09 - Tu attiri i guai, Potter
Grimmauld Place, 24 agosto 1998
Harry Potter
"Senti, come vuoi fare per i soldi?" Chiese Harry a colazione, una mattina di fine agosto.
Non è che si fossero proprio accordati, ma Severus ormai passava tutte le notti a Grimmauld Place, piuttosto che a Hogwarts, e a Harry la cosa faceva molto piacere.
Il suo Omega andava e veniva dalla casa senza preoccuparsi di avvisare, e Harry era convito che fosse un segno che si sentiva a suo agio, quindi aveva accettato tutto senza dire nulla, anche se vedere i vestiti e gli effetti personali, che Severus aveva lasciato nella loro camera, faceva ogni volta ringhiare di piacere il suo lato Alpha... e di sicuro il suo Omega, tanto più esperto di lui su quelli che erano i loro istinti, lo sapeva benissimo!
Quella mattina, però, Harry voleva affrontare un problema diverso.
Severus addentò un toast e chiese tranquillo:
"Che cosa intendi?"
Harry cercò di parlare in maniera rilassata, anche se sapeva che poteva essere un argomento difficile:
"Oggi pensavo di andare a Diagon Alley a fare acquisti per la scuola, e intanto volevo passare alla Gringott. Potremmo andarci insieme e far mettere il tuo nome sulle mie camere blindate."
Severus parve pensieroso per un attimo:
"Non sei obbligato a farlo." Rispose in tono piatto, e Harry lo puntò con la forchetta.
"Non lo faccio per qualche strano motivo da Alpha, se è quello che ti preoccupa. Odio davvero andare a Diagon Alley, e ancora di più andare alla Gringott. I folletti non si sono per niente scordati che ho fatto irruzione nella banca e che ho rubato da una camera blindata, sai? E comunque, tra la vendita di questa casa e l'acquisto di una nuova e di tutto quello che potrebbe servire, avrò bisogno di passarci fin troppo spesso. Se potessi andarci tu al posto mio, qualche volta, sarebbe un sollievo."
Severus fece un sorrisetto, alla menzione della sua irruzione alla Gringott, e alla fine concesse:
"Posso chiamare Minerva via camino e dirle che arriverò un po' più tardi."
Poi il suo Omega appoggiò il toast e chiese, molto seriamente:
"Dimmi la verità. T'infastidisce che io continui a insegnare o in generale a lavorare?"
Harry aggrottò la fronte e ci pensò con attenzione. Severus spesso gli faceva notare che, come Alpha, aveva dei radicati modi di pensare, di cui lui nemmeno si rendeva conto, e questo doveva essere uno di quei casi.
Indagò nel retro del suo cervello, in quella parte ringhiante che cercava di tenere ben custodita, e poi rispose onestamente, scuotendo il capo:
"No, va bene. A te piace, quindi a me piace."
"Bene. Allora immagino che sarebbe più comodo, per entrambi, se chiedessi a Minerva di girare il mio stipendio direttamente alla tua camera blindata."
Harry lo guardò per un attimo, cercando di capire perché lo facesse, ma non trovò risposta e chiese:
"Perché? Poi dovresti andare alla Gringott ogni volta che ti serve qualcosa."
Severus gli lanciò un'occhiataccia, e Harry seppe immediatamente di avere, di nuovo, mancato il punto della loro relazione Alpha-Omega.
"Perché, meraviglioso imbecille, si suppone che io debba fare esattamente così. Si suppone che sia tu, a mantenermi, e in questo modo, qualunque cosa io voglia, preleverò i soldi dalla tua camera blindata, e sarà esattamente come se tu stessi provvedendo a me in tutto e per tutto, come un bravo Alpha rispettabile."
Harry gemette di frustrazione: ormai sapeva che Severus diceva certe cose semplicemente per prenderlo in giro, ma il suo istinto ringhiava felice, alla prospettiva che tutto quello che riguardava il suo Omega provenisse, sempre e comunque, da lui.
"Sì, sì, ho capito! Sono un grosso e stupido Alpha! Va bene!" Disse esasperato.
Severus ridacchiò, con una nota felice che gli era diventata piuttosto consueta, nelle ultime settimane, e contemporaneamente Harry si ritrovò il suo piede, nudo, in mezzo alle gambe.
"Mi piace che tu sia grosso, Alpha."
Harry si sentì indurire immediatamente e, nonostante avesse Severus nel suo letto ormai ogni notte, era diventato sempre più voglioso di lui ogni giorno che passavano insieme. Il suo Omega era una droga.
"Chiama Minerva, dille che farai molto, molto tardi!" Gemette Harry, sicuro che la Gringott avrebbe potuto aspettare un'ora o due in più.
Grimmauld Place, 24 Agosto 1998
Severus Piton
Severus non aveva più creduto, dopo il suo tempo con Black, che l'appagamento sessuale fosse qualcosa cui un Omega potesse aspirare, fuori dai periodi di calore.
Erano gli Alpha a godere di lui, non il contrario.
Agli Omega era concesso godere solo se un Alpha lo voleva.
Era un modo che gli Alpha, nella loro folle convinzione che gli Omega vivessero solo per compiacerli, usavano per ricompensarli o per punirli.
Severus non aveva mai pensato che fosse una ricompensa, però: era sempre stato solo umiliante essere costretto a venire, spesso davanti a più persone, solo per compiacere un Alpha.
Oh, aveva imparato a farlo e lo sapeva fare bene. Non era difficile, dopotutto: doveva solo concentrarsi sul ricordo del calore, respirare a fondo l'odore dell'Alpha e lasciare che fosse la sua parte Omega, stupidamente desiderosa di compiacere, a fare il resto.
Con il tempo aveva cominciato a pensare al sesso come a qualcosa di non voluto ma inevitabile. Cercava di non pensare mai alle parole 'violenza sessuale', perché il pensiero ancora lo disturbava, anche se era dolorosamente consapevole che era esattamente quello, che subiva, volta dopo volta.
Era stato con sollievo che, durante tutti gli anni in cui il Signore Oscuro era stato assente, Severus aveva evitato di cercare un Alpha con cui passare il calore, o qualcuno con cui condividere il letto.
Aveva preso i soppressori e si era dedicato perlopiù a fingersi un essere umano, soddisfacendosi da solo le rare volte in cui ne sentiva la necessità.
Per quei motivi, quando aveva deciso di provare a far funzionare le cose con Harry, era stato certo che l'inevitabile violenza sarebbe stata la componente che più avrebbe odiato.
Era diventato invece piuttosto chiaro che Harry non avrebbe fatto assolutamente nulla, se non fosse stato Severus a volerlo, e lui si era trovato costretto a rendere palese il suo consenso.
Per giorni era rimasto incerto sulla questione, perché da una parte sapeva che nessuna scelta era mai sua, e che anche questa volta aveva solo fatto quello che ci si aspettava da lui, mentre una parte di sé, che non era propriamente il suo lato Omega, o non solo almeno, aveva quasi creduto che il suo consenso, questa volta, fosse volontario.
Dopo la prima volta si era costretto a raggiungere il suo Alpha ogni sera, sapendo bene che un Omega, che fosse in calore o meno, era invariabilmente un oggetto sessuale.
Harry in quello si era dimostrato uguale a tutti gli altri Alpha, sempre più che pronto a farlo entrare nel suo letto, ma quella era l'unica cosa che non era cambiata.
Il suo nuovo Alpha sembrava certo di dover fare qualunque cosa perché Severus fosse sempre appagato, più e più volte.
Non gli ordinava di raggiungere l'orgasmo, non lasciava mai che si dovesse soddisfare da solo davanti a lui e anzi, spesso ringhiava anche solo se Severus si toccava, possessivo del piacere del suo Omega.
Non c'era centimetro di pelle che il suo Alpha non avesse leccato, graffiato, carezzato e, ogni sera, era sempre uguale alle precedenti, priva di umiliazioni ma piena di una costante ricerca del piacere, per entrambi.
E Severus aveva scoperto, con meraviglia, che poteva chiedere, anzi, poteva addirittura pretendere.
In alcuni attimi allucinati gli era quasi sembrato che Harry fosse una specie di Omega, a sua disposizione, che viveva davvero per il suo piacere.
Era folle ma ci aveva messo poco ad abituarsi, e la sensazione che il suo consenso gli fosse stato strappato, piuttosto che richiesto, era svanita orgasmo dopo orgasmo.
Per la prima volta nella sua vita stava provando la gioia di poter avere un rapporto davvero consensuale, e gli piaceva.
Ogni giorno cercava di finire in fretta i compiti che si era imposto, per poter poi raggiungere il suo Alpha, sempre con un senso di ansiosa anticipazione.
Arrivava e Harry era lì, ad attenderlo, ad abbracciarlo, baciarlo, a cucinare per lui e a vezzeggiarlo in nuovi modi ogni volta.
E in sole tre settimane Severus aveva imparto molte cose, sul sesso, che non aveva mai creduto possibili: poteva stuzzicare il suo Alpha, invitarlo e respingerlo per il solo gusto di prolungare l'attesa, o poteva, come quella mattina, rendere palese che lo voleva di nuovo, anche se lo aveva avuto solo poche ore prima.
Non sapeva nemmeno bene cosa fosse stato, a scatenare la sua voglia, forse il solo fatto che Harry avesse ammesso di essere un 'grosso e stupido Alpha', cosa inconcepibile per qualunque altro Alpha, e Severus non aveva saputo resistere: erano seduti uno di fronte all'altro al tavolo della cucina, e lui aveva sollevato il piede nudo per strusciarlo sull'inguine del ragazzo, commentando con la sua miglior voce lasciva:
"Mi piace che tu sia grosso, Alpha."
Lo aveva sentito indurirsi e aveva sorriso invitante, solo per sentirlo gemere:
"Chiama Minerva, dille che farai molto, molto tardi!"
E così lui aveva chiamato, dicendo che non si sarebbe presentato per tutta la giornata, sentendo dentro una folle ilarità per il solo fatto che avrebbe saltato il lavoro per rimanere tutto il tempo con il suo grosso Alpha eccitato. E mentre Severus era lì, carponi e con la testa nel camino, Harry, certo di essere fuori dalla vista della Preside, gli aveva abbassato i pantaloni e aveva cominciato a leccargli l'ano, con insistenza.
Severus aveva dovuto interrompere bruscamente la comunicazione, per non rischiare di lasciarsi sfuggire un gemito compromettente davanti a Minerva.
"Severus, io non ti ci porto, in camera." Disse Harry senza togliere la faccia da in mezzo alle sue natiche.
"Mmm... sì, sì, va bene." Rispose Severus abbassando la faccia sulle pietre del camino e afferrandosi le natiche con le mani, per divaricarle e offrire un maggiore accesso al suo Alpha.
Lo voglio.
Non sono in calore eppure voglio che mi fotta, qui e subito.
Lo voglio davvero.
La lingua di Harry gli entrò dentro, penetrando il suo ano già pronto, e lui sentì una morsa di anticipazione, allo stomaco e sul pene duro.
"Alpha, Harry... di più."
Sentì il suo Alpha lasciare il suo culo e armeggiare dietro di lui per un attimo, poi percepì l'incantesimo ammortizzante colpire le pietre davanti alla sua faccia, e il corpo del ragazzo stendersi sulla sua schiena e sussurrargli roco, all'orecchio:
"Sono il tuo stupido Alpha, Severus, e ho qualcosa di molto grosso che vorrei darti, sai?"
Oltre a saperlo, Severus lo sentiva, grosso e duro, appoggiato nel solco tra le sue natiche. Pronto per lui.
La frase di Harry era stata stupida, detta in voce quasi ridacchiante, ma a Severus non importava, perché sentiva le sue labbra stirarsi in un sorriso, mentre rispondeva:
"Dammelo. Lo voglio." Era un ordine, era perentorio.
Non per la prima volta, negli ultimi giorni, il suo lato Omega e la sua mente razionale erano in perfetto accordo.
Il suo Alpha ubbidì, spingendo contro di lui mentre Severus gli andava incontro per lasciarlo entrare, gemendo e sentendosi riempire.
Harry, sempre rimanendo steso il più possibile sulla sua schiena, prese a muoversi con ampi colpi, sbattendo forte dentro di lui mentre già una delle mani dell'Alpha gli passava sotto lo stomaco e gli afferrava il membro, masturbandolo.
Severus, eccitato oltre ogni immaginazione, anche solo perché il suo Alpha aveva prontamente risposto al suo ordine, gli venne in mano, quasi subito, gemendo di gola mentre Harry ringhiava:
"Stringi... come se non mi volessi più... lasciare uscire."
"Ancora. Ancora."
E Harry continuò a scoparlo così, finché non gli venne dentro con un grugnito sonoro, e solo allora Severus si concesse di lasciarsi scivolare a terra, mentre Harry si afflosciava sopra di lui per un momento, prima di rotolargli a fianco, guardandolo.
Per un attimo Severus vide gli occhi dell'Alpha allargasi e si preoccupò che qualcosa...
"Sei..." Harry scoppiò a ridere. "Sei un panda!"
Severus aggrottò la fronte, senza capire, poi comprese che doveva essersi sporcato la faccia con la fuliggine del camino.
"Non ero la tua cagna?" Chiese ilare, sentendosi infinitamente bene.
"Sì, forse..." Harry adesso rideva sguaiato "... forse sei un dalmata..."
Severus allungò la mano e la infilò nella cenere, prima di passarla sul viso di Harry.
"Anche io sono un dalmata, adesso?" Chiese il ragazzo ridacchiando, quasi in preda alle convulsioni.
Severus lo guardò con occhio critico, sporco e felice, e rispose:
"Oh sì, che lo sei!"
Ci misero molto a smettere di ridere.
Diagon Alley, 24 Agosto 1998
Severus Piton
Severus non aveva compreso, fino a quel giorno, la reale portata dell'avversione di Harry per il pubblico.
Il suo Alpha aveva voluto visitare Diagon Alley sotto Polisucco e, anche così, non faceva altro che tenere la testa bassa, lisciarsi i capelli, che adesso erano ricci e più chiari, sulla fronte e, in generale, cercare di schivare lo sguardo di chiunque.
Entrarono alla Gringott e si avvicinarono a uno degli sportelli.
Un folletto dall'aria arcigna li guardò, in attesa.
Harry disse, quasi sottovoce:
"Sono Harry Potter, vorrei modificare gli accessi alle mie camere blindate."
Il folletto richiese una goccia di sangue e, dopo aver verificato l'identità di Harry, e aver controllato le sue chiavi minuziosamente, disse malevolo:
"Vedo, signor Potter, che per lei, presentarsi qui in maniera ingannevole, è ancora un'abitudine."
Harry sembrava esserselo aspettato:
"Ho già giurato di non darvi mai più nessun fastidio, ma preferisco non farmi vedere in giro, se per voi non è un problema."
Il folletto lo osservò per un attimo, poi chiese:
"Che modifiche devo fare, ai suoi accessi?"
"Vorrei aggiungere Severus Piton a tutte le mie camere blindate. Può depositare e prelevare, oltre che firmare in mio nome." E, mentre lo diceva, estrasse dal mantello tutti gli incartamenti Ministeriali, sia di Rivendicazione sia di Legame, perché ovviamente Severus era una proprietà, e come tale il suo cambio di status era stato registrato.
Il folletto fece un brutto sogghigno, dopo aver controllato attentamente gli incartamenti, poi con voce un po' troppo alta disse:
"E' sicuro di voler dare libero accesso alle sue camere blindate a un Omega? Non preferirebbe, forse, stabilire una somma massima di ritiro? Di solito si concorda una cifra predefinita, diciamo una cinquantina di galeoni?"
Severus avrebbe tanto voluto afferrare quell'essere abbietto e sbattere forte il suo lungo naso sul bancone. Era ovviamente un insulto, anche se Severus non sapeva di preciso a chi dei due fosse rivolto: stava insinuando tanto che lui era inaffidabile, quanto che Harry non si potesse permettere di dargli una somma ragionevole, quando era chiaro che non era così.
Prima che Harry potesse replicare, un uomo, un Alpha che Severus aveva cercato di ignorare, anche se ne aveva sentito benissimo l'odore fin da quando erano entrati, si avvicinò. Severus non credeva di conoscerlo e, dallo sguardo confuso di Harry, evidentemente era un estraneo anche per lui.
"Dia retta al folletto, ragazzo! Lei è giovane e, di sicuro, questa cagna l'ha raggirata, facendole credere di dovergli qualcosa. Merlino! Gli ha concesso pure un incantesimo cancella odori! Nessuno le ha spiegato che dovrebbe tenerlo a casa? Lo rinchiuda e, dopo qualche calore da solo, vedrà che sarà più ragionevole, se permette un suggerimento da un uomo più anziano e più esperto di lei."
Severus digrignò i denti, perché quell'Alpha stava suggerendo che Harry dovesse portarlo alla pazzia.
Era quello che succedeva a un Omega se veniva lasciato solo per molti calori successivi, senza un Alpha e senza pozioni: semplicemente perdeva la sua parte razionale e, nei casi peggiori, non era più nemmeno in grado di ricordare il suo nome, o eseguire i compiti più semplici.
Per un attimo Severus vide di nuovo davanti agli occhi il punto rosso acceso che gli ricordò, con agghiacciante nitidezza, cosa volesse dire passare un calore senza un Alpha.
Severus sentì il suo Legame tirare, e vide Harry sorridere.
Il ragazzo si girò verso lo sconosciuto con ancora stampato in faccia quel sorriso innaturale che, sul viso babbano e giovane che Harry aveva scelto per la Polisucco, dava una strana impressione di condiscendenza.
"La ringrazio per il suo suggerimento premuroso, signore, ma immagino che lei debba essere davvero un misero surrogato di Alpha, se deve ricorrere a tali mezzi per evitare che il suo Omega la mandi in bancarotta."
Dopodiché girò le spalle all'uomo, che aveva adesso assunto una sfumatura violetta, ignorandolo e rivolgendosi al folletto:
"Le mie disposizioni vanno bene così. Se vuole eseguire..."
Nel momento stesso in cui Harry girò le spalle all'uomo, Severus seppe, con assoluta certezza, quello che sarebbe successo.
Harry aveva mascherato il suo odore come faceva sempre, così l'altro Alpha non aveva idea di quanto fosse potente e, sentendosi insultato da quello che i suoi sensi gli dicevano essere solo un ragazzino, avrebbe reagito di conseguenza.
L'uomo masticò rabbia solo per un attimo, prima di fare la cosa più ovvia per un Alpha: improvvisamente ignorò Harry e decise di rivalersi sulla cagna del giovane Alpha impudente.
"Tu, cagna, se il tuo Alpha non è in grado di disciplinarti, tanto vale che ti lasci a qualcuno che è in grado di farlo. Adesso giù. In ginocchio!"
Severus si rese conto, con un certo compiaciuto stupore, che l'ordine dell'Alpha gli era scivolato addosso come acqua.
Le sue ginocchia erano ferme, e non sentiva nessuna necessità di inginocchiarsi, semmai aveva voglia di maledire l'uomo.
Harry nel frattempo si era girato di scatto, una luce cattiva negli occhi, e Severus sentì nel Legame un'intensa ondata di possesso mista a forti intenti omicidi.
Preferì non scoprire fino a che punto sarebbe potuto arrivare, il suo fin troppo potente Alpha, così estrasse la bacchetta, prima che Harry reagisse, e la puntò sul naso dello sconosciuto.
"Guardami bene in faccia, feccia. Scommetto che, se ti impegni, lo sai chi sono io, e scommetto che sai pure chi era il mio ultimo Alpha."
L'Alpha fissò Severus e sbiancò di colpo, anche se era chiaro che la sua rabbia era solo aumentata, vedendo una cagna resistere a un ordine diretto. Il suo volto, però, mostrava anche paura.
L'uomo si rivolse a Harry, in cerca di aiuto, e sbagliò di nuovo:
"Dì alla tua cagna di abbassare la bacchetta, o per avermi minacciato te lo faccio spedire ad Azkaban, dove dovrebbe già stare!"
Severus osservò Harry con la coda dell'occhio, e vide che adesso il suo viso sembrava divertito, mentre la risposta arrivò sferzante:
"Che cosa c'è? Hai paura del brutto Omega cattivo, forse? Oh, non ti preoccupare di denunciarlo, io rispondo di tutte le sue azioni, come suo Alpha Legato e, per quello che mi riguarda, ti può fare quel che vuole."
Poi si girò e disse al folletto, con voce quasi controllata:
"Dove devo firmare?"
Il folletto, che evidentemente era cosciente di essere stato la causa di quel dissidio, e che non era per niente ansioso di avere uno scontro nella sua banca, disse rapido e a voce alta:
"Qui e qui, signor Potter!"
Harry era ancora girato ma Severus, che aveva la bacchetta puntata sull'Alpha, lo vide guardare la schiena di Harry e cominciare a tremare visibilmente.
Harry firmò e poi si girò come se nulla fosse, porgendo due chiavi a Severus e dicendogli:
"Vai giù tu, per favore? Preferirei evitare che la cascata lavi via la Polisucco."
Severus abbassò piano la bacchetta e prese le chiavi, muovendosi lentamente e tenendo gli occhi puntati sull'estraneo. L'uomo però sembrava ancora inchiodato al suo posto, e non dava segno di voler fare o dire altro.
Mentre Severus si allontanava, lo sentì balbettare:
"Io... non potevo immaginare, signor Potter, le mie scuse..."
Diagon Alley, 24 Agosto 1998
Harry Potter
Harry aveva avuto un brutto momento.
Uno in cui, per un attimo, aveva creduto che avrebbe ucciso.
Aveva provocato lo sconosciuto prima ancora di potersi fermare, ma quello era il suo solito modo di fare incosciente e Grifondoro e, se l'uomo fosse stato abbastanza furbo da prendersela con lui, era del tutto certo che avrebbe potuto mantenere il controllo.
Dopotutto aveva una grande esperienza nell'essere insultato... ma no, quel perfetto imbecille aveva provato a prendersela con Severus. Il suo Omega.
Harry si era girato, pronto a fargli del male, solo che, nel suo delirio da Alpha protettivo, e probabilmente a causa della nuova luce in cui vedeva l'Omega da quando era diventato il suo compagno, si era del tutto scordato che Severus Piton era un uomo pericoloso, un ex Mangiamorte, il braccio destro del Signore Oscuro, non solo il suo Omega.
Quando lo vide lì, perfettamente in piedi nonostante il comando dello sconosciuto, alto, cattivo e potente, il suo Alpha interiore si mise a fare le fusa, orgoglioso e compiaciuto dalla forza del suo Omega e, nello stesso momento, la sua rabbia verso l'uomo, che adesso tremava terrorizzato, si ridusse di molto.
Anche così non era disposto a lasciar correre, solo che non voleva farlo davanti a Severus.
Gli chiese di scendere alla camera blindata al posto suo, cosa che avrebbe fatto comunque, per non dover prendere la Polisucco una seconda volta, quando fosse uscito da lì, e attese di essere solo con il vecchio imbecille.
L'uomo, fin troppo prevedibilmente, cominciò a profondersi in scuse che mancavano del tutto di sincerità.
Harry conosceva quell'atteggiamento: si stava scusando solo perché lui era Harry Potter, il cosiddetto Salvatore, e forse perché lo temeva, anche se Harry non era molto sicuro di quello... va bene, aveva sconfitto Voldemort, ma non si riteneva di certo temibile...
Come che fosse, Harry decise di approfittarne.
Si erse e squadrò le spalle, sapendo che la giovane forma del babbano in cui la Polisucco lo aveva trasformato non gli permetteva di essere intimidatorio come avrebbe voluto, ma comunque ci provò.
"Adesso mi ascolti bene: io non me ne faccio un cazzo delle sue scuse." Disse con voce tagliente. "Lei fa quello che deve allo sportello poi aspetterà qui, con me, il ritorno del mio Omega e si scuserà con lui."
L'uomo, anche se era cereo e tremante, a quelle parole sembrò rianimarsi un poco:
"Lei vuole che mi scusi con la cagna?"
Harry dimenticò la bacchetta e afferrò l'uomo per il bavero, con forza, ringhiando forte. Quel patetico omuncolo non poteva sentire il suo odore ma Harry gli avrebbe fatto ugualmente pagare il suo errore, fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto quel giorno. Gli sibilò cattivo:
"E' esatto. Lei aspetterà e si scuserà con l'uomo che ha così elegantemente definito una cagna. E lo farà, se non vuole che io la chiami in un duello per aver osato provare a sottrarmi il mio Omega." Poi Harry lo guardò e, con un ghigno, aggiunse "O forse lei si crede più potente di Voldemort?"
L'uomo sussultò al nome. Il bastardo era ormai andato, eppure tutti continuavano ancora a temerne anche solo il nome... Era esasperante di solito... ma non quel giorno.
L'uomo, ancora strattonato tra le mani di Harry, annuì appena con il capo, e lui lo lasciò andare.
"Bene."
Dopodiché Harry si sedette su una delle sedie nella zona di attesa, e continuò a osservare l'Alpha, con sguardo torvo, per tutto il tempo.
Quando Severus riemerse dalla zona che portava ai carrelli e gli si avvicinò, l'ometto era in piedi vicino a Harry e, con gli occhi bassi e in un sussurro appena udibile, disse un poco convinto:
"Mi scusi signor Piton. E' stato tutto un equivoco, voglia perdonarmi."
Harry quasi scoppiò a ridere, vedendo il viso di Severus atteggiarsi in una smorfia di disgusto, poi sentì il suo Omega dire piano, con voce minacciosa:
"Io se fossi in lei dimenticherei questo episodio, signore. Il mio Alpha non ama che il suo status o le sue relazioni siano rese pubbliche. E dovrei aggiungere che, i folletti al carrello, sono stati piuttosto solerti nel darmi il suo nome e il suo indirizzo. Giusto in caso."
L'uomo lanciò un'occhiata a Harry, che rispose con uno sguardo vuoto, prima di alzarsi e sorridere a Severus:
"Andiamo?"
"Sì, andiamo."
Diagon Alley, 24 Agosto 1998
Severus Piton
Severus sapeva che Harry era, fondamentalmente, un Grifondoro idealista e spesso stupido, ma quando si era allontanato, lasciandolo solo con quell'uomo importuno, aveva per un attimo temuto che il suo Alpha gli facesse del male. Nel Legame era certo di aver sentito una forte volontà omicida.
Al suo ritorno però l'uomo pareva incolume, anche se sicuramente contrito.
E si era scusato.
Non con Harry, cosa che sarebbe stata normale. Si era scusato con lui. Con un Omega.
Qualunque cosa gli avesse fatto Harry, sebbene non coinvolgesse danni fisici, doveva essere stata dannatamente convincente.
"Grazie." Disse Harry quando furono ben lontani dalla banca.
Severus non sapeva nemmeno perché Harry lo stesse ringraziando...
"Di cosa?"
"Di aver detto... di aver minacciato quel tipo perché non dicesse che sono un Alpha. Io non ci avevo pensato."
Severus sollevò gli occhi al cielo.
"Tu attiri i guai, Potter." Disse con la sua miglior intonazione da professore stronzo.
Harry, con la sua strana faccia ancora trasformata, lo guardò imbarazzato:
"Poteva andare peggio, immagino."
Severus sbuffò e cercò di spiegare, certo che ce ne fosse bisogno.
"Harry, le tue reazioni nei confronti di quel tipo... sai almeno di avere sbagliato?"
Il ragazzo aggrottò la fronte, chiaro segno che no, per l'ennesima volta non aveva capito.
"Tu sei un Alpha, anche se non ti piace che si sappia. Prima di affrontare un altro Alpha abbi almeno l'accortezza di annullare l'incantesimo cancella odori. Se lo avessi fatto, quel tipo non si sarebbe mai permesso di dirti nulla, perché avrebbe istintivamente saputo che sei più forte di lui."
Il suo Alpha sembrava perplesso:
"Sì, capisco, forse... ma quell'imbecille se la è presa con te ed io non..."
Severus sospirò.
Mai, mai in tutta la sua vita, avrebbe pensato di ritrovarsi a dover spiegare a un Alpha certe cose:
"E' normale! Non capisco nemmeno perché tu non lo sappia! E' ovvio! Se un Alpha vuole insultarne un altro, lo fa dimostrando pubblicamente che l' Omega del suo avversario è... voglioso di essere il premio del più forte."
"Stai scherzando?" Chiese Harry con voce tesa e scandalizzata.
"No che non sto scherzando." Severus rispose irritato. "E' appena successo. Non capisco come tu possa dubitarne!"
Harry rimase zitto per un po', come se stesse valutando attentamente la cosa, poi disse piano:
"Senti, lasciamo stare, per adesso. Voglio finire le compere."
Severus si era aspettato che, accompagnare Harry a Diagon Alley, lo avrebbe fatto sentire come un genitore che porta un figlio scalmanato per negozi, come l'accompagnatore di uno di quei ragazzini che vogliono vedere e toccare tutto, per ore... invece Harry si attenne scrupolosamente alla lista degli acquisti scolastici, non indugiando in nient'altro, e Severus, dopo essere appena stato in una camera blindata colma di oro fino al soffitto, ne rimase stranito.
"Non devi comprare altro?" Chiese quando Harry dichiarò di avere tutto, e propose di tornare a casa, ansioso di uscire dalla Polisucco.
"No, credo di avere tutto. Mi sono scordato qualcosa?" Domandò vagamente ansioso.
Severus disse titubante:
"Divise scolastiche, magari? Un gufo, anche. So che non ne hai uno."
Harry fece una smorfia strana, che Severus non seppe elaborare.
"Non... non ho il mio corpo, in questo momento. Madama McClan non potrebbe misurarmi. Le manderò un messaggio via camino con le misure nel pomeriggio... e non ho molta voglia di un gufo nuovo, al momento."
Severus era ancora un po' incerto e provò a tentarlo con qualcosa che sapeva piacergli:
"Nemmeno un giro nel negozio più inutile di Diagon Alley?" Disse indicando 'Accessori di prima qualità per il Quidditch'.
Harry occhieggiò la vetrina e scosse le spalle:
"Ho una scopa e no, non mi serve altro."
Si avviarono al Paiolo Magico per prendere la Metropolvere e, durante il tragitto, restarono silenziosi, mentre Severus considerava i modi spartani di Harry.
Era ricco, eppure non sembrava desiderare nulla di particolare. Nessuno acquisto insensato solo perché poteva permetterselo, nessuna ostentazione. Niente.
Una volta a Grimmauld Place, Severus chiese, ancora incuriosito:
"Harry, intuisco che forse a te non interessa molto, ma hai considerato di farti confezionare qualche vestito nuovo, mentre ordini le uniformi?"
Harry lo guardò strano mentre chiamava Kreacher, per mettersi d'accordo per il pranzo.
"Uhm... questi sono nuovi." Disse indicando i vestiti babbani che indossava.
Severus fece una smorfia.
"Intendevo qualcosa di più adatto a un mago. Immagino che ci siano eventi formali cui devi presenziare, adesso come adesso. Più di una volta mi hai detto che dovevi andare al Ministero, per qualche incontro con Shacklebolt."
Harry scrollò le spalle.
"A Kingsley non importa."
Severus si rese conto, di nuovo, che Harry mancava di qualunque finezza. Non sarebbe mai diventato un politico.
"Forse a lui no, ma sono certo che molti altri troverebbero più facile, ascoltare le tue opinioni, se ti presentassi in maniera migliore."
Harry si sedette mentre Kreacher faceva comparire il pranzo.
"Perché a qualcuno dovrebbe interessare la mia opinione?"
Severus si accomodò. A Harry il potere non importava, né quello politico, né il suo personale.
"Perché sei, attualmente, che ti piaccia o no, il mago più in vista della nazione. La tua opinione è oro, e nessuno oserebbe metterla in dubbio. Potresti approfittarne e guadagnare influenza, finché le cose resteranno in questo modo. Shacklebolt continua a chiamarti al Ministero perché, una tua parola casuale a sostegno di una sua nuova idea, rende tutto più facile. Lo sai questo, vero?"
Harry si avventò sulla bistecca davanti a sé con entusiasmo.
"Lo so ma a me non interessa, e presto finirà. La gente fa in fretta a passare ad altro e, prima si dimenticano di me, meglio starò."
Severus meditò a lungo su tutte le stranezze del suo Alpha ma, alla fine, dovette ammettere con se stesso che gli restava quasi del tutto incomprensibile.
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