L'ultimo Pezzo del Puzzle
[2.4]
Markus e il resto della squadra tornarono a New York, tornarono con delle valigette rigide piene di contanti, presero l'ascensore del loro grattacielo, dove avevano come quartier generale un grande appartamento.
Sonia aprì la porta d'entrata, la casa era completamente al buio ma quando premette l'interruttore per accendere la luce, iniziò un applauso con fischi e urla di gioia, Jacob insieme a Charles aprirono delle bottiglie di Champagne, e abbracciarono i ragazzi tornati dalla California.
<<Ben fatto ragazzi! Sono contento di rivedervi>>esclamò Charles abbracciando Rikardo e Jackson.
<<C'è l'abbiamo fatta, nessuno può ostacolarci adesso>>aggiunse Jackson, Jessica e Annie entrarono per ultime, posarono sui divanetti le macchine fotografiche, e si sedettero isolandosi da tutti.
<<Dovremmo dire... C'è l'abbiamo fatta?>>chiese Annie.
<<Assolutamente no. Adesso ti senti rappresentata o addirittura... Una di loro?>> Rispose Jessica a bassa voce.
<<Ormai siamo dentro, se li denunciassimo non avremmo pace, non abbiamo altra scelta, dobbiamo seguirli>>confessò Annie guardando tutti festeggiare, ad un tratto Rikardo andò verso di loro e si avvicinò ad Annie.
<<Perché non venite anche voi? Forza su, che vi costa?>> Propose Rikardo.
<<Ehm... Perché no? Che ne dici Jessica?>>
<<Non me la sento, grazie per l'invito>>rispose con freddezza e senza neanche guardarli.
<<Va bene, allora a dopo!>>esclamò Rikardo trascinandosi Annie per la mano.
Jessica cominciò a mangiarsi le unghie, era abbastanza stressata e nonostante tutto quello che era accaduto, la sua amica non esitò ad andare insieme a Rikardo per gioire dei successi ottenuti, voleva fare anche lei la stessa cosa dentro di sé, ma non voleva addentrarsi in quel mondo criminale diventando una loro stretta collaboratrice, voleva mantenere più distacco possibile.
Prese il cellulare e addentrandosi nei social si isolò dalla confusione.
Improvvisamente una mano le toccò la spalla delicatamente, le vennero i brividi pensando che non poteva essere la sua amica ma uno di quei criminali con cui non voleva affatto parlare.
Si voltò piano piano verso la persona dietro di lei e vide che era Markus.
<<Possiamo fare due chiacchere?>>chiese gentilmente sedendosi nel divanetto accanto.
<<Ehm... Certo... Cosa vuole chiedermi?>>rispose Jessica evitando lo sguardo di Mark.
<<Non ci siamo conosciuti nei migliori dei modi, e contrariamente a quello che stai pensando, sarei disposto a risolvere l'astio che provi per me e che si riesce a intuire a diverse miglia di distanza>>
<<Non la odio affatto signor Moreno, lei è stato fin troppo cordiale con noi, non avrei motivo e riguardo a quel fatto, l'ho già dimenticato>>disse Jessica con un falso sorriso e mentendo perfino a sé stessa.
Nonostante ciò Mark era realmente intenzionato a risolvere l'odio che Jessica provava nei suoi confronti, dunque anche se la ragazza fosse stata sincera, il boss avrebbe provato in ogni caso a mettersi a disposizione per costruire un solido rapporto tra i due.
<<Ti va di essere amici?>> Chiese Mark offrendole la mano, la ragazza esitò a stringerla e disse:<<Va bene signor Moreno... Siamo amici>>rispose con voce tremolante, poi si alzarono in piedi si guardarono per qualche attimo, fino a quando ad un tratto il cellulare di Mark iniziò a squillare.
Jessica era stranita, perché le aveva chiesto di essere "amici"? Perché quella domanda così insensata? Due cose era sicure, prima o poi avrebbe scoperto il motivo, e si sarebbe potuta vantare di essere così simpatica da ricevere una richiesta di amicizia perfino un boss criminale.
Il ragazzo uscì dalla stanza e si diresse verso il suo ufficio chiudendo la porta, un contatto sconosciuto lo stava chiamando.
<<Markus Moreno, è da tanto che non ci si sente>>gli disse lo sconosciuto al telefono
<<Con chi ho l'onore di parlare?>>
<<Steven, chiamo da Monaco, non ci sentiamo da quando ti sei arruolato>>ricordò l'uomo al telefono con voce entusiasta.
<<Oh... Certo si mi ricordo, l'uomo dalle grandi occasioni>> disse Markus sogghignando.
<<Non può andare meglio, ti ho telefonato perché ho un breve periodo di pausa, circa una settimana, che ne dici di vederci?>>rispose Steven ridendo.
<<Certo, ti dirò io quando sarò in zona>> Mark chiuse la chiamata e posò il telefono sulla scrivania.
Prima di alzarsi rimase immobile pensando a come ottenere il suo numero, improvvisamente si sentì bussare e dalla porta ed entrò Jessica.
<<Hey, va tutto bene?>>chiese sporgendo la testa e prendendo coraggio nel cercare di parlare con Mark.
<<Sei mai stata in Germania?>>le chiese Markus alzandosi in piedi.
<<Ho dei parenti che hanno vissuto lì, ma non l'ho mai visitata>> rispose entrando nella stanza.
<<Prepara i bagagli, domani si parte>>avvisò Markus sorridendo. Jessica accennò un sorrisetto, partire? Dopo solo due minuti che abbiamo parlato come due persone normali? Strana come richiesta e in più perché proprio a lei? Ma sicuramente era tutto nei piani di Markus, d'altronde chi meglio di lui sapeva cosa fare?
Uscì insieme al boss dalla stanza, videro Rikardo, Michael e Annie lanciarsi bibite sporcando tutta la cucina.
<<Hey! Hey! Che state combinando?!>> Urlò Markus ai ragazzi.
L'indomani mattina Jessica e Markus portarono le valigie dentro le auto, Annie salutò con un abbraccio l'amica, Il signor Moreno diede degli incarichi a ciascuno per gestire gli affari in vista dei nuovi contatti e dei nuovi territori da gestire.
<<Rikardo, quando torneranno Michael e gli altri dovrete occuparvi del trasposto merci, c'era un ragazzo che conobbi anni fa, lavorava in un officina meccanica vicino al YellowWine, sò che è bravo, trucca le auto per le corse clandestine, potrebbe darci una mano, visto che adesso cominceremo con la distribuzione di merce più pregiata>>
<<Consideralo fatto, buon viaggio>>rispose Rikardo dandogli un abbraccio.
<<Hey, non sei un mio dipendente, né il mio braccio destro, sei un fratello, perciò tutto quello che ti dico di fare non prenderlo come un ordine, ma come un favore, va bene?>>chiarì Mark tenendo un tono di voce basso e cercando di farsi sentire solo dal migliore amico che aveva davanti.
<<Tranquillo amico, lo so, lo so bene. Ora vai>> rispose Rikardo accennando un sorriso.
<<Hey, Jessica... Vieni un attimo>>disse Marilyn.
<<Sai cosa vedo quando ti guardo?>>domandò.
<<No?>>
<<... Era una domanda retorica, comunque... Vedo del potenziale, sei bellissima, adoro i tuoi occhi azzurrissimi, la tua carnagione, i tuoi capelli biondi>>elencò Marilyn mettendosi le mani ai fianchi.
<<Sono tinti, in realtà sono mora>>confessò Jess con una risata nervosa.
<<Ma con quelle cose, non ci siamo proprio>>dichiarò.
<<Che vuole dire signora Hudson?>>chiese dubbiosa. Poi capì che si riferiva alla sua felpa e ai suoi jeans.
<<Per favore, Marilyn... Se mi chiami "Signora Hudson" apparirò più vecchia ed è una cosa che odio>>puntualizzò.
<<Oh... Certo Marilyn, allora come potrei sistemare questa situazione?>>domandò con espressione dubbiosa.
<<Vieni con me forza... Ne approfittiamo anche per conoscerci meglio>>disse la ragazza portando sottobraccio la nuova arrivata.
Mark e Jessica salirono su delle auto tedesche nere e vetri oscurati, alla giovane furono dati dei vestiti molto eleganti da Marilyn, dei tacchi non troppo alti e degli orecchini in oro.
<<Wow... Jessica, adesso sì che ci siamo!>>esclamò Markus.
Lei era imbarazzatissima e dopo aver guardato soltanto per un secondo Mark si voltò rapidamente dall'altra parte guardando le persone al di là del finestrino oscurato e nascondendo il rossore.
Non era il tipo di outfit che lei indossava quotidianamente, ma era il vestiario che doveva avere per presentarsi in modo decente a una riunione importante.
Mark scoppiò a ridere capendo la vergogna della ragazza, palpeggiando la spalla dell'autista gli fece capire che doveva partire.
<<Che stronzo...>>bisbigliò Jessica mangiandosi le unghie.
<<Guarda che ti sento>> avvisò Mark con un sorriso perfido.
<<Bene perché è quello che sei, mi hai trascinata qui a chissà quanti kilometri di distanza da casa e hai obbligato me e la mia amica a lavorare per te e quegli altri mascalzoni dei tuoi colleghi! QUANDO NE AVRÒ L'OCCASIONE ANDRÒ DALLA POLIZIA E TI DENUNCERÒ!>>strillò calciando il sedile davanti a sé e prendendo a pugni qualsiasi cosa aveva accanto a sé compreso Mark.
Il boss non smise di ridere cercando di bloccare la ragazza presa dall'ira<<Ti piacerà Monaco, te lo assicuro>>le sussurrò all'orecchio.
Jess si rassegnò e poggiò la testa sul finestrino.
<<Ai tuoi genitori, al tuo fidanzato, o a chiunque altro ti conosca in Florida... Diremo che sei partita per lavoro, che hai cambiato numero... E che hai cambiato vita>>sussurrò Markus avvicinandosi sempre di più al viso di Jessica con uno sguardo perfido.
<<Non lavorerò più con i giornali? Chi ci sarà al posto di Dan se non io? Annie?>>chiese con tono frettoloso e preoccupato la ragazza guardandolo negli occhi.
<<Una persona fidata, non ti curare di cosa accadrà al tuo ufficio, nelle mie mani sarà al sicuro... Tu sei sprecata lì, in te vedo qualcosa di più... Posso farti diventare un mio gioiello>>rispose rimanendo vicino al viso di Jessica.
<<Un giorno capirai che ti ho soltanto salvato da quel posto orribile, fortunatamente ho incontrato te e non uno scansafatiche>>disse tornando al proprio posto e lasciando la giovane tra i suoi pensieri.
Cominciarono il loro viaggio verso l'Europa, dove nessuno dei due aveva mai messo piede.
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