Effetti Collaterali

[2.6]

Passarono due giorni dall'incontro con Aaron, una mattina Amelia si alzò dal letto, andò verso il bagno per farsi una doccia calda e dopodiché si sedette con calma davanti al tavolo da pranzo, prendendo una fetta di pizza della sera prima.

Guardò l'orologio, erano le undici e trentasei e addentò la pizza come se non avesse mangiato per giorni, si grattò la testa con i capelli scombinati e sbadigliando si alzò per buttare il cartone della pizza nella spazzatura.

Stava cominciando la sua nuova vita da donna libera, oziando nel suo piccolo appartamento e godendosi il momento di pace che stava avendo dopo la scarcerazione.

Si sentì bussare alla porta d'entrata, Amelia ancora assonnata andò verso l'ingresso, guardò dallo spioncino e vide un uomo con uno zaino sulle spalle.

<<Che cazzo vuoi Francesco?>>sbraitò sbuffando.

<<Adesso si trattano così i membri della famiglia?>>domando l'uomo dietro la porta.

<<Non c'è più una famiglia, tuo fratello è morto e non c'è più nessuno a comandare>>rispose aprendo la porta.

Francesco entrò dentro la casa, vide Amelia in pigiama e in condizioni pessime e si mise a ridere andando verso il salone.

<<Che c'è? Ti stupisci di trovare una persona appena alzata dal letto in queste condizioni? Impara a presentarti in orari decenti anziché venire qui a fare la sveglia>>aggiunse con tono seccato. Francesco lanciò lo zaino sul tavolo, poi prese una sedia e si sedette

<<Come hai superato gli agenti qui fuori?>>domandò.

L'uomo mise sul tavolo una pistola silenziata, senza proferire parola <<Oh, cavolo, che cosa vuoi? Potresti mettermi nei casini>>disse Amelia sussurrando.

<<Nonostante mio fratello sia stato ucciso, io e i miei nipoti siamo rimasti vivi, mia cognata e le sorelle si sono rifugiate in Canada, ho il dovere di  vendicarmi io posso riprendere tutto quello che la Familitas ci ha preso, ma tu devi portarmi uno di loro>> dallo zaino Francesco tirò fuori delle mazzette, ne lanciò una in faccia alla donna, le altre le mise sul tavolo.

Amelia iniziò a contare le banconote, erano mazzette da diecimila dollari, portò al naso la mazzetta annusandone l'odore, e chiudendo gli occhi la strinse con tutta la sua forza.

<<Consideralo fatto>>bisbigliò posando la mazzetta.

<<Sono più di centomila dollari, mi aspetto un lavoro impeccabile, intesi?>>chiese avvicinandosi ad Amelia.

<<Ho altro da sbrigare Francesco, togliti dal cazzo>>chiarì tornando verso il divano.

L'uomo innervosendosi andò verso di lei, la afferrò per la maglietta e la fece cadere per terra, gli diede un calcio sullo stomaco facendola restare a terra.

<<Ma che cazzo fai...>>gemette Amelia.

<<Come cazzo ti permetti a rivolgerti a me in questo modo?>>sussurrò Francesco afferrandola ancora per maglietta.

<<Anche se Carlo è morto, tu dovrai obbedire per l'eternità ai Monteleone, chiaro?>>

La donna annuì e Francesco se ne andò via sbattendo la porta e lasciando la donna a terra con il forte dolore allo stomaco che le aveva rovinato la giornata.

Nel penitenziario c'era ancora una persona che doveva uscire, Sarah Winkler, sorella di Amelia ed ex componente della banda di Carlo.

Il documento che la sorella prese da Aaron lo diede a Sarah, nel foglio c'era una denuncia indirizzata a una guardia della prigione.

Nel giorno in cui Amelia venne scarcerata, Sarah con l'aiuto di alcune prigioniere organizzò il piano.

<<Su questo foglio, un tizio ha presentato una denuncia per il guardiano che sta sempre davanti alla porta d'uscita del campo, mi serve che ci sia confusione, una rissa per distrarre l'attenzione delle guardie, così potrò andare indisturbata verso di lei>>

<<Ho preso questa, ti servirà se dovesse andare male>>le disse una sua amica dandole una lametta, Sarah per ringraziarla dell'aiuto le accennò un sorriso e poi si allontanò dal gruppetto.

Le ragazze andarono verso un altro gruppetto rivale, non esitarono a mandare frecciatine e insulti di ogni tipo per poi degenerare la situazione in una rissa violenta, le guardie intervennero immediatamente, mentre Sarah andò indisturbata dalla guardia.

<<L'altro giorno le era caduto questo, mi sono dimenticata di darglielo, è lei la signora Kim?>> Chiese dando il foglio.

La guardia glielo strappò dalle mani, le diede le spalle e cominciò a leggere attentamente, Sarah prese la lametta e toccandole la schiena con essa e la fece camminare verso gli uffici amministrativi.

<<Non fare movimenti bruschi, vai avanti forza>>ordinò spingendola con la lametta.

Arrivarono dietro l'edificio dove erano collocati gli uffici, lì le telecamere non avevano possibilità di avere un accesso visivo e a quel punto Sarah sfruttò l'occasione per sbarazzarsi della guardia con un taglio netto alla gola, la fece distendere per terra prima che il sangue macchiasse la divisa e le rubò i vestiti.

Il corpo lo nascose tra i sacchetti dell'immondizia e se ne andò indisturbata verso l'uscita della prigione.

<<Ciao.. Edward!>>esclamò a una delle guardie del portone d'entrata.

<<Edward? Sono Collins mi avrai  scambiato per qualcun'altro>>ipotizzò con un espressione perplessa.

<<Oh, certo, si è vero è che vi somigliante così tanto>>disse Sarah ridendo, e appoggiandosi a Collins.

<<Ho il cambio turno, dovrei  uscire a momenti>>aggiunse.

I portoni si aprirono e Sarah uscì prima che la scoprissero, cominciò a correre via verso la strada, girò l'angolo andando verso una fermata del bus e si fermò con il fiatone poggiandosi con le mani sulle ginocchia mentre un signore anziano la guardava preoccupato.

<<Va tutto bene signorina?>>chiese alzandosi dalla panchina.

<<Si, si va tutto bene, non si preoccupi>>rispose la ragazza riprendendosi.

Arrivò il bus, l'allarme in prigione iniziò a suonare, avevano trovato il corpo morto della donna.

La ragazza si sedette su uno dei posti e guardando il penitenziario accennò un sorriso.



Il giorno dopo la visita di Francesco, Amelia si trovò davanti a una scena del crimine, dove poliziotti e giornalisti stavano intervistando i testimoni, beveva un bibita energetica mentre guardava la scena, la portiera a destra si aprì e a sedersi accanto ad Amelia fu la sorella minore Sarah, le due si guardarono e sorridendo si diedero un abbraccio.

<<Ce l'abbiamo fatta sorellina>>festeggiò Amelia con soddisfazione.

<<È tutto merito tuo, senza di te e "L'investigatore" non sarei mai uscita. Quindi l'accordo era aiutare i federali e in cambio ti avrebbero fatto uscire, sicuramente avrai voluto anche la mia scarcerazione, ma il tuo amichetto ti ha detto che non poteva andare oltre la tua liberazione, così ha provveduto diversamente>>ipotizzò Sarah guardando i giornalisti.

<<Hai dimenticato un dettaglio, rischia di essere scoperto, e se dovesse accadere, metterebbe nella merda pure noi, ma in teoria non dovrebbe accadere nulla del genere>>puntualizzò Amelia mettendo in moto la macchina.

Ad un tratto si vide Annie con la macchina fotografica, la donna vedendola si avvicinò verso la folla.

<<Chi dobbiamo prendere?>>chiese Sarah.

<<Una ragazza che a quanto pare  lavora per gli stronzi che hanno ammazzato Don Carlo>>rispose prendendo la pistola, vi avvicinò alla ragazza e mettendosi davanti a lei si affacciò dal finestrino.

<<Scusa la domanda, ma per caso sei la giornalista Annie McKenzie?>>chiese Amelia sorridendo.

<<Si sono io, voi chi siete?>>domandò.

<<Siamo del New York Times, vorremmo parlare un pochettino del tuo futuro da impiegata>>spiegò la donna.

<<Certo, va bene!>>esclamò la ragazza con tono gioioso.

La macchina accostò sul marciapiede di fronte, Annie andò rapidamente verso di loro, a quel pungo Amelia scese dall'auto e stringendola a sé le puntò la pistola al petto, la costrinse a entrare in macchina e sbattendo la portiera posteriore rientrò in auto.

<<Annie Flores! Piacere di conoscerti, spero che questa intervista ci dia la possibilità di conoscerci meglio>>disse Amelia guardandola dallo specchietto retrovisore accennando un sorriso perfido e mettendosi gli occhiali da sole.

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