Costruendo un Impero

[2.0]

Cinque anni dopo la rottura con Charlotte, Markus divenne il capo dell'organizzazione insieme a Jackson, la polizia locale non diede più problemi a gli affari del gruppo, l'unione dei Vespucci e dei Centurion causò un grande aumento di potere e di fama nazionale, diversi gruppi e piccole gang seguirono la crescita dell'organizzazione, alleandosi o mettendosi sotto la sua ala e dando a disposizione i propri territori e diventando dei sottogruppi.

La grandezza dell'organizzazione si spostò anche su piani internazionali come il traffico di droga, prostituzione e traffico di armi fino al Texas.

I confini si allargarono per centinaia di kilometri, ingigantendo i guadagni in modo esponenziale.

Dall'altra parte degli Stati Uniti tutta la zona ovest era controllata dai Monteleone, una famiglia mafiosa di origine siciliana, composta da Carlo Monteleone,ovvero il padre e capofamiglia, i figli Alessandro e Salvatore Monteleone, la madre Barbara e i fratelli del padre e della madre,Giuseppe e Francesco Monteleone e Adriana e Rebecca Parisi che erano le sorelle della madre.

Mark era finalmente arrivato al suo obbiettivo, il gruppo era arrivato ad altissimi livelli, era secondo solo ai Monteleone.

Una settimana dopo il venticinquesimo compleanno di Markus, gli interessi vennero sposati verso la Florida.

Sonia era stata inviata a Miami per condurre degli affari con alcuni trafficanti emergenti, un giorno mentre stava facendo portare dentro un condominio una grossa quantità di roba da smerciare, una giornalista cogliendo l'occasione di prendere al volo uno scoop o qualcosa di potenzialmente interessate, di nascosto vide la scena e con la fotocamera fece delle foto a ciò che stava accadendo.

<<Questa roba non va né lanciata, né colpita, né bagnata, se la danneggiate in qualche modo ve la farò pagare, vi avverto, neanche se doveste vendere tutti i vostri organi riuscireste a ripagarla>>ordinò indicando la via dell'entrata al nascondiglio.

<<Mi scusi signora Hudson, non abbiamo più altri posti dove mettere i pacchi>>disse uno degli uomini.

<<Ci mancava solo questa, va bene! Salite nei camion! Dirigiamoci all'altro magazzino>>esclamò Sonia.

<<Signora Hudson non sarà rischioso portare in giro la roba? Rischiamo di perdere tutto se dovessimo incontrare la polizia>>domandò.

<<Non cercare di mettere in dubbio quello che dico, fai come ti ho detto senza discutere>>comandò dando uno spintone all'uomo.

Accidentalmente la giornalista dimenticò di togliere il flash e Sonia girandosi di scatto la scoprì.

La giornalista andò subito in auto, Sonia salì nel camioncino e iniziò ad inseguirla, la ragazza nonostante avesse il piede inchiodato sull'acceleratore, non riuscì a seminare Sonia, ad un tratto arrivò ad un incrocio scontrandosi con un altra auto e uccidendo una donna alla guida dell'altra auto, Sonia rallentò, per poi accostare lontano dall'incidente, scese dall'auto e andò verso l'auto della giornalista per prenderla e portarla via.

La ragazza si svegliò legata a una sedia, illuminata da un lampadario, dentro una stanza chiusa senza finestre, sporca e piena di polvere con macchie che non erano sicuramente di un succo d'arancia.

Dopo qualche minuto entrò Sonia, aprendo lentamente la porta e facendo entrare una luce abbagliante che illuminò l'intero volto della ragazza.

<<Buongiorno principessa! Hai un nome?>> Chiese Sonia mettendosi le mani ai fianchi.

<<Mi chiamo Annie, ascolta lasciami andare, non dirò nulla a nessuno, lo giuro>> disse la ragazza piangendo.

<<Sono stanca di sentire sempre le stesse cazzate da anni>>lamentò prendendo una mazza di metallo e colpendo il viso di Annie ripetutamente, poi la buttò per terra dopo essersi sporcata le mani di sangue.

<<TU! STAVI PER FICCARE IL NASO DOVE NON DOVEVI, POTEVO PERDERE MILIONI DI DOLLARI DI MERCE PER COLPA TUA!>>aggiunse Sonia urlando.

<<Mi dispiace... Non volevo, faccio solo il mio lavoro>>gemette tremando come una foglia, Sonia sferrò un calcio colpendola sul muso facendola gridare dal dolore.

<<Se non vuoi che continui dimmi per chi lavori>>ordinò Sonia chinandosi verso la ragazza in fin di vita per terra.

Annie non aprì bocca dopo aver ricevuto i colpi pesanti, provava dolore ovunque e la confusione in testa non le dava modo di elaborare una frase.

Dopo qualche attimo Sonia fece un cenno  a un suo scagnozzo, il tipo gli diede una pistola e lei tirando fuori un caricatore lo inserì nell'arma.

<<Lavoro per i RunMoments! Run-Moments!!>>urlò la giornalista capendo che stava quasi per essere uccisa.

<<Non me ne frega un cazzo per chi lavori... Voglio il nome di chi ti ha mandato a farmi le foto, ADESSO!>>esclamò Sonia minacciandola ancora con la mazza

<<Dan Winchester! Dan-W-I-N-C-H-E-S-T-E-R>>disse Annie senza voce.

<<Questo Dan non deve essere molto sveglio, mandare una ragazzina a ficcare il naso negli affari di un organizzazione>>ipotizzò restituendo la pistola al suo uomo.

<Ma dopo tutto non ti posso biasimare, quello stronzo ti avrebbe licenziato se non avessi fatto quelle foto>>sbuffò mettendo le mani incrociate e fissando la ragazza che stava perdendo i sensi.

<<Visto? Non ci voleva tanto, bravissima. Frank vai a parlare con questo Dan, io e la piccola Annie restiamo qui>>disse battendo le mani e accennando un sorriso.

Frank salí sulla sua auto, prese una scatola dai sedili posteriori e la mise accanto a lui.

Andando verso il centro città, cercò l'ufficio stampa dei RunMoment e non appena arrivò all'entrata aspettò davanti all'entrata degli uffici dell'azienda.

Uno dei ragazzi che lavoravano all'ufficio stampa uscì dall'edificio, Frank a quel punto ne approfittò per chiedere più informazioni su questo Dan.

<<Hey!>>esclamò scendendo dall'auto e attirando l'attenzione del giovane.

<<Dice a me?>>

<<Vieni ragazzo, ho bisogno di un favore>>il ragazzo si avvicinò a Frank tenendo il suo caffè in una mano e la valigia in un'altra.

<<Sono uno dei nuovi inservienti, e dovrei aver parlato con un certo... Daniel? Dylan?>>

<<Dave?>>suggerì.

<<Esattamente proprio lui, è il vostro direttore giusto?>>chiede fingendo di non sapere.

<<Si è il nostro squallido direttore, cosa posso fare per lei?>>

<<Sta mattina ho visto una quantità di persone esorbitante entrare nell'ufficio stampa, vorrei sapere com'è fatto fisicamente così da riconoscerlo tra tutti quei dipendenti>>

<<Ehm... Ha dei capelli grigi, lisci e cortissimi, occhi chiari e sarà più o meno un metro e settanta.>>

<<Bene, grazie mille! Ci vediamo dentro>>disse Frank dando una pacca sulla spalla al giovane.

Dopo mezz'ora vide Dan uscire dall'ufficio e dirigersi verso casa, Frank salì in auto e pedinando il gestore scoprì dove alloggiava.

Prese degli esplosivi dal bagagliaio e li mise dentro ad una scatola di cartone, prese un cappello e se lo mise in testa, andò camminando verso la porta della casa, mise davanti l'ingresso il contenitore e bussando alla porta fece finta di essere un postino.

<<Salve, lei è?>>chiese il signor Winchester.

<<Ci sono stati dei contrattempi, alcuni pacchi non sono arrivati ai destinatari, se aspettava un pacco, eccolo qui!>>rispose Franklin.

<<Puo dirmi qual'è il suo nome?>>domandò.

<<Harry Donovan signore, adesso devo proprio andare, mi aspettano altre consegne da fare, arrivederci>>disse andandosene di corsa.

Dan chiuse la porta e rientrò dentro casa fissando la scatola, Frank mise in moto l'auto e dopo aver girato l'angolo fece esplodere l'ordigno, facendo saltare in aria la casa di Dan.

Si allontanò dalla zona, prima dell'arrivo dei pompieri, accostò davanti a una cabina telefonica e informò della morte dell'uomo tramite messaggio.

<<Era così difficile? No! Rapido ma in dolore! Che ti serva di lezione, impara a stare al posto tuo, sta volta ho avuto pietà, ma la prossima volta non tornerai a casa viva>>disse Sonia calciando la testa della giornalista.

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