì.
"Ragazzi, Severus sarà qui tra un attimo. Non voglio che lo sappia. Possiamo... fingere che stavamo litigando o..."
Hermione, ancora sulla soglia, entrò nella stanza e li squadrò tutti.
"Siete tutti impazziti? Che storia è questa?" Chiese furiosa e confusa, strappando di mano la lettera a Draco e cominciando a scorrerla, poi disse:
"Questa cosa è davvero... legale?"
Draco annuì.
"Lo è. Le contese tra due Alpha esulano la legge magica e ricadono nelle consuetudini consolidate. Duello, morte, il premio al vincitore. Nessun'altra regola a parte le normali convenzioni in uso per i duelli magici."
Harry sentì Severus tramite il Legame. Era più vicino, adesso, e lui estrasse la bacchetta e la puntò in faccia a Draco.
"Ti prego! Puntami contro la bacchetta e fingi che stiamo litigando! Per favore!" La voce gli era uscita stridula e disperata e, quando la porta si aprì, lui sentì Severus, con entrambe le mani sul ventre, che in quel momento era piatto a causa dell'illusione che indossava sempre, chiedere con tono mortifero:
"Che cosa sta succedendo, qui?"
Harry non trovò nessuna risposta ma Hermione urlò forte:
"Succede che Potter è un bastardo! Non so nemmeno perché ho pensato che fossimo amici!" Poi la ragazza si girò verso Draco e, con odio, sentenziò "E tu sei uguale a lui! Mi fate schifo entrambi! Andiamo Ron, le lezioni stanno per cominciare ed io non perderò un minuto di più, con questi due... animali!"
La ragazza afferrò Ron per un braccio e uscì a testa alta, trascinandoselo dietro.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Severus guardò i tre ragazzi rimasti e disse solo:
"Le lezioni stanno per cominciare. Toglietevi dai piedi."
Non c'era bisogno di altro, perché Harry sentì che il suo Omega era irritato per i suoi continui bisticci con l'amica, ma nient'altro.
Uscirono tutti dall'aula in silenzio e si diressero a lezione senza dire una parola.
Le mani di Harry continuarono a tremare per il panico durante tutta la lezione d'incantesimi, fino a quando non si accorse che Hermione, seduta dietro di lui, gli stava passando un foglietto.
Lo afferrò senza pensarci e vide che era la lettera che aveva ricevuto a colazione, con scritto sotto, nella grafia ordinata dell'amica: 'Sarò il tuo secondo'.
Dopo le lezioni Harry fu trascinato via da Ron e Neville, preoccupati quasi quanto lui da tutta la situazione, e Hermione li seguì, cupa e silenziosa.
Harry non sapeva cosa pensare. Era grato a Hermione per aver salvato la situazione prima, con Severus, ma allo stesso tempo il loro litigio era tutto meno che sepolto.
Appena furono soli, Harry si girò verso la ragazza e balbetto un mezzo ringraziamento:
"Credo di doverti... uhm... ringraziare... per prima..."
Lei chiese a bruciapelo, senza indugi e con voce secca:
"E' gravido?"
Harry la osservò negli occhi, e vide qualcosa che poteva essere disgusto o altra rabbia, però annuì:
"Sì... sì."
"Di quanto?" Domandò ancora Hermione, rapida.
"Quasi... quasi quattro mesi." Harry evitò accuratamente di spiegarle della doppia gravidanza, quando vide Hermione stringere le labbra, furente.
Ron intervenne con voce scocciata:
"Hermione, io ti amo, dico davvero, però ti comporti da cretina, su questa storia! Harry e Piton sono venuti alla Tana ad agosto, per darci la buona notizia, e lo avrebbero detto anche a te, se tu non fossi..."
Hermione guardò il suo ragazzo con occhi di fuoco, poi chiese:
"Lo sapevate tutti?"
Neville commentò imbarazzato:
"Io no... ma non importa, Harry, capisco..."
Harry sentì una fitta di rimpianto e si scusò subito:
"Neville... non volevo... te lo avrei detto ma... ecco... lo sanno in pochi, solo quelli con cui Severus ha accettato di condividere la cosa e..."
Neville fece un sorriso tiepido e finì per lui:
"... sì, certo. Non si può dire che io sia uno dei suoi studenti preferiti, lo so."
Hermione riprese in mano la conversazione:
"Che cosa succederà al bambino, se perdi?"
Harry, che non aveva nemmeno pensato all'eventualità di poter perdere, sentì un tuffo al cuore.
"Non... non lo so... è Draco che conosce..."
Neville si animò di colpo:
"Lo vado a cercare." Poi uscì senza attendere altro, e Hermione rimase a squadrare Harry con arcigna cattiveria.
Harry, sotto quello sguardo, cominciò a perdere di nuovo la pazienza:
"Non sarai tu, il mio secondo, Hermione." Disse secco e la ragazza scattò.
"Certo che sarò io! Sono più brava di Ron e Neville, in un duello, e..."
"Hey!" Ribatté indignato Ron, e lei scosse le spalle.
"Beh, è vero, ed è solo sensato che sia io, il secondo di Harry."
"No." Rispose Harry "Ho bisogno di qualcuno di cui potermi fidare. Qualcuno che, se io morissi, prendesse il mio posto in duello, ammazzasse quel tizio e poi si prendesse cura di Severus. Tu ci odi. Non sarai tu il mio secondo."
La ragazza rimase gelida, mentre commentava:
"Io non odio Piton! Sei tu che..."
Ron intervenne esasperato:
"Hermione, basta! Te l'ha detto anche mia madre, non è come pensi! Perché non riesci a crederci?"
"Non ci credo perché non ha senso! Piton ha sempre odiato Harry, e anche se l'ha aiutato, è stato per vincere la guerra! Come potete pensare che le cose siano diverse?"
Harry aveva ben altro a cui pensare e disse, con voce glaciale:
"Hermione, vattene. Non ho tempo di discutere con te. Non oggi."
La ragazza lo guardò e poi rispose piano:
"Se è davvero un duello alla morte, hai già perso. Tu non ce la farai, a ucciderlo!"
Draco e Neville arrivarono in quel momento, e il Serpeverde s'inserì sulle ultime parole:
"Oh, ce la farà eccome! Ha quasi ucciso me!" Lo disse in tono baldanzoso, senza accusa nella voce, come se fosse una banale constatazione, e Hermione si girò a guardare il nuovo arrivato:
"Non lo avrebbe fatto. Si sarebbe fermato." Disse risoluta.
"Lo avrei ucciso. Se Severus non mi avesse interrotto, gli avrei aperto la gola." Rispose Harry, ricordando chiaramente che voleva farlo... i suoi denti erano estesi...
Hermione assottigliò lo sguardo:
"Tu avresti... cosa?" Chiese sconcertata.
Draco rispose per Harry:
"E' normale. Quando gli Alpha combattono tra loro, è frequente che... che cerchino di addentare alla gola i rivali... è... uhm... istintivo."
Hermione lo guardò spiazzata, poi riportò l'attenzione su Harry:
"Davvero combatterai per uccidere? Lo farai davvero?"
Harry la fissò come se fosse un essere alieno:
"Che cosa importa? Non ho comunque scelta, ma sì. Avrei combattuto per uccidere comunque, anche se non fosse stato necessario."
Hermione lo guardò stranita ma Harry la ignorò:
"Allora, Draco. Regole. Che cosa posso e che cosa non posso fare?"
Il Serpeverde non esitò:
"Te lo abbiamo già detto. Non ci sono regole."
Harry annuì e poi chiese:
"Sono consentite le Arti Oscure, quindi?"
Draco annuì:
"E' un duello ufficiale, lo sfidante si sarà incaricato di notificarlo al Ministero, e saranno presenti almeno due Auror, anche se è un pro forma. Non interverranno nemmeno in caso di uso di Arti Oscure. Sono lì solo per notificare il passaggio di proprietà dell'Omega, in base al risultato. Nient'altro. Se uno dei due muore, e il suo secondo ne prende il posto, uccidendo un Alpha, anche in quel caso, sebbene il duello non sia più tra Alpha, sarà considerato come se lo fosse."
Harry ascoltava attentamente, e anche gli altri si erano fatti silenziosi, mentre Draco continuava:
"Lo sfidante ha già indicato il luogo e l'ora nella sua lettera, e purtroppo sarà a Diagon Alley, in una zona pubblica. Non ho idea di come farai a uscire da scuola senza che Severus lo sappia, ma almeno il fatto che non sia su suolo privato, minimizza il rischio che abbia approntato un terreno di duello a lui favorevole, o delle trappole."
"Potrebbe farlo?" Chiese Harry serio e Draco scrollò le spalle.
"Nessuna regola, ricordi? Quindi sì, può farlo."
"E... il duello? Comincia con un inchino o..."
Draco rise senza allegria, a quelle parole:
"Merlino, no! Di solito una parte neutrale, in genere uno degli Auror, da il via. Poi tutto è valido ma ovviamente Travers si aspetterà un incantesimo disarmante, appena si accorgerà che sei tu, perché sai..."
Harry rispose senza esitazioni:
"Non lo saprà. Sarò sotto Polisucco. Non mi farò vedere in mezzo a Diagon Alley con la mia faccia in un duello tra Alpha."
Draco lo osservò per un momento, poi chiese:
"Perché? Non è come se stessi facendo qualcosa di male o..."
Harry rispose rapido:
"Forse non te ne sei accorto, ma non lo sa quasi nessuno che sono un Alpha, e mi va bene che le cose continuino così il più a lungo possibile."
Draco aggrottò la fronte e poi proseguì:
"Sì, beh, al duello non puoi cancellare il tuo odore. Di solito almeno uno degli Auror presenti è un Alpha, e deve accertarsi che lo siano davvero anche i contendenti, quindi..."
Harry imprecò mentalmente e poi disse:
"Va bene. Ho della Polisucco già pronta, e uscire non è un problema ma Severus si aspetterà che passi da lui, stasera, e devo avere una scusa pronta per arrivare in ritardo."
Hermione sbottò con voce acuta:
"Se arriverai... Draco, cosa succederebbe al bambino, se Harry perdesse?"
Draco guardò Hermione e poi Harry e, alla fine, abbassò gli occhi.
"Lo sapete già. Non fatemelo dire."
Harry ringhiò di gola, forte, e poi disse:
"Non perderò. Non è un problema. Il mio secondo sarà Neville."
Hermione protestò:
"Io sarei una scelta migliore, e tu lo sai!"
Harry era stanco di tutto, voleva che la sera arrivasse in fretta per potersi lasciare alle spalle quella giornata disastrosa.
"No. Ti ho già detto di no. Non so nemmeno perché sei qui. Vattene."
Il duello era alle nove, e Harry si costrinse a cenare in Sala Grande come tutte le sere, prima di uscire da scuola.
Era maggiorenne, e il coprifuoco non era in vigore, per lui, ma fece lo stesso in modo di non essere visto.
Aveva detto a Severus che stava cercando di far pace con Hermione, e che avrebbe passato la sera in Sala Comune, per studiare con lei.
Il suo Omega, che chiaramente sentiva la sua agitazione, sbuffò alla notizia e gli disse solo di cercare di mantenere la calma.
Harry gli promise che avrebbe provato, e che comunque sarebbe sceso a tarda sera, per dormire con lui. Severus lo aveva afferrato all'ultimo, prima che uscisse dalla stanza, e lo aveva baciato:
"Stupido Alpha, non devi scendere per dormire con me." Gli aveva sussurrato, e Harry aveva sorriso.
"Certo che devo. Non mi piace saperti solo."
Il suo Omega gli aveva fatto una faccia strana, poi gli aveva messo la mano sul suo ventre:
"Intendevo che devi scendere per dormire con noi, non solo con me."
Harry aveva sorriso come un pazzo, e gli aveva detto che lo avrebbe fatto, e ne era sicuro.
Non sapeva in quale punto esatto della giornata l'idea del duello avesse smesso di impensierirlo, ma era quello che era successo.
Doveva ringraziare la sua parte Alpha per la calma sicurezza che provava, perché era da lì che arrivava.
Sono più forte di Travers. Ho sentito il suo odore. Lo so.
I suoi amici pensavano che lui fosse turbato dall'idea di dover uccidere il suo nemico, invece quel particolare lo lasciava freddo, indifferente.
Era strano come tutti pensassero a lui come a qualcuno che non era in grado di togliere la vita, o che non voleva farlo, quando la realtà era che aveva ucciso per la prima volta a undici anni.
Oh, certo, tutti avevano pensato, o voluto credere, che Raptor fosse morto quando lo spirito di Voldemort aveva lasciato il suo corpo ma Harry sapeva che non era la verità.
Si ricordava la carne del volto del suo defunto professore sciogliersi sotto le sue mani, ricordava i suoi occhi che si liquefacevano... il corpo di Raptor era morto, prima ancora che Voldemort lo abbandonasse, di questo Harry era sempre stato certo.
Poi, nei successivi combattimenti, il suo uso dell'incantesimo disarmante aveva fatto credere a tutti che lui fosse una specie di pacifista, quando la sua era solo prudenza: un mago disarmato era un nemico inerme, che poteva essere finito con più calma e meno rischi, per sé e per chi gli stava intorno... perché spesso le persone a cui teneva erano al suo fianco, negli scontri, e così lui minimizzava il rischio che fossero feriti.
Per quanto riguardava il duello di quella sera, Harry era calmo: doveva solo uccidere Travers e poi tornare a scuola, tra le braccia del suo Omega.
Sarebbe andata bene. Lo sapeva con la serena certezza con cui aveva affrontato Voldemort, solo che in questo caso non era l'accettazione della morte, a renderlo coraggioso, ma solo la furia cieca e pulsante che sentiva nel retro della sua mente ringhiante.
Harry raggiunse Neville, davanti al ritratto della Signora Grassa, e uscirono insieme dalla scuola, in silenzio e senza attirare attenzioni, grazie alla mappa del Malandrino, ma senza usare il mantello o disillusioni, perché Harry non voleva dare l'impressione, se fossero stati sorpresi da qualcuno, che stessero facendo qualcosa di sbagliato.
Arrivarono fuori dai cancelli della scuola e Harry chiamò Kreacher per farsi portare la Polisucco. Ne teneva sempre un po', per quando doveva andare a Diagon Alley e voleva passare inosservato.
Porse a Neville una fiaschetta, con un capello diverso da quello della sua e, una volta che ebbero volti differenti, entrambi si smaterializzarono.
Diagon Alley, 31 Ottobre 1998
Harry Potter
Al loro arrivo Harry si volse istintivamente verso il forte odore dell'Alpha, e fece un cenno a Neville perché lo seguisse. Il suo compagno era rimasto silenzioso per tutto il tempo, e Harry gliene fu grato.
In passato avrebbe pensato che Neville fosse il tipo di persona che si sarebbe agitata, o avrebbe dimostrato la sua ansia in qualche modo, ma era passata molta acqua sotto i ponti e Neville, al suo fianco, era quasi granitico. Sembrava emanare solo fiducia, come se il pensiero che Harry potesse non vincere, fosse impensabile.
Quando arrivarono vicino all'Alpha, Harry vide che era con altre tre persone, di cui probabilmente due erano gli Auror.
"Buonasera, credo stiate aspettando noi."
Travers si girò a fissarlo ma non disse niente. Fu l'unica donna del gruppo, un Alpha, a rispondere:
"Stiamo aspettando un Alpha per una sfida di possesso. Lei sarebbe...?"
Harry estrasse piano la bacchetta, per non sembrare minaccioso, anche se, nell'aspetto del giovane babbano che aveva già usato in precedenza, sapeva di non esserlo, poi tolse l'incantesimo cancella odori e disse:
"Sono l'Alpha di Severus Piton, oggetto della contesa." Rispose come se si trattasse davvero solo di una proprietà di scarso valore, anche se dentro sentiva la sua voce Alpha ringhiare
Ed è mio. Tu morirai tra poco e non potrai mai più toccarlo.
Harry osservò Travers sussultare al suo odore, e anche la femmina Alpha fece altrettanto.
La donna e uno degli Auror si fecero avanti:
"Siamo gli Auror Broadmoor e McKinnon, e voi signori siete...?"
Neville rispose per Harry:
"Gli Alpha non sono tenuti a dare le proprie generalità al Ministero, in questo genere di duelli, e poiché il mio amico ha fatto secretare il suo nome, sugli atti di proprietà dell'Omega Piton, capirà che, evidentemente, tiene al suo anonimato."
"Allora avrà una tomba senza nome." Ringhiò Travers alle spalle degli Auror.
La donna, McKinnon, si girò a guardarlo:
"Non è ancora stato stabilito se il duello è alla morte, signor Travers" <disse severa e Harry intervenne
"Lo è. Io e l'Omega siamo Legati."
Travers sputò il suo disgusto:
"Quale razza d'imbecille si legherebbe a una cagna del genere? Uno che ha tradito il suo stesso Alpha andrebbe soppresso, e sarà esattamente quello che gli succederà, appena sarà mio."
Harry sentì il ringhio nella testa ma non lo lasciò uscire. Fissò Travers senza una parola e intanto Neville, al suo fianco, continuò a parlare:
"Sono il suo secondo. In caso di morte continuerò il duello al suo posto. Se vincessi, l'Omega resterà sotto la mia tutela per un anno, come consuetudine, prima di poter essere nuovamente Rivendicabile. Il secondo del signor Travers accetta di continuare il duello per lui, in caso di sua morte?"
Gli Auror si girarono a guardare l'ometto al fianco di Travers, e così fecero anche Harry e Neville.
Era un tipo basso e mingherlino e, anche se aveva un'aria vagamente familiare, Harry era certo di non conoscerlo. Probabilmente lo aveva incrociato a Diagon Alley, qualche volta.
Il tipo rimase in silenzio per un momento, poi, esitante, rispose:
"S... sì, certo."
Harry quasi non se ne diede pena. Non aveva importanza, per lui, in quel momento. Nella sua mente erano entrambi suoi nemici e nient'altro contava.
Le disposizioni necessarie erano state date e intanto Harry si avvide che diversi curiosi avevano cominciato a uscire dal Paiolo Magico, per assistere allo scontro.
Aggrottò la fronte e si rivolse agli Auror:
"Signori, io se fossi in voi farei sgombrare la strada. Non voglio assumermi responsabilità, e così immagino anche il signor Travers, per persone ferite da incantesimi vaganti."
L'Auror annuì e il suo collega si diresse verso il capannello di persone radunate, facendolo allontanare, mentre Harry si girava verso Neville e gli sussurrava piano:
"Stai attento che nessuno si avvicini. E alza uno scudo, anche sugli Auror, se ci riesci."
L'amico annuì senza parlare, e Harry si sentì sollevato.
"Volete prendere posizione?" Chiese McKinnon, e Harry estrasse la bacchetta e tenne il braccio steso lungo il fianco. Così fece Travers, a poco meno di quindici passi da lui.
"Al mio tre, signori." Scandì l'Auror, e Harry cominciò a sorridere come se fosse il momento più bello della sua giornata.
"Uno... due... tr..."
Hogwarts, 31 ottobre 1998
Draco Malfoy
In poco più di un mese la vita di Draco era cambiata.
Aveva iniziato l'anno scolastico come un reietto, a Serpeverde, perché tutti sapevano che la sua famiglia aveva girato le spalle al Signore Oscuro, sul finire della guerra, e questo lo aveva lasciato con ben poche persone disposte a parlargli, visto che la grande maggioranza delle famiglie dei suoi compagni erano ora incarcerate, o navigavano comunque in brutte acque, essendo rimasti fedeli a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fino alla fine.
Draco queste cose le sapeva ed era certo che avrebbe avuto un anno scolastico ben misero e invece, a causa dell'incidente con Severus, adesso era molto spesso in compagnia di Potter.
All'inizio era stata una frequentazione di comodo, lo poteva ammettere senza problemi, perché voleva valutare da vicino cosa stesse succedendo tra il Salvatore del Mondo Magico e il suo padrino ma, una volta che si era davvero convinto che Potter fosse un buon Alpha, aveva accolto con piacere la possibilità di un po' di compagnia.
Comunque non ci aveva messo molto a rendersi conto che Potter era innamorato cotto di Severus, anche se aveva impiegato ben più tempo a capire come fosse possibile perché, da quello che aveva visto, il suo padrino sembrava genuinamente coinvolto in quella relazione.
Per tutti quei motivi la notizia che Harry, come ormai lo chiamava, era stato sfidato a duello, lo aveva sconvolto.
Avrebbe voluto poter fare qualcosa ma, essendo un Alpha, non gli era nemmeno permesso fargli da secondo, così quella sera si era sistemato in un angolo della Sala Comune, cercando senza molta convinzione, di finire i suoi compiti e i non pensare a quello che stava succedendo a Diagon Alley.
Hogwarts, 31 ottobre 1998
Severus Piton
Severus si era ritirato nelle sue stanze subito dopo cena e si era subito sistemato sul divano riprendendo in mano gli appunti dei suoi ultimi studi.
Per quanto facesse, però, non riuscì a rilassarsi: quella era una giornata che aveva sempre significato problemi, per lui, sia perché in passato quel giorno lo aveva passato a crogiolarsi nel senso di colpa, sapendo che era stato lui la causa della morte di Lily, sia perché da quando Harry era stato abbastanza grande da entrare a Hogwarts, Halloween era diventato sinonimo di guai.
Forse fu per quello che, invece di occludere la mente, come avrebbe fatto solo qualche mese prima, per scacciare l'ansia irrazionale, controllò invece il suo Legame.
Era incerto su cosa aspettarsi, perché Harry gli aveva annunciato che avrebbe provato a sistemare le cose con Granger, e Severus non era del tutto sicuro che sarebbe andata come il suo Alpha si aspettava.
Quando però, invece di sentire agitazione o forse anche rabbia, percepì dei forti istinti omicidi, cominciò a preoccuparsi.
Per quanto Granger potesse essere irritante, Severus dubitava che riuscisse a provocare in Harry tali sentimenti, così cominciò a domandarsi se fosse il caso di andare a controllare la Sala Comune di Grifondoro.
Dopo un attimo si sentì un perfetto imbecille, immaginandosi mentre varcava la soglia della Sala Comune di Grifondoro scarmigliato e agitato, alla ricerca del suo Alpha... sarebbe stata una scena ridicola, più umiliate di alcune delle cose che il Signore Oscuro gli aveva fatto subire.
Prese un paio di respiri profondi, posandosi le mani sul ventre prima di chiedere, incongruentemente ad alta voce:
"Voi cosa ne dite? Devo andare a cercare quello stupido di vostro padre e vedere cosa sta combinando? O possiamo restarcene tutti e tre qui, comodamente sdraiati su questo divano e ignorarlo, per una volta?"
Non ci fu nessun segno che i suoi futuri figli avessero capito le sue parole o anche solo che le avessero sentite, ma Severus dovette a malincuore ammettere che, soprattutto quella notte, non sarebbe riuscito a rilassarsi finché non avesse avuto Harry nel letto con sé.
Sospirò forte e poi si risolse ad andare a cercare Draco: lui non poteva presentarsi davanti al ritratto della Signora Grassa come una ragazzina preoccupata, ma di certo non ci sarebbe stato nulla di male se avesse chiesto al suo figlioccio, che ultimamente sembrava aver stretto amicizia con Harry, di salire a controllare... forse avrebbe dovuto aspettare un po' davanti al quadro ma Severus era certo che alla fine avrebbe almeno avuto delle risposte che lo aiutassero a tranquillizzarsi.
Da quando sono così ansioso?
Si domandò mentre avanzava con il solito viso austero nei corridoi che portavano alla Sala Comune di Serpeverde.
Era quasi arrivato quando sentì nel Legame gli intendi omicidi di Harry impennarsi e, a quel punto, non ebbe più modo di equivocare: era impossibile che Granger fosse la causa di quei sentimenti, anche perché era quasi certo che il suo Alpha stesse per uccidere qualcuno.
Per un attimo infinito fu certo che sarebbe entrato a Serpeverde solo per scoprire che Draco non era lì... probabilmente i dissidi tra i due Alpha erano ricominciati senza che lui se ne rendesse conto e ora...
Gli studenti nella Sala Comune di Serpeverde si erano girati verso di lui ma, una volta che si furono resi conto di chi era entrato, molti di loro tornarono ai propri affari e Severus non faticò minimamente a individuare la testa bionda di Draco, che guardava verso di lui a occhi sbarrati, un'espressione colpevole e ansiosa chiaramente stampata sul volto.
Severus seppe con certezza che, se Draco non era la causa della furia del suo Alpha, di certo sapeva cosa stava succedendo.
Gli fece cenno di avvicinarsi e lo vide incedere a occhi bassi e un po' troppo lentamente, per i suoi gusti.
"Seguimi nelle mie stanze." Gli sibilò secco quando lo ebbe abbastanza vicino da non rendere palesi le sue parole al resto dei presenti, poi si voltò e uscì a passi veloci, quasi correndo.
Una volta che fu certo di essere solo con il ragazzo, lontano da orecchie indiscrete, assottigliò gli occhi e atteggiò il viso in un'espressione di pura furia, perché era chiaro che, qualunque cosa stesse accadendo, lui era stato tenuto intenzionalmente all'oscuro.
"Che cosa diavolo sta succedendo? E ti conviene che sia la verità, Draco!"
Le parole gli erano uscite fin troppo velocemente, con una dose di cattiveria che era certo di non aver più usato, da quando il Signore Oscuro era morto.
Draco sussultò, sempre cercando di evitare i suoi occhi, forse per timore che Severus, arrabbiato com'era, avrebbe potuto tentare di usare la Legilimanzia su di lui.
"E'..." Draco sollevò appena gli occhi e poi, dopo un momento d'indecisione, disse: "Non è meglio se ci accomodiamo?"
Severus non aveva nessuna intenzione di sedersi, soprattutto se, come cominciava a sospettare, avrebbe dovuto poi rialzarsi per correre a cercare...
Salvare... devo salvare il mio Alpha...
"Dimmi cosa sta succedendo e poi valuterò se è il caso di accomodarci." Il suo tono era perentorio e Severus sapeva che, se fosse stato un Alpha diverso dal suo figlioccio, o da Harry, un ordine così diretto avrebbe dato il via a tutta una serie di nuovi problemi, ma in quel momento, mentre il suo stomaco sembrava serrato e un vago senso di terrore cominciava a strisciargli sulla pelle, non aveva tempo per le finezze.
Draco parve farsi forza e Severus lo vide stringere i pugni, prima di ammettere in fretta:
"E' stato sfidato. Da Travers. Non c'è nulla che possiamo fare, a parte attendere il risultato e, comunque, ero d'accordo con lui che fosse una buona idea tenerti all'oscuro per non farti preoccupare."
Severus sentì una morsa, nel suo stomaco, stringere fin quasi a far male e controllò il Legame con un accanimento che non sapeva di poter avere.
Il Legame era lì, era ancora lì, e il suo Alpha era ancora pervaso dallo stesso istinto omicida.
Harry però era vivo.
Qualunque cosa stesse succedendo, era vivo.
Severus si avvide che Draco lo stava fissando e valutò se dirgli quello che il suo Legame gli stava trasmettendo o se lasciarlo all'oscuro.
"Bene. Ora lo so. Puoi andare." Replicò gelido.
Il suo figlioccio sembrò combattuto, poi disse:
"Vuoi... preferisci che attenda con te?"
Severus lo guardò con occhi di fuoco e poi aprì la porta con un perentorio gesto della bacchetta.
"No. Sicuramente no."
Draco se ne andò e Severus si disse che, anche se il padre di Draco era un Alpha e lui lo era a sua volta, era davvero troppo ingenuo, in certi momenti: se Harry fosse tornato e l'avesse trovato con Draco, dopo uno scontro con un altro Alpha, di certo non avrebbe gradito di trovare il suo Omega da solo con quello che avrebbe probabilmente percepito come un rivale, non importava quali fossero i rapporti tra i ragazzi, al momento.
Una volta solo, Severus si rannicchiò sul divano, le ginocchia sotto il mento, in una posizione che probabilmente non aveva più assunto da quando era un bambino spaventato che si nascondeva da suo padre per sfuggire a un pestaggio.
Continuò a controllare il Legame, temendo di sentire, da un momento all'altro, lo straziante dolore della perdita.
Anche se sapeva che Harry era immensamente forte, e che aveva sconfitto persino Voldemort, orribili immagini di Travers, che entrava in quelle stanze sogghignando vittorioso e annunciandogli che Harry era morto, lo lasciavano senza fiato.
Il Mangiamorte gli avrebbe prima strappato i suoi figli dal ventre, ne era certo, e poi...
A un tratto sentì l'ira di Harry raggiungere un livello che gli era del tutto sconosciuto e, per alcuni allucinati istanti, fu certo che il dolore della rottura del Legame fosse imminente.
Trattenne il fiato, i denti serrati e le lacrime agli occhi, pronto a soffocare le grida di dolore.
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