Capitolo Diciassette


Yag

Pensavo che avesse capito, invece quell'angelo era più cocciuto di un asino. Lo fissai di sbieco e con le braccia incrociate. Il mio compagno era tutto intento a prepararmi con il fieno e qualche coperta un letto improvvisato, posto in un angolo fuori dalla piccola camera da letto.

Sbattei ripetutamente e in maniera spazientita il piede sinistro «Sei serio? Perché non posso dormire con te?» mi lamentai.
«Perché non puoi punto» affermò categorico.
«Bene, io adesso vado a dormire. Buonanotte» Arasio mi diede un bacio sulla guancia e sparì in camera sua.

Mi misi sotto a quelle grezze coperte e aspettai un'oretta fissando il soffitto. Quando capii che le acque erano tranquille sgusciai in camera di Arasio, trovando l'angelo profondamente assopito (o almeno così pensavo). Lentamente alzai il lenzuolo e scivolai furtivamente nelle coperte, abbracciai da dietro il mio compagno e chiusi gli occhi.

Dopo qualche minuto mi arrivò una gomitata sulla guancia, mossi la testa per il dolore. Cazzo quanto bruciava!
Aprii gli occhi nel completo buio della stanza.

«Ma sei completamente impazzito? mi hai fatto male» mi lamentai toccandomi la parte lesa.
«Te l'avevo detto di rimanere nel tuo letto» affermò irritato.
«Ma avevo freddo lì solo soletto. Vuoi farmi morire congelato?» cercai di impietosirlo.
Arasio emise un rumoroso respiro, si alzò e andò a prendere delle coperte, per poi appallottolarle in mezzo al letto.

«Guai a te se oltrepassi la linea» mi avvertì con tono minaccioso.
Mi girai dall'altra parte dandogli le spalle, presi il cuscino e lo abbracciai.
Il giorno seguente, quando mi svegliai, mi sentii un peso intorno all'addome. Arasio era avvinghiato a me, le sue braccia e le sue gambe erano attorno alla mia vita e il suo capo sul mio petto. L'angelo si svegliò sbattendo lentamente le palpebre per poi spalancarle.

Le sue labbra divennero una linea dura «Ti avevo detto di stare al tuo posto.»
«Veramente sei tu che hai violato il confine.»
Feci segno con le mani che era lui che aveva invaso la mia parte e non il contrario.
Arasio diventò rosso «Non me ne sono accorto.»
Sorrisi tutto contento e gli diedi un bacio sulla fronte «Non riesci proprio a resistermi zuccherino.»
«Che demone sfrontato» borbottò Arasio.

Nel mentre che io e Arasio stavamo facendo colazione con pane e latte fresco, la porta venne scossa ripetutamente.
L'angelo si alzò e andò ad aprire. Tab balzò nella stanza furente.

«Dov'è?» gridò.
«Chi?» sentì la voce dubbiosa di Arasio.
I passi si fecero più pesanti e andarono al piano di sopra nella direzione della camera da letto.
Deve aver trovato qualcosa di non di suo gradimento, perché lo sentii emettere un grido di frustrazione.

Successivamente riscese al piano inferiore in maniera sbrigativa e facendo un gran rumore.
Capii che era diretto nella stanza in cui ero situato.
Arasio che era rimasto interdetto dall'irruenza del suo amico, decise di intervenire.
«Che cosa stai cercando Tab?» chiese Arasio irritato, tentando inutilmente di placcare l'immortale.

Tab entrò in cucina e quando mi vide, la vena che aveva sulla tempia pulsò in modo irregolare.
«Allora è vero quello che involontariamente si è fatta scappare Robinia. Che cosa ci fa questo sporco demone a casa tua? Non dovrebbe stare qua» affermò l'angelo con disprezzo.
Scattai in piedi e mi misi davanti a lui «Problemi?»

«Sì, siete tutti dei problemi voi schifosi demoni» affermò Tab, era nauseato dalla mia presenza.
L'angelo si rivolse all'amico di fianco a lui « Arasio buttalo subito fuori, ti avrà costretto a farlo entrare. Ti do subito una mano a farlo uscire con la forza.»
Arasio lo guardò in malo modo «Non ci penso minimamente di buttarlo fuori. Sono stato io stesso a ospitarlo e se questo non ti va bene te ne puoi anche andare.»

Non era proprio corretta l'ultima parte del suo concetto, ma non replicai. Sul mio viso si stampò un sorriso trionfante, beccati questo mini dotato.
Toccai la spalla di Arasio, l'angelo si girò, mi sorrise e mi fece un cenno con la testa.

Tab guardò prima Arasio e successivamente me, per poi ritornare sul suo amico. La sua espressione divenne sempre più schifata, i solchi sulla sua fronte si accentuarono divenendo sempre più profondi.
Le sopracciglia si incurvarono, i suoi occhi si spalancarono e le sue labbra mutarono in una linea sempre più dura.

«Lui è il tuo compagno? Questo sporco demone? Hai rifiutato me, per andare con questo elemento?» Tab gesticolò in modo scoordinato.
Il mio sorriso scomparve, quando questo bastardo ci aveva provato con il mio compagno? Trattenni tutto me stesso per non avvicinarmi ulteriormente e finalmente poterlo prendere a pugni.
Fissai Arasio di fianco a me, tremava tutto, i suoi occhi blu erano freddi e serrava le mani, fino a farle sanguinare.

«Sì lui è il mio compagno, la cosa non te ne deve interessare. Sei venuto qui a sbraitare, prendendo a parole Yag e adesso te ne puoi andare. Tanto la conosci la strada» urlò Arasio furibondo.
Rimasi esterrefatto dalla reazione del mio compagno e da come lo stava guardando Tab, lo era anche lui.

«Sai che ti dico, aspetterò che lui faccia qualche cazzata, ne sono sicuro che la farà, come ha già fatto in passato. Io sarò lì ad aspettare» disse con un luccichio negli occhi.
Arasio lo spinse via «Fuori da casa mia!» ululò fino a trascinarlo alla porta per poi sbattergliela in faccia.

Ritornò in cucina e ricominciammo a mangiare.
«Non hai paura che possa spifferare a qualcuno il nostro rapporto?» chiesi, sperando che non si alterasse anche con me.
Arasio mi fissò e scosse la testa «No, altrimenti anch'io svelerei che anche a Tab piace il genere maschile. Non credo che voglia rischiare la gogna sociale.»
Rimasi sull'argomento «E quando si sarebbe dichiarato a te?»
«Perché ti interessa così tanto?» chiese Arasio dubbioso.
Alzai le spalle non curante «Così... semplice curiosità.»
Arasio si morse il labbro per non ridere, il suo umore per fortuna stava migliorando «Non è che sei geloso?»
Rimasi a bocca aperta e appoggiai la mano sul mio petto «Io? Geloso di Tab? Ma per favore, anch'io sceglierei me stesso se potessi.»

Arasio scoppiò a ridere «Egocentrico il demone. Comunque per me Tab è solo un carissimo amico e nulla di più.»
Sospirai mettendomi una mano sul viso «Ah la fase in cui ti rifiuta perché ti considera solo un amico. Credo di averla provata anch'io questa situazione.»

Il mio compagno mi diede un calcio da sotto il tavolo e mi guardò con finto sdegno «Non so di cosa tu stia parlando.»
«Eh! Mi hai fatto male» gli tirai la guancia.
Arasio mi fece la linguaccia e io lo baciai, l'angelo arrossì per l'imbarazzo.
«Non me lo vuoi proprio dire come si è dichiarato? con delle rose per caso?» insistetti ero molto irritato da quel maledetto.
«È stato qualche giorno prima dell'aggressione con Prostu. Eravamo andati a prendere dell'acqua per il dormitorio e lui aveva insistito nell'andare a convivere insieme, rifiutai la sua offerta. Allora lui si dichiarò, tentando di mettermi alle strette e baciandomi con foga...»

«Scusa? Cos'ha cercato di fare? Io l'ammazzo» alzai la voce e mi venne un tic strano all'occhio.
«Se mi fai finire di parlare» si lamentò
Arasio.
«Vedendo come si stava comportando, l'ho buttato nel fiume per poi scappare» continuò il mio compagno.
Scoppiai a ridere «Certo che sei stato crudele, avrei pagato oro pur di vedere la scena. Mi immagino la sua espressione quando è riemerso dall'acqua.»

Mi vennero le lacrime agli occhi per quanto stessi sghignazzando.
«Non ridere, non sono orgoglioso per quello che ho fatto» affermò l'angelo.
Tentai di ricompormi e di asciugarmi le lacrime, la pancia mi faceva male per quanto avessi riso.
«Okay, scusa zuccherino.»
Sul viso del mio compagno si dipinse un sorriso e le sue gote presero un lieve rossore «E pensare che tutte le volte che Tab mi baciava, il tuo viso automaticamente si materializzava davanti a me.»

Rimasi di stucco, Arasio è sempre stato molto introverso per quanto riguarda i suoi sentimenti e questa sua confessione mi fece perdere un battito.
Mi avvicinai lentamente e lo baciai delicatamente, prima la fronte, successivamente la tempia e per finire un tocco delicato sulle sue rosee labbra.
Ero ad un palmo dal suo naso, i nostri sguardi si incrociarono.

«Non sai quante volte desideravo baciarti e adesso, finalmente posso farlo tutte le volte che voglio» affermai toccandolo di nuovo in maniera più passionale.

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