Golden Silverware
[2.9]
Due anni prima, precisamente il 24 dicembre, Jacob portò Jackson e Ashley in un bar famoso nel quartiere di Manhattan, il Golden Silverware, lontano qualche kilometro dal nuovo quartier generale.
I tre uscendo dall'enoteca salirono a bordo di un SUV nero, era una serata che Jack voleva dedicare alla ragazza, e che voleva trascorrere solo in sua compagnia.
D'altronde ormai l'amore che provava verso di lei era chiaro e ovvio a tutti, tranne che a una persona, Ashley.
Nonostante la sua perspicacia non era di chissà quale livello non era difficile capire le intenzioni del gangster negli ultimi tempi.
Fiori, regali, serate passate al cinema e con l'aiuto del boss Moreno anche qualche giornata su uno yacht privato facendo uno strappo alla regola e presumendo che i costi sarebbero stati coperti da altre entrate future.
La Familitas al tempo era considerata un'organizzazione di poco conto, e nonostante il flusso di denaro grazie ad Angelina aumentava mese dopo mese, determinate spese dovevano essere totalmente escluse dalla lista degli investimenti per non cadere in un buco cupo, buio o oscuro chiamato "Fallimento".
<<Sarà una vigilia diverse dalle altre, una di quelle serate che probabilmente ti rimarranno impresse>>disse Jack.
<<Non immaginate il posto che ho in mente, dico solo che è adatto a persone come voi due>> Jacob con una sola mano sul volante e gesticolando con l'altra imboccò la strada principale che li avrebbe portati al posto "misterioso".
<<Mi farete morire d'ansia, ho già le mie paranoie sulla mia vita, manca solo questo posto a mettermi agitazione>>aggiunse Ashley ridacchiando.
Arrivarono davanti al locale, guardandolo da fuori sembrava di entrare in uno di quei ristoranti chic dove solitamente si passa una cena che non si dimentica facilmente.
Jacob scese dal SUV e aprì la portiera come un bravo autista ad Ashley facendola scendere, Jack tenendo con un braccio la giacca grigia e pesante della ragazza andò davanti all'amico stringendogli la mano.
<<Mi odieresti se ti dicessi i prezzi di questo ristorante, ma sappi che appena uscirete da qua capirai il secondo motivo del perché vi ho portati qui>> sussurrò Jacob mettendo l'altra mano su quella di Jack.
<<Posso chiedere quale sarebbe il primo?>> chiese Ashley con aria dubbiosa.
<<il primo è perché è stato qui dove ho conosciuto mia moglie, magari un giorno ne parleremo meglio, non voglio farvi passare tutta la sera a parlare del mio passato>> Se ne andò via lasciando Jack e Ashley da soli, facendo sì che inizi finalmente la serata romantica tra i due.
Entrarono dentro il ristorante dove videro l'interno del Golden Silverware.
Non appena si sedettero a un tavolo notarono le atmosfere sofisticate che facevano da sfondo a menu stellati e ideati da diversi chef, all'ultima pagina c'erano tutti i nomi.
Un cameriere si avvicinò ai due e appoggiò sul tavolo due bicchieri e una bottiglia di champagne.
<<Che ne pensi? ti piace?>> chiese Jackson.
<<È bellissimo, non so che dire davvero, è tutto così luminoso, elegante, fine e altri aggettivi che non riesco a trovare per descrivere questo posto>>rispose Ashley arrossendo e sorridendo dalla gioia.
Non era solita a cenare in questi tipi di ambienti, frequentava diversi fast food quando ne aveva la disponibilità o alternava mettendosi ai fornelli o chiamando il corriere.
Jackson dato che l'atmosfera lo permetteva, pensò a qualcosa da dire per rompere il ghiaccio e per non fare scena muta.
<<Sta sera sei più splendida del solito, sono contento di essere qui con te e apprezzo tanto che tu abbia accettato anche questo invito... Sicuramente insieme passeremo una bella serata, come tutte le altre>> affermò prendendo lo champagne.
Ashley lo guardò arrossendo sempre di più per qualche secondo, poi distolse lo sguardo e cercò di evitare il contatto visivo guardando da tutt'altra parte, il ragazzo dopo aver versato il vino nel suo bicchiere, prese quello della ragazza che restò ammutolita.
<<Non credi?>> aggiunse Jack dando il bicchiere mezzo pieno ad Ashley, la ragazza andò per prenderlo cercando di non guardarlo negli occhi.
<<Va tutto bene?>> chiese non facendole prendere il bicchiere.
La ragazza alzò gli occhi e guardò Jack con uno sguardo imbarazzato, poi lui le afferrò la mano e la accarezzò guardandola in viso sorridendo, Ashley abbassò lo sguardo, si sistemò i capelli con l'altra mano e poi la mise sopra a quella di Jackson.
<<si, va- va bene. Stai tranquillo->> rispose ansimando.
<<Pensavo fossimo con Jacob, non credevo fosse una cena tra noi due, è per questo che mi sento un pò a disagio>> disse togliendo le mani dal tavolo.
<<Oh... Perdonami pensavo fosse una buona idea, magari passare un pò di tempo libero insieme... Facendo qualcosa di diverso sarebbe stato divertente>> confessò Jack appoggiando le spalle allo schienale e assaporando l'amarezza dopo quelle parole che Ashley pronunciò.
<<Ho sbagliato, hai ragione forse non dovevo essere così frettoloso, forse dovevo prima capire..>>
<<Capire cosa? Cosa dovevi capire prima?>> sussurrò Ashley.
Arrivò il cameriere con un taccuino e una penna in mano.
<<I signori vogliono ordinare?>>chiese guardando Jack.
<<No grazie, stiamo per andarcene>> dichiarò alzandosi dalla sedia con sconforto, poi aspettò che la ragazza si alzasse e camminò verso l'uscito sospirando.
Tutto l'entusiasmo e l'allegria che lo stava accompagnando in quella serata che doveva essere perfetta si era polverizzato, forse era troppo presto per fare il passo, probabilmente non era il caso di spingersi così oltre, può darsi anche... Che infondo stava facendo tutto ciò per qualcosa che in realtà non esisteva.
Prese il telefono e chiamando Jacob si fermò davanti alla porta di uscita isolandosi completamente da tutto, Ashley andò da lui guardandolo parlare al telefono.
Quelle parole avevano fatto male, e lei lo aveva ben capito che forse si era espressa così male che quella splendida cena sarebbe si sarebbe conclusa lì dopo neanche dieci minuti.
A quel punto abbassò lo sguardo e avvicinandosi all'uomo non esitò a fare quello sentiva dentro di sé e quello che riteneva più giusto per riparare ciò che aveva spezzato.
Lo abbracciò da dietro e poggiò la fronte sulla sua schiena, il ragazzo smise di parlare, chiuse la chiamata e mise il telefono in tasca.
Appoggiò i palmi delle mani gelidi su quelle della ragazza e alzando lo sguardo in alto accennò un sorriso guardando la neve cadere lentamente davanti a loro, Jackson poi si girò verso di lei, Ashley teneva lo sguardo fisso verso il basso.
<<Dopo dieci anni che ci conosciamo, non hai ancora capito che per conquistarmi, basta solo essere te stesso>> dopo qualche secondo di esitazione lo guardò negli occhi e portando le braccia intorno al suo collo lo baciò intensamente, scatenando tra i due un miscuglio di emozioni e accendendo la fiamma.
I due passarono la serata andando in diversi bar, bevendo e incontrando persone di ogni tipo, arrivarono tenendosi per mano e barcollando davanti a un negozio di animali, Ashley entrando in negozio cadde sul pavimento ridendo come una pazza, il commesso alla cassa guardò i due ubriachi e con un espressione confusa andò nel retro a parlare con una sua collega.
<<C'è qualcuno che sta sera darà molti problemi, e in più siamo pure in fase di chiusura, pensaci tu Charlotte io non so davvero come reagire>>lamentò.
<<Non è il signor Brown vero? Giuro che se è lui lo sbatto fuori a calci, la sua puzza di topo morto è rimasta qui una settimana>> disse Charlotte andando verso il bancone.
Vide Jackson e Ashley seduti per terra, con una bottiglia di birra quasi vuota e rovesciata per terra.
<<Casey prendi uno straccio!>> Ordinò andando verso i due ragazzi.
<<Ragazzi ma che ci fate qui, per giunta ubriachi>> bisbigliò cercando di farli rialzare in piedi.
<<Oh, Charlotte che ci fai qui... Adesso fai la commessa in questo stupido negozio?>> chiese Jackson poggiandosi sul bancone, Casey si inginocchiò pulendo la birra caduta per terra.
<<Charlotte conosci questi due individui?>>chiese la collega dubbiosa.
<<Certo che ci conosce schiava! è la nostra ex amica, collega e fidanzata di Markus>>esclamò osservando le gabbie dei pappagalli e barcollando facendo cadere diversi oggetti dagli scaffali.
<<Non ti permetto di parlarmi in questo modo razza di maleducato! ESCI SUBITO DA QUESTO POSTO!>>urlò Casey infuriata, Jackson prese una delle gabbie per uccelli e fuggì dal locale ridendo.
<<Jack! Dove vai riportalo subito qua!>>esclamò Charlotte, Ashley con una scala cercò di prendere un altra gabbia, ma le fece cadere tutte colpendo pure la ragazza e facendola svenire per terra.
Casey chiamò la polizia, i due ubriachi vennero portati in caserma, mentre Charlotte fu portata via da un ambulanza, vennero sbattuti per un giorno intero in una cella e al mattino seguente si risvegliarono con un forte mal di testa.
Alexander Cooper andò accompagnato da due agenti della polizia davanti alla cella di Jackson, la aprirono e fecero uscire il ragazzo mettendogli le manette.
<<Ancora non capisco perché mi trovo qui ammanettato>>brontolò con tono nervoso.
<<Uccisione e danneggiamento di animali altrui, oltraggio a pubblico ufficiale e molestie>>rispose Alexander mettendosi le mani in tasca.
<<Molestie? Quali Molestie?!>>
<<I reati d'accusa che ti ho elencato sono quelli per cui la nostra Casey ha chiamato la polizia>>dichiarò afferrando il braccio di Jack.
Andarono verso una sala interrogatori, lo fecero sedere davanti a un tavolo e Alexander uscendo dalla stanza chiuse la porta lentamente lasciando Jackson in compagnia di un agente avvolto dal buio all'estremità della stanza.
Dopo qualche minuto di silenzio si sentì aprire la porta, entrarono due uomini con dei fascicoli e li poggiarono sul tavolo davanti al ragazzo.
<<E tu? Che fai aspetti che arrivi il cercatore per finire la partita a nascondino?>> domandò con grande senso dell'umorismo uno dei due al poliziotto messo all'angolo.
Dopo che l'agente se ne andò, si sedettero davanti al tavolo.
<<Maxwell passami il fascicolo di...Jackson Miles, vediamo che ci racconta il nostro amichetto>> Disse Aaron poggiando i gomiti sul tavolo, prese dei fogli e cominciò a leggere a mente le informazioni su Jackson.
<<Mentre il mio collega legge vorrei farti un paio di domande>>disse Max.
<<Siete federali>>
<<Si... Siamo Maxwell e il mio superiore Aaron Caldwell, ma ciò non deve darti nessuna preoccupazione, vogliamo solo aiutarti>> spiegò incrociando le braccia
<<Come sta David?>> aggiunse fissandolo negli occhi.
<<È ancora in sedia a rotelle, non camminerà per molto tempo>> rispose Jackson sospirando.
<<Ho saputo di Will, è stato fatto fuori al gabbio... Anche se è stato molto tempo fa voglio dirti che mi dispiace, capisco che nel ambiente dei ghetti non è mai facile, la posta in gioco a volte diventa troppo alta e quando è in gioco la vita, si finisce così>> disse Maxwell.
<<Stai zitto razza di stronzo manipolatore, che pensi? che dopo aver parlato del mio passato mi metta a piangere? Che dopo che quell'altro stronzo del tuo collega finisca di leggere mi metta a supplicare il vostro aiuto in ginocchio? magari supplicando di uscire dal mondo in cui pensate io viva! Ecco come stanno le cose, io non faccio più parte dei Centurion da quando i Vespucci hanno deciso di assorbirla nella loro organizzazione>>chiarì sbattendo i pugni sul tavolo.
Aaron sbuffò e tirando sul tavolo il fascicolo spostò il suo sguardo verso Jack.
<<Che sfortuna Maxwell, proprio quando c'è una rapida espansione di una gang, il nostro ragazzo decide di darsela a gambe. Adesso lavori al YellowWine, un enoteca di famiglia>>
<<Esattamente, come vedete ho abbandonato quella merda, adesso sono un uomo maturo e di sani principi, basta fare il gangster tra le strade è ora di cominciare a fare qualcosa di->>
<<Perché continui a dirci puttanate?>>domandò Aaron strizzando gli occhi e scuotendo la testa.
<<Che c'è? Non vuoi dirci che ti scopi Angelina Vespucci perché hai paura che glielo diciamo alla tua amichetta? Nah, tranquillo, come se ci fosse il segreto professionale>> continuò alzandosi in piedi.
<<Non so di che parlate, personalmente penso che due geni come voi non dovrebbero considerare gli idioti come me per una simile faccenda>>commentò Jackson sorridendo.
<<Eh no, qui invece il genio sei tu>>sussurrò Aaron.
<<Tu e i Vespucci vi siete alleati e state allargando i vostri interessi verso Sud, hai dichiarato di lavorare presso quell'enoteca schifosa in questo modo né tu, né i tuoi collaboratori potranno essere sospettati dalla polizia, hai ristrutturato il tuo concessionario, hai fatto delle dichiarazioni al notiziario sostenendo la lotta alla criminalità e ti è pure stata dato un premio per il coraggio che hai avuto in seguito a gli attacchi dei Vespucci intimidatori alle tue proprietà, che in realtà non erano altro che l'inizio della famosa guerra tra bande che ha causato decine e decine di morti! DIMMI CHE NON È COSÌ! DILLO! DIMOSTRA DI ESSERE UN CAZZUTO FIGLIO DI PUTTANA NON APRENDO BOCCA! FORZA!>> urlò Aaron sbattendo le mani sul tavolo.
<<Come le ho già detto signor Caldwell, non so proprio di cosa sta parlando>>disse con voce rilassata e mantenendo compostezza.
Aaron e Maxwell si guardarono, poi presero i fascicoli e con passo lento andarono verso la porta di uscita e spalancarono la porta senza dire una parola, l'agente di guardia rientrò nella stanza e tolse le manette a Jackson, lo accompagnò all'uscita e dandogli una pacca sulla spalla lo lasciò fuori dalla centrale.
<<Hai delle amiche fantastiche, le accuse sono state ritirate, dunque sei libero di andare>>gli disse il poliziotto prima di rientrare nell'edificio.
Davanti a Jack c'erano Charlotte e Ashley che lo aspettavano sedute in macchina, il ragazzo andò velocemente verso di loro e salì in macchina tirando un sospiro di sollievo.
<<Sai che adesso mi serve un altro lavoro vero Jack?>>dichiarò Charlotte con tono seccato.
<<Certo, ho già in mente un posto dove posso portarti, diciamo che una persona conosce una persona che conosce diverse persone e queste persone lavorano con questo tizio con cui posso metterti in contatto, sei mai stata in Germania? Monaco di Baviera?>>
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top