Aeron
In una mattina tetra e fredda Capelli Bagnati annegava degli uomini a Pyke.
Il mare aveva il medesimo colore plumbeo del cielo.
«Non abbiate timore. Siamo venuti dal mare e al mare dobbiamo ritornare. Aprite la bocca e bevete fino in fondo la benedizione del dio Abissale. Riempitevi d'acqua i polmoni in modo da poter morire e poi rinascere» ripeteva a tutti gli Annegati.
Nonostante la calma apparente, Aeron era preoccupato.
Guardò quella infinita massa d'acqua con apprensione. Sentiva che c'era qualcosa che non andava, qualcosa di diverso dal solito. Tuttavia non sapeva cosa.
Terminato il rituale, decise di recarsi da suo fratello Victarion.
Lo trovò sulla Vittoria di Ferro intento a conversare con Moqorro.
«Aye, come mai qui?» gli domandò il Lord Comandante della Flotta di Ferro.
«Ho bisogno che tu mi faccia un favore» rispose evasivo.
«Dovresti rivolgerti a Euron, non a me allora».
«No. Prima di coinvolgerlo devo esserne certo».
«Ma di cosa stai parlando?».
Moqorro si alzò osservando attentamente Capelli Bagnati.
«Signore della Luce, preservaci da questo male, torna a mostrarci il fulgore del sole, placa questi venti affinché noi possiamo raggiungere i nostri avversari e sconfiggerli. La notte è oscura e piena di terrori, ma tuoi sono il potere e la gloria della luce. R'hllor riempici del tuo fuoco» disse uscendo e lasciando da soli i due Greyjoy.
Victarion scosse la testa: «Questi preti rossi non fanno altro che farneticare inutili scemenze».
«Andiamo?» cambiò discorso Aeron.
«Dove?».
«In mare aperto».
Il Lord Comandante sospirò e poi diede ordine di issare le vele. Rinunciò a chiedere il motivo di tale richiesta. Era evidente che suo fratello non glielo avrebbe detto. Almeno per il momento.
Malgrado tutto Aeron non poté non sorridere. Sapeva che lo avrebbe aiutato. In fondo, qualunque fosse l'occasione, lo spettacolo delle vele non poteva non riscaldare il cuore di Victarion Greyjoy. Nessun uomo aveva mai amato le proprie mogli la metà di quanto lui amava le sue navi.
La cavalcata sulle onde fu più breve del previsto.
Una volta arrivati, Capelli Bagnati guardò l'orizzonte e poi si rivolse a suo fratello: «Se tra trenta secondi non riemergo, vienimi a prendere».
Victarion non ebbe il tempo di replicare che l'uomo si era già buttato in acqua.
Il cielo era sempre più scuro e il mare cominciava ad agitarsi. Le tenebre si stendevano inesorabili. Presto sarebbe scoppiata una tempesta.
Aeron riemerse e aiutato da alcuni uomini di ferro risalì sulla nave.
Forse per il freddo, forse per altro, sembrava che il suo corpo esalasse vapore.
Moqorro lo osservò in silenzio col volto privo di espressione.
«Si può sapere che cosa sta succedendo?» sbottò suo fratello.
«Dobbiamo andare subito da Euron. Qualcosa sta cambiando. Sotto il mare il fumo sale a bolle e le fiamme ardono nere e verdi e blu».
«Cosa? Che significa?».
«Che le tenebre stanno tornando».
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