Coste Occidentali

[2.2]

Il giorno dopo Markus Jackson e Rikardo presero un aereo per Los Angeles, avevano organizzato un incontro finalmente con Carlo Monteleone il grande boss siculo-americano e concorrente di Markus.

Arrivati all'aeroporto incontrarono un uomo, l'autista del capo famiglia che li attendeva con un Rolls Royce bianco e lucidissimo.

<<I signori vogliono seguirmi?>>domandò l'autista.

<<Abbiamo già fatto ore e ore di viaggio, non ci vorrà tanto per arrivare lì giusto?>> Chiese Rikardo.

<<La pazienza è la virtù dei forti, lo ricordi sempre signor Garcia>>disse entrando in auto.

<<Ma vai a quel paese>>borbottò salendo in macchina.

Il viaggio non fu affatto lungo, l'abitazione si trovava vicino alla spiaggia, era una villa enorme con un giardino maestoso e giardinieri posizionati ovunque con maggiordomi che andavano avanti e indietro.

Arrivarono di fronte a una scala che portava a un entrata maestosa, l'intera villa aveva uno stile barocco circondata da tantissime palme che accompagnavano anche un vialetto che portava all'ingresso.

L'autista aprì le porte ai tre ragazzi, li fece scendere per poi lasciarli andare verso l'entrata<<Perché noi non abbiamo una casa del genere?>>

chiese Rikardo guardando Jackson.<<Perché non siamo così eccentrici, che ne pensi tu Markus?>>domandò Jackson scuotendo la testa.

<<Penso che dovremmo entrare, non sarà l'unica cosa che ti lascerà a bocca aperta, ne sono più che sicuro>>Mark cominciò a salire i gradini, Rikardo e Jackson dopo qualche attimo lo seguirono.

Entrati dentro la casa, videro la grandezza impressionante dell'ingresso, lo stile dell interno era ottocentesco, un lampadario di cristallo trasparente rifletteva la luce che entrava dalle finestre.

Uno dei maggiordomi venne incontro ai ragazzi <<Rodriguez Garcia, Moreno e->>

<<Si siamo noi, dove si trova Carlitos?>>chiese Rikardo interrompendo l'uomo.

<<Il signor Monteleone si trova al piano di so->>

<<Grandioso! Avete sentito il pinguino?forza andiamo ragazzi!>>esclamò interrompendo ancora il maggiordomo.

I tre salirono al piano superiore, arrivarono davanti alla porta dell'ufficio, esitarono qualche secondo a bussare.

<<Pronti?>>chiese Mark cercando di riprendere gli altri due.

<<E se si presentasse con una sottospecie di arma che spara pizze? E se c'è la puntasse?>>domandò con voce ironica.

<<Vuol dire che le mangeremo tutte fino all'ultima briciola>>rispose Mark.

<<Avete finito? Il Don ci aspetta dall'altra parte, e mi raccomando Rikardo non fare saltare tutto>>intervenne Jack.

Si prese di coraggio e bussò alla porta.

<<Entrate! Entrate!>>si sentì dalla stanza, Markus aprì la porta e i tre videro il signor Carlo in compagnia di una donna mezza nuda, si voltarono contemporaneamente non guardando la donna.

Carlo si presentò indossando una camicia bianca sbottonata ,un pantalone beige e dei mocassini neri, sembrava il classico uomo d'affari in vacanza o nell'ultimo periodo della sua carriera a un passo dalla pensione, dava una impressione diversa da quello che in realtà era.

<<Esci! Non vedi che ci sono persone! Non capisci proprio un cazzo, brutta stupida!>>urlò Carlo cacciando la donna.

<<Figlioli! Giratevi pure non preoccupatevi! Non sarà mica la prima volta che vedete il corpo di una donna>>aggiunse il capo ridendo.

<<È un piacere conoscerla signor Monteleone>> disse Jackson stringendogli la mano, Carlo gli fece cenno di sedersi, poi andò verso un armadio, prese una bottiglia di vino bianco e andando verso la scrivania versò del vino dentro un bicchiere, lo annusò e alzando gli occhi apri le braccia.

<<Questo si che è oro, vino Marsigliese, uno dei migliori come il vino Toscano>>commentò sottovoce guardando i tre, poi lo bevve piano piano, gustandosi il sapore.

<<Ne volete un po?>>chiese sorridendo.

<<Preferiamo non bere a lavoro, grazie>>rispose Markus mettendo le mani avanti, Carlo scoppiò a ridere.

<<Anche voi avete ragione, bisogna avere una certa etica, allora di cosa parliamo oggi giovanotti?>> A quel punto Mark si fece avanti mettendo le mani incrociate e mantenendo compostezza.

<<Ho fatto delle ricerche su di lei, businessman, imprenditore, ha parlato in diverse conferenze e dichiarato più volte di voler assecondare la giustizia, stranamente non c'è stata nessuna notizia che abbia annunciato una sua donazione o qualcosa di concreto che abbia supportato effettivamente le autorità>>

Cadde il silenzio.

<<Non amo atteggiarmi... E se si venisse a sapere che io collaboro con la polizia chissà quante minacce potrei ricevere>>confessò l'uomo in camicia continuando a sorridere.

<<Io invece so veramente poco di voi, siete anche voi degli imprenditori? O siete... Chi siete?>>

<<Carlo tu sai bene chi siamo, sai come ci chiamiamo, il nostro lavoro e probabilmente anche perché siamo volati dall'altra parte degli Stati Uniti>>intervenne Rikardo alzandosi in piedi e guardando la collezione di vini dell'italiano.

<<Quando organizzammo questo incontro ci aspettavamo di trovare qualcuno di diverso, ma quando ti ho visto non ho potuto non guardarti dalla testa ai piedi, è incredibile come neanche nel vestiario sembri uno di noi...>>disse dando le spalle al Don.

<<In questa stanza... Non è presente un singolo uomo onesto a differenza di quello che dicono i giornali. Scommetto che ti viene in mente qualcosa se ti dicessi "Neve", non è così?>>Carlo cambiò totalmente espressione dando anche la conferma a Rikardo che ciò che diceva era vero.

"Neve" era per indicare l'importazione di sostanze stupefacenti oltre il confine con il Messico.

<<Mi ascolti signor Monteleone>>intervenne Markus con tono serio e pacato.

<<Mi guardi negli occhi, e risponda alla mia domanda... Siamo poi così diversi io e lei?>>domandò facendo piombare ancora una volta un silenzio tombale nell'ufficio, e irritando sempre di più l'uomo in camicia.

<<Io e te... Siamo due persone totalmente opposte, Signor Moreno>>rispose mostrando freddezza.

<<Una di loro è un uomo forte, strategico, metodico, pragmatico, opportunista. L'altro... È un ragazzo pieno di ambizioni ma con nessuna esperienza. Mark, tra le mani hai qualcosa che non dovrebbe essere in mano a degli idioti come voi>>Aggiunse

<<Rispondimi Moreno, questa casa reggerà alle calamità naturali? Perché hai fatto l'errore di costruirla su un terreno instabile, e quando cadrà... Vi assicuro che voi sarete i primi a prenderne le conseguenze>>

Jack dal taschino della sua giacca prese un sigaro e dalla tasca del pantalone un accendino, lo accese con disinvoltura senza chiedere permesso e avvicinò un posacenere poggiato sulla scrivania.

Fissò negli occhi Carlo che era convinto di avere la situazione in pugno ed era intento a mandare un messaggio chiaro ai tre.

<<Scommetto che non hai fatto altro che spiarci invece di curare il tuo orticello, adesso che ci hai davanti non ne hai più bisogno ma hai trascurato troppo il tuo orto, il tempo passa, e manca poco prima che venga raso al suolo>>disse Markus mandando un messaggio criptico e prendendo la bottiglia di vino osservandola.

<<Per evitare una cosa del genere, l'unica via è trattare>>aggiunse tenendo un tono di voce basso.

<<Trattare?>>

<<Hai 120 secondi di tempo per farlo, tre tuoi galoppini in questo arco di tempo la avvertiranno di tre calamità diverse che non potrai fermare in alcun modo Signor Monteleone>>annunciò Markus guardandolo negli occhi.

<<Sei venuto qui in casa mia a minacciarmi? SEI COSÌ STUPIDO?!>>esclamò Carlo con rabbia e sbattendo i pugni sul tavolo.

Il boss poggiò la bottiglia di vino sul tavolo e tirò un sospiro.

<<Carlo, è arrivata l'ora di aprire le orecchie, IO, qui , rappresento l'ente che distruggerà il tuo impero, il tuo potere, i tuoi progetti, io, sono colui che disintegrerà tutto ciò che hai creato, e infine... Io sono l'uomo che metterà fine... alla tua vita >> I due si alzarono contemporaneamente e si fissarono negli occhi con aria di sfida.

<<Tra venti secondi, un uomo verrà qui facendo irruzione, e sarà lui a dare la seconda spiacevole notizia>>continuò a bassa voce, improvvisamente squillò il telefono fisso sulla scrivania.

Carlo tolse le mani dal tavolo e rivolse il suo sguardo al telefono <<Questa invece è la prima>>aggiunse ancora Mark.

Carlo prese il telefono e lentamente lo portò all'orecchio<<Capo! È successo un casino! Siamo sotto attacco! Chiami aiuto!>>

Successivamente si sentì una scarica di proiettili, il telefono cadere per terra e delle auto passargli accanto.

Il boss italiano rimase sconvolto, poggiò sul tavolo il telefono, rimase immobile con lo sguardo fisso verso il basso, scioccato per ciò che stava accadendo in quegli istanti, incredulo sperando che quel giorno fosse soltanto un incubo.

<<Signor Monteleone!>> urlò un cuoco entrando di prepotenza nell'ufficio.

<<I maggiordomi sono tutti distesi a terra, stanno poco bene chiamo un ambulanza?!>>

<<Vattene via Emilio, vattene>> sussurrò Carlo.

Il cuoco preso dal panico scappò lasciando la porta socchiusa, Rikardo prese il cellulare e andandosene via dalla casa, fece una telefonata a Sonia.

<<Dove siete? Che fine avete fatto?>>

<<Siamo quasi arrivati, mancano cento metri e siamo lì, la cavalleria è già arrivata?>>chiese la ragazza.

<<Non anco-cazzo si si sono qui SBRIGATEVI!!>>urlò Rikardo rientrando dentro casa.

Arrivarono tre Jeep bianche a grande velocità, si fermarono di fronte la scalinata, e dai mezzi scesero uomini in abiti estivi armati di fucili e pistole.

Rikardo per prendere tempo cominciò a sparargli, tenendoli occupati prima dell'arrivo di Sonia.

<<Da chi siete stati mandati?>>chiese a bassa voce ai due boss.

<< Familitas, F-A-M..>>

<<NON È POSSIBILE!>>urlò Carlo interrompendo lo spelling e lanciando la bottiglia di vino Marsigliese verso il muro.

<<È solo colpa tua, accetta la proposta e i nostri uomini si fermeranno>>disse Jackson mettendo le mani dietro la schiena.

<<ANDATE A FARVI FOTTERE! NON HO INTENZIONE DI LASCIARE IL MIO POSTO A VOI!>>gridò il boss.

Uscì dalla stanza lasciando Jackson e Markus da soli, scese le scale e vide tutti i maggiordomi stesi per terra, non c'era neanche una traccia di sangue, andò verso uno di loro, si chinò e cercò di risvegliarlo.

<<Hey! Hey! Che succede?!>> Esclamò Carlo.

<<Hanno avvelenato tutto, pasta, insalata, acqua, vino..>>disse il maggiordomo prima di chiudere gli occhi definitivamente.

Il signor Monteleone iniziò ad aver paura, si mise la mano sul petto e lasciò per terra l'uomo avvelenato, cercò di raggiungere l'entrata, ma improvvisamente cominciò a stare sempre più male.

Cadde raggiungendo il piano terra, rotolando per tutta la rampa di scale e non riuscendo più a rialzarsi, aveva gli occhi socchiusi, e riuscì a sentire solo il suono delle mitragliatrici e le urla dei suoi uomini morire.

Sonia e Marilyn si occuparono di tutti i soldati del boss, arrivarono con gli altri soldati a bordo di SUV corazzati davanti all'entrata, videro diversi uomini morti tra i gradini e scesero lentamente dal mezzo stando in guardia.

<<Vieni Sonia, è tutto pulito!>>avvisò Marilyn guardandosi attorno.

Lei e la sorella salirono fino all'ingresso, videro Markus e Jackson scendere le scale e Rikardo avvicinarsi a Carlo lentamente.

<<È andata bene?>>domandò Marilyn.

<<Tutto apposto, fate scendere Jessica e Annie, dovranno fotografare un bel po' di cose qui>>disse Jackson guardando Carlo Monteleone.

Sonia andò verso i veicoli e fece scendere le due ragazze, Annie e Jessica presero le fotocamere, esplorarono tutta la casa di Carlo e fotografarono ogni dettaglio che potesse fare scandalo sulla reputazione dei Monteleone.

<<Ah... Che stupido, mi sono dimenticato di dirti cosa era la terza cosa, ma penso che tu già sappia cosa sia>>ipotizzò Markus chinandosi verso Carlo, lo accarezzò in viso delicatamente guardandolo morire ogni secondo che passava, poi rialzandosi in piedi se ne andò fuori dalla casa insieme a Jackson e Rikardo.

<<Che ne pensi Carlo? Ne hai abbastanza?>> Chiese Sonia sorridendo.

<<Cof cof>>Carlo cominciò a tossire senza intervalli e iniziò a sputare sangue.

<<Che schifo, certe cose mi fanno proprio impressione>> brontolò Sonia allontanandosi da Carlo, poi prese il fucile e gli sparò diversi colpi sul petto ponendo fine alle sue sofferenze.

<<Andiamo Mary, si comincia a respirare un insopportabile aria di morto qui>>brontolò camminando verso l'uscita e cercando di non calpestare i cadaveri sul pavimento.

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