L'unione fa la forza
[1.6]
Arrivata la sera, il Bronx e Queens divennero i due centri di battaglia tra i Vespucci e i Centurion, la polizia non riuscì a fermare gli scontri a fuoco, alcuni agenti di polizia furono uccisi, e diverse auto rubate o fatte bruciare in strada, fu una serata tremenda per New York che assistette a uno spettacolo tremendo e che per il resto della notte fu illuminata dalle luci delle sirene assordanti.
In tutti i notiziari non si sentì parlare d'altro, una tragedia che coinvolse una decina di innocenti, una trentina di affiliati alle due bande e due pattuglie della polizia che morirono per incidenti o uccisi.
<<Stiamo cercando di fare il possibile per sistemare la situazione, i pompieri sono riusciti a spegnere gli incendi appiccati alle auto della polizia, le ambulanze hanno tolto dalle strade i cadaveri che hanno ricoperto intere strade>> annunciò al notiziario il sindaco della Grande Mela.
<<Con il capo della polizia Alexander Cooper stiamo provando a scovare chi ha provocato questa strage>> aggiunse con voce preoccupata.
<<Non sarà facile, non è un normale scontro a fuoco tra due vicini di casa, qui stiamo parlando di un'altra guerra tra organizzazioni criminali di un certo calibro, pensiamo che c'entri la morte del boss Antonio Vespucci, probabilmente la sua morte avrà scaturito una guerra interna, o probabilmente un altra famiglia lo avrà assassinato>>ipotizzò il capo della polizia.
<<Hai fatto una stronzata>>disse Charlotte spegnendo la TV e mettendosi le mani ai capelli.
<<Potevi evitare di fare scoppiare una guerra, adesso abbiamo la polizia che controlla le strade costantemente e se vuoi portare avanti gli affari sarà un impresa>> aggiunse sedendosi accanto a Markus.
<<Visto che tu sai sempre cosa fare in questi momenti, perché non prendi il mio posto e comandi tu il gruppo?>>chiese ironicamente il ragazzo.
<<Tesoro non voglio fare sempre la guastafeste, ma secondo me così hai solo fatto danno, facendo morire una decina dei nostri e non portando neanche la vittoria a casa>>rispose sbuffando e con gli occhi in alto.
<<Hai detto che mi avresti appoggiato, qualsiasi decisione avrei preso->>
<<È così, ma non significa che io non debba farti capire quando pesti la merda>>disse la ragazza rimproverandolo, poi si alzò dalla sedia e se ne andò nervosa fuori dal YellowWine, senza neanche salutare Mark.
Il ragazzo si alzò in piedi e cominciò a camminare per la stanza pensando alla prossima mossa.
Improvvisamente entrarono Michael e Rikardo con dei pacchi in mano, li posarono su un tavolo e aprendoli tirarono fuori diversi panetti di erba e hashish.
<<Che diavolo state facendo?>>chiese Mark assottigliando gli occhi.
<<Abbiamo recuperato la roba dalle piazze, c'è troppa polizia in giro, hanno già arrestato due spacciatori, e probabilmente sono ancora in cerca degli altri ragazzi >> disse Michael girandosi verso Markus.
<<È un bel problema fratello, dovremo trovare un distributore e vendere tutta la roba in una volta>>consigliò Rikardo.
<<Un cosa? Un distributore? Vuoi comprare un distributore automatico e vendere la roba?>>domandò Markus perplesso.
<<Intendevo una persona che potrebbe vendere la nostra roba da un altra parte e una percentuale andrebbe a noi, Jackson conoscerà sicuramente una persona del genere>>spiegò meglio Rikardo.
Markus rimase in silenzio per qualche secondo, pensando all'idea dell'amico, mentre Michael portava i pacchi dentro allo sgabuzzino.
<<Aspettiamo il ritorno di Jackson, poi potremmo procedere come hai detto tu, è una bella idea>> disse Mark dando una pacca sulla spalla a Rikardo.
<<Intanto dobbiamo pensare ai Vespucci, abbiamo perso meno uomini di loro, siamo più forti. Ho pensato a un altro modo per risolvere questa situazione, potremmo scegliere di trattare, parliamo di una famiglia importante a New York, avrà contatti in tutti gli Stati Uniti, potrebbe essere un occasione per espanderci fino al New Jersey>>aggiunse.
<<Non è male come idea, dovremo solo capire come trattare con Angelina>>disse Michael camminando per la stanza.
<<Domani sera andrò a casa sua, da solo, cercherò di parlarle, voi arriverete l'indomani mattina e dovrete mettere al tappeto tutti i suoi uomini, in questo modo nel caso in cui dovesse fare qualcosa di strano, non potrà usare nessuno, chiaro?>>chiese Markus, i due annuirono e uscirono dall'enoteca con passo svelto.
Charlotte intanto era uscita con Marilyn, erano andate a fare un giretto per perlustrare i vari quartieri della famiglia Vespucci, arrivate davanti a un campo da basket affollato da ragazzini e da alcuni membri di quella famiglia, Charlotte decise di sfogarsi.
<<Non so proprio cosa fare>>disse con le mani ai capelli.
<<Che succede Charlotte? Cosa c'è che non va? La polizia non ci prenderà>> rispose Marilyn girandosi bruscamente verso di lei.
<< Marilyn non c'entra questo, ho avuto un piccolo problema con Markus, Da quando ha cominciato a lavorare per Jackson sembra irriconoscibile, è l'unico tra noi che sta cominciando a farsi cambiare dal potere, dal denaro e tutto il resto>>disse con voce stanca.
<<Hai ragione, effettivamente Mark è un po' cambiato, ma nonostante ciò sappi che lui metterà sempre te prima dei soldi e del lavoro, chiaro?>>disse tenendo la mano di Charlotte.
<<Non so che pensare, spero davvero che sia così, perché al momento credo che lui sia annebbiato da tutto ciò che lo circonda>>Marilyn in difficoltà non aprì bocca non sapendo cosa dire a riguardo.
<<Non sai quanto gli voglio bene Marilyn, non sai quanto mi farebbe male perderlo per sempre>>confessò Charlotte quasi in lacrime, iniziò a colpire il cruscotto con dei pugni, poi con dei calci, Marilyn cercò di fermarla tenendole le braccia.
Charlotte quando non poté più muoversi scoppiò in un pianto rassegnato ,poggiando la testa sulla spalla dell'amica.
La sera successiva, Mark accompagnato dai suoi uomini andò verso la casa di Angelina e arrivati davanti ai cancelli della villa, due guardie del corpo fecero scendere il boss e lo accompagnarono all'abitazione.
<<Signor Moreno, avrei bisogno delle sue armi se non le dispiace>>disse il maggiordomo.
La villa esternamente si presentava con stile uno moderno, i colori principali erano il bianco il nero e il grigio, tappezzata di vetrate che davano visibilità ai grattacieli e al paesaggio circostante.
Angelina stava torchiando un membro di una gang rivale, probabilmente appartenente ai motociclisti, ad un tratto il maggiordomo bussando alla porta fece entrare Markus.
<<Chi si rivede, Mark vedo che hai accettato la resa>>disse la ragazza ridendo.
<<Non ci sarà nessuna resa da parte dei miei, piuttosto se hai un minuto dovrei parlarti>>informò Markus indicando l'uomo steso per terra mezzo morto.
I due boss uscirono all'esterno, aprendo la portafinestra che dava l'accesso al balcone.
Nonostante il cielo fosse buio, le luci della città illuminavano le strade e i palazzi altissimi, la casa era molto lontana da essa, si sentivano solo i suoni naturali, il bubolare dei gufi e il frinire dei grilli, neanche i soldati aprivano bocca per non rovinare l'atmosfera pacifica, nonostante Markus si aspettava un clima diverso data la persona che ci viveva.
<<Questa guerra sta causando troppi morti e feriti, l'altro giorno sono morti più di trentacinque persone in una sparatoria->>
<<E cosa importa a me? sono problemi tuoi vuol dire che sei l'unico in difficoltà>>interruppe Angelina parlando sopra a Markus.
<<Che succede? Non sai affrontarmi? Hai paura di perdere?>>aggiunse provocando Mark, e afferrandolo per la camicia.
<<Beh potresti anche ammettere che anche tu sei in difficoltà, sarebbe meglio per tutti e due fermarci, dato che probabilmente sarà una guerra senza fine>>rispose Markus togliendo le mani della ragazza dalla sua camicia.
<<Sappiamo entrambi che il tuo gruppo di scapestrati sta crollando, con Jackson al comando la situazione era stabile, da quando ci sei tu invece, hai solo causato problemi>>disse Angelina gesticolando.
<<Forse hai ragione, ma con me l'organizzazione ha preso una piega diversa, adesso non sai con chi facciamo affari, quali appoggi abbiamo, da chi prendiamo le armi,con chi collaboria->>
<<Non collaborate con nessuno Markus! Tutti i contatti qui li ho io. Nessun altro. Tu sei venuto qui, proprio per questo, pensi che non l'abbia capito?>>disse la donna rientrando nella stanza.
Prese un bicchiere e prendendo una bottiglia di vino, lo versò con delicatezza, poi ne annusò l'odore.
<<Hai mai bevuto un vino così pregiato? È spettacolare, me l'hanno regalato i Marsigliesi>>disse sorridendo, poi si avvicinò a Markus lentamente, trovatasi faccia e faccia con lui lo guardò intensamente negli occhi.
<<Annusa, non ha un buon odore?>>domandò la ragazza avvicinando il bicchiere al naso di Mark.
Angelina a quel punto buttò il vino in faccia al ragazzo mettendosi a ridere.
<<Ma che cazzo fai?!>>urlò Markus cercando di pulirsi con la camicia. Angelina continuò a ridere, poi bevve l'ultima goccia di vino e dopo aver posato il bicchiere mise fra le sue mani il viso di Markus e si lanciò su di lui baciandolo sulle labbra.
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