Le Prime Crepe
[5.1]
i ragazzi del gruppo erano venuti a sapere del arresto di Markus, erano rimasti sbalorditi all'inizio della notizia, che aveva fatto il giro degli Stati Uniti.
Si seguirono il processo davanti al magistrato in diretta, seduti sul divano, con il sudore sulla fronte e l'ansia di perdere un perno importante della squadra, ma soprattutto un amico, un fratello.
Sophia rimase perplessa, lei che voleva sempre sapere tutto di Markus, che avrebbe voluto fiancheggiare l'amico sempre e comunque. Jackson rimase lontano, distante, seduto sul tavolino a bere un sorso d'acqua mentre tutti erano incollati al televisore.
Chiuse la bottiglia con il tappo, si alzò senza fare rumore e mise il bicchiere di vetro al suo posto
<<Jackson, che fai? Vieni anche tu forza>>disse Nicole
<<Markus se la caverà, più che altro stavo pensando a tuo fratello>>disse l'uomo andando verso il divano.
<<Mio fratello non credo se la caverà, non capisco neanche perché è voluto andare lo stesso>>
<<Ho ipotizzato che fossero stati i russi ad architettare tutto, se sono stati loro a mandare Roberto a ucciderci...immagino che anche loro avranno progettato l'attentato, e dopodiché è partito subito>>
<<Tu sapevi tutto>>borbottò Sophia>>
<<Mh?>>
<<L'hai fatto di nuovo Markus>>continuò la ragazza borbottando
<<Che ti prende Sophia?>>chiese Nicole
<<Che mi prende>>disse la ragazza ridacchiando, si alzo in piedi e girò verso Jackson
<<Perché non mi hai detto che Markus sarebbe stato arrestato?>>Sophia cominciò a innervosirsi e avvicinandosi all'uomo gli diede uno spintone
<<Hey Hey ferma!>>esclamò Nicole cercando di fermarla
<<Markus ha un piano, sa come risolvere le situazione a New York, ed io appoggio la sua idea>>disse Jackson cercando di mantenere distanza tra lui e Sophia
<<SEI UN PEZZO DI MERDA...DOVEVI DIRMELO!>>urlò la ragazza
<<IO E LUI CI SIAMO SEMPRE DETTI TUTTI! SEMPRE! E PERCHÉ ADESSO NO? EH?! PERCHÉ?!>>
<<Perché probabilmente l'avresti fermato...>>rispose Jack
<<Non avrei fermato un bel niente...Cosa, co-cosa pensate di fare tu e il tuo amichetto? Volete farvi rovinare la reputazione?>>domandò Sophia con tono ironico
<<Se avessi seguito il processo non saremmo qui a parlarne, avresti sicuramente capito!>>
<<Capire? Cosa c'è da capire se non che...tu, e quell'altro bugiardo...NON SIETE ALTRO CHE UN MONDO A PARTE! UN UNICA BOLLA!>>urlò Sophia
<<Ma io...sono stanca dei vostri segreti, BASTA! MI AVETE STANCATA, dimenticatevi di questa faccia perché non la vedrete mai più dato che ormai sei tu...la persona con cui si confida>>aggiunse andandosene, se ne andò di casa sbattendo la porta di casa, Nicole e Jackson si guardarono e fecero spallucce.
Sophia aveva preso il "quaderno di Michelle", diversamente da quanto diceva Sonia, tra le pagine c'erano tanti altri contatti, tra cui un uomo con cui poteva partecipare a delle gare d'appalto, ma non in Italia, in Croazia.
Prese il primo volo per Spalato, una città a Sud del paese che si affacciava sul Mar Adriatico, prima che l'aereo partisse cercò il numero dell'appaltatore, era nascosto tra le pagine, scritto in un bigliettino che cadde sotto il suo sedile, si chinò per riprenderlo e digitò sul cellulare il numero.
<<Parlo con il signor Vinković?>>
<<...Chi chiede di lui>>domandò
<<Qualcuno che potrebbe darle una mano con gli affari>>rispose Sophia con decisione
<<Interessante, peccato che io sia allergico alla polizia, arrivederci->>
<<Vediamoci al cantiere, ne parleremo meglio li>>suggerì la ragazza
<<Cantiere? Di quale cantiere sta->>Sophia chiuse la telefonata immediatamente, le hostess cominciarono a controllare tutti i passeggeri e spense il telefono fino all'arrivo.
Un taxi la portò in questo cantiere pieno zeppo di operai e attrezzatura da lavoro, due uomini con delle valigie entrarono dentro una roulotte, Sophia guardandoli capì subito che uno dei due era il signor Vinković, e si diresse rapidamente verso di loro
<<È permesso?>>domandò aprendo la porta
<<E lei chi è?>>chiese uno dei due uomini parlando in croato
<<Chi è? È un altro mio cliente>>rispose Vinković con tono seccato
<<Potete parlare la mia lingua?>>domandò Sophia chiudendo la porta alle sue spalle
<<Certo, venga, la avviso...se l'offerta non mi convincerà la trasformerò in croccantini per cani>>avvisò l'uomo. Sophia mise sul tavolo uno zaino, lo aprì e mettendolo sotto sopra fece cadere tantissime mazzette.
<<Otto...mila...euro>>sussurrò fissandolo negli occhi, l'uomo accanto uscì dal taschino una grossa mazzetta
<<Dieci Mila euro>>disse successivamente
<<Me li dai a pezzi da cento Michael?>>domandò Vinković alzando il sopracciglio
<<Mi deludi...molto male, molto...male>>aggiunse
<<Come ti chiami?>>domandò alla ragazza
<<Sophia Hughes>>
<<Sophia Hughes...per chi lavori?>>
<<Lavoro per conto mio signor Vinković>>l'uomo rimase fermo a guardarla negli occhi, non credeva alle parole della ragazza, mise i palmi sul tavolo e assottigliando gli occhi continuo a fissarla
<<Per...chi...lavori?>>sussurrò l'uomo
<<Lavoro per la Familitas>>rispose tentennando
<<Familitas>>borbottò Mike
<<Pensavo fosse caduta da un annetto>>aggiunse
<<Continui a dirmi cazzate?>>domandò Vinković innervosendosi e prendendo un coltello
<<È molto probabile che sia vero, Markus Moreno non è un capo qualsiasi, se la sarà cavata in qualche modo>>disse Micheal difendendo la ragazza
<<È strano che non mi abbia contattato, molto strano...>>sussurrò riprendendosi i soldi
<<Hey! Che stai combinando?>>chiese Vinković
<<Lascio questo affare a lei alla ragazza>>rispose aprendo la porta e andandosene via dalla roulotte, Vinković rimase perplesso
<<Allora? Accetta oppure no?>>alla domanda di Sophia l'uomo rispose annuendo lentamente, prese la mazzetta e la mise dentro la sua valigetta, la ragazza accennò un sorriso, poi anche lei se ne andò via dalla roulotte lasciando quell'atmosfera che stava metteva sempre più disagio.
Due giorni dopo Jackson si diresse a Torino, accompagnato da alcuni ragazzi di Nicole, gli era stato comunicato che al Nord gli affari stavano avendo problemi a causa di alcune spie infiltrate, che cominciavano a spifferare tutto alla polizia.
La prima probabile spia da cui andò fu un uomo a cui era stata data la gestione di alcune piazze della città. Entrò dentro il palazzo in cui vivevano, era una zona piena di case popolari, ma nonostante ciò non c'era neanche una crepa nei muri, i soldi investiti nell'edilizia da Markus e Johnny erano stati utili.
Jackson bussò alla porta.
<<È permesso?>>chiese
<<Certo, entri pure>>rispose una donna sulla quarantina d'anni, mora, struccata, bassina e con delle occhiaie spaventose, venne accolto in casa e accompagnato verso la cucina
<<Volete un caffè signor Jackson?>>domandò la donna
<<Non si preoccupi, sono qui solo di passaggio>>rispose accennando un sorriso. Dopo qualche minuto, si presentò l'uomo, canottiera, jeans, pochi capelli, e barba sfatta
<<Signor Jackson, i miei saluti>>disse facendo un inchino
<<Vieni, stiamo tutti seduti a tavola>>disse Jack, l'uomo si sedette lentamente, cercando di fare movimenti bruschi, aveva dei problemi con la schiena e si notava dalla postura.
<<Ho saputo che qualcuno ha la parlantina>>aggiunse
<<Delle persone hanno fatto...il mio nome, tu ne sai niente?>>
<<Non ne sono assolutamente...nulla>>rispose l'uomo scuotendo la testa
<<glielo giuro, sono un uomo di parola, sul serio non sto scherzando signor Jackson>>aggiunse mettendosi la mano sul petto e alzando l'altra verso l'alto
<<Vuoi del caffè Michele?>>chiese la moglie
<<Ma non vedi che stiamo parlando io e il signor Jackson? Levati dai Maroni!>>urlò l'uomo sbattendo le mani sul tavolo, la donna se ne andò silenziosamente dalla cucina, Jack guardò il viso della donna addolorata, dentro di sé provò disgusto verso l'uomo, ma dovette alzarsi
<<Vuol dire che mi sbaglio, va bene>>Jack con i suoi scagnozzi si alzò dal tavolo e salutando il capo zona andò via dalla casa.
Prima di salire in auto, stette in silenzio qualche secondo, ripensando alle parole di Michele rivolte alla moglie, si girò e velocemente tornò alla casa dell'uomo, dalla porta si sentirono urla, schiaffi e sedie che volavano. Jack bussò alla porta, quando gli venne aperto, vide l'uomo sudato e la moglie per terra insanguinata.
<<Ha dimenticato qualcosa signor Jackson?>>domandò Michele
<<fammi entrare Michele>>disse a bassa voce
<<Mi dica cosa ha dimenticato e glielo porterò non si preoccupi>>
<<Vuoi disubbidire a me?>>
<<No no...Il fatto è che c'è un pò di confusione sa...>>disse Michele chiudendo la porta lentamente
<<Non costringermi, a ripeterlo una seconda volta>>sussurrò all'orecchio di Michele. L'uomo aprì la porta e fece entrare Jackson lasciando fuori i suoi scagnozzi
<<vatti a sistemare puttana!>>urlò Michele alla moglie
<<Andiamo in cucina forza, preparami del caffè>>disse Jackson sedendosi davanti al tavolo
<<Io non lo so fare, però mia moglie è un ottima barista>>
<<lo farai lo stesso>>Jackson mantenne lo sguardo fisso verso gli occhi di Michele, guardandolo con sguardo minaccioso. Michele comincio a prepare il caffè, tremando dall'ansia fece cadere nel lavandino la tazzina rischiando di romperla
<<Se sbaglierai anche solo una volta, ti ridurrò in polvere>>sussurrò Jackson
<<ecco il caffè>>disse poggiando la tazzina sul tavolo.
Jackson assaggiò il caffè preparato da Michele, due secondi dopo, lo sputò sul tavolo macchiando tutto.
<<Mi dispiace davvero non volevo! ho cercato di farlo al meglio delle mie possibilità!>esclamò l'uomo cercando di giustificarsi, ad un tratto si presentò davanti all'entrata della cucina la moglie
<<come ti chiami?>>domandò Jackson pulendosi le labbra con un fazzoletto
<<Simona>>
<<Vai immediatamente fuori da questa casa, e prepara le valigie>>disse alzandosi in piedi. Prese la pistola e sparò al ginocchio di Michele mettendolo a terra sanguinante, la donna scappò via spaventata, urlando dalla paura.
<<Il caffè faceva molto schifo, hai usato l'acqua della tazza o hai versato direttamente la diarrea nella tazzina?>>chiese Jack con tono sarcastico
<<E ora? Cosa vuoi farne di mia moglie?>>chiese gemendo
<<Tua moglie vivrà meglio da un'altra parte, tu sei solo un parassita, scommetto anche che la usavi solo per scoparla...non è così?>>domandò toccando la ferita di Michele
<<La polizia...sta arrivando qui ad arrestarti>>disse socchiudendo gli occhi
<<Mia moglie non farà in tempo>>aggiunse cominciando a ridere
<<..figlio di puttana>>borbottò Jack
<<fermo!! Non ucciderlo>>intervenne Simona
<<Simona cosa stai facendo?>>domandò Jackson
<<Perfavore..o dovrò accoltellarti>>disse la donna prendendo un coltello da un cassetto
<<Non mi sarei mai aspettato...che la situazione arrivasse a questo punto>>
Jackson sparò a Simona, ma la sfiorò di qualche centimetro, poi freddò Michele, la moglie si precipitò verso di lui per accoltellarlo, Jackson le bloccò il braccio, poi le prese la nuca e la sbatté sul piano cottura, Simona con la ferita in fronte non si arrese e cercò di rimanere in piedi, si precipitò di nuovo verso di lui e gli saltò addosso cadendo insieme a lui per terra, con il coltello cercò di tagliargli la gola, Jack con l'altra mano prese la pistola caduta per terra, sta volta le sparò sul petto prendendo in pieno il cuore, Simona in fin di vita lasciò il coltello cadere, e si lasciò morire su Jackson stanco
<<Grazie...signor Jackson>>sussurrò prima di spegnersi definitivamente
<<Chi l'avrebbe mai detto che l'amore si può...spingere fino a questo punto>>disse spingendo via il corpo della donna
<<Perché parli con un morto?>>disse una voce femminile, Jackson si alzò immediatamente in piedi e cercando di non fare movimenti bruschi lasciò cadere la pistola di nuovo sul pavimento
<<..Ashley>>sussurrò
<<Come stai Jackson?>>chiese poggiandosi sulla porta della cucina
<<Io? Io...io sto...>>Jackson comincio a piangere guardandola
<<Che c'è? Non sai completare una frase?>>domandò Ashley
<<Sto molto male..>>disse tirando su con il naso e con la voce che si rompeva sempre di più, lacrima dopo lacrima
<<Perché tu...non ci sei più!>> urlò, Ashley si avvicinò a lui e gli prese la mano
<<Hey, stai tranquillo...va tutto bene>>disse Ashley guardandolo negli occhi
<<Ricorda, io ci sarò sempre per te, dovunque tu sia>>sussurrò abbracciandolo.
La porta della casa si cade per terra, diversi poliziotti entrano, e puntano le pistole verso di lui, uno di loro si avvicina piano piano a lui
<<Mani in alto, forza! Non fare movimenti bruschi e metti le mani in alto!>>
<<Prendetemi...fate quello che dovete fare...>> Sussurrò Jackson con il volto avvolto dalle lacrime
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