Los Alvaros
[7.4]
I Los alvaros di cui parlava Fernando, abitavano in una villa immersa tra le alture dell'Andalusia, grandissimo, con tutti i lussi, piscina, tantissime stanze, è un giardino adatto per qualsiasi attività.
La villa era controllata e circondata da diversi scagnozzi di Alvaro, che era il capo, l'uomo al vertice dell'organizzazione. Una mattina, quando ancora non si era alzato dal letto, passava un momento abbastanza intimo con la sua compagna, nonché assistente di lavoro, Sonia Hudson.
Tra le coccole, baci, e abbracci, i due passarono una mattinata in pieno relax, nella stanza da letto improvvisamente qualcuno bussò alla porta
<<Che ore sono? Cavolo le undici del mattino>>sussurrò Sonia stiracchiandosi
<<Chi è?>>aggiunse
<<Sono io señorita, Alejandro>>rispose afferrando la maniglia della porta
<<Si può sapere perché quale motivo vieni a svegliare la tua padrona?>>domandò la ragazza infastidita e nervosa
<<Dì a quel cabrón di andarsene>>sussurrò Alvaro sorridendo e indicando con l'indice la porta
<<Certo tesoro>>rispose mettendosi qualcosa addosso e andando subito verso la porta
<<Alejandro come osi disturbarci in un momento privato? Dov'è Julio? Dov'è finito?>>disse tirando uno schiaffo violento al servo
<<Señorita! Buongiorno che succede?>>domandò Julio arrivando di corsa verso i due
<<Ho sentito che ci sono dei problemi padrona>>
<<Dov'eri mentre il tuo ragazzo gironzolava per la casa e mi importunava mentre ero in un momento privato con Alvaro?>>Julio impallidì e portandosi Alejandro sotto braccio se ne andò via mortificato, Sonia li fissò mentre Julio a bassavoce sgridava il suo sottoposto nella loro lingua.
La ragazza uscì all'aperto con addosso un accappatoio azzurro, gli occhiali da sole e pantofole bianche, camminava in un vialetto che attraversava un bellissimo giardino circondato da una siepe e curato da un giardiniere che se ne stava prendendo cura con il tosaerba.
Si sedette sotto un ombrellone di fronte alla piscina, tolse gli occhiali da sole e li mise delicatamente sul tavolino circolare accanto a lei, guardandosi in torno vide un altra serva che stava spazzando il vialetto, facendo un fischio attirò la sua attenzione e gli fece cenno di venire.
<<Teresa posso farti una domanda?>>chiese Sonia, la donna annuì senza aprire bocca
<<Pensi che stai facendo un buon lavoro?>>domandò alzando le sopracciglia
<<Io penso di aver pulito bene, ho tolto i ramoscelli che il vento ha fatto cadere ieri sera, le foglie, c'era anche della plastica>>rispose cercando di non mostrare disagio
<<Plastica? Per esempio?>>
<<Dei bicchieri di plastica...>>rispose con voce tremolante
<<Quindi stai dicendo che io ho sporcato>>disse Sonia prendendo il giornale sul tavolo
<<No assolutamente non mi permetterei mai señorita, volevo soltanto dire che ho pulito tutto quello che c'era da pulire senza alcun problema indipendentemente da chi ha sporcato o no>>Teresa mantenne lo sguardo basso ed evitò il contatto visivo con Sonia, che la fissava non mostrando segni di rabbia, sapeva già cosa provava dentro di sé
<<Sei troppo buona Teresa, dovresti ribellarti, dovresti rubarmi la pistola e sparare sia a me che ad Alvaro, almeno dimostreresti un minimo di essere una donna con le palle>>disse Sonia sfogliando il giornale, Teresa se ne andò via senza rispondere a quello che aveva detto la sua padrona, e tornò a fare i suoi impegni.
<<Teresa un'altra cosa!>>esclamò, Teresa impaurita si girò lentamente verso di lei
<<Chiama Guillermo, e digli di venire immediatamente qui!>>
<<Certo señorita>>rispose annuendo e correndo dentro casa.
Dopo aver sfogliato le pagine che parlavano di quanto l'ambiente era a rischio e di quanto il riscaldamento globale stava cambiando il mondo, lo posò e ne prese un altro, la prima pagina mostrava:
"La Mafia de Madrid, il cancro che sta uccidendo la Spagna"
<<Nessuno che ci calcola qui in Andalusia eh?>>borbottò, dal giornale cadde sulla pancia di Sonia una rivista che era in mezzo alle pagine, sulla copertina la solita pubblicità delle case di moda, ma ciò che le creò stupore fu vedere Jessica sulla copertina, messa in posa e con indosso un capo d'abbigliamento di quella casa di moda.
Arrivò con passo svelto Guillermo, e si avvicinò alla ragazza con il fiatone
<<Guillermo appena riprendo fiato inizierò a parlare, fino ad allora starò muta come un pesce>>disse Sonia tenendo lo sguardo sul giornale, il ragazzo smise di ansimare e riprendo fiato disse
<<Señorita stanno arrivando i suoi amici>>
<<Oh... Bene, bene sono contenta, ti ho chiamato perché vorrei che ti occupassi di Teresa>>
<<señorita... es mi tía..>>disse sussurrando, Sonia lo fissò negli occhi non rispondendo.
<<¿Por qué? La amo, es la persona que más amo.>>aggiunse gesticolando e mettendosi in ginocchio davanti a Sonia
<<deve morire>>disse Sonia alzandosi in piedi, prese gli occhiali e se ne andò dentro casa, Guillermo la inseguì provando ancora a convincerla, a implorarla di non uccidere sua zia Teresa, la ragazza ignorò qualsiasi cosa e salendo le scale andò nella stanza in cui era la donna.
<<TÌA!!>>urlò Guillermo, la donna si girò si scatto
<<Che succede padrona? Perché mio nipote urla così?>>chiese spaventata
<<Non preoccuparti, ha vinto una scommessa con altri miei ragazzi, lo sta dicendo a tutti>>disse ridacchiando, Guillermo fu trascinato con una corda al collo da Julio e da un altro scagnozzo, il ragazzo cercò in tutti i modi possibili di liberarsi, provò a togliersi la corda dal collo ma era impossibile, i due lo legarono a uno dei pali della luce che illuminavano i vialetti dentro la villa, si mise a piangere impaurito e sperando che fosse tutto un sogno, Sonia arrivò da lui, con un cenno mandò via Julio e l'altro soldato, e dalla tasca dell'accappatoio uscì un coltello impaurendo Guillermo, lo appoggiò delicatamente sul suo collo facendogli sentire quanto era freddo e affilato
<<Una lezione che hai imparato oggi, è non disubbidire alla señora, mai>>sussurrò all'orecchio del ragazzo. Dalla porta di casa uscì il cadavere di Teresa portato di peso da Alvaro e da un altro scagnozzo, Guillermo iniziò a piangere guardando il corpo della zia insanguinato, mentre veniva portata su un pick-up.
<<Torniamo subito!>>disse Alvaro coprendo il corpo con dei sacchi di farina
<<Se io ti dico di fare qualcosa, la fai, senza discutere>>disse Sonia. Intanto erano arrivate visite, la persona che la ragazza aspettava di incontrare era arrivata.
<<Sono qui, li faccio accomodare?>>chiese Alejandro avvicinandosi a Sonia
<<Certo, libera anche questo poveraccio, io ho da fare>>rispose la ragazza mettendo il coltello in tasca.
Il contatto che Sonia doveva incontrare era Alessandra, la donna che incontrò Jackson molto tempo prima a Milano e che aspirava ad ottenere una carica politica.
Aspetto la señorita per qualche minuto, controllando spesso l'orario dal suo orologio non poco economico, e con il tremolio alla gamba, era seduta nella sala riunioni davanti a un tavolo abbastanza grande e realizzato in legno.
<<Buongiorno signora Geraci>>disse Sonia entrando nella stanza, la donna si alzò e andò a stringere la mano alla ragazza mostrando un grande sorriso
<<È un piacere incontrarla signora Hudson, veramente un grande piacere>>disse tornando al suo posto.
<<Possiamo darci del "tu">>suggerì Sonia sogghignando
<<Sarò diretta, ho voluto questo incontro perché Roma è la mia città preferita>>aggiunse
<<Mi fa molto piace->>
<<E vorrei averla tutta per me>>continuò parlando su Alessandra, la donna si allontanò dal tavolo e poggiò le spalle sullo schienale, mostrando perplessità
<<Non ho capito bene cosa intendi Sonia>>disse con una finta risata
<<Voglio Roma. La voglio tutta per me.>>ripeté Sonia accavallando le gambe
<<Vuoi fare parte del consiglio comunale?>>domandò Alessandra ancora confusa
<<Da qualche mese sei diventata il sindaco, e in quanto tale mi potresti essere d'aiuto per i miei piani>>disse alzandosi in piedi e camminando in giro per la stanza
<<Che genere di piani?>>
<<Devi garantirmi dei luoghi dove costruire, e la possibilità di avere in mano le costruzioni ancora da definire o iniziare, palazzi abbandonati, quartieri popolari, locali in vendita, appalti pubblici->>
<<E credi che sarà facile?>>chiese Alessandra andando da Sonia
<<Non mi importa se sarà facile, mi importa solo di averli>>rispose con una risatina, entrò dalla porta una cameriera con un vassoio con le tazze da tè, biscotti, croissant eccetera
<<Posso posarli señorita?>>
<<Certo Abigail, mettili pure la, grazie>>rispose sbuffando
<<Non sarà facile, la direzione investigativa antimafia sarà un grosso ostacolo potrebbero risalire a me in pochissimo tempo se non ci saranno dei prestanome o qualcun'altro>>disse prendendo un biscotto
<<Occupatene tu>>
<<Cosa?>>
<<Ho detto... Occupatene tu.>>ripeté
<<E io cosa dovrei guadagnarci?!>>esclamò innervosendosi
<<Al tuo autista hanno dato una valigetta, ci sono trecentomila euro per iniziare, con il passare del tempo, e dei tuoi risultati potrebbero aumentare>>rispose versando del tè nella tazzina
<<Devi aspettare, passerà del tempo prima che i risultati arrivano, non posso assicurarti niente, quindi non avere fretta>>Sonia dopo quelle parole cambiò totalmente espressione, la guardò negli occhi con un volto che non esprimeva alcun sentimento.
Andò velocemente dietro di lei, afferrò lo schienale e fece cadere Alessandra all'indietro con tutta la sedia, tornò a prendere la sua tazzina e versò piano piano il tè bollente sul viso della donna, si inginocchiò davanti a lei e la afferrò per la giacca violentemente avvicinandosi al viso di Alessandra
<<Non ho sentito bene, mi hai dato un ordine per caso?>>sussurrò Sonia stringendo i denti e assottigliando gli occhi, il sindaco iniziò a tossire cercando di tenente gli occhi chiusi, bagnati dal tè bollente, la ragazza la lasciò per terra e prese un fazzoletto per pulirsi il viso
<<È stato un piacere Alessandra, sono sicura che tra noi nascerà una bella amicizia>>disse Sonia andandosene dalla stanza, e facendo cenno a Abigail di aiutare la donna a rialzarsi.
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Dopo aver lasciato i ragazzini alla fidanzata Charlotte, Markus decide di abbandonare la sua casa e di trasferirsi fuori città, lontano da ogni possibile contatto con la civiltà, si fece aiutare da Louis e da Jason a trasportare le scatole piene di roba, tra cui vestiti, foto ricordo, e tanto altro
Il boss si era dimenticato di portare un altra cosa, le siringhe di Fetilina.
Si precipitò a casa per andarle a prendere immediatamente, quando però arrivò davanti casa, vide che c'era un barbone con una copertina addosso che lo copriva interamente, prese la pistola andando verso il losco individuo
<<Hey! Fuori dalla mia proprietà! Forza vattene!>>esclamò toccandolo, non diede alcun segnale
<<Ah ho capito, hai deciso di dormire qua>>aggiunse infastidito, afferrò la coperta e la lanciò via cercando di capire chi fosse il barbone.
<<E tu chi cazzo sei?>>chiese Markus stranito, il losco individuo in realtà era Viola, che ancora assonnata e con gli occhi serrati cercava di dormire, si voltò lentamente verso Mark, cercò di mettere a fuoco la vista sbattendo le palpebre
<<OH CAVOLO!>>urlò Viola
<<Oh cavolo? Io direi "mi scusi per aver bloccato l'entrata di casa sua", ma va bene comunque, probabilmente dal posto da cui vieni si userà questa frase per dirlo>>disse superando l'ostacolo e aprendo la porta di casa
<<MI SCUSI DAVVERO! MI DISPIACE...>>disse seguendo Mark
<<Stai ferma qui, ho capito bene con chi ho a che fare>>disse fermandola all'ingresso, andò verso lo sgabuzzino per andare a prendere la scatola con la Fetilina.
<<Non ho alcuna intenzione di rubare o di...fare qualcosa che potrebbe danneggiare lei>>Disse Viola prendendo la coperta. Mark uscì con la sua scatola, chiuse la porta a chiave e andò verso la sua auto
<<Vieni avvicinati!>>esclamò Mark aprendo il bagagliaio
<<Da quale centro di recupero per tossicodipendenti sei scappata?>>domandò prendendo il cellulare
<<Che? Non sono una tossica!>>
<<E allora perché davi l'aspetto di una ragazza dopo una serata post alcool?>>
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<<Solo perché ho le occhiaie? Ma sta scherzando?>>disse Viola infastidendosi
<<Ho trovato su internet tanti centri di recupero a New York, guarda qui, riconosci quello che frequentavi tra questi?>>domandò Markus mostrando la mappa con le posizioni dei centri di recupero.
<<Che stronzo...>>borbottò girandosi di spalle e alzando gli occhi al cielo
<<Che cosa hai detto ragazzina?>>domandò Mark innervosendosi
<<Ho detto che sei uno stronzo! Chiaro? Uno stronzo, S-T-R-O->>disse voltandosi e andando incontro a Mark
<<Diamoci del tu, se non sei una tossica, allora chi sei? Perché eri davanti casa mia?>>Viola chiuse gli occhi e sbuffò portando il sguardo verso il basso
<<È complicato, riguarda un uomo, si chiama Michael, ho avuto un problema con questo uomo perché... Insomma è difficile da spiegare>>rispose tenendo bassa la voce
<<Michael? Un albanese? Un po' alto? Capelli lisci e marrone scuro? Non troppo magro?>>
<<Si... Come fai a conoscerlo?>>chiese Viola con stupore
<<Abbiamo lavorato insieme, se è come penso io, allora sai di cosa parlo>>disse Mark andando verso la portiera della macchina
<<Anche tu lavori per il cartello?>>chiese Viola confusa
<<Si, lavoro per il cartello anche io, ma non sono come loro>>Viola si guardò intorno cercando di non mostrare in volto il disagio
<<Ascolti, preferirei se non mi portasse da lui, sono stata cacciata e vorrei soltanto poter andarmene via da tutto questo, sia io che i miei ragazzi>>
<<Se vuoi possiamo realizzare questo progetto insieme, sempre se non sei stata mandata come spia a controllare cosa faccio>>propose Mark
<<Vuoi davvero andartene con me? "Una tossica"?>>disse ridacchiando e facendo una smorfia
<<Me lo rinfaccerai fino alla fine dei tempi non è così?>>domandò Markus sogghignando.
<<Grazie per aver deciso di salvarmi>>disse la ragazza sorridendo
<<Non preoccuparti, è tutto apposto>>rispose mettendo in moto il veicolo
<<Io sono Viola Morris>>disse mettendo la coperta nei sedili posteriori
<<Io mi chiamo Markus Moreno>>rispose
<<Moreno?! Quel Moreno processato ad Atlanta?!>>esclamò la ragazza voltandosi rapidamente verso di lui
<<SI BASTA CHIEDERMELO!>>
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