Alìcia Calvalho

[2.3]

Lo stesso giorno della morte di Carlo Monteleone, Angelina, Ashley e Michael presero un volo per il continente Sudamericano.

La seconda parte del piano di Mark per la Familitas era allacciare i rapporti con i vicini di casa, ovvero i signori della droga che distribuivano in tutto il globo la cocaina.

Arrivati all'aereoporto di Brasilia andarono verso i parcheggi, chiamarono un Taxi che passava di lì e caricarono i loro bagagli con l'aiuto dell'autista.

<<Avete proprio la faccia di tre americani>>confessò l'autista sorridendo e guardandoli dallo specchietto retrovisore, Angelina prese dalla borsa un biglietto e lo diede all'autista togliendosi gli occhiali da sole.

<<Credo... Credo di non poter arrivare fin lì, non sono luoghi sicuri. Però so un posto turistico niente male, sono disposto a farvi fare un giro per tutta la città>> aggiunse cambiando espressione.

Michael prese dalla tasca della giacca una mazzetta e la lanciò verso il cruscotto. <<Adesso sei convinto?>>gli chiese.

<<Vi porterò a questo indirizzo, ma se dovesse mettersi male, non esiterò a lasciarvi a piedi>>confessò mettendo le cose in chiaro.

Percorsero quasi tutta la città, tra i quartieri ricchi della città e tra gli ambienti di alto rango, fino ad arrivare alle famose favelas e alle baraccopoli dove i servizi, la polizia e lo stato non avevano mai messo piede.

Il taxi viaggiava tra le baracche e le strade fatte da terriccio e fango, tra i bambini scalzi che corrono o giocano a pallone e le donne con i mariti a portare sulle spalle sacchetti colmi di vestiti o cibo.

<<Wow, è proprio bella Times Square!>> Disse Ashley con tono ironico, guardando la zona dal finestrino.

<<È normale sentirsi a disagio in un ambiente simile, guarda dove siamo capitati>>intervenne Michael.

<<C'è un odore orrendo, ma quando arriveremo?>> Chiese Ashley.

<<La casa si trova in mezzo alla foresta, è una villetta niente male, solo da qui si può passare per arrivarci>>rispose l'autista.

Ad un tratto quando erano quasi arrivati all'abitazione, sbucarono alle loro spalle due uomini in sella a dei motocross che cominciarono a pedinare il taxi, l'autista vide dallo specchietto retrovisore i due tizi dietro di loro, cominciò a sospirare e a dare segni di ansia, iniziò a guardarsi intorno e ad accelerare sempre più.

<<Hey, che succede? Chi sono questi?>>chiese Ashley preoccupata.

<<Ve lo avevo detto cazzo! Non dovevamo entrare in queste zone!>> Urlò l'autista stressato e quasi in lacrime.

<<State. Tutti. Calmi, è normale vogliono sapere chi siamo e perché siamo nel loro territorio>>intervenne Angelina mantenendo la calma e la pacatezza.

I due inseguitori superarono il taxi a gran velocità, accostarono bloccando la via e presero le armi che tenevano nelle cinture

"fique aqui, eu vou cuidar disso" disse in portoghese uno dei due tizi all'altro, si avvicinò piano piano, impugnando un mitra e guardando il tassista con sguardo minaccioso, i due cominciarono a parlare in portoghese, Michael e Ashley si guardarono a vicenda non capendo cosa stesse accadendo.

L'aria si faceva sempre più tesa, il tizio armato colpiva il taxi gridando all' autista, si arrabbiò cosi tanto da puntarlo e farlo scendere, camminarono fino a un tratto di strada, Angelina uscì dal veicolo e parlando in portoghese convinse i due a farli passare.

<<Ringraziate la sottoscritta, adesso possiamo andare, purtroppo il nostro amico tassista non verrà>>avvisò Angelina iniziando a camminare verso la casa.

Arrivati all'entrata diverse persone si avvicinarono a loro, tra ragazzini e uomini con alcuni cani al guinzaglio.

<<Sei tu Calvalho?>>chiese Ashley avvicinandosi a un ragazzo tra la folla, non ottenne risposta, la guardò senza fare espressioni, poi si avvicinò a un altro e gli parlò all'orecchio.

<<Vogliamo parlare con Calvalho, se no da qui non ci muoviamo!>>esclamò la Ashley.

Il giovane cominciò a parlare alla gente intorno in portoghese e fece aprire un varco tra la massa, per lasciare passare i tre, e li guidò verso l'entrata della villetta.

"Toc toc toc", nessuno rispose, il tizio bussò ancora una volta per tre volte di seguito, Angelina e Ashley si guardarono un po' dubbiose, poi all'improvviso la porta si aprì lentamente con il cigolio quasi assordante, un uomo si affacciò solo con la testa, e bassa voce iniziò a parlare con il ragazzo.

<<Andiamo ragazzi, bando alle ciance, fateci entrare vogliamo solo parlare>>disse Angelina guardando i due.

L'uomo dentro la casa aprì del tutto la porta d'entrata, fece entrare i tre ragazzi e chiudendo la porta alle sue spalle disse<<Le armi, datemi tutte le armi che possedete>>

<<Allora c'è qualcuno che parla la nostra lingua qui>>disse Michael posando la pistola.

Raggiunsero finalmente la sala principale, c'era una ragazza sdraiata sul divano intenta a guardare la TV.

<<Alicia, há visitantes>>annunciò alla ragazza.

Alìcia si girò come un fulmine verso di loro, si alzò spegnendo la televisione e a piedi scalzi andò verso Angelina, si avvicinò al suo volto e la guardò negli occhi <<Come ti chiami?>>sussurrò Alìcia.

<<Angelina>> rispose.

<<Mio padre al momento non c'è è partito per il Perù, perciò sono entrata io da surrogata>>disse camminando verso un altra stanza, si sedette davanti alla scrivania nell'ufficio del padre e fece cenno di accomodarsi a Michael e ad Angelina

<<Mi dispiace, dovrai restare in piedi mia cara>>affermò la brasiliana ad Ashley facendo spallette.

Cadde un silenzio imbarazzante, nessuno aprì bocca <<Perché non cominciate a parlare e a dirmi che cosa volete?>>suggerì Alìcia cominciando ad infastidirsi.

<<Il nostro capo ci ha assicurato un libero circolo del tuo prodotto negli Stati Uniti, dove immagino che non avete mai avuto una vita facile>> spiegò Ashley prendendo dalla sua valigetta dei fogli.

Erano dei risultati ottenuti tramite dei grafici dall'espansione dell'organizzazione, Alìcia cominciò a leggerli uno ad uno.

<<Mancano Texas, New Mexico,Nevada e tante altri territori che non sono ancora della Familitas>>aggiunse mettendo le mani dietro la schiena.

<<A Familia!! Ma certo ora è tutto più chiaro! Ne ho sentito parlare, eravate quattro barboni di New York che inseguivano il primo disperato che capitava, per rapinarlo, ora state cominciando a darvi da fare>>esclamò con entusiasmo.

<<Allora che ne pensate signorina Calvalho?>>chiese Michael.

<<Posso accettare fino al quaranta per cento di percentuale, come minimo, ho un amico a Nord del confine Messicano, non è proprio un amico affidabile, a volte mi puzza e penso che voglia fare l'astuto con la sottoscritta, l'unico favore che vi chiedo è di sistemarlo per le feste senza mettervi contro il cartello>> Angelina si alzò dalla sedia e offrì la mano alla surrogata, Alìcia restituì i fogli ad Ashley e sorridendo strinse la mano alla ragazza concludendo l'incontro.

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