Caldo Afgano

[0.1]

15 Agosto 2019.
Sotto un sole cocente che scioglieva i sassi, che illuminava l'intera città di Kandahar e non lasciava spazio alle ombre, un convoglio militare carico di rifornimento attraversava la cittadina a grande velocità, cercando di raggiungere l'accampamento prima delle 12:00. All'accampamento erano state organizzate feste e chissà quante sfide  con premi in denaro nonostante nessuno di loro avesse dei soldi a portata di mano, il vincitore li avrebbe ottenuti una volta tornato in patria.

 Markus in fretta e furia premette l'acceleratore come se davanti a lui non ci fosse nessuno ostacolo, e arrivando davanti all'accampamento scese insieme ai suoi compagni, trasportando subito nelle tende i vari rifornimenti vide già che molti erano pronti a iniziare.

<<Cavolo, sbrigati Ronald stanno iniziando, non abbiamo tanto tempo>>
Esclamò Markus in preda alla fretta e cercando di spostare i pacchi il più velocemente possibile.

<<Hey calmo non preoccuparti, sono sicuro che ancora non avranno cominciato ci saranno persone che ancora devono arrivare da altri posti>>
Rispose Ronald con tono nervoso.

<<Potremmo anche non essere gli ultimi ma voglio ugualmente andare là il prima possibile, quindi muovi le chiappe e andiamo>> posato pure l'ultimo contenitore, Markus e Ronald si diressero verso le tende. 

Il generale e i capi squadra erano all'oscuro di quello che stava accadendo, tranne uno, Joseph Caldwell il più accondiscendente e il più  disponibile a partecipare a questo tipo di eventi, era un amico stretto di Ron nonostante fosse una quindicina d'anni più grande di lui e per fortuna era il suo caposquadra e anche quello di Mark.

<<Me ne vado! Mi rifiuto di giocare con degli imbroglioni!>>

<<Se vinco per la seconda volta di fila, mi dovete almeno una birra ciascuno>>

<<Non sai giocare, è inutile che ci provi, anche il generale la penserebbe allo stesso modo se fosse al mio posto>> erano le frasi che si sentivano tra le voci e la confusione che si era creata nel pieno della "bisca", Ronald era tra le persone che avevano vinto più soldi, Markus invece alternava tra partite vinte e perse,  finendo per ottenere pochi spiccioli.

 Alzandosi posò le carte scoperte sul tavolo.
<<Che fai Mark ci abbandoni così? Sul più bello?>> Chiese uno dei suoi compagni di squadra

<<Scusate mie care signore, ma ho un impegno molto importante, vi assicuro di esserci al prossimo incontro per il tè delle cinque>> rassicurò sorridendo e facendo un inchino verso i ragazzi.

 Uscì dalla tenda e si allontanò un pochettino dall'accampamento, tirò fuori dal taschino il cellulare e rivolse il suo sguardo verso altri veicoli che entravano dentro l'accampamento, portando il telefono all'orecchio poi guardò verso il basso socchiudendo gli occhi, fissando per qualche secondo la sabbia fino a quando non si sentì il telefono squillare per la chiamata.

 Andò avanti e indietro con passo lento e tenendo il suo viso fisso verso il basso finché una voce femminile non rispose alla chiamata <<Pronto, chi parla?>>Chiese la ragazza, Markus alzò lo sguardo e chiudendo gli occhi fece un respiro profondo.

<<Allora? Chi sei, chi ti ha dato il mio numero?>>

<<Sono io Charlotte...>>rispose Mark contento di sentire la ragazza

<<Markus è da quando sei partito che non ci sentiamo, neanche una chiamata>>disse Charlotte sospirando

<<Lo so mi sento in colpa, mi dispiace davvero è solo che qui è tutto molto complicato, non ho avuto respiro da quando sono arrivato qua e ci hanno portato da un accampamento a un altro, sono stato un po' di settimane tra i palazzi abbandonati->>

<<Hey va bene, comprendo la situazione, volevo soltanto capire perché questa assenza, sai non ho parenti che hanno fatto servizio militare o sono partiti per missioni speciali, non so come funziona, però nel corso dei mesi non so cosa sarebbe potuto accadere, sai sono una persona un po' paranoica e non ci avrei messo molto a pensare che fossi morto o chissà che>>disse la ragazza interrompendo Markus.

Da lontano si videro dei veicoli militari arrivare verso l'accampamento, ma stavolta non erano soldati, erano i generali che stavano tornando alla base.

<<Charlotte, scusami è meglio se ci sentiamo un'altra volta>>disse Markus con tono frettoloso e correndo verso le tende.

<<Che succede?>>

<<È tutto apposto tornerò presto te lo prometto, massimo qualche settimana e sarò a casa, ti amo>> rispose Mark chiudendo la telefonata.

 Andò nel tavolo dove stavano ancora giocando i capisquadra <<Sono arrivati i capisquadra! Dobbiamo sgomberare subito>> i soldati si alzarono e prendendo tutto ciò che era sui tavoli cominciarono a fare avanti e indietro nascondendo tutti gli oggetti ma era troppo tardi, entrarono con passo svelto e appena arrivati videro la confusione, uno dei capisquadra per attirare la sua attenzione e fare finire il chiasso fece ribaltare un tavolo dandogli un calcio. 

Il rumore del tavolo fermò la corsa dei soldati spostando il loro volto verso i capisquadra, Markus rimase immobile con alcune bibite in mano, guardando Joseph andare verso di loro lentamente, con il rumore dei suoi passi che era l'unico che si sentiva dopo che era piombato il silenzio.

<<Caposquadra Caldwell, posso farle una domanda?>> Chiese il generale all'uomo.

 Joseph rimase in silenzio guardandolo negli occhi<<È un caso che lei si trovi qui, in mezzo a questa confusione, a divertirsi con questi ragazzi?>>

<<Cercavo di ristabilire l'ordine, dato che ero stato l'unico a notare quanto chiasso c'era->>

<<Chi doveva notare questo schifo se eri l'unico all'accampamento?>>ribadì il generale.

<<È impossibile controllare cosa accade in ogni accampamento, non posso avere occhio ovunque! Sono degli adulti, hanno tutti superato la maggiore età, non sono tredicenni assetati di videogames e io non posso essere richiamato ogni volta da te Steve! Solo perché tu hai chissà quale impegno così importante da fare! >> Esclamò Joseph.

Il generale scuotendo la testa smise di guardarlo in viso e voltandosi andò verso l'uscita insieme agli altri suoi colleghi. Joseph si voltò verso i ragazzi, li guardò uno a uno con uno sguardo accigliato, per poi andarsene all'esterno con passo lento e sbuffando come al suo solito.

Dopo qualche ora dall'accaduto, Markus si diresse verso un autocarro affiancato alla strada, era appena fuori dall'accampamento e aprendo lo sportello salì sopra il mezzo, prese il cellulare e scattò alcune fotografie verso l'orizzonte dove il tramonto stava quasi scomparendo, poi le inviò a Charlotte, ma si dimenticò quanto fosse lontano da internet e da ogni forma di vita il posto  in cui si trovava. 

Chiuse gli occhi e poggiando la nuca sul poggiatesta fece un sospiro, era abbastanza seccato per tutto ciò che lo circondava, soprattutto per l'aria pesante che si respirava, per il litigio tra il caposquadra Caldwell e i suoi colleghi,  e in più a stento riusciva a parlare con Charlotte.

Mark cadde nel sonno qualche minuto dopo, era notte fonda e non c'era neanche un soffio di vento a disturbare quel silenzio che era presente in tutta la zona, o probabilmente in tutta la regione, all'orizzonte quel magnifico tramonto di qualche ora prima aveva lasciato il posto a un cielo buio ma ricco di stelle scintillanti  e alla luna piena che illuminava le sabbie del deserto che quasi sembravano non finire mai.

Si sentì ad un tratto urlare, le luci delle tende si accesero contemporaneamente, si alzarono tutti dai loro lettini per andare a controllare cosa stesse accadendo, Markus invece era ancora immerso in un sonno profondo.

<<Hey, Hey! Svegliati Markus!>>
Disse Ronald scuotendo l'amico, Mark si svegliò e voltandosi lentamente verso il ragazzo gli chiese

<<Cosa cazzo vuoi adesso?>>Sbadigliò

<<Scendi subito è successa una cosa grave!>>disse Ronald con la voce tremolante e con il fiatone, Markus scese dall'autocarro e seguì lentamente l'amico verso l'accampamento

<<Vuoi dirmi perché mi hai svegliato, Ron?>>

<<Lo vedrai, fai in fretta! Sbrigati!>>

Arrivati al punto in cui si udì l'urlo, c'era un mucchio di gente ammassata, Markus cercò di farsi spazio per vedere cosa stesse accadendo, l'atmosfera era molto tesa e c'era paura tra alcuni dei soldati che decisero di andarsene fuori per prendere aria, Mark finalmente riuscì a vedere cos'era accaduto e perché c'era così tanta paura. Sentì un senso di vuoto e gli girò la testa cadendo in ginocchio, aveva gli occhi sbarrati e la bocca socchiusa, davanti al corpo del caposquadra Joseph Caldwell, a cui era stata tagliata la gola.

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