Capitolo 11 ~ Un mese dopo...
Un mese dopo...
Dopo che la strana sostanza liquida si ritirò dentro ad uno strano apparecchio, la capsula cilindrica si aprì e ne uscì un essere nuovo, Justin si sentiva molto più forte di prima. Tutto aveva un'aria sinistra e misteriosa. Dopo essersi asciugato i capelli servendosi dell'asciugamano candido piegato trovato a terra, indossava solo pantaloni, dato che dentro quello strano recipiente la sua armatura e tutto il resto si sarebbero bagnati. I suoi capelli più corvini del solito poiché ancora umidi erano disordinati ed aveva una strana luce negli occhi. Lanciò l'asciugamano sul pavimento liscio e si mise una nuova armatura che avevano posto accanto al panno bianco, di seguito spense la macchina che controllava la capsula in cui era stato e si chiuse la porta dietro. Camminava con passo deciso, calmo e fermo, con le braccia lungo i fianchi e le mani a pugno, l'unica cosa che si poteva udire era il suono delle sue scarpe bianche sul pavimento, il silenzio si ruppe quando entrarono nella scena altri passi più veloci fatti da gambe slanciate ma robuste su cui si ergeva una pancia snella e addominale con due braccia robuste ed un viso smunto con occhi azzurri e capelli castani biondi che si lasciavano accarezzare dall'aria mentre sfrecciava lungo il corridoio. Justin si fermò di sasso sentendo quella corsa, perché solo una persona in quella navicella aveva passi leggeri e veloci come quelli che udiva. Davanti a lui il corridoio si torceva e quindi non riusciva a vedere oltre. Love curvò l'androne e vedendo quella figura si fermò ma erano ancora abbastanza distanti.
《Dove credi di andare correndo il quel modo?》
Chiese con un sorrisetto che Love non riusciva a vedere e guardando verso il basso tanto che pareva che le sue palpebre fossero chiuse. A quel punto pareva che Love volasse e in un attimo l'aria si spostò velocemente. Difronte a lui esitò un attimo breve. Poi gli agganciò le braccia al collo e appoggiò la testa sulla sua robusta spalla destra, lui rimase indifferente, poi appoggiò le mani dietro la sua schiena. I loro corpi aderivano perfettamente ed i loro profumi si confusero, tanto da formare una nuova fragranza, che univa la forza di lui con la dolcezza di lei. I loro occhi erano entrambi chiusi, come se stessero cercando anche loro di assomigliarsi l'un l'altro inconsapevolmente. Le loro mani indugiavano a staccarsi, era da anni che non si vedevano e solo ora si erano accorti di quanto fossero legati.
《Mi sei mancata》
Le sussurrò dolcemente all'orecchio, come a dirgli un segreto. Lei rimase stupita da quella frase e si rammentò che era la cosa più carina che gli avesse mai detto in vita sua, allora si accorse di quello che stava facendo e retrocedette all'istante, come se avesse paura.
《Oddio, scusa non volevo》
Arrossì e cercò di evitare il suo sguardo.
《E dai non fare l'umana! Mi irriti!》
Le disse con tono divertito e con un sorrisetto che si limitava a trattenere. Love ricordò che quella era una delle prime cose che le disse quando si erano conosciuti ed ebbe nostalgia di quei periodi. Infondo Justin aveva ragione, quando erano insieme ne combinavano di tutti i colori e Love non si vergognava certo ad abbracciarlo. Un sorriso le si stampò in viso e i suoi occhi si fecero ridenti. Nessuno era nei paraggi: erano soli.
《Ora che si fa?》
Chiese la ragazza con aria interrogativa. Justin continuava a guardare in basso ed il suo sorrisetto si dissolse. Avanzò superando Love senza risponderle. Lei lo seguì senza capire cosa intendesse dire il kryge con quella reazione. Poi disse:
《Non lo so, innanzitutto vedi di decidere da chi parte stare!》
Si fermò di colpo e strinse i pugni come a stritolare l'aria che si era fatta più pesante. Love diventò seria e pareva non esserci più alcuna traccia del sorriso precedente. Love si rese conto che Justin aveva perfettamente ragione: lei stando in quel pianeta era cambiata, e molto, era diventata più sentimentale, e questo per un kryge non era proprio ammissibile. Lei non voleva assolutamente che la Terra andasse in frantumi, soprattutto per le persone a cui voleva bene con cui era cresciuta, che l'aveva aiutata a formarsi e nei momenti difficili. Davanti le si presentarono immagini e flashback che sembrava così lontani e sbiaditi... Ma lei non poteva permetterselo proprio, se fosse stata dalla parte dei terrestri avrebbe dovuto combattere contro Justin e Micromind l'avrebbe sicuramente uccisa, se, invece, fosse andata con Micromind, sarebbe stata con Justin e sotto gli ordini di Micromind distruggendo altri pianeti per lui. La seconda sarebbe stata sicuramente la scelta migliore. Il guerriero osservava lei che fissava il pavimento e si accorse che si fece rigida, la vedeva pensierosa ed in difficoltà e questo lo faceva andare fuori di testa, ma si limitò a mantenere il silenzio: era sicuro della scelta che avrebbe fatto la ragazza.
《E' naturale che sono dalla tua parte!》
Gli disse con voce squillante e nuovamente sorridendo. Ripresero a camminare e Justin non rispose continuando a rimanere serio ed a guardare in basso.
Entrarono nella stanza dove risiedeva Micromind e si inchinarono a lui.
《Guarda, guarda chi abbiamo qui》
Disse l'essere.
《Un gioiellino》
Continuò.
《Vedo che non sei riuscito a portare a termine il compito che ti avevo assegnato!》
Si rivolse poi a Justin rimproverandolo.
《Sai cosa ti accadrà se non fai ciò che ti dico, vero caro il mio principino?》
Justin rimaneva impassibile, sapeva che gli avrebbe dato una seconda possibilità.
《Tornare in quel pianeta e sterminate tutti! Siamo intesi?》
Ordinò, poi aggiunse:
《Justin, esci, devo fare un discorsetto a Love》
Lui si alzò ed uscì dalla stanza senza fare alcun rumore, ora erano soli. Ci fu un attimo di silenzio e tutto cominciò ad avere un'aria sinistra.
《Eri con i Terrestri?》
Chiese Macromind diabolico. Love esitò un attimo e poi rispose.
《Mi trovavo in quel pianeta per la missione assegnatami da te...》
Con voce tremante.
《E hai fallito!》
Gli urlò forte ed irato. Love si fece piccola ed aveva paura, tanta che quell'essere potesse fargli qualcosa di male, infondo a lui bastava un gesto per mettere fine alla sua vita, come con un cenno poteva ridurre in polvere un pianeta intero: lei non poteva assolutamente competere con lui. Lei abbassò lo sguardo e non rispose.
《Ma non ti ucciderò per il momento》
Continuò.
《Infondo ho ancora tantissimi progetti da portare a compimento ed un altro kryger mi farebbe proprio comodo》
Si interruppe un attimo.
《Ora vai, torna in quel pianeta e stermina tutti, questa missione di genocidio deve essere assolutamente portata a termine. In quanto a Justin, digli di venire qui, tu parti subito, invece》
Love si alzò e uscì dalla porta, Justin era lì. Con le braccia conserte, lo sguardo basso, e la schiena appoggiata al muro del corridoio, lei gli fece cenno di entrare e senza dire niente si diresse correndo verso la stanza delle navicelle, che si trovava nel punto più alto dell'astronave.
Justin entrò e si sbatté la porta metallica dietro. Poi si chinò accovacciato senza fiatare.
《Devo assegnarti un importante compito...》
Si interruppe e si schiarì la voce.
《Si tratta di catturare quella strana forza sulla Terra》
《Che cosa intende dire con questo》
《Quel terrestre che vi ha impedito di portare a termine la missione, portatemelo qui. Muoviti, Love è già giù alle navicelle. Non dirle niente di questa missione》
Justin si chiedeva il motivo per il quale Micromind gli avrebbe ordinato di tenere tutto in segreto, ma non fece domande sapendo che lui non gli avrebbe risposto. Justin uscì silenzioso dalla stanza. Sulla faccia dell'essere si formò un sorrisetto con un'aria sinistra che gelava il sangue.
Il kryge si diresse verso un'ascensore trasparente che lo portò ai piani superiori.
Era un'unica grande stanza piena di navicelle sferiche numerate ognuna affiancata da una colonnina con un lettore di impronte digitali ed altri pulsanti e funzioni. La stanza era talmente ampia che non si riusciva a vederne le mura se si andava in mezzo ad essa. Tutto sembrava morto.
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