Capitolo Sedici
Yag
La tazzina cadde sul pavimento e si ruppe in mille pezzi. Dovevo aver capito male, Luna non poteva sapere che Arasio era il mio compagno.
Sorrisi tentando di rimanere calmo.
«No ti stai sbagliando, siamo solo amici. Non potrei mai avere una relazione con Arasio, sarebbe una cosa da malati.»
Ogni menzogna che dicevo era come un macigno, stavo morendo dentro. Quelle parole erano così disgustose ma era l'unico modo per farle cambiare idea, farla sparire avrebbe recato ancora più sospetti.
Il silenzio avvolse la stanza.
Luna continuò a fissarmi senza mai sbattere le palpebre.
La linea delle sue labbra diventò più dura «Le pensi veramente quelle cose? Reputare l'amore una malattia è una cosa abominevole. Vedo come vi guardate e come parli di lui, è inutile che tu menta Yag.»
Scossi la testa e scoppiai in una risata nervosa «Ti sembro uno che potrebbe mai innamorarsi di un angelo? per lo più dello stesso sesso. Mi viene da vomitare al solo pensiero.»
Il mio corpo tremava tutto, delle leggere scosse s'impadronirono del mio fisico. Mi terrorizzava il solo pensiero che lei potesse spifferare tutto alla società. Avrei perso il mio Arasio per sempre.
Luna si mise una ciocca bionda dietro l'orecchio e mi guardò con le sopracciglia aggrottate.
«Non stiamo nominando un angelo qualunque, stiamo parlando di Arasio.»
L'angelo si alzò e si mise proprio di fianco a me, la sua mano mi toccò la spalla «Il vostro segreto è al sicuro. So cosa vuol dire quando la società non vi accetta. Io e Digris abbiamo provato la stessa cosa. Quando questa comunità sarà pronta io tiferò per voi.»
Il mio corpo si rilassò. Luna non aveva nessuna intenzione di darci in pasto alla società.
«Grazie Luna, te ne sono grato.»
La porta si aprì e in salotto comparve un demone che non mi sembrava di conoscere.
Era alto quanto me, i suoi capelli erano corti di un nero molto scuro. L'immortale si stava stiracchiando la schiena.
«Meno male che oggi Luna non eri al tempio. Lucifero era più scorbutico del so...» gli si bloccarono le parole in bocca.
Il demone mi fulminò con lo sguardo.
«Chi è questo tizio? Il tuo amante ci scommetto» il demone alzò la voce e i suoi occhi diventarono ben presto fiammeggianti.
Luna scosse la testa e sospirò rumorosamente.
L'angelo si alzò e tirò per l'orecchio il demone.
«Non dire cavolate Digris. Lui è Yag l'amico di Arasio, il nostro nuovo vicino di casa.»
Digris mi guardò ancora male, non era convinto della spiegazione.
«Era solo venuto qui per Arasio, ma non è a casa e non volevo che stesse sotto l'acqua. Inoltre non sono il tipo di angelo che gli interessa, piantala di fare il geloso» Luna ammonì il suo compagno.
Digris si rilassò e il suo viso divenne più sereno «In effetti... sei troppo vecchia per un giovane demone come lui.»
Luna spalancò i suoi occhi chiari e diventò rossa in viso «Non sono così tanto grande rispetto a Yag. E poi noi immortali non invecchiamo.»
«Ah sì? E come la mettiamo con quelle zampe di gallina vicino agli occhi?» Digris la prese in giro.
Continuarono a battibeccare, io mi sentivo molto in imbarazzo per la scenetta che mi toccava sorbire. Osservai fuori dalla finestra per guardare quando sarebbe tornato il mio compagno. Fuori aveva smesso da un bel pezzo di piovere, le nuvole si stavano diradando dando spazio a timidi raggi solari. Un leggero arcobaleno si formò per poi dissolversi in una manciata di minuti.
Poco dopo vidi arrivare il mio compagno in fondo alla strada, l'angelo saltellava sul sentiero per evitare le enormi pozzanghere d'acqua. Prontamente scattai in piedi.
Luna e Digris si fermarono nel parlare e mi osservarono.
«Scusate per il disturbo, con permesso ma io dovrei andare» mi allontanai lentamente.
Luna sorrise e mi salutò con la mano «Ma quale disturbo, ritorna pure quando vuoi e soprattutto tifo per voi due.»
Quando chiusi la porta sentii ancora i due immortali che ricominciarono a battibeccare, se fosse sempre stato così fra quei due.
«Arasio» lo chiamai intanto che gli andavo incontro.
L'angelo aveva i capelli biondi arruffati e l'aria stanca.
«Come mai sei già qui? Pensavo che venissi più tardi, ma soprattutto perché sei così fradicio?» chiese l'angelo intanto che aprì la porta di casa.
«È una lunga storia adesso ti racconto» risposi.
Entrammo e mi osservò di nuovo da capo a piedi.
«Me ne parlerai dopo, adesso spogliati» affermò Arasio.
Sul mio volto si formò un sorriso e spalancai gli occhi «Che audacia subito a buttarti nel letto, non mi offri neanche la cena?»
Tentai di togliermi immediatamente la tunica ma l'angelo mi bloccò, era tutto rosso e le sue mani erano molto sudate.
«Cos'hai capito? non in quel senso. Eri tutto bagnato e non volevo che prendessi il raffreddore, inoltre mi sporcheresti tutta casa» disse balbettando.
Il giovane mi prese per un braccio, mi tirò fino al bagno e in seguito mi chiuse la porta in faccia.
«Cambiati che dopo andiamo ai bagni pubblici, così ti riscaldi un po'» disse Arasio.
Mi tolsi la tunica nera e rimasi con le mutande, erano molto rudimentali e poco estetiche a quei tempi, di un tessuto talmente grezzo che quando si strusciavano sui miei gioielli me li scartavetrava.
Pensandoci bene, non era proprio il caso di recarci alle terme.
In un bagno pubblico in mezzo a tutti gli altri immortali che lo potevano osservare? E se ci fosse anche quel maledetto di Tab? E se l'avesse già visto nudo? Ci scommetto che ha pure fatto pensieri sconci nel vederlo nella stressa vasca al suo fianco. Dentro il mio corpo montò una gelosia inaudita, diedi un pugno al muro per calmarmi facendomi un male atroce.
«Va tutto bene?» sentì Arasio nell'altra stanza.
Aprii la porta e lo vidi davanti a me con in mano una tunica bianca pulita, l'angelo mi guardò in faccia per poi spostarsi sempre più i basso, l'immortale diventò tutto rosso per l'imbarazzo. Mi veniva da ridere per la sua ingenuità.
«Che c'è, per caso ti senti a disagio?» lo punzecchiai avvicinandomi.
L'angelo indietreggiò di qualche passo «Ma figurati, sai quante volte ho visto Tab nudo? E adesso vestiti esibizionista.»
Arasio mi lanciò il vestito in faccia, me lo tolsi subito infastidito.
Tentai di mantenere la calma e fermai il tic che avevo all'occhio sinistro, al solo immaginare che Tab l'avesse visto nudo, mi venivano gli istinti omicidi nei confronti di quel bastardo.
L'angelo fece scuotere la mano davanti al mio viso «Ehi terra chiama Yag.»
Bloccai la sua mano che era delicata e morbida. Gliela baciai leccandogli le dita, il mio compagno divenne ancora più rosso e spalancò gli occhi, sciogliendo la sua mano dalla mia presa.
«Ma che hai oggi? sei davvero strano.»
«Non voglio andare ai bagni pubblici, sono poco igienici e poi c'è sempre troppa gente. Perché facciamo il bagno insieme nella tua vasca?» proposi ammiccando.
Arasio scosse la testa arrossendo «Non ci penso minimamente, prima vai tu a lavarti e poi ci andrò io.»
Congiunsi le mani in preghiera e poi feci lo sguardo compassionevole «Giuro che non ti sfioro neanche con un dito.»
Il biondo in tutta risposta mi spinse verso il bagno «Ti ho detto di no.»
Anche se facevo resistenza, l'immortale era veramente forte per essere così gracilino.
Si fermò per un istante e toccò meglio i miei pettorali scoperti.
«Ah però» disse borbottando.
Il mio sorriso si allargò e si fece più malandrino «Però cosa zuccherino?»
«Però sei scemo» mi spinse via chiudendomi la porta di nuovo in faccia, sbuffai, speravo di giocare un po' di più.
Versai l'acqua del torrente nella piccola vasca rettangolare e mi lavai. Con ancora le chiappe al vento, ribaltai la tinozza di legno in maniera tale che l'acqua che avevo usato si versasse nell'angolo del bagno dove era posizionata una grata, sotto di essa passava un reticolato che portava l'acqua sporca direttamente al fiume.
Mi asciugai e indossai l'abito, era strano vedermi con un vestito di bianco. La tunica di Arasio mi stava stretta e invece di arrivarmi fino alle caviglie, mi copriva fin sotto le ginocchia.
Qualche ora dopo, io e Arasio stavamo mangiando della zuppa di cipolle al tavolo, il mobile era posto nella sua piccola cucina, attaccato al muro portante della stanza.
«Allora di che cosa volevi parlarmi?» mi chiese Arasio dubbioso.
Misi il cucchiaio da parte e mi pulii la bocca nella tovaglia «Ah giusto. Oggi sono stato buttato fuori dal dormitorio. Non ho un posto dove andare, volevo chiederti se potessi rimanere qui per qualche periodo. Giusto il tempo di trovare una sistemazione.»
Il cucchiaio di legno del mio compagno rimase a mezz'aria e deglutì in maniera molto rumorosa, per poi emettere un sospiro pesante.
«Non puoi chiedere a Veria di ospitarti?»
Rimasi di sasso anche se sapevo già come la pensasse, ma tentai di non darlo a vedere.
«Glie l'ho già proposto, io non ci dormo in mezzo a tutti quei serpenti. Inoltre ha avuto anche il coraggio di mettermi dentro della pelle morta di serpente. Non ci tengo diventare la sua cavia per quei animali disgustosi.»
«Cosa sarà mai qualche serpente? Beh c'è sempre il boschetto dove dormire, non è poi così scomodo» affermò l'angelo.
Questo era troppo anche per me, mi stava schiaffeggiando moralmente, trattandomi come un compagno di poco conto.
Scattai in piedi sbigottito, alzando di parecchio il volume della mia voce «Se non mi vuoi, puoi benissimo dirmelo in faccia. Ti sembra normale chiedermi di dormire all'aperto?»
Arasio sospirò ulteriormente e si mise le mani nei capelli «Non è che non ti voglia, ma la gente vedendoti sempre a casa mia si farà delle domande, fino a capire che noi stiamo insieme e io non voglio che la gente parli.»
Mi alzai e gli diedi le spalle, ero completamente ferito nell'orgoglio e per poco non mi misi a piangere.
«Per fortuna che sei il mio compagno. Preferisci che io stia sotto la pioggia pur di non intaccare la tua reputazione. Se lo dovessero scoprire non me ne fregherebbe niente, io ti amo ed è questo quello che in teoria dovrebbe importarti» affermai le mie motivazioni in maniera concisa e lenta, tentando di non palesare un timbro voce incrinato.
Presi le mie cose e mi avvicinai alla porta, Arasio mi bloccò cingendomi da dietro la schiena.
«Non te ne andare, ho sbagliato» disse con tono supplichevole e con una punta di disperazione. La mia schiena era bagnata, mi girai lentamente e asciugai delicatamente le sue guance.
Lo fissai in quel mare blu dei suoi occhi e gli diedi un bacio sulla fronte «Non sarà la società a rovinare il nostro rapporto, ma tu Arasio se continui a tener da conto solo quello che pensa la gente.»
L'angelo si alzò in punta di piedi e mi diede un bacio «Resta» disse con un filo di voce.
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