06 - Eccola lì, la verità
Grimmauld Place, 16 luglio 1998
Harry Potter
Harry era rimasto seduto in cucina per lungo tempo dopo che Piton se n'era andato.
Come diavolo aveva potuto essere così stupido?
Perché il suo cervello non era riuscito a fare il semplice collegamento che, una gravidanza e un figlio, erano cose molto più difficili da nascondere rispetto al suo status di Alpha?
Soprattutto, come aveva potuto non rendersi conto che, un figlio, lo avrebbe costretto a rendere fin troppo chiaro il suo status, sempre che lui non volesse mentire a tutti, dicendo che aveva avuto il bambino con... la sua mente era vuota.
Anche solo l'idea di dover mentire, non tanto al Mondo Magico ma al suo futuro figlio, lo lasciava costernato.
E Piton? Come aveva potuto pensare che il suo professore di Pozioni, freddo e bastardo, temuto da tutti, potesse anche solo essere vagamente d'accordo ad avere un figlio con lui?
Perché aveva creduto che tutti gli Omega volessero esattamente quello, quando adesso, pensando a Piton, era abbastanza ovvio che non potesse essere così?
Una parte della sua mente gli disse che, con tutta probabilità, a un certo punto i suoi istinti da Alpha dovevano aver preso il sopravvento sul suo buon senso. Era molto probabile che le cose fossero andate proprio così perché, tutto a un tratto, il ricordo di undici giorni passati a fottere Piton in ogni modo possibile, spinto solo dal forte imperativo biologico di annodare dentro di lui e di spingergli il suo seme in profondità, mentre lo sentiva supplicare esattamente per quello, gli sembrò la cosa più sbagliata del mondo.
Si sentiva sporco, malvagio, come se avesse violentato l'uomo e lo avesse costretto, per tutto il tempo, a sottomettersi alla sua volontà, anche se razionalmente sapeva che non era andata così, e che quella era solo la loro natura. Il pensiero però non alleggerì la fitta di colpa che sentiva.
Era stato un mostro, non certo migliore di Travers.
Poi la realtà gli cadde addosso completamente, rimandandogli brutte immagini di se stesso, a Hogwarts, in mezzo a tutti i suoi vecchi amici e compagni, seduto in aula, mentre si costringeva a osservare il suo professore gravido...
Piton sarebbe stato un vero bastardo, se lo sentiva e, se in passato lo era stato per stupide motivazioni, quali la somiglianza fisica di Harry con James Potter, questa volta sarebbe stato più che giustificato.
Harry gemette.
Era un incubo, uno di quelli che sarebbero finiti stampati sulla prima pagina del Profeta.
Pensa. Non essere stupido, pensa. Sei un Grifondoro, fatti coraggio e affronta la situazione!
La prima cosa, la più importante che gli venne in mente, era che doveva parlarne con qualcuno.
L'ira di Molly sarebbe stata implacabile, se avesse saputo che Harry aveva fatto tutto in maniera così orribile, dopo che lei gli aveva pazientemente spiegato cosa ci si aspettava, esattamente, da un buon Alpha. Aveva deluso l'unica donna che avesse sempre considerato una specie di madre.
Poi c'erano i suoi amici. Ron... Merlino, poteva immaginare senza problemi l'espressione di disgusto sulla faccia del suo amico, quando gli avesse detto che lui e Piton... ma Hermione sarebbe stata anche peggio.
Aveva in pratica comprato uno schiavo.
Hermione non avrebbe capito nemmeno in un milione di anni, e Harry si ritrovò a pensare che avrebbe anche avuto ragione, a non capire, perché le cose erano andate proprio nel modo peggiore.
Era tutta colpa sua, e dello stupido desiderio del suo cuore di avere una famiglia.
Perché non poteva solo fare le cose come tutti gli altri?
Perché non aveva potuto semplicemente trovarsi una ragazza carina, corteggiarla, e mettere su famiglia con lei? Cosa diavolo c'era di sbagliato in lui?
La Tana, 31 luglio 1998
Harry Potter
Harry non sentì né vide Piton nei giorni successivi alla fine del calore, e lui era troppo pieno di colpa e di vergogna, per riuscire a trovare un modo per affrontare l'Omega.
Il Legame, inoltre, lo stava facendo impazzire, tirando nel suo petto fin troppo spesso, e rendendolo dolorosamente cosciente che avrebbe dovuto essere al fianco del suo Omega.
A un certo punto aveva anche cominciato a sentire un sentimento che sembrava mancanza, e aveva cercato di convincersi che provenisse dall'Omega, anche se non ne era per niente certo.
Così, mentre il compleanno di Harry, quell'anno, fu festeggiato in ogni luogo magico del paese, il Salvatore che tutti acclamavano passò la giornata alla Tana, circondato dagli amici più intimi ma comunque con il morale sotto i piedi.
Harry non era esattamente in vena di festeggiamenti, e il suo umore rimase piuttosto basso per tutto il tempo. Ogni tanto lanciava sguardi preoccupati in direzione della signora Weasley, ma senza mai trovare il coraggio di affrontare l'argomento che lo stava rodendo.
Avrebbe voluto parlare con qualcuno, e alla sua mente si ripresentarono i volti sorridenti di Sirius e Remus, ma nessuno dei due era più vivo, e lui non conosceva intimamente altre persone, più adulte di lui e che capissero la situazione, con cui potersi confidare.
Passò la festa tenendo stretto in braccio Teddy, come se il bambino fosse l'unico in grado di dargli un conforto.
In fondo alla sua mente sapeva che, un figlio, non poteva in nessun modo essere una brutta cosa: Remus e Tonks avevano deciso di avere Teddy in una situazione ben peggiore e, anche se ora il bambino era orfano, Harry era certo che loro non avrebbero comunque rimpianto la scelta di averlo. Harry avrebbe detto al suo figlioccio, ogni giorno, quanto fosse stato voluto e amato... ma non avrebbe mai potuto dire lo stesso a suo figlio.
Certo, Harry lo avrebbe amato e lo aveva voluto ma Piton...
"Harry, amico, sei sicuro di stare bene?" Chiese Ron verso sera, quando ormai in molti avevano lasciato la Tana, compresa Hermione, che in quei giorni soggiornava dai suoi genitori.
Harry si fece coraggio:
"Che cosa ne pensi di andare da me? Per la serata. Magari usciamo nella Londra babbana..."
Ron lo guardò e sorrise:
"Perché non andiamo da Rosmerta? Avrei voglia di una delle sue Burrobirre bollenti!"
Harry roteò gli occhi:
"Ron, non voglio andare in un posto dove tutti mi riconosceranno e... lo sai come va a finire..."
Ron annuì rapido, evidentemente ricordando un paio di episodi piuttosto sgradevoli.
"Sì, certo. Londra babbana. Perfetto!"
Pub in Grimmauld Place, 31 luglio 1998
Harry Potter
Alla fine non fecero molta strada, andando solo a sedersi nel piccolo pub che si affacciava su Grimmauld Place e, una volta lì, Harry si decise a condividere le sue preoccupazioni:
"Senti Ron, c'è questa cosa, e non la sa ancora nessuno..."
Ron sembrava tutto meno che preoccupato:
"Harry sono certo che non ci sia più niente che possa davvero crearci dei problemi. Voldemort è andato, amico! Tutto il resto sono solo sciocchezze!"
Harry avrebbe voluto essere altrettanto fiducioso.
"Ho chiesto a Kingsley di farmi dare un'occhiata alla Lista."
Ron sbatté appena gli occhi.
"Be' sì. Immaginavo che lo avresti fatto, dopo che hai rotto con Ginny."
Harry arrossì alla menzione della ragazza, e disse onestamente:
"Sono follemente geloso di te e Hermione... voglio dire, voi sembrate così felici, e la tua famiglia è grandiosa e..."
Ron alzò le mani come a volerlo fermare:
"Hey! E' anche la tua famiglia! Lo sai!"
"Lo so, e sono davvero grato a tutti voi, ma volevo una famiglia mia e..."
Ron annuì fin troppo rapidamente:
"Lo immagino. Voglio dire, io e Hermione stiamo già pensando di cercare casa, dopo i MAGO." Poi, dopo un sorso di birra, Ron sorrise: "Dai. Dimmi della Lista. Hai avuto degli appuntamenti? Belle ragazze?"
Harry arrossì e sentì una brutta sensazione allo stomaco.
"Ehm... non esattamente. Credo... forse..." Abbassò gli occhi, vergognoso, ma se non riusciva nemmeno a dirlo a Ron, che almeno già sapeva che era un Alpha, come avrebbe fatto ad affrontare tutti gli altri?
"Forse ho affrettato un po' le cose e... ecco... mi sono Legato."
Ron sembrò felicissimo per lui e Harry di colpo si sentì nauseato.
"Harry! Questo è fantastico! Lei chi è? La conosco? Perché non me l'hai detto subito? Mamma sarà al settimo cielo e... Merlino! Vi sposate? Subito o dopo i MAGO? Immagino dopo ma... puoi sposarti alla Tana come Bill, sarebbe bello avere un'altra cerimonia con un finale migliore e..."
Harry non ce la fece a lasciarlo continuare così allegramente:
"Ron. E' un disastro, non c'è proprio niente da festeggiare. Lui nemmeno mi vuole! Non davvero, comunque!"
Il suo amico si fermò.
"Lui? Uh! Pensavo fosse una ragazza... Ma cosa significa che non ti vuole? E' ovvio che ti voglia! Diamine, sei Harry Potter! Tutti ti adorano!"
Harry la buttò lì con rabbia:
"Non lui."
Ron gli sorrise incoraggiante:
"Avanti Harry, questo è stupido! Perché mai non dovresti piacergli?"
Harry abbassò il viso bollente sul suo boccale di birra, mentre il senso di colpa lo rodeva:
"Ron, io non avevo capito... Credevo che anche lui lo volesse, perché ha firmato la Rivendicazione e poi è venuto a passare il calore da me... ma non lo voleva. Si è sentito costretto. In pratica l'ho violentato."
Seguì un silenzio durante il quale Harry non trovò proprio il coraggio di guardare in faccia il suo amico.
Poi la mano di Ron sciolse una delle sue dal boccale e la strinse forte.
"Harry, non può essere come dici. Vi siete Legati, no? Mamma e papà dicono che il Legame risolve sempre tutto e..."
Harry sbatté il boccale con forza sul tavolo.
"Non risolve un cazzo! Serve solo a farmi sentire sempre cosciente di quanto mi odia! In ogni momento so sempre cosa prova e, credimi, non è amore, proprio per niente!"
Ron era perplesso ma ritentò:
"Harry, credo ci voglia tempo. Comunque lui chi è? Deve essere più grande perché non c'erano Omega a Hogwarts e..."
Harry, appena aveva detto del Legame a Ron, lo aveva sentito tirare, forte, fino a far male.
Piton lo aveva accusato di voler manipolare la verità ma non era vero... però lui non si sentiva pronto a dire a tutti... ma Ron era suo amico. Se non aveva il coraggio di parlarne nemmeno con lui...
"E' Piton."
Ron si bloccò e divenne un po' lucido, come se fosse fatto di cera, poi, titubante, disse:
"Se hai scelto lui... cioè, io penso comunque che sia un bastardo... ma se tu... andrà bene. Non sapevo nemmeno che fosse un Omega ma sono certo che..." Ron si bloccò e poi sbottò di nuovo:
"Oh Merlino, Harry! Piton ti odia! Ti ha sempre odiato!"
Eccola lì, la verità, detta con tutta la forza e la convinzione di Ron. Se almeno Harry avesse avuto il buon senso di confidarsi con qualcuno prima di fare quell'enorme cazzata...
"E' quello che ti sto dicendo. Mi odia. Adesso più di prima, e siamo Legati."
"Cazzo, cazzo, cazzo... come diavolo hai potuto fare una cosa così stupida? Dove avevi la testa?"
Harry abbassò la faccia verso il tavolo, vergognoso, perché sapeva esattamente dove aveva avuto la testa, quando aveva scelto Piton.
"Ho fatto un pasticcio, Ron. Non l'ho fatto apposta. Poi lui è andato in calore e..."
"Harry!" Urlò Ron sbarrando gli occhi "Quello non lo voglio sapere!"
Harry arrossì ancora di più, se possibile, poi, dopo aver racimolato coraggio da ogni angolo, ammise il peggio:
"Sì, be'... io... lui... aspettiamo un figlio."
Ron ammutolì e rimase zitto per un tempo fin troppo lungo, e Harry davvero non sapeva cosa altro dire. Alla fine il suo amico prese fiato:
"Be'... è... dovresti parlarne con mamma, credo."
Harry sapeva di doverlo fare, anche se era certo che Molly lo avrebbe ucciso con le sue mani, quando l'avesse saputo.
"Lo so! So che sarebbe la cosa ragionevole da fare, e so che sono stato un perfetto idiota, lo so, va bene? Solo che volevo una famiglia così disperatamente e..."
Harry si bloccò.
Sembrava un bambino che stesse frignando. Peggio. Sembrava Dudley quando rompeva un giocattolo nuovo.
Prese fiato e cercò di ragionare.
"Ron, i fatti sono questi. Adesso ho solo bisogno di trovare un modo per far sapere a tutti la verità, senza che scoppi un putiferio. Nessuno sa nemmeno che sono un Alpha, ed io non voglio dover mentire ancora, tantomeno voglio avere un figlio che dovrà vivere con il peso delle mie menzogne. Non mi resta altro da fare che trovare un modo."
Una volta che Ron cominciò ad assimilare la situazione, cercò di essere di aiuto.
Non è che avessero messo in piedi un vero e proprio piano d'azione, questo no, ma almeno Ron aveva detto, senza mezzi termini, che sarebbe stato davvero normale se lui e Piton avessero voluto mantenere la riservatezza.
Non si parlava mai di Alpha e Omega in pubblico, dopotutto.
Era ovvio che Harry avrebbe dovuto dirlo almeno agli amici ma, fuori dal loro piuttosto ristretto cerchio di conoscenze, non c'era alcun bisogno di mettere in risalto la situazione.
Ron era stato rincuorante: Harry non era il solo a essere costantemente sul Profeta, in quei giorni, visto che lui e Hermione erano chiacchierati allo stesso modo.
Eppure non c'erano pettegolezzi sulla loro relazione, al momento, tanto che, gli disse Ron, la Tana e anche casa di Hermione erano adesso fornite di ottimi incantesimi di protezione contro i gufi importuni.
I suoi amici non erano stati immuni, negli ultimi mesi, dal ricevere valanghe di messaggi piuttosto sconvenienti, alcuni addirittura con offerte di matrimonio davvero poco ortodosse.
"Dedalus Lux! Ti rendi conto! Sapevo che quell'uomo era pazzo, ma mi ha scritto che si ricordava di me fin da quando lo avevamo incrociato alla fontana, durante la Coppa del Mondo! Ci puoi credere?"
Harry ridacchiò, davanti alla scandalizzata protesta di Ron, e si sentì un po' meglio.
Almeno aveva delle priorità, adesso.
Avrebbe parlato con Piton, anche se la cosa lo terrorizzava, e gli avrebbe spiegato che a lui andava bene mettere i suoi amici a conoscenza della situazione e che sarebbe stato disposto a fare altrettanto, se Piton voleva in qualche modo presentarlo ai suoi conoscenti. Merlino, era Legato a quell'uomo e non sapeva nemmeno se Piton avesse degli amici!
Per il resto avrebbero mantenuto il riserbo sulla questione, perché non erano proprio affari di nessun altro.
Harry non s'illudeva di poter veramente mantenere segreto il suo Legame, e sapeva che le cose, prima o dopo, sarebbero venute fuori, ma almeno non avrebbe costretto Piton a mentire, se non voleva.
E poi non stavano mentendo. Erano solo riservati.
A lui sembrava un buon inizio.
Hogwarts, 2 Agosto 1998
Severus Piton
Severus si ritrovò Potter tra i piedi i primi giorni di agosto.
Erano passate più di due settimane dal suo calore e non aveva più ricevuto notizie da Potter.
Se da un lato si era sentito sollevato, dall'altro i suoi istinti Omega lo stavano deprimendo: si teneva impegnato per tutta la giornata ma la sera, da solo nei suoi alloggi, non poteva fare a meno di sentirsi un completo fallimento.
Il legame tirava, spingendolo a pensare a Potter e a sentirsi inadeguato, adesso che gli era lontano.
Per quanto facesse, si sentiva abbandonato e solo, e anche se razionalmente sapeva che era uno stupido istinto Omega, non poteva fare niente per sopprimere la sensazione.
L'unica volta che anche solo pensò, di stordirsi con il whisky, per alleviare la tensione, la sua parte Omega gli diede un metaforico calcio nel culo, rendendolo fin troppo cosciente che l'altro istinto primario che lo dominava era quello di prendersi cura della sua prole.
Che fosse gravido lo aveva capito quasi subito, senza bisogno di nessun controllo, perché la sua stupida voce morbida non faceva che ripeterglielo, con fin troppo entusiasmo
Aspetto un figlio!
Il mio Alpha mi ha dato un figlio!
Se ci fosse stato un modo sicuro, per far tacere quei suoi stupidi istinti, di certo ormai Severus, che lo aveva cercato ovunque, lo avrebbe trovato.
Non c'era, e lui doveva solo conviverci, come aveva sempre fatto, anche se si sentiva perennemente in guerra con se stesso.
Un tempo, quando era molto giovane, forse prima ancora di essere legato al Signore Oscuro, si era rigirato nella mente l'idea di avere dei figli.
Purtroppo lui, se avesse potuto scegliere, avrebbe scelto Lily, che era tutto meno che un Alpha, quindi in nessun modo avrebbe potuto avere figli con lei, e il pensiero di chiunque altro, con cui avere una famiglia, non lo aveva mai sfiorato.
Quando era stato Legato al Signore Oscuro, invece, aveva ringraziato Merlino, ogni giorno, che quell'uomo non volesse in alcun modo avere una discendenza, perché il solo pensiero di portare in grembo i suoi figli lo aveva fatto star male nel profondo.
Era quasi impossibile, per un Omega, abortire, soprattutto perché la perdita volontaria di un figlio lo avrebbe portato alla pazzia, visto che gli Omega erano così soggetti agli istinti di procreazione, ma Severus sarebbe stato pronto a mandare al diavolo la sua sanità mentale in ogni momento, se mai avesse sospettato di essere pregno del Signore Oscuro.
Così adesso si trovava in una posizione in cui non aveva mai pensato, o sperato, di trovarsi.
Se solo non fosse stato Potter...
E il moccioso arrivò lì una sera, senza nemmeno un gufo di avvertimento.
Severus sentì bussare alla porta e, semplicemente, il suo Legame gli disse che, dietro l'ingresso ai suoi appartamenti avrebbe trovato il suo Alpha, e che sarebbe stato nervoso e irritabile.
Quella non era certo una novità.
Aprì la porta e immediatamente benedì l'incantesimo cancella odori, perché adesso che erano Legati, tutti gli istinti di Severus gli dicevano che era suo preciso dovere compiacere l'Alpha davanti a lui.
Lo fece entrare, e trovò almeno divertente l'impacciato imbarazzo del ragazzo.
Fece del suo meglio per essere civile, visto il modo in cui si erano urlati in faccia l'ultima volta.
Potter arrivò al punto immediatamente, sempre privo di qualunque tentativo di sottigliezza.
"Ci ho pensato. Non voglio fare un annuncio ufficiale o qualcosa del genere, però è stupido che mi vergogni tanto di essere un Alpha . Mi va bene se lo sanno un po' di persone, almeno quelle che mi sono davvero vicine. E ovviamente posso immaginare che anche tu preferiresti dirlo ad alcuni."
L'inizio del discorso, almeno, riuscì a non mandare Severus fuori dai gangheri. Era sensato.
Di certo lui avrebbe preferito poter spiegare la situazione almeno ad alcuni insegnanti, e soprattutto a Poppy, perché avrebbe avuto bisogno di aiuto medico, a un certo punto. A quel punto, però, la curiosità fu più forte di lui.
"Comunque, perché nessuno sa che sei un Alpha? Qualunque altro ragazzo lo avrebbe sbandierato orgoglioso ai quattro venti, sicuro di essere oltremodo apprezzato da tutti."
Non era esattamente vero, perché era un argomento di cui molti non parlavano, nel Mondo Magico, ma Potter si incupì subito.
"Certo, apprezzatissimo, non ne dubito! Bambino-Che-E'-Sopravvissuto, a Voldemort, rettilofono, come Voldemort, orfano, come Voldemort, allevato da babbani che l'hanno odiato, come Voldemort, Alpha, come Voldemort... sarebbe stato grandioso. Sono certo che lo avrei adorato!"
Severus non era pronto per ricevere una risposta sarcastica proveniente da Potter, ma vedeva il punto, almeno in parte:
"Tu adori essere al centro dell'attenzione, Potter!" Ritorse senza pietà Severus, e Harry ringhiò forte, costringendo Severus a irrigidirsi per evitare di ritrarsi.
"Dimmi che non lo credi davvero! Va bene se lo dici per irritarmi ma non ci puoi credere davvero! Ho fatto di tutto per essere normale! Non l'ho chiesto io di finire costantemente sotto i riflettori, e dimmi una sola volta in cui lo abbia fatto intenzionalmente!"
Severus non ci aveva mai pensato. Dopotutto aveva sempre davvero dato per scontato che Potter cercasse l'attenzione che riceveva... però, a ben vedere...
"Va bene. Facciamo che l'abbia detto solo per irritarti. Allora, a chi lo vuoi dire?"
Harry sembrò di nuovo a disagio, e a Severus non dispiacque per nulla:
"E' una lista piuttosto corta. Solo i Weasley. Hermione anche, ma preferirei ehm... prenderla con calma, con lei."
Severus si era aspettato un numero notevolmente maggiore di persone. Aveva creduto che Potter fosse in confidenza con molta più gente...
"I Wesley da soli costituiscono una lunga lista, Potter!" Rispose arcigno, solo per abitudine.
"E tu? Chi altri mi devo aspettare?"
"Sicuramente Poppy, sempre che tu non voglia che io faccia i controlli medici al San Mungo." Rispose rapido Severus, aggiungendo un ghigno che fece sbiancare Potter. "Minerva, Irma, Filius e Hagrid."
"Ha... Hagrid?" Chiese Potter, molto incerto. Severus trovò strano che l'unico su cui avesse da ridire, fosse quello che lui credeva essere più intimo col ragazzo.
"Sì, Hagrid. E' un problema?"
"Ecco... no. Cioè, mi farebbe molto piacere, però, insomma..."
"Parla Potter! Credevo fossi amico di Hagrid!"
"Lo sono!" Protestò il moccioso vivamente. "Hagrid però non è... insomma, non è molto discreto!"
A Severus venne voglia di ridere per l'assurdità della cosa:
"Lui è discreto! Solo ha dei problemi a esserlo con te!"
"Come? Perché dici questo?"
Severus sbuffò.
"Perché voi stupidi Grifondoro avete questa distorta visione della vita, che non vi permette di mantenere a lungo un segreto con chi credete vostro amico! Ecco perché! Ma tolto te, e forse i tuoi importuni amici del cuore, Hagrid è una persona perfettamente riservata!"
Harry sembrava sorpreso ma non replicò, preferendo passare oltre.
"Va bene. Resta che, a un certo punto, la cosa diventerà pubblica comunque." Disse il moccioso, leggermente imbronciato.
"Non necessariamente, no. Io, al contrario di altri, sono perfettamente in grado di essere discreto."
Se Potter si sentì insultato, non lo diede a vedere:
"Vuoi... non lo so... vuoi che saliamo adesso?"
Severus, a un tratto, si rese conto di cosa gli stava cercando di dire Potter.
Non era lì solo per concedergli il permesso di dire, ad alcune persone, che erano Legati e che aspettavano un figlio.
Era lì per andare con lui, da quelle persone, esattamente come un qualunque Alpha che porta a spasso, tronfio e orgoglioso, la sua cagna gravida.
E non intendeva solo le persone che Severus aveva scelto per condividere la cosa... lo avrebbe portato dai Weasley, mettendolo in mostra come un trofeo.
"Ah... no... non c'è bisogno che tu sia presente..." Tentò Severus, con voce che tradì una nota di disperazione.
Il Legame doveva aver segnalato qualcosa a Potter, perché il moccioso si incupì.
"Che cosa c'è di sbagliato? E' l'orario? E' troppo tardi? Va bene anche un altro giorno, posso tornare un pomeriggio."
Severus si maledì. Potter era dannatamente troppo giovane.
Aveva tutti i peggiori tratti del peggiore Alpha e non ne era nemmeno cosciente. Sospirò.
"Potter perché devi essere così maledettamente stupido? Se fossi sicuro che lo fai apposta potrei sopportarlo, ma tu davvero non ti rendi conto di nulla?"
Ed ecco di nuovo quello sguardo, vuoto e perso, che costrinse Severus a dettagliare:
"Come puoi credere che io voglia venire con te, e restarmene lì in un angolo, mentre tu spieghi in dettaglio ai miei colleghi di lavoro, che io sono nient'altro che la tua cagna, che hai così ben riempito durante il calore?"
Hogwarts, 2 Agosto 1998
Harry Potter
Perché, perché di tutte le persone su quella dannata Lista, Harry aveva scelto proprio Piton?
Quale dannato istinto masochistico Alpha lo aveva spinto a quella scelta?
Oh, Harry sapeva benissimo perché aveva scelto Piton, solo che, sul momento, aveva agito di sicuro spinto dalle sue parti basse, perché tutto sembrava una guerra, con questo particolare Omega.
Dopotutto, però, lui aveva sempre saputo che Piton era stato legato a Voldemort, e quindi forse non avrebbe dovuto stupirsi tanto se reagiva male a qualunque cosa.
Harry davvero non credeva che la sua proposta derivasse da un qualche genere di orgoglio da Alpha. Merlino, lui avrebbe preferito non dire niente proprio a nessuno, se fosse stato possibile.
Se fosse dipeso da lui, si sarebbe andato a rintanare in una qualche isolata zona babbana, ben lontano dal Mondo Magico, solo lui, Piton, e un numero esorbitante di figli.
Peccato che, a quanto pareva, tutto quello che aveva creduto di sapere, sugli Omega, fosse sbagliato, o almeno lo era per questo particolare esemplare.
Perché Piton non poteva semplicemente essere felice di avere un Alpha che si sarebbe preso cura di lui, per tutta la sua vita? Perché non poteva essere sufficiente?
Harry aveva sempre creduto che fosse quello, il desiderio del cuore di qualunque Omega, e che fosse per lo stesso motivo che Harry si sentiva sempre così sbagliato, visto che non aveva mai avuto una famiglia sua.
E invece no...
"Cerchiamo di chiarire," esordì con voce tesa, "io non ti sto imponendo di dirlo proprio a nessuno e, se vuoi andare da solo a parlare con la Preside e con gli altri, non ho nessun problema. Stessa cosa per i Weasley. Posso benissimo andare a dirglielo senza di te. Solo, a me continua a sembrare una buona notizia, una cosa per cui festeggiare, e scusami se pensavo volessi condividere almeno un minimo di gioia, con le persone che hai scelto, e con me!"
Piton lo guardò come se fosse un vermicolo:
"Potter, snebbiati la testa dalla stupida favola che vedi quando sei dai Weasley. Apri un attimo gli occhi e guardati intorno con almeno un minimo di realismo: tu non mi piaci, e sa Merlino quanto trovi insopportabile e irritante la tua compagnia, e sono piuttosto certo che i miei sentimenti siano sempre stati ricambiati allo stesso modo. Io non lo so cosa si è acceso nella tua stupida mente da Alpha quando hai visto il mio nome sulla Lista, che ti abbia portato a credere che le cose, tra noi, avrebbero potuto essere diverse."
Harry sapeva perfettamente che Piton aveva ragione.
Aveva visto piuttosto chiaramente come poteva essere una relazione tra Alpha e Omega, e non si illudeva che tutti fossero come i signori Weasley, innamorati e felici.
Solo si era illuso che, per qualche ragione strana e stupida, lui e Piton avrebbero potuto avere qualcosa. Non certo una vera felicità, quello no, perché Harry era ormai abbastanza sicuro di non meritare davvero niente del genere, ma almeno una sorta di vita decente. E non solo per sé: pensava davvero che anche Piton meritasse qualcosa.
Si era ripromesso di non dire all'uomo cosa lo avesse spinto a rivendicarlo perché sapeva, ne era certo, che a Piton non avrebbe fatto nessun piacere sentire la verità.
Non la verità.
Strinse i pugni, pericolosamente vicino a parlare, perché gli sembrava l'unico modo per spiegare 'cosa si era acceso nella sua stupida mente', per dirlo con le parole dell'uomo.
Continuava a essere certo che Piton avrebbe preferito non saperlo, ma dopotutto Harry doveva far capire a quell'uomo, a quell'Omega, che lui non era esattamente all'oscuro di quanto brutte potessero essere le cose e che, semplicemente, voleva che invece fossero migliori.
Per se stesso e per lui.
"L'ho sempre saputo che sei un Omega, non è che avessi bisogno di vedere il tuo nome sulla Lista, razza d'imbecille. " Harry si diede del cretino... aveva appena deciso di essere conciliante, e il massimo che gli era uscito era questo?
Piton digrignò i denti e sibilò:
"Questa è una menzogna! Esattamente come avresti fatto a saperlo? Magici poteri da Alpha troppo potente? Perché sono più che certo che tu non abbia, mai e poi mai, avuto modo di annusare intorno a me senza un incantesimo cancella odori!"
Harry si sentiva le guance in fiamme. Perché era tutto così imbarazzante? Ma ormai aveva cominciato e valeva la pena finire:
"Piton cazzo! Non ho mai imparato a occludere e tu lo sai perfettamente!"
Evidentemente l'uomo ci mise più di un momento a comprendere la portata della rivelazione e, proprio come Harry aveva immaginato, l'idea non sembrò piacergli molto, perché divenne ancora più pallido del normale.
"Quando?" Chiese in quello che sembrava un sussurro, e che esasperò ancora di più Harry, ormai al limite estremo della tensione.
"Quando? Ogni dannata volta, ecco quando. Per tre lunghi anni! Voldemort ti voleva, ed io ero lì. Ti faceva del male, ed io ero lì. Ogni dannata cosa che lui ti ha fatto, io ero sempre lì. No, non ero solo lì. IO ero LUI. Provavo tutto quello che provava lui. Quindi sì, sarò un egoista di merda, ma ti ho rivendicato per scusarmi per tre anni di sofferenze e umiliazioni, perché mi sento in colpa come un cane, come se le avessi fatte davvero io, tutte quelle cose. Ognuna di quelle cose. Ogni dannata volta. Lo so che non mi merito un cazzo, lo so che non posso nemmeno sperare in una vita normale, ma ci volevo provare! E scusami se ti ho tirato in mezzo ma, sinceramente, non mi andava di lasciare che finissi di nuovo con un altro mostro come lui!"
Harry era senza fiato e sentiva le lacrime sul viso. Le cacciò con una mano e si alzò, girandosi per non vedere il viso di Piton, perché era certo di non voler vedere, o sapere, quello che provava, soprattutto perché quel dannato Legame gli stava dicendo che niente andava bene, in quel momento.
Harry scappò da quelle stanze.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top