🔞🔥 Capitolo 3🔞🔥

Così, rimango immobile sul divano dell'appartamento di Abe mentre sono totalmente avvolta dal silenzio e mi accingo a ripristinare i miei indumenti.

Nessun uomo mi aveva mai parlato con una tale spietatezza e malvagità!!!

Il cervello sta per scoppiarmi perché se avessi ancora qui davanti Abe Williams lo prenderei sicuramente a calci.

Sono stregata dalla collera e quella unica frasetta pronunciata da quell'uomo mi ha parecchio innervosita: io non sono un oggetto sotto il suo controllo e non mi farei mai prendere in giro da un cinquantenne eccitato e donnaiolo.

Così, sono ben decisa a vendicarmi di quel viscido poliziotto e senza rifletterci due volte, decido di mettere a soqquadro la sua abitazione: lui vuole fare lo stronzo e quindi gli mostro che so esserlo più di lui. Apro il frigorifero e comincio a sbattere per terra qualunque bottiglia di vetro si trovi di fronte la mia vista e i miei piedi si sporcano persino di coca-cola e io senza curarmene inizio a produrre impronte per tutto l'appartamento. Trovo anche della farina per pancake e la getto a terra e per una frazione di secondo vedo il parquet color mogano piangere.

Ma non mi importa: non può trattarmi come un oggetto e deve capire con chi ha a che fare!

Poi, in uno stipite senza aspettarmelo frugo e tra le mani scopro di avere una confezione di preservativi che prontamente gonfio e riempio di acqua e anche quelli finiscono sul pavimento.

Insomma, dopo aver ridotto il salotto un vero e proprio porcile decieo di estrarre dalla mia borsetta un rossetto per scrivere sul grande specchio posto al centro della sala, testuali parole:

All Cops Are Bas**rds.

So che è uno stupido luogo comune e anche non veritiero, oltre che un gesto immaturo, ma non me ne importa un accidente: Abe Williams è uno sporco basta**o e deve ben capire che ha pestato i piedi alla persona sbagliata.
Io non sono la solita ragazzina rimorchiata in discoteca che asseconda le sue pulsioni per poi essere trattata a pesci in faccia. Io sono una donna e voglio essere rispettata come tale e non presa in giro e canzonata con una squallida frase come "Forse è destino: non devo fo**ere la figlia del mio migliore amico"

Vai a diavolo troglodita!

Quella locuzione mi suona nelle orecchie e così esco da quella topaia sbattendo la porta. Sono davvero su tutte le furie e quando torno a casa ovviamente, non trovo mio padre in quanto è stato chiamato anche lui in centrale.
Mia madre si accorge della mia collera ma io non le do modo di scoprire il perché mi trovi ad essere così rabbiosa. Intanto, mi sono concessa un bel bagno caldo con la speranza di cancellare l'odore di Abe sulla mia pelle: amo l'uomo sbagliato e mi sento davvero frivola per essermi invaghita di uno squallido playboy.

Verso le 23.30. mio padre rincasa ed ha un'espressione visibilmente sconvolta, tant'è che mia madre gli chiede subito cosa sia accaduto.

"L'appartamento di Abe era in completo disordine e mi sono molto preoccupato. Ho paura che qualcuno possa volergli fare del male, anche se lui non era preoccupato" spiega il capo famiglia mentre io sgrano gli occhi e mi volto verso di lui come se fossi posseduta da chissà qualche spirito maligno.

"Papà, secondo me dovresti preoccuparti più del fatto che sia lui a voler fare del male alle persone, piuttosto che il contrario" le parole mi escono con una tale velocità che non riesco a bloccarle dalla bocca, me ne pento subito perché mia madre mi guarda incollerita e mio padre rimane perplesso. In questa casa non si può nominare il nome di Abe negativamente, i miei genitori lo venerano e io non posso sopportare il potere manipolatore che esercita quell'uomo nei confronti della mia famiglia.

"Margot, non dire queste cose. Abe ha dei modi di fare grezzi a volte, si comporta male con le donne ma non merita di certo di  ricevere queste ripicche" risponde mio padre con un tono triste come se avesse appena scoperto di avere un male incurabile: nessuno può trattare male il suo migliore amico che subito lui arriva in soccorso come fosse un cavaliere della Tavola Rotonda. Io mi irrito ancora di più e decido di chiudermi in camera anche perché non ho nessuna voglia di sentire ancora parlare di Abe e questa serata si conclude così.

Comunque sia, i giorni successivi passano con una certa lentezza e con mio grande sollievo Abe non si è fatto vedere a casa mia e quando chiedo giustificazioni a mio padre spiega che hanno preferito vedersi nei pub del centro e io onestamente, godo per questo perché non ho più nessuna voglia di vederlo.
Tant'è che la mattina, ho anche smesso di andare a fare colazione in quel posto sfigato: lui non deve più far parte della mia vita. Sono davvero soddisfatta della mia vita in quanto,  quella settimana ho dovuto aprire la mia piccola bottega quindi le mie giornate sono completamente assorte dalla pittura e dalla scultura.
Ho raccontato a Lizzie dell'accaduto e lei non si arrabbiata, anzi mi disse che ciò che avevo fatto era stato risolutivo perché avevo finalmente capito chi fosse Abe Williams: un donnaiolo, eccentrico estremamente volgare e rozzo. Sono sollevata perché piano piano sto riprendendo il controllo della situazione e magari, potrei anche gettarmi nelle braccia di qualche bel ragazzo, o almeno lo spero.

Comunque, il giorno tanto atteso dell'inaugurazione arriva ed io sono a dir poco febbricitante, inviti un gran numero di amici e anche qualche famigliare. Immagino che mio padre ha anche chiesto ad Abe di venire, ma cerco di non pensarci perché questo è il mio giorno e non voglio pensare agli stro**i come lui onestamente. L'atmosfera che aleggia all'interno della mia bottega è senz'altro speciale, perché incarna il mio animo ribelle ed artistico: le pareti sono rosse, il soffitto di legno ed il pavimento è decorato da gocce di pittura. Ho esposto al suo interno le mie opere più belle sia scultoree che pittoriche e tutti gli invitati mi riempiono di complimenti. C'è una scultura però che mi è più cara di tutte ovvero "L'Angelo Sedotto", una creatura celeste finita sulla terra per amore terreno che ha delle manette sulle ali che gli impediscono di tornare nel mondo ultraterreno. Quest'opera ha dovuto inarcare la mia idea di amore: un angelo che vorrebbe tornare a vivere nel cielo ma non può perché è imprigionato dall'amore terreno, squallido, manipolatore e vile, insomma ho descritto perfettamente Abe.
Nel momento in cui sono completamente assorta dal mio capolavoro in marmo, sento dietro le mie spalle una presenza ma evito di voltarmi anche perché sono in contemplazione dell'arte e non voglio essere interrotta per nessuna ragione.

"Ti piacerebbe sentire il calore delle manette sulla tua pelle?" sento la voce di Abe sbattere sulle mie orecchie con persistenza e un brivido solletica la mia colonna vertebrale. È decisamente troppo vicino al mio orecchio e così mi volto di scatto e davanti a me trovo Abe Williams vestito di una camicia bianca ed un pantalone nero mentre ha tra le mani un calice di champagne. Lui sorseggia con disinvoltura il contenuto presente nel suo bicchiere e poi si lecca il labbro inferiore mentre io rimango senza parole. Innanzitutto, sono rimasta scioccata dalla sua bellezza: i bottoni della camicia sono leggermente aperti e ciò lascia intravedere il suo ampio petto, senza considerare l'audacia della sua provocazione che mi ha spiazzato. Non lo vedo da   ben otto lunghi giorni e quando noto lo sguardo di Lizzie puntato su di noi, torno alla realtà e cerco di mostrarmi irritata nei riguardi di quest'uomo volgare.

"A te invece, piacerebbe sentire il suono del tuo manganello sulla testa?" rispondo prontamente mentre Abe accenna una risata altamente erotica che mi fa sciogliere in mezzo alle gambe. Io non posso resistere a quell'uomo, mi sono impegnata nel dimenticarlo ma non riesco a rimanere indifferente di fronte a lui, alla sua bellezza e al suono della sua risata.

Non l'ho mai visto così elegante in quanto è solito indossare jeans e maglie sportive strette e non di certo formali, quindi vederlo in camicia mi intriga fortemente.

Lui non smette di fissarmi appagato perché probabilmente adora farmi irritare e non gli è bastata la lezione che gli ho dato pochi giorni fa. Comunque sia, non posso credere al fatto che sto flirtando con il migliore amico di mio padre mentre lui è a pochi metri di distanza da noi.

"Oh, piccola Margot. Non fare la difficile con me perché so che muori dalla voglia di scopa**i " dice lui a voce bassa mentre si porta il sigaro sulle labbra e con velocità estrae dal suo pantalone nero un accendino che immortala una donna in bikini. Io lo guardo con astio perché non riesco a sopportare questo suo fare volgare, detesto quando si rivolge a me cose se stesse parlando con una sgualdrina. E poi, detesto il fatto ha avesse sempre tra le labbra quelle terminologie prive di finezza che sottolineano la sua cafonaggine.

"Smettila di parlarmi come fossi la tua bambola, Abe" ringhio anche se in realtà nello specchiarmi in quegli occhi blu quasi mi sento morire e probabilmente lui se ne rende contobperchè continua a sorridermi mentre ha il sigaro tra le labbra.

Insomma, quest'uomo è un villano ma nulla mi impedisce di essere inspiegabilmente attratta da lui e ciò che dice è vero in parte: voglio fare l'amore con lui, ma devo anche ammettere che ho sempre detestato la terminologia "scop**e", la trovo misera e maleducata.

"Qui dentro non si può fumare..." rispondo seccata e  con un movimento repentino faccio cadere a terra il suo accendino e il rumore richiama l'attenzione degli invitati che si voltano verso di noi.

Abe mi fulmina con lo sguardo e percepisco il fatto che ha capito d'aver a che fare con un osso duro. Quando si abbassa per raccogliere l'accendisigari da terra, io per ripicca lo pesto con il mio tacco a spillo e lui si indispetisce. Abe rimane per qualche istante ai miei piedi e mi gusto la scena, dentro mi sento una vera e propria regina nel vederlo imbarazzato ed umiliato.

"Stai attenta che se ti faccio mettere io in ginocchio ai miei piedi potrebbe non piacerti..."

Poco dopo,  sposto il piede e lui raccoglie l'accendino e le sue pupille blu mi impietriscono perché si morde il labbro e poi la lingua.

"Questa me la paghi, Margot..." proferisce mentre si allontana da me. Lui con gran velocità torna alla compagnia noiosa di mio padre. Comunque, gli invitati tornano ad ignorare la scena e Lizzie si avvicina prontamente mentre è in compagnia di un bel ragazzo, alto, moro dagli occhi marroni e penetranti. La mia migliore amica poggia la testa sul mio orecchio e fiera ed orgogliosa per aver umiliato Abe mi regala un solenne complimento.

"Bravissima, sei stata in gamba. Adesso che ti sei liberata di quello stron**o..." sussurra per poi tornare alla conversazione con quel bel ragazzo che mi fissa incantato. Io non posso dire altrettanto in quanto la mia mente è da tutt'altra parte e mi sento una sciocca: ho davanti a me una persona attraente ed elegante ed invece penso ad un volgare e dongiovanni quarantacinquenne.

"Ti presento Richard" spiega Lizzie per poi lasciarci da soli e nel frattempo io continuo a pensare al poliziotto, perché sento i suoi occhi blu trapiantati addosso. Voglio farlo impazzire e così mi avvicino con audacia al ragazzo che ho di fronte e con la coda dell'occhio scruto Abe che mi fissa seccato, probabilmente perché non è abituato a ricevere dei rifiuti.

"E così sei stata tu a realizzare queste opere?" chiede il ragazzo con accento inglese mentre mi sorride ammagliato e io mi limito ad annuire perché osservo i gesti di Abe.
Difatti, il poliziotto nel frattempo si è avvicinato con charme verso la mia ex professoressa dell'Accademia di Belle Arti.

No, la signorina Fish no, non può andare a letto con lei!

La donna ha circa trent'anni, ha i capelli neri lunghi e gli occhi marroni ed è molto attraente e seducente, infatti un gran numero di alunni sono follemente innamorati di lei. Abe però si muove con disinvoltura come se il suo lavoro fosse quello di seduttore e con un sorriso le porge un calice di champagne e instaura un gioco d'attrazione che la signorina Fish contraccambia.

Forse sto sbagliando a mettermi contro quest'uomo e a provocarlo in questa maniera!

Dopo pochi istanti che l'ho visto chiacchierare allegramente con la signorina Fish, si stanno dirigendo fuori dalla bottega mentre flirtrano decisamente troppo vicini. In questo momento gli occhi blu del poliziotto si posano su di me e quando sta per uscire dalla bottega mi butta l'ennesimo occhiolino ma non è tutto: alza il dito medio contro la mia direzione e io lo guardo con sprezzo.

"Fotti*i, Margot" sibila e io colgo il labiale.

Lì capisco che non avrei mai più dovuto sfidare Abe Williams.

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