Capitolo Quindici
Yag
Come ogni routine da qualche mese, dopo la nostra entrata nella società immortale. Le giornate si susseguirono sempre uguali, andai a lavorare e mi presi delle urla da parte del mio capo: "Troppo asimmetrico!" "Che cavolo di composizione è?" "Veramente pensi di intraprendere questa strada? Non ci metti abbastanza impegno per perfezionarlo!".
Gerarldo si infuriava tutte le volte che mi incantavo. La sua vena vicino alla tempia si gonfiava in maniera preoccupante quando era alterato, pregavo Lucifero che gli scoppiasse e cadesse stramazzato a terra.
Non so come facessi a sopportarlo, oltre a sognare a occhi aperti che facesse delle fini cruenti, ogni volta che terminava la giornata avevo l'istinto di tagliargli la gola. L'unica cosa che mi fermava a commettere ciò, era il desiderio impellente di rivedere Arasio dopo aver terminato il turno.
Quel dì tornai al dormitorio e mi trovai i miei oggetti personali fuori dalla camera, di bene in meglio stava trascorrendo la giornata.
Entrai nella mia stanza da dove dormivo da diciott'anni e urlai contro i presenti «Chi è il cretino che mi ha buttato fuori le mie cose?»
I demoni nella camera mi guardarono male e nessuno mi rispose.
«Oh che vi prende, il gatto vi ha mangiato la lingua?» sbraitai ancora più forte.
Già avevo avuto una giornata pesante, più questa bastardata mi stava facendo andare fuori dai gangheri.
«Sono stata io» una voce femminile arrivò da dietro le mie spalle.
Scattai in direzione di chi aveva appena proferito parola, vidi Indivia appoggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate e con una certa aria di sfida dipinta sul volto.
Con due falcate la raggiunsi «Perché l'hai fatto? ti avevo detto che con quello che guadagno, non posso ancora permettermi una catapecchia» dissi con tono aggressivo.
La mia responsabile del dormitorio alzò le spalle in segno di menefreghismo «Non è un problema mio.»
«Te ne avevo parlato e avevi detto che ti andava bene» dibattei furiosamente.
«Adesso non più, devi sloggiare Yag. Sei l'unico entrato in società che non si è ancora sistemato. Io devo far alloggiare dei nuovi demoni e ho bisogno di posti letto. Non sei più desiderato» affermò Veria impassibile.
Il mio viso era tutto un fuoco, presi i miei pochi oggetti che erano per terra e me ne andai. Uscii dal dormitorio furente, prima di abbandonare del tutto quel posto, volevo dare il ben servito a quella maledetta.
Richiamai tutte le vespe vicino al nostro paese e gli diedi l'ordine di attaccare. Lo sciame entrò nel dormitorio, dopo pochi minuti si sentirono diverse urla inondare il palazzo.
Me la svignai in fretta e furia prima che potessero darmi la colpa. Il dubbio adesso era dove andare? gli unici che mi vennero in mente furono: Arasio e Veria. Arasio lo scartai subito, non mi faceva dormire da lui durante la notte figuriamoci se mi avesse ospitato per qualche giorno, optai per quella ninfomane di Veria.
Mi recai nella periferia del nostro villaggio composto da soli demoni, lì vicino passava un minuscolo fosso con dentro dell'acqua stagnante, bussai a una casa piccola e completamente imbrattata di nero. Intorno alla casina erano presenti dei pini ancora carichi di pigne. Le erbacce in giardino erano così incolte da arrivare fino alla staccionata.
All'improvviso vidi strisciare qualcosa in quel pezzo di terra, così poco curato.
La porta scricchiolò aprendosi completamente, dall'entrata della mal ridotta dimora comparvero i lunghi capelli color corvino di Veria. L'immortale mi fissava con i suoi occhi di un rosso sgargiante.
«Oh chi abbiamo un po' qui? Entra pure Yag» disse il giovane demone, mostrandomi un largo sorriso (si videro anche i piccoli canini sporgenti).
Sorpassai il giardino e l'uscio di casa seguendo l'immortale, fino a trovarmi in una stanza che doveva sembrare un salotto. L'interno della stanza, dalla mobilia fino alle pareti della catapecchia era tutto completamente in nero. C'era da impazzire persino io che ero un demone, consideravo tutto ciò disturbante. Giudicavo quella casa una tristezza unica.
«Vieni sei arrivato in tempo, ho appena fatto una tisana rilassante» disse sedendosi davanti a me.
Veria non aveva addosso la tunica classica di noi demoni. La giovane era avvolta in un vestito con uno spacco laterale, dal quale si intravedeva metà coscia nuda e una scollatura, mostrando il petto in una maniera molto evidente.
Decisi di distrarmi dalla visione di quel seno, accorgendomi solo ora che in tutta la stanza era piena di orridi serpenti striscianti, quanto facevano schifo. Alcuni si attorcigliavano a qualsiasi mobile presente nella stanza.
«Ti piacciono i miei serpenti? Prima nel dormitorio non ne potevo avere neanche uno, adesso nessuno può più dirmi niente. Ogni tanto se non sto attenta si mangiano tra di loro» ridacchiò tra sé e sé, come se fosse una cosa divertente e non inquietante.
La giovane mi versò un tisana che aveva appena preparato, devo confessare che quell'intruglio aveva un colore poco invitante. Mi bagnai le labbra e anche il sapore della bevanda era molto strano ma sorvolai su ciò, ero ancora decisamente alterato per la situazione precedente.
«Veria, mi hanno sbattuto fuori dal dormitorio, non potresti ospitarmi per un periodo? Finché non trovo una baracca da qualche parte, devo racimolare soldi. Quel maledetto di Gerarldo dovrebbe pagarmi ancora di più per tutto il tempo che mi tocca sopportarlo» spiegai al demone.
Veria tamburellò l'indice sul mento «Puoi pure stare nella stanza di sopra, ma dovrai condividerla con i miei animaletti.»
Sbiancai al solo pensiero di dormire con dei rettili. Quelle orride creature mi potevano strisciare su tutto il corpo, potendomi mordere in qualsiasi momento le mie preziose parti basse. Non ero così disperato preferivo sonnecchiare indisturbato per strada.
«No grazie, preferisco non dormire con i tuoi animaletti. Troverò un altro posto dove andare.»
Lei si avvicinò «Okay possiamo giungere a un compromesso puoi pure rimanere, è troppo grande per me questa casa e a me piacerebbe tanto avere un coinquilino. Terrò i miei serpenti in camera con me.»
A un tratto la porta d'ingresso si aprì e Robinia entrò in salotto.
Mi guardò prima stupita poi mi fece un caldo sorriso.
«Ciao Yag.»
«Ciao Robinia» ricambiai il saluto.
«Ho un nuovo inquilino» disse Veria indicandomi a Robinia, senza neanche aspettare che io accettassi la sua proposta.
«Ti hanno buttato fuori da dormitorio?» chiese l'angelo preoccupato.
«Già quella maledetta di Indivia» affermai.
«Già quella è proprio una cagna» Veria rafforzò il mio concetto.
Robinia alzò il sopracciglio biondo «E tu hai in mente di rimanere a vivere con lei? Sai che quello che stai bevendo è acqua e pelle morta di serpente?»
Mi girai verso Veria con occhi fiammeggianti e cercai di acchiapparla.
Ma lei riuscì a scansarmi e a nascondersi dietro le spalle di Robinia.
«È una tisana depurativa contro le influenze negative» si giustificò il demone.
«So io dove metterti la tisana depurativa. Questo è troppo... ma che schifo!» dissi oltraggiato.
«Meglio che tu scappi il prima possibile, potrebbe tagliarti a pezzi e darti in pasto ai suoi serpenti» consigliò Robinia.
Veria gli diede gli diede un bacio sulla guancia a Robinia.
«Non lo farei mai. Al massimo gli farei mangiare gli escrementi dei miei piccolini.»
Scossi la testa «Me ne vado, preferisco non rischiare. Comunque non sapevo che eravate compagne.»
Capii finalmente quei gesti complici che le due immortali si scambiarono durante la nostra avvenuta in società.
«Caro mio perché non dovrei? solo tu poi avere l'esclusiva di avere il compagno angelo» mi punzecchiò Veria.
«Chiedi ad Arasio. Se non ti vuole potresti venire a casa mia» suggerii Robinia cambiando argomento.
Veria mi fulminò con lo sguardo se solo avessi accettato, sarei veramente finito come cibo per i serpenti.
«Grazie lo stesso Robinia ma rifiuto. Proverò a chiedere ad Arasio ma non mi fa neanche rimanere durante la notte, figuriamoci se mi vuole attorno per tutta la giornata. Ci proverò lo stesso» sospirai rumorosamente già convinto della mia sconfitta.
«Sono certa che ti accoglierà a braccia aperte. Lo conosco da quando ero piccola ne ho la certezza» disse l'angelo strizzandomi l'occhio.
«Lo spero bene, lui è fissato con questa storia di essere scoperti dalla società. Non so se mi terrà con lui, anzi ho proprio paura che mi cacci proprio dalla sua casa, chiudendo completamente il nostro rapporto» mi alzai con una postura ingobbita, presi la mia borsa di tela con dentro le poche cose e mi avviai verso l'uscio della casina.
«Deve ancora metabolizzare ciò che è veramente, tutti noi siamo stati rifiutati e abbiamo sofferto per le decisioni degli altri. Yag non avere paura per ciò che accadrà con Arasio» affermò Veria.
Sul suo pallido viso si dipinse un'espressione di grande sofferenza, aggrottando talmente tanto la fronte da formare profondi solchi. Il naso del demone era diventato rosso e i suoi occhi erano completamente lucidi, tentava in qualsiasi modo nel trattenersi da un imminente pianto.
Robinia tese io braccio dietro di lei e Veria si aggrappò su di esso, intrecciando entrambe le mani sull'arto superiore dell'angelo, nascondendo il viso dietro il corpo della sua compagna.
Ci fu un lungo periodo di silenzio, mi sentivo completamente in imbarazzato e fuori luogo. Indirizzai la mia attenzione al pavimento e lanciai uno sguardo di sottecchi alle due immortali.
Robinia sembrava decisamente affranta, vedendo passare sul suo volto una marea di emozioni. Invece di Veria riuscivo a percepire ben poco il suo viso, era ancora appiccicata al braccio dell'angelo.
Fu proprio la biondina a spezzare questa situazione tagliente.
«È un testone, ma non ti lascerà mai dormire per strada» ribadii Robinia convinta.
«Mah sarà, ci vediamo in giro. Mi raccomando Robinia, non farti sbranare da questi esseri disgustosi» affermai tentando di sdrammatizzare.
Robinia mi salutò con la mano, invece Veria finalmente si scostò il volto dal braccio della compagna, sbuffandomi rumorosamente.
«Non ti preoccupare, le poche volte che l'hanno fatto gli ho reciso la testa» disse l'angelo.
Annuii cordialmente al Robinia, per poi rivolgere tutta la mia attenzione sull'altro demone.
«Veria » tentai di attirare il suo interesse.
L'immortale alzò il volto nella mia direzione.
«Da ora in avanti qualsiasi cosa ti accada e che ti possa turbare me ne devi parlare, d'altronde... beh sì adesso... ecco... siamo amici... insomma hai capito» dissi toccandomi nervosamente i capelli.
Veria mi fissò sbalordita e per poco non divenne una valle di lacrime «Amici» affermò in un soffio e a bassa voce.
Quello che avevo detto era molto significativo, visto che per noi demoni secondo le nostre convinzioni, non dovevamo neanche conoscerla nemmeno etimologicamente quella parola, figuriamoci metterla in pratica. Sarà stare troppo a contatto con gli angeli che mi sono ammorbidito.
«Adesso me ne vado, questa mia uscita mi sta mettendo decisamente in imbarazzato» detto ciò mi volatilizzai chiudendo la porta.
Alzai lo sguardo rivolto al cielo, pronto per dirigermi verso la casa del mio compagno. Il tempo era incerto e il cielo era molto nuvoloso e grigio, le nubi minacciavano una forte pioggia, dovevo muovermi.
A metà strada per arrivare alla casetta bianca dove abitava Arasio, incominciò a piovere, meglio di così non se ne poteva. Quando giunsi alla mia meta, avevo tutti gli abiti e le ali completamente inzuppati. Mi misi sotto la tettoia della casa del mio compagno, scossi le mie ali e strizzai la mia tunica nera.
Mi diressi alla porta e bussai, aspettai qualche minuto ma nessuno mi venne ad aprire. Picchiettai di nuovo sulla superficie in legno ma ottenni il medesimo risultato. Sospirai mantenendo la calma e mi sedetti ad aspettarlo, l'aria era fresca anche se le temperature erano molto alte, ero sicuro che rimanendo lì all'aperto avrei preso un malanno. La pioggia in questo momento scendeva a fiotti ma in maniera molto fine, il suo rumore mi dava un po' di tregua dopo tutto quello che era successo, rilassando i miei poveri muscoli.
La porta della vicina di Arasio si aprì e uscì Luna.
«Cosa ci fai lì tutto infreddolito? vieni all'asciutto» urlò per farsi sentire dal forte rumore della pioggia.
Mi alzai, presi le mie cose e con un balzo saltai nel suo giardino, arrivando davanti al suo uscio di casa.
«Entra pure» disse cortesemente Luna.
«Sono tutto bagnato» affermai.
«Non fa niente, mica ti lascio fuori al freddo. Meno male che ti ho visto dalla finestra, Arasio mi ha detto che sarebbe tornato tardi dal lavoro» spiegò la biondina.
«Su vieni al caldo» Luna mi accompagnò nel suo salotto e sparì per un attimo per poi portarmi delle coperte con cui asciugarmi.
«Ti serve una tunica pulita, fisicamente assomigli a Digris, non dovresti aver problemi con la misura» disse Luna borbottando, tutta intenta a dare una buona impressione da padrona di casa.
Questi comportamenti così estremamente gentili li assumeva anche Arasio, doveva far parte dalla loro cultura di angeli.
La bloccai immediatamente, tutta questa accoglienza mi metteva parecchio a disagio.
«No va bene così, nella mia borsa dovrei avere dei vestiti puliti.»
Lei adocchiò il mio scialbo bagagliaio che era completamente fradicio.
«Ne dubito che ci siano degli indumenti asciutti lì dentro» affermò.
Scossi la testa violentemente «Va bene così Luna, non scomodarti.»
«Scusa, alcune volte sono troppo invadente. Vado a farti una tisana per scaldarti» parlò l'angelo.
Luna sparì prima ancora che potessi rifiutare l'offerta.
Tornò subito dopo con due enormi tazze fumanti, pregai che anche lei come Veria non avesse la fissa per i serpenti.
«Non dovresti far entrare uno sconosciuto in casa, soprattutto se è un demone» affermai, in fondo ci siamo visti solo una volta.
Lei sorrise amichevolmente «Se avessi cercato di farmi del male, l'avresti già fatto. Lavoro a contatto con Lucifero e ti assicuro che Lui è veramente spaventoso, non so come faccia la nostra Dea a rimanergli accanto.»
«Inoltre sei amico di Arasio, per cui sono sicurissima che tu sia una brava persona. A proposito da quanto vi conoscete voi due?» la vidi scrutarmi intensamente e mi sembrava che il suo sorriso si fosse allargato.
«Ci conosciamo da quando eravamo dei giovanissimi immortali» socchiusi gli occhi, ripensando a ricordi lontani che riuscivano a far sparire tutto il mio cattivo umore.
«La prima volta che lo vidi ero con Teli nel villaggio principale, mi scrutava curioso, quello fu il nostro primo contatto. Poi poco dopo, lo incontrai nel boschetto, stavo disegnando e lui mi guardava di nascosto. Quando lo colsi sul fatto cercò di svignarsela impaurito perché io fossi un demone. A quel tempo eravamo proprio due imbranati.»
Risi al ricordo di quell'angelo così timido che arrossiva per ogni cosa.
Il sorriso di Luna si allargò ancora di più «Allora è così che hai conosciuto il tuo compagno.»
Alzai la testa nella sua direzione e spalancai i miei occhi rossi, dalle mie mani scivolò la tazza spaccandosi in mille pezzi.
Come aveva fatto a capirlo?
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