Capitolo Diciannove

Arasio

Ero in ammollo nella vasca con Yag, il caldo asfissiante stava mettendo piede nella cittadina di Monacre, causandomi sempre una grande fiacchezza.

Tirai indietro la testa, intanto il mio compagno si mise a lavarmi i capelli, socchiusi gli occhi godendomi il massaggio alla cute.

«Sono così lunghi e morbidi, che invidia» disse Yag, prendendo un secchio d'acqua e risciacquando i miei capelli.
«Anche i tuoi si stanno allungando molto, rispetto a quella ridicola cresta da duro che avevi prima» affermai.

Yag mi abbracciò da dietro e mi diede un pizzicotto alla guancia «Non era così ridicola la mia cresta» affermò con il broncio.
«Dai non era così male, ma ti preferisco adesso. Sono così lisci e neri, è un peccato non risaltarli»
Yag, mi diede un bacio sulla guancia e su di essa iniziò a punteggiarla con il suo lungo indice ossuto.
«Oh che zuccherino gentile» affermò tutto felice.

«Bisogna andare al mercato nel grande villaggio vicino al tempio. Non abbiamo quasi più viveri» dissi, facendo mente locale su cosa potesse mancare in casa.
«Nessun problema, domani sono completamente libero. Ci avviamo insieme.»
«Yag, ti serve qualcosa al mercato? Cera oppure dei colori naturali?» chiesi al demone.

Il mio compagno scosse la testa «Dovrei solo prendere l'argilla, ma dovrei recarmi nei villaggi più distanti per acquistarla.»
«Settimana prossima, ci prendiamo qualche giorno libero e andiamo a comprarla, non vorrei mai che si spegnesse la tua creatività» scherzai.
«Non essere invidioso solo perché in questo periodo mi sto dedicando prettamente ai paesaggi. Ritaglierò un po' di tempo per ritrarti, magari anche nudo» disse il demone ammiccando.
Scoppiai a ridere «Mai poi mai, neanche se fosse la fine del mondo.»

Gli occhi di Yag si fecero più sbarazzini «Oh la mia musa è timida e non vuole farsi ritrarre nuda? Non ti preoccupare zuccherino, con il tempo sarà la cosa più naturale al mondo.»
Roteai gli occhi «Se certo contaci.»
Il demone prese la mia mano e gli diede un bacio delicato
«Naturalmente le opere più piccanti le terrei solo per me.»
Tolsi la mano infastidito «Non cambio idea e poi se Veria, Robinia, Luna oppure Tab venissero qua a casa e li vedessero per sbaglio? Che cosa succederebbe?» affermai giocando la carta della gelosia.

Io e Tab oramai dal nostro ultimo scontro non ci vedevamo più, quelle poche volte che lo incontravo non mi salutava neanche. Robinia soffriva per questo, le tentò tutte di farci riappacificare ma con scarsi successi.

Le pupille del demone divennero due fessure, i suoi occhi erano fiammeggianti e le sue labbra contratte.
«Quel maledetto mini dotato, deve solo provarci a sbirciare uno dei miei futuri quadri di nudo e giuro su Lucifero che gli cavo gli occhi con le mie stesse mani!» disse ululando le peggio imprecazioni.
Mi girai e lo guardai confuso «Mini dotato? Da cos'è scaturito questo nome?»

Lui mi fissò «Certo, uno come lui deve avere un pene piccolo» disse soddisfatto della sua teoria.
«Beh veramente...»
Yag mi interruppe «È vero voi sarete andati di sicuro insieme in un bagno pubblico. Ci scommetto che te l'ha guardato! Chissà che pensieri incestuosi si sarà fatto in quel capoccione, magari si è pure masturbato nella stessa vasca in mezzo a tutti, pensando di fare cose sconce con te. Basta vado a pestarlo sono certo di avere ragione» parlò a vanvera.

Mi girai e gli sbattei le mani davanti alla faccia, facendo rumore per svegliarlo dai suoi vaneggiamenti.
«Basta dire fesserie! nessuno ha immaginato di fare cose con me e adesso smettila Yag.»

Il demone mi guardò contrariato «No che non la smetto, ci scommetto di aver ragione per quanto riguarda quel disgraziato. Toglimi questa curiosità, com'è il suo pene?»
Sbarrai gli occhi, ditemi che non l'ho sentito veramente.
«Devo proprio dirtelo?»
Lui annuì «È di vitale importanza.»
Rimasi titubante se dirglielo, ma ero sicuro che sarebbe andato avanti tutto il giorno tampinandomi su questa cosa, me l'ero cercata. Quanto mai ho tirato fuori Tab.

«È un normaliss...» venni interrotto per la seconda volta.
Yag diede i pugni all'acqua, oramai diventata gelida e si alzò in piedi.
«Lo sapevo gliel'hai visto, sei uno svergognato! E dimmi è più grande e più lungo del mio? Fai mente locale e guarda bene il mio, poi mettili a confronto» chiese il demone furibondo, continuando a puntare l'indice sulle sue parti basse.

Non ci credo che me l'avesse chiesto, anche se eravamo solo noi due nella nostra casa, ero decisamente in imbarazzo. Il demone insisteva a muovere il corpo in maniera alterata, non rendendosi conto che faceva oscillare le sue grazie davanti al mio viso.

«Ti sembrano delle domande da fare? Adesso risiediti per l'amor del cielo» l'ammonii.
Yag sbuffò incrociando le braccia al petto per poi decidersi di ascoltarmi e sedersi nuovamente come prima, dietro le mie spalle.

La calma durò poco, il demone tornò immediatamente all'attacco, puntandomi il dito vicino al naso «Stai tentennando sulle dimensioni. Esigo una risposta angelo. La mia virilità sta per essere compromessa.»
Dopo questa decisi di uscire dal bagno, prima che mi facesse un interrogatorio sui genitali di Tab.

                             _________________________________

Il giorno seguente uscito prima dal lavoro, andai con Yag nella piazza dove si teneva tutti i giorni il mercato nel villaggio principale, collocato vicino al tempio dei nostri creatori. Durante il tragitto Yag mi fece ancora qualche domanda su Tab, sviai lo spinoso l'argomento.

Quando arrivammo al mercato, anche se non era l'orario di punta e fra poco i commercianti avrebbero sbaraccato tutto.
Erano presenti moltissimi immortali presi a comperare diverse provviste di cibo.
Vidi in lontananza in una delle bancarelle poco più in là, Robinia e Veria intente ad acquistare diversi sacchetti di sale grosso.
Poco distante, dietro le due immortali torreggiava Tab, tutto intento a farsi gli affari suoi.

Yag lo fissò subito in malo modo.
Trascinai immediatamente il mio compagno verso le bancarelle della frutta.

Non sarebbe stato Tab a rovinarci quella giornata, qualcosa di più maligno si stava abbattendo su di noi e su tutta la nostra società, in confronto quello che era successo oggi era quasi nullo.

Comprai qualche cesto di fragole, di lamponi, di ribes e presi della verdura fresca. Era da tempo che stavo pensando di costruire un piccolo orticello nel nostro giardino. Almeno avremmo racimolato qualcosina che di solito spendevamo al mercato, magari potevo utilizzare quei risparmi per prendere qualche tavoletta in più per Yag.

«Oh ma guarda chi abbiamo qui?» una voce acuta e irritante parlò da dietro le nostre spalle.
Le gente intorno a noi si fermò attirata dal baccano che aveva fatto l'immortale.
Io e Yag ci girammo.
Prostu era davanti a noi in segno di sfida, il putrido immortale si mise ad addentare una succosa mela rossa per poi lanciarla contro di me.

Il frutto arrivò come un macigno sulla mia tibia, per poi rimbalzare a pochi centimetri dal mio piede.

Il mio compagno lo guardò in cagnesco scattando in direzione del demone.
«Basta Prostu!» l'ammonì Robinia mettendosi in mezzo tra i due.
L'angelo si era avvicinata velocemente, facendosi strada nella folla.
«Taci leccapiedi» il demone insultò Robinia.
Veria era già pronta all'attacco.

«Vattene Prostu, se fai ancora casini questa volta non te la caverai solo con qualche frustata e l'evirazione. C'è troppa gente» Yag lo intimò.
Prostu in tutta risposta scoppiò a ridere «No, non me ne andrò finché non mi sarò vendicato. È proprio tutta questa gente che mi serve come testimone della vostra disfatta, anzi saranno proprio loro a procurarmi la mia rivincita.»

Sul viso di Prostu si allargò un sorriso sinistro «Udite! udite!» urlò a squarciagola.
Gli immortali continuarono ad affluire attratti da quel pazzo che sbraitava come un pescivendolo.
«Sapete perché sono stato così crudele con questi due individui? In verità i nostri creatori non mi hanno capito, io non volevo assolutamente torturarli per puro divertimento. Il mio era un modo per purificarli» affermò con un sorriso sempre più largo.

Fummo invasi dalle voci di sottofondo, molti immortali passarono a guardare prima noi e successivamente Prostu.
Il demone continuò a vaneggiare allargando le braccia al cielo «E sapete perché li stavo purificando? io e i miei compagni li abbiamo beccati che facevano sesso fra loro. E non solo quella volta pure nel bagno al tempio, hanno osato oltraggiare la casa dei nostri creatori. Non siete indignati come me? Un angelo e un demone delle stesse fattezze maschili, tutto questo non vi fa ribrezzo? Hanno pure il coraggio di vivere insieme. Davanti al nostro popolo ci sbattono in faccia il loro lerciume.»

Il demone aveva piantato il seme del male e la società se la stava bevendo come un branco di stolti. D'altronde stare con un immortale di diversa fazione era ritenuto poco decoroso, con l'aggiunta che eravamo delle stesse fattezze... lo scandalo era assicurato.

Il brusio della folla divenne sempre più forte e ci furono anche delle grida di sdegno.
«Rivoltanti!»
«Schifosi!»
«Fate vomitare!»
«Finocchi di merda!»
«A morte!»
«Difettosi!»

«Ma veramente credete a quel pazzoide? Dice solo delle fesserie!» urlò Yag esasperato dai cori, ma il clamore non venne smorzato. Non fiatai, sia io che Yag non avevamo il coraggio di obbiettare che io e lui non stavamo insieme, era come se negassimo noi stessi.
Veria si mise in centro, proprio dov'erano i tre protagonisti della faccenda, Robinia la seguii senza pensaci due volte.

Tab cercò di fermare le fanciulle ma senza successo, il volto del mio amico era cambiato, il suo viso era pallido più di quanto già non lo fosse e le sue labbra erano una linea dura. Scuoteva la testa alle due immortali come per intimargli di non immischiarsi. Ma venne ignorato completamente dalle due.

La prima a parlare fu Veria «E allora che c'è di male? sono nostri fratelli. Se voi foste in fin di vita e nel frangente aveste bisogno del loro aiuto, sono sicura che tutti i qui presenti se ne sbatterebbero del loro orientamento. Vi assicuro che non sono i primi e non saranno gli ultimi come i miei due amici, ci sono più immortali di quanti voi crediate, si nascondono nell'ombra per il timore di essere scoperti.»

Robinia fece un passo in avanti «E uno di questi immortali siamo io e Veria che ci amiamo più che mai» affermò l'angelo.
La folla stette zitta per qualche minuto, nessuno dei presenti credeva alle sue orecchie, persino io rimasi di stucco, non immaginavo che la mia amica e Veria stessero insieme.

Prostu si bloccò per poi riprendersi dallo stupore «Non credete alle parole di quelle ammalate, dobbiamo purificarli tutti. Chi è con me?»
«Sì» gridò la folla inferocita.
Prostu prese una pietra e la lanciò nella mia direzione, Yag si mise in mezzo e venne colpito in pieno volto.
«Yag!» urlai avvicinandomi al demone.
Il mio compagno mi sbarrò la strada con il braccio destro.
«Sto bene» disse voltandosi.

Era inferocito, il suo sguardo era pieno di rabbia e una lunga e stretta ferita stava gocciolando sulla sua tempia, sporcando tutto il viso fino ad arrivare al collo.
Quello fu l'inizio del linciaggio, la folla ci accerchiò completamente, erano bestie che avevano perso il senno.

«Purifichiamoli tutti!» continuarono a gridare.
Ci assaltarono completamente, arrivarono pietre da tutte le parti, mi buttarono per terra immobilizzandomi, il mio volto toccava il sabbioso terreno. Cercai di divincolarmi ma senza successo. Proseguirono nel tirarmi numerose pietre a forte velocità, sembrava che fossero dei macigni.

Urlai disperato. Le prime mi arrivarono in testa, sentii un bruciore insopportabile alla nuca e uno strano calore mi avvolse. Guardai davanti a me, notando rivoli di liquido rosso inondarmi la faccia, fino a scendermi davanti agli occhi.
Per quanto l'enorme sforzo che ci stavo mettendo nelle mie urla, il mio fisico aveva scelto di abbandonarmi.

La mia bocca si era completamente seccata e impastata dalla sabbia. Qualcuno da dietro mi tirò il capo all'indietro, sentendo una lama recidermi i capelli. Come se l'azione non fosse abbastanza vile, decisero di rincarare la dose con ulteriori umiliazioni.
Presero le mie ciocche bionde e me le spalmarono con una certa foga sul mio volto.

«Sei una donna per tenerti i capelli così lunghi?» li sentii sghignazzare dietro di me.
La cosa più dolorosa, non erano solo i demoni erano anche gli angeli ad accanirsi contro di noi, i miei simili, i miei fratelli e sorelle con cui avevo condiviso le giornate durante i soggiorni nel mio vecchio dormitorio.

Guardai davanti a me, vidi che in lontananza Tab era lì impalato a non far niente, completamente impaurito dalla folla. Colui che inneggiava di proteggermi da tutto e tutti se fossi diventato il suo compagno... solo baggianate.

Spostai il mio sguardo dall'inetto alla mia destra in direzione di un altro piccolo accerchiamento, un gruppo di demoni stava prendendo a sassate e stava spogliando la povera Robinia e la povera Veria. Le mie giovani amiche gridavano piangendo come delle disperate.

«Nude dovete essere, come vermi che siete, dobbiamo purificarvi profondamente voi due» affermò Zanlevio con fare sinistro e Ziaidio che lo seguiva a ruota. Non so dove fossero sbucati i due demoni compari di Prostu. Tutta una scusa per fare dell'altro.

Distolsi lo sguardo prima che l'orrendo spettacolo potesse iniziare. Scrutai sulla sinistra e l'unica cosa che vidi era un'immensa cerchia di persone, lì doveva esserci Yag che era stato separato dal sottoscritto.

In mezzo alla mandria c'era al comando Prostu che si stava divertendo un mondo a prendere a sassate e a pugni Yag. Il mio compagno non riuscii a vederlo per quanta gente ci fosse attorno.
Venni distratto dal mio dolore sempre più acuto che mi stavano causando, le mie ali vennero ben aperte con la forza e poi si misero a divertirsi a strapparmele una ad una.

Non era rabbia quello che stavo provando. Solo vergogna per loro e per me stesso, per non essere stato in grado di evitare tutto questo. Un debole della mia specie.

I miei pensieri vennero bruscamente interrotti da diversi calci in faccia che mi spaccarono il labbro e il setto nasale.
All'interno delle mie vie aeree il sangue e la sabbia si erano talmente impastati tra di loro da farmi da tappo, bloccandomi qualsiasi apporto di ossigeno.

Stavo soffocando con il mio stesso sangue rendendomi sempre più privo di forze, come se un'anaconda mi stesse stritolando il collo e la testa.
Cominciai a non percepire più niente.
Ero forse morto?

Le urla di Veria e Robinia cessarono, al loro posto erano altre le grida che invadevano le mie orecchie, un calore mai provato prima mi sfiorò. Aprii gli occhi timoroso e vidi delle fiamme scarlatte come le iridi dei demoni, accerchiare la folla di aggressori.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top