Capitolo Sei

Yag

Durante il pomeriggio il Dottore Sirmori andò nel suo studio, collocato nella stanza accanto. Ci ero entrato solo una volta per una visita, era una camera con al centro una scrivania in legno.

Tutt'intorno alla stanza erano presenti diversi armadietti di varie dimensioni. Le ante della mobilia erano in vetro, incorniciate da assi di legno. Tutte chiuse minuziosamente sottochiave. Il dottore doveva aver commissionato il lavoro a un falegname esperto.

Dentro nella mobilia erano presenti numerosi boccettini, con all'interno del liquido a me sconosciuto. In una di esse erano appoggiati sui vari ripiani delle erbe mediche, pronte per essere triturate per qualche intruglio.

I libri erano sparsi a colonna sul pavimento e alcuni erano impilati (quasi a forza) in due mensole affisse sulla parte. In una dei due assi erano appoggiati come una fila di soldatini, alcuni animaletti intagliati con il legno. Sicuramente un regalo di qualche giovane paziente.

Uno di quei oggettini infantili, per essere più precisi, la statuina che doveva raffigurare un pavone, era adagiata accuratamente sulla scrivania del dottore in mezzo alla coltre di aggeggi che usava per le sue visite. In un angolo vicino alla porta si trovava il lettino per i pazienti. Vicino alla finestra era presente una struttura in legno, dove il corvo del dottore si poteva adagiare dopo un lungo viaggio.

Il dottore vedendo che il nostro stato di salute era stabile, ci comunicò che aveva delle faccende da sbrigare. Lasciandoci soli.

Arasio si mise a riposare, ancora esausto per ciò che era successo e io mi trovai solo soletto nella spoglia camera.

Utilizzai un tabulae per disegnare, una tavola di legno con su la cera (me l'aveva prestata gentilmente il dottore). Iniziai a incidere con un bastoncino di legno.

Disegnai Arasio che stava dormendo, il suo viso era rivolto verso la mia figura. I suo respiri profondi oltre a tenermi compagnia, avevano anche un effetto calmante.

All'improvviso quella quiete venne interrotta da un forte rumore contro la porta, qualcuno stava bussando in maniera troppo violenta, volevo sapere chi era l'idiota. Arasio si stroppicciò gli occhi svegliandosi dal breve riposo.

«Chi è che fa tutto questo casino?» disse con voce impastata ancora dal sonno.
«Non lo so, ma se non la pianta lo ammazzo» risposi all'angelo.
«Arasio! Arasio! Rispondimi!» sentì una voce familiare a me molto sgradevole.
«Arrivo! un attimo di pazienza Tab» disse il dottore Sirmori prima di aprire.

Appena la porta si spalancò Tab entrò come una furia, si guardò intorno e appena vide Arasio si fiondò nella sua direzione.
Nel mentre il dottore si rialzò dolorante. Il demone venne sbalzato da Tab appena gli aprì la porta di casa.
L'immortale abbracciò Arasio e si allontanò lentamente per osservarlo, l'angelo scrutava con dolore le bende presenti su tutto il corpo dell'amico.

«Avevo sentito delle voci nel nostro villaggio e sono subito accorso a cercarti, bussando alla porta di qualsiasi dottore in zona. Che ti hanno fatto amico mio?»
Tab era visibilmente sbiancato in volto.
«Adesso sto bene, dei demoni mi hanno portato via e picchiato intanto che stavo raccogliendo l'acqua al fiume» spiegò in breve Arasio.

Il suo amico scosse il capoccione biondo che si trovava al posto della testa. Tab era visibilmente amareggiato «È anche colpa mia se non avessi fatto l'immaturo, tutto questo non sarebbe successo.»
Arasio mise una mano sulla spalla di Tab «Non affibbiarti colpe che non hai, poteva andare molto peggio e grazie al cielo non è successo.»

Ero infastidito da tutta questa intimità tra i due, Arasio aveva già fin troppo consolato il suo amico, adesso poteva anche togliere quella maledetta mano.
«Arasio mi dispiace ancora per l'altra sera» si scusò di nuovo e lo fissò in modo penetrante.

Che era successo tra quei due? Mi ero per caso illuso che tra loro ci fosse soltanto un sentimento di amicizia?
Tab si avvicinò all'amico e gli diede un bacio a stampo. Arasio non si mosse, sembrava non partecipe a quell'effusione, come se non fosse coinvolto sentimentalmente.

Nel mentre vidi che Tab mi guardò per un millesimo di secondo in maniera sfuggente, con un sorriso trionfante, gli stessi che si sfoggiano per un'apparente vittoria. Dentro di me si formò un sentimento che non avevo mai provato prima. La gelosia.

Scattai immediatamente in piedi, non sopportavo più di vedere quella scenetta.
Tirai indietro Tab e lo staccai dal mio amico «Sei venuto qua per fare casino, adesso te ne puoi anche andare» dissi minaccioso digrignando i canini.

Tab si girò nella mia direzione e mi prese di peso, tirandomi un lembo della tunica, lo fissai sfidandolo con lo sguardo. I miei occhi rossi e scarlatti si rispecchiavano nei suoi azzurri sgargianti. La sua stazza sovrastava completamente la mia, ma non ne rimasi intimorito. Continuando a mantenere il contatto visivo, senza arretrare e rischiare di cedere.
Doveva capire che l'odio era reciproco.

«Scommetto che ci sei dietro tu a tutto questo, tu sei il danno di tutto. Se non ci fossi tu Arasio non soffrirebbe» mi urlò in faccia l'angelo.
«Tab calmati» si alzò dondolante Arasio per fermarlo.
Ma tutto fu inutile con un gesto fulmineo Tab mi diede un pugno, aumentando la gravità delle condizioni del mio volto tumefatto e pieno di ferite.

Non feci niente, non cercai di fermarlo, questa situazione sarebbe andata a mio vantaggio.
Il Dottore Sirmori si mise in mezzo e staccò l'angelo dalla mia presa «Che cazzo ti è saltato in mente Tab?»
Il Dottore allontanò Tab dalla camera per buttarlo fuori dalla casa.
Sirmori sembrava parecchio innervosito dalle circostanze.
Nel mentre Arasio si avvicinò a me allarmato «Va tutto bene? Non ti ha fatto troppo male.»

Tab intanto che veniva spintonato fuori non staccò lo sguardo, saettando ripetutamente i suoi occhi azzurri tra me e Arasio. Abbracciai Arasio che stava dando le spalle alla porta e guardai Tab sorridendo come lui aveva fatto prima, questa volta ero io che lo fissavo trionfante.
«Adesso sto molto meglio» dissi sottovoce vicino l'orecchio di Arasio.
L'angelo ricambiò il mio abbraccio e questo mi fece molto piacere, lo considerai un piccolo gesto molto intimo.

Qualche ora più tardi qualcun altro bussò all'ingresso della casetta, appena si aprì la porta il dottore si inchinò davanti a chi era all'entrata. Non c'era bisogno di domandare chi fossero, la loro anima si sentiva a chilometri di distanza, non pensavo che si sarebbero mai disturbati per due semplici sudditi.

I due creatori entrarono nella stanza, sia io che Arasio ci inchinammo solo con il capo. Lucifero si mise in piedi in un angolo della stanza e la Dea Angelica si sedette su una sedia di fianco al suo compagno.
Ero un demone molto giovane l'ultima volta che li avevo visti e non erano minimamente cambiati.

Lucifero aveva sempre quell'aria oscura, pretendendo anche con una certa arroganza, rispetto nei suoi confronti da chi era sotto di lui. Le sue ali nere erano così lucenti da fare invidia al demone più vanitoso ed egocentrico, era molto più alto di me con i capelli neri, lunghi da una parte e rasati dall'altra.
I suoi occhi erano di un giallo molto intenso, i quali intimorivano ogni demone.

Il suo aspetto era in netto contrasto con la sua compagna. La Dea Angelica emanava calore da tutti i pori, i suoi lineamenti erano così delicati e di una bellezza unica, da far scaturire una profonda gelosia a qualsiasi creatura esistente.

Le sue ali Dorate come la sua anima emanavano di luce propria, rischiando la cecità da parte mia. I suoi lunghi capelli erano di un biondo molto chiaro e la sua pelle sembrava di porcellana, proprio come quella di Lucifero.
I suoi occhi azzurri erano di una tonalità molto più chiara rispetto a quella di Arasio, richiamando il colore del cielo.

«Siamo onorati della vostra presenza» disse Arasio con voce tremolante. L'angelo era molto emozionato.

Il Dottor Sirmori continuò a guardarmi con una certa insistenza. Cosa pensava che non fossi educato con i nostri due creatori? ci tenevo alla mia vita, anche Arasio si unì al dottore nel fissarmi male. Stavo temporeggiando fin troppo e nella stanza si stava formando una sensazione sgradevole.

Chinai nuovamente la testa «Anch'io sono lieto d'incontrarvi anche se avrei preferito in altre circostanze.»
Lucifero si toccò il mento «Caro Yag, il Dottor Sirmori ci ha spiegato attraverso un messaggio che cos'è successo. Vorremmo sentire di nuovo i gravi eventi che sono avvenuti la scorsa notte.»

Arasio aprì la bocca ma lo bloccai subito facendo segno con la mano, per lui era frustrante raccontare quello che era successo al dottore, non voglio immaginare davanti ai nostri creatori. Preferivo parlare io per evitare che avesse ancora delle ricadute, in fondo era passato poco tempo.

Iniziai a raccontare «Arasio stava raccogliendo dell'acqua per portarla nel suo dormitorio. Quando un gruppo di tre persone lo accerchiarono, lo presero in ostaggio e lo seviziarono. Staccandogli una grande quantità di piume dalle sue bellissime ali bianche e bruciandole solo per il gusto di fargli del male.»
Scrutai la faccia dei presenti.
Lucifero mi guardò dritto negli occhi.
Non riuscii minimamente a capire che cosa stesse pensando. La sua serietà era una maschera dalla quale non riuscivi a scorgere i suoi sentimenti.

Invece la Dea Angelica sbatteva ripetutamente le palpebre degli occhi, per evitare che le sue lacrime scendessero. La creatrice continuava a muoversi sulla sedia, i suoi muscoli erano totalmente contratti dalla tensione.

Proseguii con il racconto «Non si fermarono qua, spogliarono il qui presente angelo e uno dei tre mi venne a chiamare intanto che ero nel mio dormitorio.
Quella notte non avevo voglia di rimanere con loro, evitando nuove rogne ma il demone insistette e non poco di seguirlo nel bosco, vedendo quanta euforia aveva in corpo accettai. Arrivato sul posto mi trovai davanti uno spettacolo poco gradevole, il capobranco del gruppo mi chiese se volessi essere io il primo a violentarlo per umiliarlo ulteriormente, solo perché era uno sporco angelo.
Naturalmente io mi rifiutai categoricamente e per questo venni pestato a sangue dal branco. Intanto che erano distratti, Arasio riuscì a scappare dai tre assalitori, per poi nascondersi nel bosco. Se non fosse stato grazie alla mia capacità di richiamare gli insetti, riuscendo così a farli scappare via a gambe levate. Non ho la minima idea di come sarebbe finita.»

Lucifero alzò il sopracciglio scuro «Per cui tu non c'entri niente con gli altri tre?»
Scossi la testa «L'ammetto li frequentavo, ma non mi è mai passato nell'anticamera del cervello di seviziare e tentare di violentare un angelo. Sono onesto» risposi, alzando le braccia in segno di resa.

Lui continuò a inchiodarmi con i suoi occhi gialli «Ti credo Yag, la tua anima non mente. Sono stupito che alla tua età sia in grado di risvegliare il tuo potere immortale assopito, ma questo non è il momento di parlarne.»
Angelica incominciò a dialogare rivolgendosi ad Arasio «È tutto vero quello che ha raccontato Yag?»

Arasio annuì «È la pura verità.»
«Per caso questi tre demoni sono: Prostu, Ziaidio e Zanlevio?» chiese Lucifero.
«Sì, sono loro» risposi.
Il viso di Angelica si fece più scuro e i suoi lineamenti più spigolosi.
«Non possiamo accettare questa situazione, hanno bisogno di una punizione» affermò.
Lucifero adagiò in maniera rassicurante una mano sulla spalla della compagna.
«Una punizione che si ricorderanno per sempre» comunicò il demone ai presenti.

Il mio creatore schioccò le dita. Immediatamente la porta principale della casina si aprì.
«Su fatevi avanti visto che siete stati citati in causa» disse Lucifero con un tono tetro e profondo.

Tre guardie reali entrarono in stanza con: Prostu, Ziaidio e Zanlevio. Il trio con il busto completamente avvolto da delle catene, venne obbligato a sedersi in ginocchio.
I custodi del tempio si posizionarono dietro di loro, una di esse era Teli, l'altro un demone che conoscevo di vista e l'angelo sulla destra con fattezze femminili mi sembrava di averlo già incontrato di sfuggita.
Arasio la salutò con un leggero cenno di capo.

Lucifero si incamminò davanti ai tre con fare interrogatorio.
«Avete sentito quello che ha detto Yag. È la verità quello che ha raccontato?» chiese il creatore.
«No» affermò Prostu.

Lucifero fece un cenno a Teli, immediatamente il sorvegliante gli diede un pugno in volto.
«Non mentire al tuo creatore, sei molto maleducato» affermò Satana.
«Voi siete la feccia di questa società, quello che avete fatto è un crimine inimmaginabile ed è per questo che verrete puniti. Il rispetto tra gli angeli e demoni dev'essere indissolubile. Non la pensi come me mia Angelica?» continuò Lucifero imperterrito.

Angelica si alzò dalla sedia e si avvicinò al suo compagno «Sono d'accordo con te Leam. Nessuna clemenza per immortali come loro.»

Lucifero schioccò le dita ancora una volta «Che punizione sia e adesso portatemeli via.»
Le guardie accompagnarono fuori i tre demoni, gli immortali urlarono disperati per la loro imminente condanna.

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