Il Portale
Un rumore di vetri infranti mi svegliò di soprassalto.
A sinistra del letto c'era la finestra, a destra, c'era lo specchio; probabilmente il chiodo nel muro aveva ceduto e lo specchio era caduto sul pavimento, frantumandosi.
Voltai lo sguardo a destra ma lo specchio era appeso ed era intatto; rifletteva un'intensa luce bianca che proveniva dalla finestra che aveva di fronte. Mi alzai a sedere sul letto, la stanza era immersa in una tenue penombra, mi parve di intravedere due ombre correre, abbassate, nell'intento di nascondersi dietro la pediera del letto.
Con un balzo mi sporsi ai piedi del talare ma non vidi nessuno.
Mi affacciai alla finestra, il cielo era illuminato a giorno, non riuscii a capire di cosa si trattava, il palazzo davanti la mia casa, copriva la visuale.
Di nuovo udii uno stridio, come se il vetro dello specchio, si stesse incrinando. Accesi la luce e mi avvicinai all'oggetto per controllarlo.
Buffo! Per un attimo, fissando la mia immagine riflessa, mi parve di vedermi con occhi rossi e un sorriso malvagio. Toccai la superficie ma non trovai alcun difetto; per sicurezza, decisi di staccare lo specchio dalla parete ma mentre stavo per afferrarlo, scorsi, riflessa, un'ombra alle mie spalle; mi voltai appena in tempo per bloccare il braccio alzato verso me, nel tentativo di sferzarmi una pugnalata.
Di colpo le forze mi vennero meno, l'aggressore ero io, o meglio: era la mia copia ma, malvagia, aveva lo sguardo cattivo, le pupille rosse, un sorriso sardonico.
L'ente scomparve nello stesso momento in cui il bagliore esterno si dissolse, lasciando spazio alle tenebre della notte.
Stramazzai sul pavimento sentendomi priva di forze.
"Cosa sta succedendo?" mi chiesi.
"Aiutami ti prego! Aiutami!"
Una voce disperata, di ragazza; urlava e batteva forte con le nocche delle dita contro l'uscio dell'appartamento.
Guardai sul pianerottolo attraverso lo spioncino, ma era tutto buio all'esterno.
"Adesso ti apro!" gridai, ma non appena scostai la porta, le urla cessarono e nell'oscurità si diffusero ridolini di scherno.
Stavo per richiudere l'uscio quando un mugolio ai miei piedi, mi fece desistere: illuminato dalla luce del vestibolo, c'era un fagottino, un neonato avvolto in un lenzuolo celeste, che cominciò a piangere disperatamente.
Presi il piccolo tra le braccia e scostai dal suo viso, il tessuto che lo teneva nascosto alla vista.
Il bebè aveva la testa abnorme, mi guardò sorridendo, aveva le pupille rosse, aprì la bocca piena di denti gialli.
Aveva il viso rugoso di un vecchio e con voce roca e grossa esclamò:
"Ho fame, mamma!"
Lanciai il mostro sul pianerottolo e serrai bene la porta.
Accesi la televisione, c'erano le ultime notizie a reti unificate.
Il bagliore che avevo visto era stato causato da un meteorite che si era incendiato durante la caduta, a contatto con l'atmosfera e da lì, si erano generate terrificanti apparizioni di demoni e spettri.
Cosa fare per difendere la città di Roma, dagli spiriti maligni?
Ricorrere ad esorcisti.
Cosa devono fare i cittadini?
Rinchiudersi nelle loro case almeno fino al sorgere del sole.
Sì, avrei fatto proprio così, sarei rimasta in attesa, nel buio, davanti ad un film comico, chiusa a chiave, in salotto... Con un coltellaccio da cucina tra le mani.
Sentii di nuovo bussare, però questa volta alla porta finestra.
Abitavo su un piano rialzato, qualcuno aveva scavalcato il balcone; puntai la torcia verso i vetri, la luce illuminò la silhouette di una persona incappucciata.
Mi chiamò per nome, era la voce di ragazza che avevo sentito qualche minuto prima.
"Va via, o ti ammazzo!" gridai.
"Devi aiutarmi, solo tu puoi cacciare questi spiriti."
"Bella!" esclamai, incredula "Io non sono un prete" la schernii.
"Il capo degli spiriti ti assomiglia molto" disse lei.
"Assomigliarmi... Beh... Non penso che..." borbottai un po' offesa, poi chiesi ad alta voce:
"Embè?"
"Se mi permetti di truccarti per renderti identica a lei, ti porterò all'interno del colosseo, insieme allo specchio che possiedi nella tua camera; tu chiamerai a raccolta tutti gli enti maligni e farai sì che ti seguano dentro lo specchio."
"Perché il mio specchio?" la interruppi.
"Risulta che il campo magnetico del meteorite abbia agito sul tuo specchio, aprendo un portale che ha messo in comunicazione la nostra realtà tridimensionale con la quarta dimensione."
"Quegli scricchiolii che emetteva lo specchio..."
"Sì" annuì con la testa "era il portale che si apriva... Mi lasci entrare?"
Aprii la porta finestra facendo brillare la lama del coltellaccio davanti a lei.
"Entra."
Accesi la luce del salotto.
"Chi sei?"
La ragazza abbassò il cappuccio sulle spalle:
"Hermione Granger!" esclamai con sorpresa e piena di ammirazione.
"Tu hai bisogno del mio aiuto?"
Annuì.
Purtroppo quell'ente è attorniato da troppi spiriti e da sola non riuscirei a rimandarli indietro; però se tu distrarrai i suoi seguaci, io potrò colpire il loro capo."
"Affare fatto!" ero molto orgogliosa di me.
***
Mi trovavo al centro dell'antica arena del Colosseo; Hermione con un colpo di bacchetta aveva creato la magia: avevo un aspetto maligno e ripugnante, nessuno spirito dubitò della mia identità e mi seguì nello specchio.
Pochi secondi dopo la mia sosia fu violentemente scaraventata attraverso il portale, allora io, avrei dovuto balzare subito fuori e lei avrebbe chiuso il portale, ma andai a sbattere contro una barriera invisibile.
"Lasciami uscire!" urlai.
Hermione mi guardò dall'altra parte del vetro, piangendo.
"Mi dispiace, non posso... Tutti ti ricorderanno come un'eroina, sarai ricordata in eterno."
"Maledetta! Perché mi fai questo?"
"Sei tu la chiave del portale, non il meteorite, la tua presenza nella terza dimensione riporterebbe gli spiriti maligni in questa dimensione... Mi dispiace..."
***
"È così buio e freddo qui... Buio... Buio..."
***
Lo specchio fu seppellito a tre metri dal suolo, in una zona consacrata.
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