Panormus
[3.5]
Sonia e la sorella Marilyn erano già a Palermo, alloggiate prima nella suite di un hotel famoso in città, poi in un attico vicino al centro città, Mary nel corso dei mesi ne approfittò per girare la città esplorando e cercando di orientarsi con le strade e con i quartieri.
I ragazzi provarono più volte a chiamare Charles in cerca di un aiuto e cercando di capire che fine avesse fatto, ma non sapevano che l'hacker era stato arrestato dagli agenti federali mesi prima e gli era stata sequestrata tutta l'attrezzatura che usava.
La mattina Markus e Jackson arrivarono finalmente in città attraversando le strade malridotte con un pullman.
Vennero accolti da una calda atmosfera e dalla vivacità di alcuni signori del posto che tornavano in patria dopo aver trascorso le vacanze di natale altrove, i due non capivano una parola di italiano ma capivano quando la situazione cominciava a diventare fastidiosa.
Accanto a loro c'era un ragazzo che parlava con gli amici seduti sui posti davanti a lui ridendo e urlando come se fosse l'unico sul mezzo, teneva in mano un bicchiere di birra e rimaneva in piedi mentre il pullman continuava a prendere tutte le buche in strada.
Improvvisamente la birra cadde per terra, una goccia di birra arrivò addirittura sul pantalone di Jackson e sul borsone di Mark
<<Oh, scusa scusa non volevo>> disse l'uomo cercando di scusarsi con quel poco inglese che sapeva.
Jackson gli lanciò un occhiataccia senza dire una parola, poi distolse lo sguardo e poggiando la testa sul vetro tornò a guardare fuori.
Arrivati alla fermata furono accolti dagli abbracci di Sonia e Marilyn
<<Sono contenta di rivederti, mi sei mancato, ho saputo della seduta com'è andata?>> Chiese Sonia rimanendo abbracciata a Mark
<<Non tanto bene, ci sono state sedute migliori>>rispose scollandosi da Sonia e andando a sedersi sulla panchina della fermata, per pulire il borsone
<<Che succede? Le hai detto qualcosa che non dovevi dire?>>domandò Jack
<<Non preoccuparti Jack, niente di ché è tutto apposto>>rispose sospirando.
Sonia accompagnò i tre verso l'auto parcheggiata a qualche ventina di metri dalla fermata mentre Marilyn spiegò la situazione fino a quel momento.
<<Sonia e io ci stiamo occupando di quel quaderno di Michelle dove abbiamo trovato mesi fa tutti i suoi contatti, abbiamo deciso di cominciare da Palermo proprio perché a quanto scrive la nostra amica, un certo Alessandro e il fratello Antonio Gaspare sono due ossi duri in Sicilia, due pezzi grossi che comandano la città e il traffico dal porto di Palermo fino a Napoli e Roma, probabilmente quello di cui parlava Michelle, era che la coca di Alìcia non passava più per la Sicilia e poi verso Roma, ma andava direttamente a noi, di conseguenza avranno avuto contrasti prima di scoprire chi gli aveva rubato il business>> salirono nella macchina e Sonia mettendo in moto andò verso il nuovo rifugio della Familitas
<<Ho già organizzato degli incontri con questi due signori, parleremo diplomaticamente e se vorranno potremmo collaborare>>aggiunse Marilyn gesticolando con le mani.
<<Dubito che vogliano trattare con qualcuno che non ha più niente da offrire>>disse Markus guardando oltre il finestrino.
<<Abbiamo i soldi, in cinque anni e mezzo abbiamo fatturato un oceano di banconote>>commentò la ragazza
<<Abbiamo centinaia di milioni di dollari inutilizzati, scoprendo la grossa somma di denaro che possediamo vedrai come si inchineranno a noi>>intervenne Sonia.
Markus si voltò verso Marilyn sbuffando e alzando il sopracciglio destro, annuì lentamente girando la faccia dall'altra parte.
Il giorno dopo decise di contattarlo tramite l'amica, aspettando tutti nel salotto dell'attico in piedi e in ansia fissarono la ragazza che parlava al telefono con Antonio.
Dopo qualche minuto chiuse la chiamata, guardò uno ad uno i suoi amici e dopo un attimo di esitazione, lasciando che il silenzio piombasse per qualche secondo, mostrò un sorriso che fece capire ai ragazzi che l'incontro era stato accettato, tutti si misero a urlare e a saltare di gioia, era l'inizio di un nuovo percorso e la probabile collaborazione che li avrebbe riportati in gioco dopo il grande fallimento dei mesi scorsi.
Markus non fece altro che sorridere e chinare la testa verso il basso trattenendo l'entusiasmo, poi prese un mazzo di chiavi tra cui quella dell'auto e scuotendoli attirò l'attenzione su di lui
<<Forza, non abbiamo tempo da perdere scendiamo prima che sia tardi>>disse girandosi di spalle andando verso l'uscita, i ragazzi si guardarono a vicenda, poi Sonia prese la sua giacca e insieme a gli altri due seguirono Markus.
Andarono al porto, dove era stato organizzato l'incontro con i due fratelli, scesero dall'auto senza fretta, Jackson chiudendo la macchina a chiave andò verso uno degli uffici di info.
Erano pienissimi, la gente di fronte all'entrata aspettava risposte per il viaggio in aliscafo o in nave, un tizio vestito elegante, leccata di mucca e occhiali da sole accompagnato da due loschi figuri, andò incontro a Jackson
<<Familitas?America?>> Chiese l'uomo stringendo la mano a Jack.
<<Si siamo il contatto che ha chiesto un incontro>>rispose.
<<Voi! Seguire me!>>disse indicando ripetutamente la porta di ingresso dell'ufficio, Sonia e Marilyn si guardarono a vicenda e scoppiarono a ridere seguendo l'uomo.
Entrando dentro l'ufficio, videro un uomo in sovrappeso digitare con una mano sulla tastiera e con l'altra bere una lattina di soda, mentre una signora anziana con accanto i nipotini continuava a urlargli frasi in dialetto.
L'uomo accanto a lui era in piedi e gesticolando con le mani cercava di placare la nonnetta.
I quattro salendo alcune scale arrivarono al piano superiore, dove l'uomo li fece entrare in una stanza illuminata solo da una lampada ormai quasi guasta e con Antonio e Alessandro Gaspare seduti davanti a un tavolo circolare.
<<Buongiorno signori, sedetevi pure>>disse Antonio guardandoli uno ad uno e indicando con la mano le sedie disponibili, Sonia lo fissò in faccia sedendosi sulla sedia con un espressione di sfida mentre lui continuava a mostrare uno sguardo minaccioso, la ragazza prese la pistola e la sbatté sul tavolo stringendo i denti.
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