Hogwarts, 23 settembre 1998
Harry Potter
Sebbene tutti, a scuola, sembrassero sapere dello scontro che era avvenuto durante la lezione di Difesa tra lui e Malfoy, Harry ricordava con chiarezza che, oltre a Ron, anche Neville e Zabini avevano aiutato a sgombrare l'aula.
Forse era stata prontezza di riflessi di fronte a una situazione potenzialmente esplosiva, perché a quel punto lui stava già puntando la bacchetta in faccia a Malfoy e tutti conoscevano i loro trascorsi, però non poteva esserne certo, e forse, qualcun altro aveva capito quello che era successo.
Harry, uscito dalle stanze di Severus, decise di non partecipare alle lezioni del pomeriggio e invece salì alla torre di Grifondoro a prendere i suoi libri, poi andò in biblioteca, dove pensava che probabilmente Hermione sarebbe giunta dopo le lezioni.
C'erano solo un paio di studenti che evidentemente avevano un'ora vuota, forse una delle ore di Severus, in effetti, e lui si sistemò in un tavolo da solo.
Ci mise poco a rendersi conto che qualcuno lo stava fissando.
Sollevò gli occhi e vide Madama Pince puntare su di lui uno sguardo cupo, di palese disapprovazione.
Ricordò della sua discussione con la donna, in precedenza, e si chiese se ce l'avesse con lui o con gli Alpha in generale, e se dovesse parlarle per cercare di capire...
Non era dell'umore, per una cosa del genere, non dopo la discussione con Severus.
Lui sapeva che il suo Omega aveva ragione. Lo sapeva. Eppure aveva avuto la forte tentazione di afferrare Severus e di sbatterlo a terra, di disciplinarlo, per aver osato contraddirlo.
Era questo che succedeva a tutti gli Alpha?
Dovevano costantemente lottare contro questi istinti animaleschi che li rendevano meno che umani?
E gli altri?
Erano in grado di imbrigliare il loro lato Alpha?
E se ci riuscivano, allora trattavano gli Omega come oggetti usando l'istinto come una facile scusa?
Harry sospirò, pensando che avrebbe davvero avuto bisogno di qualcuno con cui parlare di quelle cose, ma il pensiero di confidarsi con Arthur lo imbarazzava a morte e, l'unico altro che avrebbe potuto capire era Sirius e...
Vide Hermione entrare in biblioteca e fece per salutarla, ma la sua amica lo squadrò per un attimo e poi gli girò le spalle e se ne andò.
Harry sospirò, piuttosto certo che quella fosse tutta la risposta di cui aveva bisogno.
Hermione era intelligente: o aveva capito da sola come stavano le cose o, a quel punto, aveva già ottenuto la verità torchiando Ron.
Harry non aveva nemmeno idea se fosse arrabbiata perché lui aveva sempre taciuto, perché era un Alpha o per chissà quale altro motivo.
Sospirò e mise via i suoi libri, che in realtà aveva considerato ben poco e, mentre lo faceva, vide Hermione tornare e arrivare fino al suo tavolo, solo per rimanere in piedi e fissarlo dall'alto in basso.
"Prendi la tua roba e vieni con me. Dobbiamo parlare."
Harry fece come lei aveva chiesto perché era quello che avrebbe fatto comunque: sarebbe andato a cercarla per parlarle.
Hermione camminò senza nemmeno guardarlo fino a una classe vuota, poi si fermò sulla porta:
"Entra!" Disse perentoria, e Harry non se lo fece ripetere per paura che, qualunque cosa dicesse, potesse peggiorare la sua furia.
Non fece nemmeno in tempo a girarsi verso Hermione che si ritrovò davanti Draco Malfoy, nascosto dietro la porta e, prima ancora di comprendere quello che stava succedendo, estrasse la bacchetta, ringhiando.
Malfoy restò immobile mentre Hermione entrava e sigillava la porta, prima di mettersi al fianco del Serpeverde, a braccia conserte.
"Potter! Quale genere di bestia fa una cosa simile?" Chiese a quel punto Malfoy, lasciandolo interdetto.
Harry, anche se non capiva cosa c'entrasse Hermione e perché sembrasse dalla parte di Malfoy, incassò le spalle e si preparò ad attaccare.
Fu allora che si rese conto che il suo Legame doveva aver segnalato qualcosa a Severus, perché sentì in risposta una strana preoccupazione, che bastò a calmarlo abbastanza da dire:
"Questo lo dovrei chiedere io a te, Malfoy! Sei andato in frenesia in aula e hai il coraggio di chiedere a me... Che cosa, esattamente?"
Malfoy fece due passi avanti, ringhiandogli sulla faccia, senza nemmeno sfoderare la bacchetta ma scandendo con voce gelida:
"Ti sei approfittato di lui come una bestia! Hai passato il calore con lui, anche se è già stato Rivendicato! Non che a te interessi perché, ovviamente, tutti devono inchinarsi al volere di San Potter!"
Harry ringhiò più forte e vide, con la coda dell'occhio, Hermione sfoderare la bacchetta e puntarla su di lui.
"E' stato Rivendicato da me, Malfoy! Sei tu che hai cercato di saltare addosso al mio Omega, e dovresti solo ringraziare che io non ti abbia ucciso!"
Hermione intervenne con voce alta e indignata:
"Non ci posso credere! Stai parlando di una persona, non di un oggetto, Harry! Io non ci volevo nemmeno credere, che tu potessi ragionare così, ma è chiaro che Malfoy aveva ragione!"
Harry non comprese quello che stava dicendo. Che cosa credeva Hermione?
Harry tenne la bacchetta su Malfoy, che sembrava ancora disarmato, anche se era Hermione che adesso lo teneva sotto tiro.
"Non ho mai detto che è un oggetto! Che cosa credi di aver capito?"
Fu Malfoy a rispondere con la sua odiosa voce strascicata:
"Hai detto che è tuo e che lo hai Rivendicato. Che cos'è successo? Il tuo amichetto Shacklebolt ti ha detto che era disponibile e tu lo hai Rivendicato, tutto compiaciuto perché potevi finalmente vendicarti per come ti ha sempre trattato?"
Harry vide rosso. Come si permetteva quel cretino di dire certe cose? Lui non sapeva proprio niente!
"E anche se fosse? Non sono fatti tuoi! Tu limitati a restargli lontano o..."
"... O che cosa, Harry? Lo uccidi? Avanti, ammettilo: è quello che hai fatto? Hai preso il professor Piton come uno schiavo?" Chiese Hermione gelida, irradiando furia.
Harry a quel tono si sgonfiò appena:
"Piton mi ha salvato la vita un milione di volte, e tu lo sai, Hermione! Come diavolo puoi aver creduto a qualunque cosa ti abbia detto Malfoy?"
La ragazza era rigida:
"Non credo a quello che mi ha detto, credo a quello che vedo e a quello che sento! Hai appena minacciato Malfoy, e stavi ringhiando come un animale!"
Harry era furioso e cominciava a esserlo anche con Hermione. Era sua amica, perché non gli aveva semplicemente parlato? Perché lo aveva portato in quell'aula dove Malfoy li aspettava?
"Sto minacciando Malfoy perché ha cercato di aggredirlo!"
"Io? E tu invece, che cosa hai fatto?" Chiese Malfoy gelido, e Hermione aggiunse:
"Dimmi che non è vero, Harry, dimmi che non lo hai violentato!"
Harry era rabbioso e frastornato e, se stava riuscendo a non attaccare Malfoy, era solo perché Hermione era lì:
"No che non l'ho violentato!" Rispose esasperato e, con una fitta di colpa, si disse che però lo aveva fatto... prima...
"E allora dove sei stato, negli ultimi otto giorni, Potter? Vuoi farmi credere che non hai passato il calore con lui?"
Harry riversò il suo odio nella risposta:
"Certo che ho passato il calore con lui! Che cos'altro avrei dovuto fare?"
Malfoy era un Alpha, sapeva benissimo che non si lasciava un Omega da solo, durante il calore... solo, Harry non aveva idea di quanto e cosa sapesse Hermione, e gli sembrava che il Serpeverde lo stesse guidando a dire cose che la sua amica avrebbe percepito nel modo sbagliato.
"E vuoi dirmi che lui era d'accordo, a passare il calore con te? Con lo studente che odia da sempre?"
Il suo lato Alpha prese il sopravvento e Harry, anche se vedeva che la sua risposta sarebbe stata presa per il verso sbagliato, rispose ugualmente:
"Sì, è quello che sto dicendo. Credete a quello che volete. Non m'interessa."
Harry vide gli occhi di Hermione riempirsi di un'accusa silenziosa e sentì Malfoy dirle:
"Vedi. Lui lo crede. Gli Alpha come lui credono sempre che gli Omega siano d'accordo, anche quando è ovvio che non possa essere così!"
Harry non voleva più ascoltarli.
Doveva uscire da lì e allontanarsi da Malfoy, prima di fare qualcosa di cui si sarebbe pentito.
Girò di scatto la bacchetta sulla porta e la fece saltare, poi se ne andò in fretta, quasi correndo.
Che pensassero pure che stesse scappando, se gli faceva piacere, ma lui aveva bisogno di allontanarsi dall'odore dell'altro Alpha.
Hogwarts, 23 Settembre 1998
Severus Piton
Severus cominciò la giornata di pessimo umore perché era abbastanza sicuro che la questione, tra Harry e Draco, dovesse essere appianata.
Per il momento sembrava che Harry si fosse lasciato convincere a ignorare Draco, e Severus sperò che ci riuscisse davvero e che la cosa non finisse in un confronto, anche se non era molto ottimista in merito.
Seguì le lezioni del pomeriggio con un umore così nero che nessuno dei suoi studenti osò fiatare, nemmeno i più imbecilli.
Dopo le lezioni andò a farsi controllare da Madama Chips, anche se sapeva perfettamente cosa gli avrebbe detto e così non si stupì più di tanto quando la donna, con la disapprovazione negli occhi, gli disse:
"Questa è la cosa più stupida che abbia mai visto! Sei un Maestro di Pozioni, dopotutto! Se non potevi evitarla tu, una doppia gravidanza, chi avrebbe potuto?"
Severus non si preoccupò nemmeno di spiegare, disse solo:
"Sono solo due mesi di differenza. Se anche nascessero insieme, sono certo che non ci sarebbero problemi."
La donna lo affrontò severa, come sempre faceva in questi casi:
"Non nasceranno insieme! Niente affatto! Io so fare il mio lavoro e avrai due parti perfetti, a nove mesi, come dovrebbe essere, ma rimane una procedura pericolosa e..."
Severus sventolò la mano.
"Sì, va bene, grazie. Lo sapevo già."
Fu la cosa sbagliata da dire perché, per la successiva mezz'ora, Madama Chips gli tenne un comizio sui rischi delle doppie gravidanze, redarguendolo e peggiorando il suo umore.
Stava uscendo dall'infermeria quando sentì il Legame tirare.
Harry era turbato... forse a causa di una discussione con la sua amichetta so tutto.
Avevano parlato, quella mattina, del fatto che probabilmente Granger avrebbe capito, ormai, e Harry si era aspettato un confronto...
Poi Severus sentì la rabbia. Una rabbia molto più cocente di quella che avrebbe provato per un semplice bisticcio con l'amica e poi sentì... possesso...
Gemette esasperato, certo che, in barba alla loro recente discussione, Harry fosse andato dritto a cercare Draco. E lo avesse trovato.
Seguì il Legame corridoio dopo corridoio. Non era facile perché non era un incantesimo di puntamento, provava solo una sensazione di vicinanza o di lontananza a seconda del percorso che prendeva all'interno della scuola.
Quando vide i resti di una porta esplosa invadere il corridoio, pensò di essere arrivato nel posto giusto.
Prese la bacchetta e si avvicinò cauto alla soglia, in ascolto.
C'erano delle voci.
"Non ci posso credere! Non può averlo fatto! Era una bestia rabbiosa e..."
"Nemmeno io volevo crederci, Granger, ma è chiaro che è così! Lui ha Rivendicato Piton, l'ha violentato e..."
Severus non aveva idea del perché Granger fosse lì, o di cosa fosse successo, ma si affacciò alla soglia, la bacchetta sollevata, e scandì piano:
"... e che cosa? Qualcosa che mi riguarda, per caso, signor Malfoy?"
Vide Draco e Granger sollevare sguardi stupiti su di lui.
"Severus io..." Draco sembrava imbarazzato e senza parole ma Severus non vedeva il suo Alpha nella stanza, e sapeva che era ancora furioso.
"Che cosa è successo qui? Vi conviene che sia la verità."
Entrambi i ragazzi tacquero e si scambiarono occhiate, ma fu Granger a parlare:
"Io... sono così spiaciuta... non avrei mai creduto possibile che Harry potesse fare una cosa del genere e..."
Severus non aveva pazienza:
"Di cosa diavolo stai parlando, Granger?"
"Di Harry che l'ha... presa... come schiavo e... l'ha costretta... a..."
"Zitta." Gli intimò Severus prima di sentire il resto. Qualunque cosa credesse Granger era chiaramente farina del sacco di Draco.
"Draco, quando ti ho detto che le cose per me andavano perfettamente bene, che cosa ti ha portato a credere che stessi mentendo?"
L'Alpha, il cui odore aveva la traccia del recente confronto, tentennò un momento e poi rispose:
"Credevo fosse vero, ma quando ho visto Potter... non puoi essere d'accordo! Tu lo odi. E lui odia te! In classe mi ha quasi aperto la gola! E' un animale!"
Severus sentì la rabbia salire, anche se non sapeva se era la sua o quella che sentiva provenire dal suo Alpha.
"In classe sei andato in frenesia! Eri tu a essere fuori controllo, che cosa ti aspettavi che facesse? O forse pensavi che avrei preferito te, a lui?" Chiese assottigliando gli occhi e ignorando lo sguardo costernato di Granger.
"Io... no... io sarei riuscito a controllarmi! Non avrei mai..."
Severus si rese conto, una volta di più, di odiare gli Alpha,tutti, ma in particolar modo quelli troppo giovani e stupidi. Quella storia era andata fin troppo oltre, per i suoi gusti, e Severus decise che vi avrebbe posto fine quel giorno stesso.
"Dov'è andato?"
"Non lo so. Non puoi andare da lui! Se la prenderà con te e..."
"Voi due adesso mi seguite." Ordinò Severus perentorio e Granger aprì la bocca:
"Co... cosa? Siamo in punizione?"
Severus la guardò esasperato:
"Dipenda da cosa succederà. Avanti. Seguitemi e non voglio più sentire un fiato. Da nessuno di voi due."
Hogwarts, 23 settembre 1998
Harry Potter
Harry era arrivato quasi in cima alle scale che portavano alla guferia, prima di rendersi conto che Edvige era morta, così si era seduto sulle scale ed era rimasto lì.
Voleva parlare con qualcuno che non lo giudicasse e, anche se Ron avrebbe potuto essere la scelta giusta, lui non sapeva dove si trovasse, così si era diretto verso il primo posto dove pensava di poter trovare un minimo di conforto.
In realtà il primo posto cui aveva pensato erano stati gli appartamenti di severus ma visto che aveva appena discusso con Malfoy, subito dopo avergli promesso che avrebbe cercato di ignorarlo...
Non sono stato io a cercarlo! E' stato lui... e Hermione...
Ancora non sapeva cosa fosse successo, negli ultimi otto giorni, ma era piuttosto chiaro che Hermione aveva preferito credere a Draco, piuttosto che aspettare e parlarne con lui.
Non so nemmeno perché mi stupisco. I miei amici sembrano sempre abbandonarmi quando ho bisogno di loro. Non è la prima volta.
Il pensiero era ingiusto, e lo sapeva, ma era stanco di sentirsi rinfacciare la sua mostruosità, e la sua inadeguatezza, da tutti.
Lo sopportava dagli altri, dagli sconosciuti, ma quando erano i suoi amici ad accusarlo...
"Harry, sto salendo."
Era la voce di Severus, e Harry si rese conto solo in quel momento che il suo Legame gli aveva detto che si stava avvicinando, solo che lui era così concentrato a commiserarsi, e a cercare di calmarsi, che non ci aveva fatto caso.
"Sono qui." Rispose piano, sentendo un senso di sollievo al pensiero che il suo Omega fosse così vicino.
"Non sono solo, quindi stai calmo. Non toccare la bacchetta e stai calmo."
L'odore di Malfoy lo fece ringhiare ancora prima di vederlo e si alzò di scatto, teso, ma Severus gli aveva chiesto di stare calmo e Harry vide Hermione, alle spalle di Severus, prima ancora di vedere il Serpeverde.
"Che cosa ci fanno loro, qui? Devono accusarmi di altro, oltre a quello che mi hanno già rinfacciato?" Chiese acido, anche se la presenza di Severus lo faceva sentire meglio. Meno solo.
"Non ho idea di cosa ti abbiano detto ma sono qui per scusarsi." Disse Severus con un mezzo sorriso, che era inteso a sdrammatizzare la situazione.
Fu Malfoy a mandare in malora le cose:
"Sei impazzito? Perché dovrei scusarmi con lui?"
Harry sentì il ringhio uscirgli dalla gola ancora prima di rendersene conto, e Severus in due passi fu davanti a lui e gli afferrò la mano, che era già corsa alla bacchetta.
"Buono, Harry." Gli mormorò piano, adesso che gli era vicino, poi si rivolse verso Draco e, con il tono del professore scandì:
"Qualunque cosa crediate di sapere, voi due, mi sembra chiaro che vi state impicciando di faccende che non vi riguardano. Ora vi scuserete e, in futuro, eviterete di pronunciarvi su cose di cui non sapete nulla. Non posso costringervi, ovviamente, ma per quello che le riguarda, signorina Granger, le garantisco che può aspettarsi un drastico calo dei suoi perfetti voti, non solo nella mia materia, se non lo fa in fretta. E Draco, se non sento scuse sincere uscire dalla tua bocca, subito, la prossima cosa che farò, sarà informare tua madre del tuo comportamento abominevole."
Harry sentì di nuovo lo stesso moto di orgoglio, per il suo forte e risoluto Omega, che aveva sentito quando aveva affrontato l'Alpha alla banca, e quella sensazione attenuò quasi tutte le altre.
Hermione sembrava indecisa ma Malfoy ribatté:
"Ti sta obbligando lui! Lo dici solo perché hai paura di quello che ti farebbe se ti comportassi diversamente!"
Harry fece un passo avanti, pronto ad attaccare l'Alpha ma sentì il braccio di Severus bloccarlo e, quando si girò per guardarlo, il suo Omega sembrava molto alto, molto oscuro e davvero minaccioso, e il suo tono espresse benissimo tutte quelle cose:
"Adesso ascoltami bene: nella mia vita non ho mai temuto proprio nessuno, Alpha o meno che fosse, e credo di averlo ampiamente dimostrato. Le tue scuse. Ora."
Malfoy rimase rigido e chiese lentamente, di nuovo:
"Non lo fai perché sei costretto?"
Harry sentì il Legame tirare e seppe che Severus stava perdendo la pazienza:
"Merlino Draco, stai parlando di Potter! L'hanno praticamente allevato i Weasley, snebbiati la testa! E tu, Granger: è il tuo migliore amico. Credi forse che sia improvvisamente diventato un mostro?"
Hermione parve colpita dalle parole e abbassò gli occhi per un attimo, prima di sollevarli e fissare Harry:
"Io... Harry non mi ha mai detto nulla, ed io credevo che..."
Harry scattò, ancora ferito dal comportamento della sua amica:
"Che cosa credevi? Hai preferito credere a qualunque cosa ti abbia detto Malfoy prima ancora di parlarne con me!"
Hermione adesso pareva contrita:
"Tu non c'eri e Ron continuava a dire che dovevo smettere di chiedere. Malfoy è stato l'unico disposto a dirmi cosa stava succedendo, così io..."
"Così tu gli hai creduto. Hai creduto a qualunque stupida cosa ti abbia detto. Fantastico."
A quel punto Harry decise che era troppo. Aveva lottato troppo, per tutta la vita, per essere normale, e il risultato era sempre lo stesso.
Ora aveva Severus, aveva una casa e presto avrebbe avuto dei figli. Non gli importava più.
"Sapete cosa c'è? Tenetevi le vostre stupide scuse e toglietevi dai piedi. Tutti e due."
Poi sciolse la mano da quella del suo Omega, che ancora la tratteneva, e gli disse piano:
"Grazie per averci provato, davvero, ma non m'importa più."
Poi, anche se a malincuore all'idea di lasciare Severus con Draco, si sforzò e scese le scale, urtando intenzionalmente, e con forza, la spalla di Malfoy, passando.
Se l'altro Alpha avesse reagito, almeno Harry sarebbe stato giustificato nel cercare un nuovo confronto ma Malfoy non si mosse e lui si allontanò.
Hogwarts, 23 settembre 1998
Severus Piton
Era circondato da stupidi mocciosi, ecco cosa.
Severus guardò il suo Alpha allontanarsi, sentendo che era ferito e sconvolto ben più profondamente di quanto volesse mostrare, e il suo lato Omega si ripromise che, quella sera, quando fosse sceso da lui, avrebbe fatto di tutto per alleviare la sua sofferenza.
Era fin troppo facile, per Severus, immaginare cosa significasse per Harry il comportamento di Granger.
C'erano ben poche persone che definisse amiche, e il solo pensiero che anche solo uno di loro potesse rivoltarsi contro di lui in quel modo...
"Siete in punizione, entrambi, per un mese, con Gazza." Scandì piano, indeciso se essere irritato o disgustato, poi proseguì "Con te, Draco, ne discuteremo, adesso. Seguimi."
Si girò e scese le scale a passo di marcia, lasciando che le sue tuniche si gonfiassero minacciosamente intorno a lui ma internamente sospirò. Ci aveva provato a sistemare le cose e forse aveva fatto più danni che altro.
Non era capace di gestire quel genere di situazioni: Harry era un Alpha, non avrebbe dovuto essere Severus a preoccuparsi di tali cose. Per quanto sapesse che adesso Harry si sentiva ferito e tradito, sapeva anche che era forte e che si sarebbe ripreso presto. E, sperò Severus, senza danni.
Hogwarts, 23 settembre 1998
Draco Malfoy
Draco scese le scale verso i sotterranei con il cuore in gola.
Il suo padrino sembrava furioso e lui cominciò a pensare che, forse, aveva davvero frainteso qualcosa... ma che cosa? Sapeva perfettamente che Severus odiava Potter e, anche se avesse voluto cercare di ingraziarselo in pubblico, adesso erano solo loro due, quindi...
Una volta che furono negli appartamenti del professore, Severus si girò di scatto e, con uno sguardo assassino gli disse, gelido:
"Siedi."
Lui si guardò intorno per un attimo, indeciso, poi fece come gli era stato detto e tentò di parlare:
"Senti, io non volevo causarti problemi con Potter, però..."
"Draco, resta in silenzio e fammi parlare se non vuoi che chiami tua madre via camino."
La minaccia andò a segno senza problemi e gli sigillò le labbra.
"Adesso vediamo se ho capito. Tu sei andato in frenesia in classe. Se fosse successo solo quello, non avrei dato importanza all'accaduto ma, appena hai visto Potter, lo hai affrontato come un Alpha del peggior tipo e... per che cosa? E non dire che lo hai fatto per me, perché ne avevamo già parlato e ti avevo detto che stava andando tutto perfettamente bene!"
Draco era a metà tra l'imbarazzo e l'irritazione perché, in effetti, si era davvero comportato in quel modo e lo aveva fatto perché era preoccupato per il suo padrino ma adesso, vedendolo così arrabbiato, cominciò ad avere dei dubbi...
"Come puoi dire che le cose vanno bene? E' il figlioccio di Black! Io ero davvero preoccupato per te perché... lui ti odia!"
La risposta gli uscì in tono lamentoso e quello bastò a fargli abbassare gli occhi mentre sentiva Severus sospirare.
"Senti, Draco, per quanto ti possa sembrare strano, le cose vanno bene. Potter non è stato allevato da Black e non mi odia. Fai quello che vuoi ma metti fine a questa vostra faida infantile, perché sono anni che trovate sempre qualcosa su cui litigare ed io, di certo, non voglio essere la causa di altri combattimenti."
Draco vide il suo padrino abbassare le spalle, come se fosse realmente stanco e, più che altro per tranquillizzarlo, disse:
"Va bene. Io cercherò di... di evitare Potter ma se lui..."
"Non c'è nessun ma. Resta fuori da questa storia e, in cambio, io non chiamerò Narcissa per dirle che sei andato in frenesia. Questo è il tuo ultimo avvertimento."
Draco, con le guance appena rosate, assentì.
Quando però si ritrovò nella sua stanza, da solo, continuò ad arrovellarsi sulla questione.
Non riusciva a credere che le cose stessero andando bene come diceva il suo padrino perché... era Potter! Era molto combattuto su cosa pensare di tutta quella situazione ma decise che era ora di affrontare di petto la situazione.
Avrebbe parlato di nuovo con Potter e, questa volta, senza nessun sotterfugio: doveva capire, una volta per tutte, come stavano le cose ed era chiaro che Severus non poteva essere onesto, su questa faccenda.
Passò la serata rigirandosi in testa i possibili modi in cui avrebbe potuto avvicinarsi a Potter e si addormentò solo molto più tardi.
Hogwarts, 23 settembre 1998
Harry Potter
Harry era tornato alla torre di Grifondoro, dove Ron lo accolse sorridente, prima di rendersi conto che qualcosa non andava.
"Harry, tutto bene?"
"No." Rispose lui secco, poi aggiunse:
"Ho incontrato Hermione."
Il viso del suo amico cadde:
"Sì, be', lei è stata molto insistente mentre eri via e... avete litigato?"
Harry lo fissò a denti stretti e poi chiese a bruciapelo:
"Lo sapevi che tutto quello che può aver chiesto a te, poi lo ha domandato a Malfoy?"
Il suo amico fece una faccia allibita:
"Ma Malfoy... che cosa vuoi che ne sappia? Sì, so che è..." Ron si guardò intorno e, vedendo che c'erano alcuni studenti dei primi anni, vicini a loro, continuò "... so che è come te, ma di questo non sa niente, no?"
Harry serrò i pugni.
"A quanto pare però è riuscito a convincere Hermione che io sono una specie di mostro."
"Non può essere vero! Lei non capisce e..."
Harry finì per lui:
"... Gli ha creduto. Su tutta la linea."
A quel punto Harry si rese conto che almeno Ron era il solito Ron, e non voleva rischiare di perderlo, così disse piano:
"Senti, è la tua ragazza. Non voglio tirarti in mezzo. Stanne fuori, va bene?"
Ron sembrò rifletterci seriamente e poi disse:
"No, non va bene. Hermione... le parliamo insieme, sono certo che capirà!"
Harry avrebbe voluto dire di sì e sentirsi ottimista come Ron, ma non lo era perché, in fondo, sapeva perfettamente che Hermione aveva ragione: lui era un mostro e aveva violentato Severus. Non importava che ora le cose non stessero più così, lo erano state per anni!
"Io... forse fra un po'. Adesso non me la sento. Peggiorerei le cose, davvero."
Quella sera, a cena, Harry si sedette lontano dagli amici e rimase silenzioso per tutto il pasto, lanciando solo sporadiche occhiate al tavolo dei professori. Ogni volta gli sembrava che Severus gli sorridesse appena e quello almeno lo tranquillizzò.
Voleva solo che la serata passasse in fretta, per raggiungere il suo Omega e abbracciarlo.
Non desiderava altro, in quel momento, solo la consolazione di sapere che almeno qualcuno lo poteva accettare per com'era, anche se era un mostro e anche se il sentimento era probabilmente artefatto dal Legame, perché era ovvio che proprio Piton non potesse né accettarlo né tantomeno amarlo.
Dopo cena cercò di rimettersi in pari con i compiti sui quali era rimasto indietro durante l'assenza, ma senza Hermione ad aiutarlo non sapeva nemmeno a chi chiedere gli appunti, così rimase seduto da solo, cercando di leggere qualche capitolo dei libri di testo.
Quando i suoi compagni cominciarono a salire nei dormitori, lasciando la Sala Comune vuota, Harry mise via i libri e prese il mantello, pronto a scendere da Severus.
Quello che non si aspettava era di trovare Hermione davanti all'uscita, in piedi con le mani sui fianchi, minacciosa:
"Dove credi di andare?"
Harry sentì di nuovo la rabbia salire:
"Non ti riguarda." Rispose in un sussurro irritato, al quale lei ribatté piena di vera indignazione:
"Non ci credo! Stai andando da lui!"
"E anche se fosse?" Chiese Harry secco e Hermione sollevò la bacchetta.
"No. Non te lo permetto! Non puoi usare una persona come se fosse una tua proprietà!"
Era inutile discutere, Harry lo aveva già capito. Hermione non lo avrebbe ascoltato.
"Mi sta aspettando. Adesso togliti."
"Non ti sta aspettando e di certo non ti vuole! Harry, non puoi credere davvero a quella roba!"
Harry rimase incerto per un attimo poi, contro ogni buonsenso, chiese:
"Quale roba? Io non so nemmeno che cosa credi di sapere, tu!"
"Quello che dicono quei libri! Che gli Alpha credono che gli Omega esistano per compiacerli e tutto il resto! Non puoi crederci!"
Harry voleva chiarire, lo desiderava davvero, e tentò:
"Non ho detto che ci credo ma a lui sta bene, okay?"
"Okay? Ti senti almeno? No che non gli sta bene, e non vedo come potrebbe! Non interessi automaticamente a tutti gli Omega solo perché sei un Alpha! Non è così!"
Harry sentì la sua voce ringhiante rompere la gabbia e uscire:
"E tu lo sai perché sei una grande esperta, vero? Non sai nemmeno di cosa stai parlando! Tutti gli Omega supplicano in ginocchio, per un Alpha, nessuno escluso! Il tuo amico Victor non te l'ha mai detto? Non ti ha detto di come mi ha pregato perché passassi i calori con lui? Perché lo fottessi in ogni modo che mi veniva in mente?"
Harry si pentì delle sue parole non appena le ebbe dette. Non per Hermione, perché in quel momento sentiva solo odio, per lei, ma per Victor che invece era sempre stato solo gentile, con lui.
La ragazza era rimasta senza parole per un attimo, poi sollevò la bacchetta:
"Io non ti riconosco nemmeno più! E' questo che sei sempre stato? Un tale mo..."
La bacchetta di Hermione gli saltò dalla mano e Harry si girò di scatto, per vedere chi l'aveva disarmata.
Si aspettava di vedere Ron, invece c'era Neville, affacciato sull'ultimo gradino delle scale.
Non assomigliava più, per niente, al ragazzino impacciato che era stato.
Se c'era qualcuno che la guerra aveva cambiato, era lui.
Adesso era alto, teneva le spalle squadrate e sembrava sempre avere l'aria di chi era pronto a combattere.
"Basta Hermione!" Scandì con tono sicuro e la ragazza lo fissò con occhi di fuoco.
"Tu non sai cosa sta succedendo, Neville! Ridammi la bacchetta!" Ribatté lei, sorpresa dalla comparsa del compagno.
"No. Non te la ridò la bacchetta se la vuoi puntare contro Harry." Disse scendendo l'ultimo gradino e andando a mettersi al fianco dell'Alpha.
Harry lo osservò incerto, non sapendo perché Neville si fosse posto dalla sua parte con tale sicurezza.
"Te la stai prendendo con lui solo per quello che è? Lui non ha fatto niente di sbagliato, da quello che ho visto io!"
Hermione assottigliò le labbra e si atteggiò severa, come avrebbe fatto la Preside:
"Lui sta trattando il professor Piton come uno schiavo!"
Harry sentì il ringhio uscirgli dalla gola ma la mano di Neville gli si appoggiò sulla spalla, come a sostenerlo:
"Hermione, mia nonna è un Alpha e mi ha sempre detto che nessuno, che non sia un Alpha o un Omega, dovrebbe impicciarsi di certe cose. Perché devi pensare male di Harry?"
La ragazza sembrava presa in contro piede, e Harry si sentì follemente grato di avere qualcuno che almeno non lo giudicasse... certo, c'era ron ma Neville era... inaspettato!
"Tu non lo hai sentito, Neville! Lui crede di poter fare quello che vuole, solo perché è un Alpha e..."
Neville si girò di scatto verso Harry, e lui si preparò a vedere nuove occhiate di disgusto, invece Neville chiese:
"Sei Legato?"
Harry arrossì e annuì appena, prima di rispondere:
"Sì, io... sì."
Neville gli elargì un sorriso enorme, prima di dire:
"Be', congratulazioni, allora!" Poi si girò verso Hermione dicendo:
"Sentito? Sono Legati! Anche se davvero non so, come lui possa aver scelto una persona terrificante come Piton... ma è Harry. Immagino che vada bene, no?"
Hermione, davanti al sorriso e al tono allegro di Neville, divenne ancora più impassibile:
"Che cos'è che va bene? Che cosa importa se sono Legati o altro? Non gli hai nemmeno chiesto se il professor Piton era d'accorto, e sappiamo tutti che non poteva esserlo!"
Neville boccheggiò un paio di volte, prima di dire:
"E' Harry! Io ho fiducia in lui, perché tu no?"
Harry rispose rapido:
"Perché Malfoy, tra tutte le persone proprio Draco Malfoy, gli ha detto che sono un mostro, e lei preferisce credere a lui, che parlare con me, anche se non so davvero il perché! Anzi, forse lo so. Forse è solo che così è più facile: le serviva qualcuno su cui riversare la sua rabbia ed io sono sempre quello diverso, quello di cui diffidare. Non importa cosa faccio, l'importante è che qualcuno trovi sempre il modo di ribadire che non sono come gli altri, giusto Hermione?"
La ragazza sembrò per un attimo spiazzata e Neville rispose:
"Harry, lo sappiamo che non sei come gli altri, ma non è una brutta cosa!"
Lui sputò amaro:
"Strano, perché da quando ho memoria, c'è sempre stato qualcuno pronto a dirmi che sono un mostro, un freak inutile. Di volta in volta cambiavano le motivazioni, ma la sostanza è sempre quella, ed io sono stanco di essere sempre il mostro. Adesso finalmente ho qualcuno che mi vuole, eppure sembra che non abbia diritto nemmeno a quello. Sembra che tutti sarebbero felici solo se sparissi e non mi facessi vedere mai più."
Hermione non sembrò nemmeno toccata, dalle sue parole, e rispose senza smuoversi di un millimetro dalle sue convinzioni:
"E' solo una montagna di menzogne! Tu ti stai solo auto convincendo che quell'uomo ti voglia, ma non è vero!"
Harry ringhiò e fece due passi avanti, mettendosi in faccia a Hermione:
"Te l'ho detto all'inizio: anche se fosse così, non ti riguarda! Adesso spostati."
Lei alzò la testa per fissarlo dritto in faccia e rispose stoica:
"No. Ti ho detto che non mi sposto."
Harry vide l'incantesimo passargli a fianco e Hermione rimase immobile. Quando si girò, vide Neville con un viso colpevole:
"L'ho solo impastoiata. Vai Harry, proverò a parlarle io... se non mi maledice quando la sciolgo!"
Harry gli rispose con un ghigno malevolo:
"Sarebbe piuttosto ipocrita da parte sua, lei ha fatto lo stesso con te, una volta, no?"
Poi finalmente uscì dalla Sala Comune e si diresse verso gli appartamenti di Severus.
Hogwarts, 24 settembre 1998
Severus Piton
Harry era arrivato nelle sue stanze, quella sera, più abbattuto di quanto lo avesse mai visto.
Lo aveva saputo ben prima di vederlo, perché il suo Legame glielo aveva comunicato chiaramente, ma aveva immaginato che avesse avuto un'altra discussione con Granger e non lo era andato a cercare, certo che comunque alla fine sarebbe venuto da lui.
Era entrato senza bussare, usando la parola d'ordine che gli aveva dato quella mattina, e poi era rimasto in piedi nell'ingresso, tremante, e lo aveva guardato con occhi immensi, prima di chiedere:
"Io non lo so più, cosa è vero e cosa no. Sono un mostro? Mi odi? Ti sto facendo del male?"
Severus ormai aveva capito che il suo Alpha era, molto spesso, insicuro. Non era certo di come fosse possibile che lo stesso ragazzo, che tutti idolatravano come un eroe, avesse una così bassa autostima, considerando che era anche un Alpha. I fatti però erano quelli, e lui desiderava solo fare del suo meglio per rassicurarlo.
Non era più solo la sua parte Omega a volerlo ma anche la sua mente razionale.
Non si era scordato di essere uno dei motivi per cui il suo Alpha era orfano, e sapeva di avere ancora molto per cui fare ammenda, quando si parlava di Harry.
"Harry, vieni qua." Disse piano, invitandolo ad avanzare, a raggiungerlo.
Harry scosse la testa:
"No. Ho bisogno di saperlo. Ha ragione Hermione? Tu non mi vuoi?"
Severus era indeciso se avrebbe più volentieri preso a schiaffi Granger o Harry, in quel momento.
Avanzò fino al suo Alpha e lo avvolse tra le braccia:
"Harry basta. Ne abbiamo già parlato. Non puoi reagire così ogni volta. Siamo Legati, te lo ricordi? Se ti odiassi, lo sapresti."
Il suo Alpha scosse la testa, appoggiata sulla sua spalla, e si lasciò sfuggire un singhiozzo.
"No. Tu eri legato a... a lui... e lui non l'ha mai saputo, quanto lo odiavi. Perché adesso dovrebbe essere diverso?"
Se avesse potuto, Severus avrebbe resuscitato quel bastardo del Signore Oscuro per ucciderlo di nuovo, con le sue stesse mani. Era morto, ma il solo fatto che fosse esistito sembrava non dovergli mai più dare pace.
"Harry," disse Severus mettendogli una mano sotto il mento per sollevargli il viso, in modo da poterlo guardare in faccia "io occludevo la mia mente e lui faceva lo stesso con me. Io credevo che lui potesse sentirmi e dissimulavo tutto, anche i miei sentimenti ma ora non credo nemmeno più che li sentisse. Tu invece li senti, ed io cerco di non occludere, anche se è difficile perché sono abituato a farlo per tutto, anche solo per riordinare le mie idee, ma cerco di non farlo, perché so che non ti piace."
Harry tirò su col naso. Aveva gli occhi lucidi ma almeno non stava piangendo:
"E' solo che... mi sento così solo... quando lo fai."
Severus lo abbracciò di nuovo:
"Sì, lo so. Lo sento, e so che tu senti che non ti odio. Avanti, adesso andiamo di là così potrai raccontarmi cosa è successo, va bene?"
Harry annuì, e a Severus sembrò solo un bambino. Un ragazzino che aveva bisogno di un genitore, in quel momento, non di un Omega.
Posso essere quello che serve. Non importa.
Spinse Harry al tavolo e gli preparò un the, allungandolo con un po' di pozione calmante.
"Avanti, bevi."
Il suo Alpha non lo guardava nemmeno, troppo timoroso di vedere disprezzo o repulsione, però prese la tazza e ne bevve un sorso.
"Allora, adesso dimmi per bene cosa è successo."
Harry glielo disse.
Gli disse che lui davvero non voleva cercare lo scontro, e Severus seppe non solo che era sincero, ma che aveva paura di averlo deluso.
Poi gli confessò che nessuno credeva che potesse esserci altro che odio, tra loro, e Harry, singhiozzando di nuovo, gli disse che lui non lo odiava, perché aveva visto tutte le cose orribili che Voldemort gli aveva fatto e non poteva odiarlo. Severus sentì di nuovo una fitta di rimpianto, per il ragazzo che era stato costretto a vedere quelle cose, e poi il dispiacere divenne odio verso il destino e forse il mondo intero, quando Harry si scusò, mille e mille volte, adesso piangendo, per quello che era convinto di avere fatto, anche se non era mai nemmeno stato presente.
E ancora gli spiegò che non sapeva mai se i sentimenti di Severus fossero sinceri, o se facesse e dicesse tutto per compiacerlo, perché temeva che Harry avrebbe potuto, da un momento all'altro, diventare come Voldemort, perché in fondo lo era già stato prima.
A un certo punto le parole di Harry erano diventate un fiume in piena, e Severus lo aveva fatto spostare sul divano e lo aveva tenuto abbracciato, accarezzandogli i capelli e continuando ad ascoltarlo.
E Harry aveva continuato a parlare, a dirgli di quanto era sempre stato solo, di quanto nessuno lo avesse mai voluto. Gli disse che prima o dopo tutti, per un motivo o per l'altro, si sarebbero accorti che era un mostro, un anormale, e lo avrebbero odiato per quello, e che non voleva che Severus lo abbandonasse e non voleva che i suoi figli fossero additati come la progenie del mostro. Dell'anormale. Del mago. Di quello che parlava ai serpenti. Di quello che era sopravvissuto quando sarebbe dovuto morire. Di quello per il quale erano morti in tanti. Di quello che era un Alpha. Di quello che lo aveva violentato. Di quello per il quale tutti provavano solo odio.
Severus lo lasciò parlare e piangere e, alla fine, quando Harry si addormentò, lui lo fece levitare nel loro letto e si stese vicino a lui, abbracciandolo.
Non avrebbe mai creduto che un Alpha, uno potente come Harry, potesse essere così fragile e così segnato. Aveva sempre pensato di non provare altro che odio, per gli Alpha, non sentiva nessun senso di trionfo nel vedere Harry così prostrato; si sentiva solo terribilmente in colpa perché, con tutta probabilità, era stato lui a scatenare quel mare di dolore, il giorno in cui aveva consegnato la profezia al Signore Oscuro e aveva condannato a morte i Potter.
La sua parte Omega però, gli stava dicendo che era orgoglioso del suo Alpha.
Poteva aver pianto ed essersi sfogato con lui ma era forte, così forte che era sopravvissuto a tutto quello che il destino gli aveva messo davanti.
Severus non era certo che, al posto di Harry, sarebbe riuscito a fare altrettanto.
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