Capitolo 15 ~ Le parole dell'universo
《Ma dove la trovi una navicella di grandi dimensioni in grado di trasportarci tutti per diverso tempo e di viaggiare così tanto lontano?》
Chiese Love a Peter con aria interrogativa e curiosa. Lui fece cenno loro di seguirlo con la mano.
Il cielo era color asfalto e non si riuscivano a distinguere le nuvole dal cielo. Il sole faceva fatica a farsi vedere, i raggi fiochi tentavano di oltrepassare il grigio facendo una luce biancastra che dava fastidio agli occhi.
Jacopo si chiese che fine avessero fatto i tre, era rimasto lì, in un angolo, a guardare da lontano la scena cercando di distinguere i suoni che emettevano le loro voci giovani ma riusciva a sentire solo alcune parole capendo a stento la situazione.
Peter era in testa, dietro Justin seguito da Love.
Le luci dei palazzi, delle insegne luminose e dei multi schermi con gli annunci pubblicitari, coloravano la città: Tokyo. Dall'alto si potevano vedere molte macchine sfrecciare tra i semafori, i pedoni correvano, altri ridevano ed altri ancora camminavano per la metropoli pensando ad altro. La sorvolarono e poco dopo arrivarono in una campagna multicolore, un mix di alberi e fiori verdi, rosa, bianchi, arancioni e rosso ravvivava l'atmosfera. E sì, era la casa del vecchio Tom. Atterrarono difronte alla piccola abitazione, prima che toccassero terra l'erba cominciò a muoversi come se un gigante ci stesse soffiando sopra, ma quando finalmente la toccarono, tutto tornò immobile come prima. La porta si spalancò di colpo e ne uscì un settantenne calvo, con una barbetta nera, basso e minuto, i suoi occhi azzurri erano seri, non accennava a dire parola alcuna e non sembrava sorpreso al fatto che loro fossero lì, al suo cospetto e i due Krygers non riuscivano a spiegarsi il motivo per cui Peter li avesse condotti lì in un simile posto, loro si aspettavano cose come la sede della NASA o cose del genere.
《Tom! Ci avevi sentito arrivare?》
Chiese il ragazzo sorridendo, ma l'uomo sembrava troppo teso per rispondere. I suoi occhi azzurri ghiaccio fissavano i due Krygers squadrandoli da cima a fondo. Lei slanciata, muscolosa ma non troppo, viso un po' smunto e la pelle chiara su cui erano appesi due perle verdi tendenti al marroncino, un nasino piccolo accompagnava le labbra costantemente carnose e rosee, il tutto era incorniciato da lunghe ciocche castane con riflessi biondi e punte chiari. Lui più alto di lei di una spanna circa, gambe muscolose, braccia palestrate ed intuì avesse addominali scolpiti, la pelle olivastra era ornata da una bocca sottile, sguardo corvino coronato da una chioma spettinata ed incenerita, mani grandi e viso regolare completavano l'insieme che instaurava terrore in tutti quelli che lo guardavano. Guardando più attentamente gli occhi di ciascuno dei due notò una scintilla nella pupilla, qualcosa di strano e luminoso che se guardandolo con attenzione, poteva essere considerato anche abbastanza inquietante, capì e dando una seconda occhiata a Justin ne rimase sorpreso sin troppo.
《Cosa vi serve?》
Chiese impassibile, era curioso sebbene avesse capito chi erano i due, ma cercò di non darlo all'occhio. Peter era sicuro che Tom avesse capito più di quanto pensava lui stesso.
《Dimmi, cosa sai?》
Chiese Peter, ed i due Krygers proprio non riuscivano a spiegarsi quella domanda fuori luogo"
《Vuoi che te lo dica?》
Rispose con una seconda domanda perdendo dalle labbra di Peter, avrebbe voluto delle risposte più certe.
《Sì》
Ecco la risposta che sperava. Allora quell'espressione seria si fece più morbida.
《Tu!》
Indicò Justin con l'indice ossuto e poi continuò avvicinandosi.
《Tu chi sei?》
Justin rimaneva con le braccia conserte e lo sguardo basso.
《Ti interessa vecchiaccio?》
Un leggero sorrisetto si aprì tra le rughe di Tom. Peter e Love osservavano la scena come se fossero al cinema o a teatro e stessero attendendo un colpo di scena inaspettato.
《Voi fate parte della stirpe dei Krygers e tu...! Tu sei il figlio dell'ultimo Re, vero?》
Allora Justin ottenne un'espressione sorpresa di colpo. Love si avvicinò un po' di più a lui ed entrambi endietreggiarono di qualche passo.
《Ma come...?》
Love cercò di spiegarsi l'accaduto.
《Dal vostro sguardo, dalla vostra forza e dal vostro fisico e dall'abbigliamento ho capito subito che si trattava di un popolo guerriero》
Si portò la mano rugosa e chiusa sulle labbra sottili e si schiarí la voce.
《Ma la prova determinante sono stati i vostri occhi》
I due non riuscivano a capire: in che senso gli occhi!? Si voltarono a guardarsi, Love guardava gli occhi pece di lui e mentre Justin i fari luminosi di lei. Peter anche cercava di guardare i loro occhi. Non riuscivano a capire.
《E tu! Tu! Quel viso! Sei il figlio dell'ultimo Re, sei la sua fotocopia》
Allora Love e Peter guardarono i suoi tratti più attentamente che potevano, a Peter proprio non dicevano nulla, ma Love sorrise dando ragione all'uomo.
《Tom... come fai a conoscere questo Re?》
Ci fu un attimo di silenzio in cui tutti, persino il vento, lo ascoltavano mettendo qualsiasi cosa al secondo posto, il canto degli uccelli, il venticello che accarezzava le foglie e i fiori, no, non si sentiva più niente, solo lui e la sua voce consumata.
《Me l'ha detto l'universo》
E Tom guardò il cielo con occhi sognanti e penetranti.
《Mi sa che ha il cervello scassato》
Disse Justin per sdrammatizzare fallendo miseramente.
《Cosa intendi dire?》
Domandò Love incredula alle parole che aveva sentito.
《Un giorno il vento mi ha detto "Tom, tu sei l'uomo più colto del mondo"》
Disse ancora guardando il cielo. Fece cenno ai ragazzi di entrare. C'era ancora l'odore del tatami e lo stesso quello di pulito che Peter adorava e anche a Love, che lo aveva sentito lì per la prima volta, fece per amarlo. Li condusse in una camera da letto singola con un arazzo di seta color avorio con degli ideogrammi giapponesi neri stampati sopra, un grande kimono rosso floreale, sempre appeso ed un armadio scorrevole. Spostò il kimono e dietro vi si trovava incastonata nel muro, una cassaforte nera diventata grigia col tempo, inserì velocemente una combinazione di numeri e quella si aprì quasi da sola. Dentro vi si trovava una sfera di metallo in cui erano incastonati forme concentriche di diversa forma legate tra loro da spazi a formare delle linee che ricongiungevano ogni singolo cerchio in modo casuale. La prese e senza esitare premette quei cerchi in una sequenza che solo l'uomo conosceva e tutto si fece nero. La cassaforte, il kimono, l'arazzo, il letto, l'armadio, persino i muri ed il pavimento non c'erano più. Dalla sfera uscirono delle luci verdastre che si diffondevano sempre di più a disegnare forme che sì, erano pianeti. Tom cominciò a girare la sfera in un verso e i pianeti cominciarono a scorrere uno dopo l'altro come se si stessero muovendo nello spazio in modo virtuale. Love provò a toccarne uno che si ingrandì di colpo e sopra le si progliettarono immagini di quel pianeta sperduto chissà dove in qualche galassia lontana e sconosciuta, anche Peter provò, la tentazione e la curiosità erano troppo forti per resistere ed avevano ceduto entrambi. Justin no, lui era stato educato così e non sarebbe mai cambiato.
《Questa la chiamo l'Infinity Sirkel》
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top