05 - Una gravidanza dura nove mesi
Grimmauld Place, 16 luglio 1998
Severus Piton
Quando gli ormoni glielo permettevano, Severus si concedeva di esplorare quello che stava succedendo.
Potter era un Alpha sfrenato e possessivo, e lo era diventato sempre di più, a mano a mano che i giorni si susseguivano.
Era costantemente presente, e Severus non riusciva a ricordare un singolo momento in cui si fosse allontanato dalla casa, dal letto, da lui.
Severus ebbe un fugace ricordo di quando doloroso potesse essere passare un calore senza un Alpha, e sospirò di sollievo per il fatto che Potter fosse rimasto sempre lì.
L'Alpha aveva continuato ad annodarlo, ogni volta che Severus aveva smaniato per averlo dentro di sé, e non si era mai negato, neanche per pochi minuti.
Merlino, non aveva nemmeno idea di quanto tempo fosse passato.
Oltre a tutte le altre stranezze, quella che lo lasciava più sconvolto, era il Legame.
Era sempre stato solo un peso nel suo petto.
Come un sasso, un macigno straziante che lo rendeva sempre dolorosamente cosciente di appartenere al Signore Oscuro.
Il Legame con Potter era del tutto diverso.
Non era esattamente doloroso, ma tirava. Merlino, tirava come se una coppia di Thestral fosse agganciata al suo petto.
In tutti quegli anni lui non aveva mai sentito nessuno stato d'animo arrivargli attraverso il Legame con il Signore Oscuro, anche se invece sapeva perfettamente che il suo Alpha percepiva nitidamente le sue emozioni.
Non aveva nemmeno mai sospettato che un Legame potesse essere a doppio senso, aveva semplicemente creduto che non funzionasse così.
Era il modo in cui gli Alpha controllavano i propri Omega, e non certo il contrario, dopotutto.
Adesso si rese conto che probabilmente il Signore Oscuro era stato in grado di occludere anche quella parte di sé, perché con Potter, invece, il Legame era frenetico e lui sentiva, continuamente, i sentimenti in tumulto dell'Alpha.
Potter passava da uno stato d'animo all'altro all'improvviso, senza dargli nemmeno il tempo di registrare quello che stava succedendo, semplicemente lasciandolo frastornato.
Ogni volta che tornava abbastanza cosciente, Severus doveva occludere la sua mente per cercare di riorganizzare i pensieri ed escludere le forti emozioni dell'Alpha.
Lo aveva appena fatto, e cominciava a sentirsi padrone di sé, quando il moccioso uscì dal bagno e, annusando l'aria, lo guardò e sorrise:
"Merlino, grazie. Un altro paio di giorni e sarei morto."
Si buttò sul letto al suo fianco e gli passò un braccio sul ventre ancora gonfio, dopo l'ultimo accoppiamento.
Severus aveva bisogno di alzarsi e andare in bagno, così scostò il braccio di mala grazia, e annusò a sua volta l'aria.
Il suo calore era finito.
Si mise a sedere con attenzione, sicuro che adesso, con i suoi ormoni di nuovo a un livello normale, avrebbe cominciato a sentire dolori praticamente ovunque.
"Che giorno è?" Chiese, alzandosi con cautela.
Sentì il moccioso ridacchiare.
"Sono passati undici giorni."
Severus, che era già sulla strada per il bagno, si voltò di scatto.
"Aspetta, cosa?"
"Undici. Giorni." Scandì Potter con voce compiaciuta, poi chiese in tono falsamente innocente:
"E' un record?"
Severus sbuffò ed entrò nel bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
Non sapeva nemmeno che fosse possibile, restare in calore per undici giorni.
Aveva sentito di otto, una volta, ma lui non aveva mai superato i sei.
Immaginò che fosse per colpa dei soppressori. Li aveva presi per così tanto tempo che quella era l'ovvia conseguenza. O quello o il fatto che Potter era un Alpha straordinariamente potente.
Restò in bagno per un pezzo.
Voleva lavarsi via di dosso l'odore di sesso e di Potter e, una volta nella vasca, cominciò a ripercorrere gli episodi che ricordava, sentendosi sempre più male.
Si coprì la faccia con le mani, imbarazzato oltre ogni dire.
Sapeva che si sarebbe sentito così, alla fine, ma questo era del tutto orribile.
L'Alpha con cui aveva passato il calore era Harry Potter, il ragazzo che aveva visto crescere, e che aveva protetto dall'ombra.
Il figlio di Lily, la donna che aveva insensatamente tentato di amare, sapendo perfettamente che a un Omega non erano concessi certi sentimenti.
Harry Potter, il suo petulante e borioso studente.
Il suo dannatissimo Alpha.
Sapeva che, durante il calore, avrebbe fatto e detto cose che, una volta finito, avrebbe trovato imbarazzanti, ma in quel momento aveva appena ricordato di essersi messo a piagnucolare, esattamente come se fosse una ragazzina bisognosa di attenzioni, cercando in ogni modo di sentirsi dire che era bello e apprezzato, dal suo Alpha.
E Potter, glielo aveva detto...
Mi ha detto che sono perfetto per lui.
Ronfò appagata la sua stupida mente da Omega.
"Merda." Mormorò tra sé, sapendo che, a un certo punto, sarebbe dovuto uscire da quel bagno e affrontare Potter.
Ecco, quello sì che sarebbe stato umiliante, e non aveva più nemmeno la scusa, o la motivazione, di sfuggire ai suoi occhi e di dimostrarsi orribilmente servile, perché durante il calore, in un punto imprecisato, aveva del tutto abbandonato quegli atteggiamenti.
Severus gemette e schiaffeggiò l'acqua che si andava raffreddando.
Una cosa per volta, decise.
Doveva trovare i suoi vestiti, la sua bacchetta, mangiare, e fuggire a gambe levate da quel moccioso petulante e insopportabile.
Lo strattone fu forte, come una fitta. Il Legame non era per nulla d'accordo con l'ultima parte del suo piano.
Non puoi scappare! Sei suo.
Si indignò la sua parte Omega, facendolo imprecare a bassa voce.
Quando uscì dal bagno, la camera era vuota, e i suoi vestiti erano puliti e piegati sul letto, con la bacchetta al fianco.
Potter era premuroso, e lo era stato per tutto il tempo, questo doveva concederglielo.
Non se lo sarebbe aspettato ma era stato esattamente così.
Si rivestì con calma, sentendosi alla fine un po' strano, dopo tanti giorni con niente addosso.
I pensieri di Severus tornarono al punto precedente: Potter lo aveva soddisfatto per undici giorni.
Non una volta lo aveva lasciato a supplicare fino a quando avesse cominciato a provare dolore. Nemmeno una.
Diciotto anni, si rammentò Severus all'improvviso, e fu per un attimo davvero grato che il ragazzo fosse così giovane e così pieno di energie.
Scese le scale con un mezzo sorriso sulle labbra.
Sapeva che era solo la sua parte Omega a farlo sentire così felice... ma era talmente rilassato... esattamente come se fosse un Omega che era stato ben scopato, e che era Legato a un Alpha premuroso.
Si bloccò di colpo a metà di uno scalino.
Poteva essere vero?
Si sentiva vagamente in imbarazzo, per almeno un migliaio di cose, ma nessuna delle umiliazioni, o dei crudeli scherni che si era aspettato, era arrivata.
Sentì Potter canticchiare dalla cucina, mentre l'aroma di pancetta invadeva l'aria.
L'Alpha aveva cucinato per lui molte volte, e Severus sapeva che, in quella casa, c'era un elfo domestico, anche se vecchio e pazzo, eppure Potter aveva sempre fatto da solo e, adesso che ci pensava, sempre senza magia.
Perché lo faceva? Non aveva molto senso.
A ben vedere c'erano un sacco di cose che non avevano senso.
Entrò in cucina e, alla vista del tavolo imbandito, sentì il suo stomaco gorgogliare forte.
Avevano mangiato, a volte, ma sicuramente mai a sufficienza.
Liquidi e cibo.
In quel momento avrebbe anche ucciso, per qualunque cosa contenesse moltissimo zucchero.
Harry si girò verso di lui, vestito con un normale paio di jeans e una maglietta grigia verde, e gli sorrise mentre si avvicinava per offrirgli una tazza.
Lui la prese mentre si sedeva e, dopo averla assaggiata, la osservò sorpreso.
Caffè, forte e pieno di zucchero.
Si servì nel piatto un po' di tutto, mentre si rendeva conto che, più che una colazione, sembrava un vero e proprio pranzo.
Harry si sedette davanti a lui e chiese, in tono discorsivo:
"Allora torni a Hogwarts, immagino."
Lui annuì, grato che la conversazione vertesse su temi normali.
"La ricostruzione andrà avanti anche dopo l'inizio dell'anno scolastico, immagino, ma faremo il possibile, perché il castello si presenti in maniera decente, e per cancellare i danni peggiori."
Harry masticò il boccone che aveva in bocca e poi chiese:
"Resti sempre a Hogwarts? Intendo, hai un'altra casa o..."
Spinner's End
Pensò Severus, davvero con poca simpatia.
"Ho una casa. Non mi piace molto." Era tutto quello che si sentiva di dire in merito.
Harry si guardò intorno per un attimo, come se stesse valutando la cucina.
"Nemmeno a me piace molto Grimmauld Place. Credo la metterò in vendita appena inizia l'anno scolastico, e poi immagino che dovremo trovare un altro posto. Uno meno triste."
Un campanello di allarme suonò nella mente di Severus.
Finì il caffè scandalosamente dolce e chiese, con voce pericolosa e vuota:
"Dovremo?"
Harry lo guardò fisso per un attimo, poi aggrottò la fronte.
Sembrava non capire cosa Severus volesse sapere.
"Sì, noi dovremo cercare un posto." Il ragazzo abbassò gli occhi per un attimo. "Scusa. Ho dato per scontato che volessi scegliere un posto diverso dove vivere, quando non sei a Hogwarts, visto che hai detto che la tua casa non ti piace molto, ma se preferisci che usiamo quella, io non ho niente in contrario."
"Stai progettando di comprare una casa per... noi?" Chiese Severus allibito.
"Sì certo. Questo posto è cupo, non va bene per dei bambini."
Severus si sentì ghiacciare e chiese di colpo:
"Potter, tu hai preso una pozione anticoncezionale, vero?"
Harry lo guardò molto male, e gli rispose con un ringhio irritato:
"Ovviamente no."
Piton abbassò la faccia e sbiancò di colpo.
Grimmauld Place, 16 luglio 1998
Harry Potter
Harry era praticamente al settimo cielo ma Piton, e il Legame glielo confermava, non sembrava condividere la sua perfetta gioia. Nemmeno un po'.
Lui ci aveva pensato e ripensato, fin da quando aveva deciso di consultare la Lista.
Desiderava una famiglia più di ogni altra cosa, e adesso era Legato a una persona con cui era fisicamente compatibile.
"Senti, forse sarebbe stato più saggio aspettare dopo i MAGO, e avere già una casa diversa da questa, ma non credo che siano problemi così insormontabili, no?" chiese Harry, cercando di tranquillizzare Piton.
L'Omega alzò gli occhi, pieni di qualcosa che non era di certo felicità, e all'improvviso Harry rimpianse un po' l'atteggiamento remissivo che aveva avuto nei giorni precedenti al calore.
"Ti è mai venuto in mente, Potter, anche solo per un istante, di chiedere a me, se lo volevo?" La voce dolce e sensuale che aveva avuto durante il calore era scomparsa, e adesso era la solita voce del professore di Pozioni, la voce che per Harry non aveva mai significato buone notizie.
Harry aggrottò la fronte, infastidito.
Perché avrebbe dovuto chiedere una cosa del genere?
Harry lo aveva Rivendicato prima e Legato poi e Piton era un Omega.
Gli Omega volevano essere ingravidati, ed era altrettanto normale che un Alpha fosse felice di accontentarli.
Merlino! Gli Omega supplicavano per essere ingravidati per tutta la durata del calore, e quello che aveva davanti, in quel momento, non faceva di certo eccezione.
"Ce n'era bisogno?" Chiese Harry piccato. "Hai supplicato per farti riempire per undici fottuti giorni!"
Piton tremava di rabbia dalla testa ai piedi e Harry non aveva modo di equivocare su quell'emozione, visto il loro recente e potente Legame.
L'uomo si alzò di scatto e disse secco:
"Torno a Hogwarts."
Harry non era disposto a lasciare di nuovo cose non dette, tra loro, a maggior ragione dopo la brutta fitta nel petto che gli aveva appena dato il Legame.
Se Piton voleva urlargli in faccia la sua rabbia che lo facesse, ma che almeno gli spiegasse che cazzo aveva da essere così fuori di testa, invece di scappare o di ammutolire.
"Siedi." Ordinò nel suo perentorio ringhio da Alpha, e vide Piton ricadere pesantemente sulla sedia.
Harry si passò una mano tra i capelli, esasperato, prima di dire:
"Va bene. Adesso mi spieghi che problemi hai con me e poi, dopo, te ne puoi andare a Hogwarts."
"Che problemi ho con te?" Sibilò Piton "Intendi a parte il fatto che sei un viziato pallone gonfiato, irritante, e che sei un Alpha?"
Harry era allibito. Va bene, sapeva da anni cosa pensava Piton di lui, ma era certo che, dopo la guerra, certe cose almeno se le fossero lasciate alle spalle e poi... perché gli rinfacciava di essere un Alpha? Non era di certo qualcosa che lui avesse potuto scegliere per se stesso.
Harry fece del suo meglio per non rispondere male.
"Di nuovo. Spiegami qual è il punto. Sono stupido, lo hai sempre detto, quindi spiegamelo di nuovo."
Piton si sporse in avanti in maniera pericolosa:
"Potter, cercherò di essere brutalmente chiaro, perché è evidente che la tua intelligenza è davvero molto limitata. Un mago che lancia un Imperius, uno solo, si guadagna dieci anni ad Azkaban, se è fortunato. A te basta parlare, senza bisogno di nessuna magia, e puoi far fare a qualunque Omega quello che vuoi. Gli elfi domestici possono essere liberati in qualunque momento, semplicemente dando loro un capo di abbigliamento. Il Morso di Legame è permanente, e Lega un Omega a un Alpha fino alla morte di uno dei due, irrevocabilmente. Un elfo domestico può essere comprato o venduto come un bene di valore, per una somma davvero alta. Un Omega non Legato può essere Rivendicato e Legato da qualunque Alpha, e non ha nemmeno un valore. Un qualunque mago, se ingravida una donna mentalmente incapace, deve un'ammenda alla famiglia pari al valore della dote, e sconta una pena ad Azkaban. Ci arrivi Potter? Ce la fa, la tua mente da Alpha presuntuoso e arrogante, a capire qual è il problema? Io non ho nemmeno una vita. Nessuna scelta. Un Alpha decide quello che è meglio per me ed io devo accettarlo. Ti piacerebbe essere al mio posto? Lo vorresti?"
Harry stava boccheggiando.
Poteva aspettarsi parole del genere da Hermione, che era cresciuta tra i babbani e aveva un certo tipo di mentalità ma... Piton? Lui era un Omega, e lo era stato per tutta la sua vita. Harry stentava a credere alle sue orecchie.
Non aveva mai pensato che un Omega potesse non essere più che contento del proprio status.
Certo, poteva immaginare che Piton non fosse stato molto felice, durante il suo Legame con Voldemort, ma quella era una cosa del tutto diversa. Quell'uomo era un pazzo, dopotutto.
Nonostante quello, però, una parte delle parole di Piton lo avevano colpito in un punto piuttosto sensibile.
"Che cosa credi, che la vita degli altri sia diversa? Che abbiano chissà quali grandi scelte? Credi che io abbia scelto di passare la vita con dei babbani il cui hobby principale era prendermi a cinghiate? O che volessi essere allevato come un animale da macello, per essere sacrificato sull'altare del 'bene superiore'? Ti è sembrato che qualcuno abbia mai chiesto il mio parere?" Harry prese fiato, ormai a ruota libera. "Io invece l'ho chiesto il tuo parere! Ti ho chiesto di firmare quella dannata Rivendicazione, e tu l'hai fatto! Ti ho chiesto di venire da me durante il calore, e sei venuto. Potevi andare in infermeria e imbottirti di pozioni soporifere. Ti ho detto che ti avrei Morso, e tu hai risposto con il tuo stupido 'sì, Alpha'! Non conosco la legilimanzia, se non ti andava bene, potevi dirlo!"
Harry stava urlando in faccia a Piton e l'uomo rispose allo stesso modo:
"Tu non mi hai chiesto niente, Potter! Io mi sono rifiutato di firmare la Rivendicazione e tu ha minacciato di Mordermi durante il calore, anche se sapevi perfettamente che non sarei potuto restare in infermeria, non dopo che ho avuto il tuo dannato odore nel naso! Sai esattamente che effetto hai su un Omega, me lo hai detto! E mi hai messo davanti quei fogli subito dopo che mi sono reso conto che ci sono Alpha Mangiamorte che sarebbero ben felici di ammazzarmi. E per finire non mi hai chiesto se volevo essere Morso, me lo hai solo detto, e lo hai fatto mentre ero in calore, così che il mio corpo semplicemente reagisse nel modo che a te era più conveniente! E, soprattutto, come diavolo potevo immaginare che un moccioso che deve ancora prendere i suoi MAGO, avesse una tale indiavolata fretta di mettere su famiglia, tra tutta la gente del mondo, proprio con me?"
Era tutto un enorme disastro.
Harry e Piton avevano equivocato, ognuno a modo suo, e adesso erano Legati.
Per sempre.
E aspettavano un figlio.
Harry aveva la forte tentazione di distruggere qualcosa, e la sua magia cominciò a crepitare intorno a sé, mentre Piton restava immobile davanti a lui guardandolo come se volesse ucciderlo.
Harry fu più rapido a calmarsi, essendo ormai perfettamente conscio di quali danni poteva fare la sua magia accidentale, ora che era un mago adulto.
Chiuse gli occhi e prese fiato.
Non aveva ancora rimesso l'incantesimo cancella odori, e l'aroma di Piton lo colpì in pieno, colmo di rabbia e... l'odore aveva già la vaga traccia della gravidanza, e quello bastò all'Alpha, nella mente di Harry, per calmarsi di colpo.
Il suo unico istinto era di nuovo quello di proteggere quella gran testa di cazzo che era seduta di fronte a lui.
"Va bene. Calmiamoci un attimo. Le cose stanno già così e non possiamo cambiarle. Basta che le facciamo funzionare." Disse Harry cercando di essere conciliante al massimo. "Io non voglio dirti come devi vivere la tua vita. Puoi fare quello che vuoi. Se vuoi insegnare a Hogwarts, fallo. Se preferisci dedicarti alla ricerca sulle pozioni, va bene uguale. Sono dannatamente ricco, posso finanziarti, e tu puoi scegliere anche di passare la vita senza fare proprio nulla, per quello che me ne frega. Non c'è nemmeno bisogno che ti preoccupi del bambino, una volta che sarà nato. Ho già Teddy e un altro figlio non mi cambierà la vita. Avrei voluto passare i corsi da Auror, è vero, ma posso rinunciarci tranquillamente. Non smanio dalla voglia di finire di nuovo in mezzo alle battaglie. Non con due bambini."
Grimmauld Place, 16 luglio 1998
Severus Piton
Severus vide la magia di Potter incresparsi in seguito alla sua rabbia, ed ebbe una visione piuttosto chiara di come doveva essere andato lo scontro con il Signore Oscuro.
Potter era davvero potente, anche se Merlino sapeva come fosse possibile, vista la sua relativamente scarsa intelligenza. Poi l'onda di magia semplicemente scemò e Potter sembrò tornare a essere vagamente ragionevole. Severus era ancora incredulo, dopo le parole che aveva appena sentito, e ci mise un po' a rendersi conto che Potter, che era stato allevato da babbani, ben lontano dalle convenzioni del mondo magico, sicuramente aveva una visione piuttosto distorta, delle relazioni tra Alpha e Omega...
A pensarci bene aveva anche senso perché, per quanto ne sapeva lui, l'unico Omega di cui Harry aveva avuto conoscenza diretta era... dannazione... Molly Weasley, la cenerentola di tutti gli Omega, l'unica che avesse un Legame perfetto, un marito perfetto, una famiglia perfetta. Ovvio che Potter avesse mancato del tutto il punto.
Severus si rese conto che, con tutta probabilità, l'atteggiamento premuroso di Potter non era una posa, ma proprio il vero modo in cui il moccioso pensava di doversi comportare.
Se Severus si fosse concesso uno scatto d'ira di quel genere, nella stanza con un qualunque altro Alpha, adesso sarebbe già stato sbattuto a terra e disciplinato, nel modo meno piacevole, Potter invece stava cercando, tra tutte le cose, di essere conciliante.
Aspetta... due figli? Potter ha appena detto di avere già un figlio?
Il suo lato Omega gli mandò un'ondata di gelosia forte, fino al cervello.
Gli Alpha non potevano avere figli con altri che un Omega, quindi con chi diavolo, quel moccioso, aveva avuto un figlio?
"Chi è Teddy?" Chiese dopo un silenzio lunghissimo, maledicendosi perché era certo che la fitta di gelosia fosse passata attraverso il Legame in modo piuttosto evidente.
Qualcosa che sembrò un ghigno baluginò per un attimo sul viso di Potter, che però lo fece sparire con rapidità, prima di rispondere:
"Teddy Lupin."
Severus cercava di ragionare in fretta... Lupin era un mannaro ma non era un Omega, quindi? Potter sembrò leggere le domande sul suo viso, o probabilmente sul loro Legame, perché Severus era certo di essere rimasto perfettamente inespressivo.
"Immagino che, da un certo punto in poi della guerra, le notizie non ti siano più arrivate. Non questo genere di notizie, comunque. Remus e Tonks hanno avuto un figlio ed io sono il padrino." Harry fece una smorfia. "Non so se hai letto la lista dei caduti ma Teddy è orfano. Adesso è con sua nonna."
Severus sentì uno strano sollievo, al pensiero che il bambino non fosse davvero di Potter, ma lo cancellò dalla sua mente in fretta e chiese:
"La signora Black?"
Potter lo guardò molto male.
"La vedova Tonks. Suo marito è stato preso durante i rastrellamenti. E' morto."
"Capisco." Non c'era molto altro da dire, in merito, e Severus cercò di tornare al punto in maniera più pacata.
"Io non ho bisogno di niente da te, Potter. Per quanto inconsueto, Albus mi ha sempre pagato per il mio lavoro e Minerva è incline a fare lo stesso. La mia casa, dove comunque non ho intenzione di tornare, è proprietà della scuola."
Potter strinse i denti e Severus fu certo che un Alpha non potesse assolutamente, in alcun modo, prendere bene una così smaccata dichiarazione d'indipendenza, non da parte del proprio Omega.
Evidentemente, però, i pensieri del moccioso erano su un altro binario:
"Resto del parere che dovresti aiutarmi a scegliere una casa nuova. Hogsmeade è vicino a Hogwarts, immagino sarebbe più comodo."
Potter continuava a presumere cose in maniera davvero irritante:
"Credi che mi interessi?"
Harry serrò la mascella e, di nuovo, Severus sentì la magia crescere in lui, e questa volta fu piuttosto sicuro che avesse superato il limite di sopportazione del suo Alpha.
"Credo," disse piano e ringhiando "che un bambino avrebbe il diritto di avere due genitori."
A Severus venne in mente, immediatamente, la faccia gonfia di alcol e rabbia di suo padre, e sputò con cattiveria:
"Non è quello che credo io."
Harry girò di scatto la testa, osservando il camino.
"Hai reso perfettamente chiaro il tuo punto di vista. Torna a Hogwarts. Non è comunque qualcosa che succederà oggi. Abbiamo tempo per discuterne."
Severus sapeva riconoscere un eufemismo quando se lo ritrovava sbattuto in faccia.
"E con questo intendi dire che avrai tempo per costringermi a fare esattamente quello che vuoi, con buona pace della tua pretesa di darmi delle scelte."
Harry si girò a guardarlo torvo e, questa volta, Severus sentì il Legame tirare in maniera davvero dolorosa. Era possesso, quello che sentiva arrivargli in ondate forti e perentorie dal suo Alpha.
Lui aveva centrato il punto: Potter non era per nulla disposto a lasciargli davvero spazio di manovra.
Forse credeva di volerlo fare, giovane e idealista com'era, ma alla resa dei conti era solo un altro Alpha.
"Piton, giustificatela come vuoi ma io mi rifiuto di dire a mio figlio che ha un solo genitore, di dirgli che sei morto o che non esisti. Dovrò già affrontare l'argomento con Teddy, quando sarà abbastanza grande, e non ho intenzione di fare la stessa cosa a mio figlio, a maggior ragione se non è vero."
Severus si sarebbe messo a ridere, se avesse potuto, perché il discorso era semplicemente delirante, e Potter nemmeno se ne rendeva conto.
"Non vuoi mentire a tuo figlio, ma chiedi a me di mentire a tutti? Quello va bene, giusto? Perché io sono un Omega e un doppiogiochista, e se mento io, allora va bene, ma Merlino non voglia che sia il grande Harry Potter, Salvatore del mondo magico, a mentire!"
Potter sembrò di nuovo preso in contropiede.
Che cosa non aveva capito, questa volta, quello stupido Alpha Grifondoro con solo il nodo nella testa?
Era chiaro che Severus avrebbe dovuto abituarsi a parlare in maniera più diretta, perché con Potter non esistevano sottigliezze:
"Una gravidanza dura nove mesi, Potter. Ce la fai a fare due conti? Il mio stato sarà abbastanza evidente, durante l'anno scolastico, e tu non vuoi che si sappia che sei un Alpha quindi, ovviamente, io dovrò mentire per te. Vuoi che tuo figlio sappia chi sono i genitori, ma non vuoi che lo sappia il resto del mondo. Hai passato troppo tempo con Albus, visto il modo in cui la tua testa rigira ciò che è giusto e ciò che è vero, sempre e solo a tua convenienza."
Potter sembrò colpito dal ragionamento, come se davvero non avesse nemmeno pensato a quel punto. Stupido Grifondoro. Severus non capiva nemmeno perché si stupiva ancora!
"A... aspetta, no! Non intendevo quello! E'..." All'improvviso Potter arrossì e si coprì la faccia con le mani, evidentemente imbarazzato ora che era cosciente di come sarebbero andate le cose.
Severus non credeva nemmeno possibile che Potter non avesse speso nemmeno un istante, sul pensiero che si era Legato al suo professore di Pozioni appena prima dell'inizio dell'anno scolastico e che, come se non bastasse, adesso detto professore fosse, con buonissima probabilità, in attesa di suo figlio. Sapeva che gli Alpha raramente riuscivano a pensare a certe cose ma Potter sembrava peggiore di chiunque altro.
"Potter, non è un vero problema. Userò degli incantesimi e la cosa non sarà per niente palese. Non sono di certo ansioso di scoprire come andrebbero le cose, se non lo facessi." Disse Severus, molto sicuro che, alla fine, mentire sarebbe stato più facile e meno umiliante. Preferiva davvero non pensare a come si sarebbe sentito se il suo Legame fosse stato sbattuto in prima pagina sul Profeta, sotto gli occhi di tutti i suoi studenti, passati, presenti e futuri.
A Potter piaceva l'attenzione che riusciva sempre a provocare, ma lui era ben lungi dal godere a quella prospettiva.
"Sì... no... non mi sembra molto giusto." Disse Potter, ancora rosso fino alle orecchie. "E comunque sarebbe solo questione di tempo, perché non ho intenzione di nascondere che ho un altro figlio."
"Puoi sempre dire che, con tutto il tuo grande cuore da Salvatore del Mondo Magico, hai adottato un orfano di guerra, per quello che mi riguarda."
Harry si incupì.
"Senti, ti ho detto che non voglio mentire! Solo... solo dammi il tempo di pensarci, va bene?"
Severus si scoprì a non riuscire a trattenere un ghigno piuttosto sbilenco. Si sentiva come se fosse appena riuscito a far penetrare, nella testa dura di Potter, il concetto di quanto tutti gli Alpha fossero solo dei luridi bastardi mentitori e la cosa, poiché Potter non sembrava incline a punirlo per quello, gli stava dando un forte piacere, così rispose smaccatamente:
"Sì, Alpha."
Potter gemette e nascose di nuovo la faccia tra le mani.
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