🔞 Capitolo 27🔞

Abbiamo trovato troppo traffico in tangenziale e questo ha contribuito ad innervosirlo molto.

Lo vedo agitato e penso sia del tutto normale.

Intanto, cerco di distrarmi e prendo la sua mano per poi portarmi il suo indice alla bocca. Succhio ripetutamente con movimenti lenti quel dito che riesce sempre a provocarmi piacere.

Voglio tranquillizzarlo e voglio calmarmi anche io.

Mi passo il suo pollice intorno alle labbra e chiudo gli occhi.

"Nonostante tutto... Sono felice, con te, Abe.» a quelle parole lui comincio a carezzarmi le cosce e salendo con la mano mi sfiora il pube. Intanto sento il profumo della sua colonia selvaggia che inebria l'aria.

Ci guardiamo, ci provochiamo e soprattutto facciamo l'amore con gli occhi.

Nel frattempo, lui accende la radio e mi stupisco nel constatare che una playlist metal infiamma l'interno  dell'automobile.

Riconosco la voce di Marilyn Manson, non disdegno il cantante, trovo le sue canzoni profonde ma scorgo nei suoi testi anche una punta di vero cinismo.

"Non ti facevo tipo da Marilyn Manson..." asserisco sorpresa mentre lo vedo cantare e scoppio in una risata naturale e di cuore.

La canzone in questione è Third Day Of A Seven Day Binge, è decisamente un brano musicale di mio gradimento e sono meravigliata nel rendermi conto che Abe ed io abbiamo gusti simili.

I can't decide if you're wearing me out, or wearing me well
Non so decidere se mi stai consumando o se stai bene con me

A quel verso effettivamente rimango un po' perplessa ma cerco di non dargli peso. In fondo, è solo una canzone.

Rather be your victim than be with you
Meglio essere la tua vittima che stare con te

E di nuovo quelle parole mi fanno balzare il cuore, spero solo che Abe non mi ferisca per l'ennesima volta altrimenti ne morirei.

"Quante cose non sai di me, dolcezza." sussurra lui mentre la marcia dell'automobile si arresta. Lui non mi dà il tempo di rispondere che le sue labbra si muovono sulle mie.

È così impetuoso, selvaggio, estremo che ogni volta che mi sfiora mi stordisce.

Siamo soli, seduti in macchina e ci avvolge l'oscurità, è un luogo che onestamente non ho mai visto e l'orologio dell'automobile scandisce le 22.30.

I nostri corpi si toccano, lo sguardo s'incrocia e l'emozione sale insieme all'eccitazione.

"Per l'amor di Dio, sei tremenda," mormora Abe contro le mie labbra, senza però staccarsi. Sento il suo respiro irregolare, il tono basso e arreso, come se si fosse ormai arreso alla mia testardaggine.

"Lo so," gli rispondo, sorridendo mentre le mie mani gli afferrano la giacca. Siamo ancora lì, sul vialetto di sua sorella, e la porta di casa sembra guardarci come una sentinella impaziente. Ma nessuno di noi si muove.

"Ci stanno aspettando," aggiunge, ma invece di indietreggiare, si avvicina ancora di più, come se quel bacio fosse più urgente del tempo che continuiamo a perdere. "Siamo in un ritardo clamoroso."

"Allora smettila di baciarmi," gli sussurro, senza però lasciargli il tempo di rispondere prima di trascinarlo di nuovo verso di me. Esce dalla sua bocca un gemito talmente strozzato che mi fa rabbrividire. La sua lingua si muove nella mia bocca con avidità intenta a esplorare ogni millimetro della mia follia.

"Cristo, io non riesco a stare fermo.
Ti avverto: ora sì che ti strappo i vestiti di dosso," sussurra Abe contro il mio orecchio, con quella voce incredibilmente maschile e gutturale che mi fa perdere il controllo.
Le sue mani, che dovrebbero essere sulla mia schiena per darmi un minimo di tregua, si spingono invece sui miei fianchi, come se trattenersi fosse una tortura insopportabile.
Siamo li, fermi sul vialetto, con le luci della casa di sua sorella che sembrano prendersi gioco di noi.

"Abe," riesco appena a mormorare, ma non mi lascio andare del tutto. II battito del cuore è troppo forte, la tensione tra di noi quasi dolorosa.

"Siamo in ritardo. Lo sai." lo provoco.

Le sue mani si insinuano tra lo spacco del vestito e il suo tocco è accalorato e al contempo dolce, le sue dita scivolano dentro di esso ed è impaziente.

"Non me ne frega niente," replica, stiorandomi il collo con le labbra, senza mai arretrare di un millimetro.
"Il ritardo lo recuperiamo. Tu, invece, non ti recupero se ti lascio andare adesso."

Vorrebbe staccarsi perché siamo in netto in ritardo ma non ce la fa, mi vuole e anche io voglio lui.

Mi spinge a sedermi a cavalcioni su di lui, sul sedile del passeggero e impaziente sposta il vestito mentre mi implora di abbassargli i pantaloni.

"Ti voglio ora, dolcezza." mi dice mentre porta fuori il suo membro duro dirigendolo con la mano nel mio sesso.

"Abe," mormoro con un filo di voce, cercando di riprendere il controllo, ma lui mi zittisce con un bacio feroce, carico di desiderio e urgenza.

"Ora, ti voglio ora," mi dice a fior di labbra, la sua voce un miscuglio di supplica e comando. La sua pelle calda e pulsante si allinea alla mia, e un brivido mi attraversa, facendomi perdere completamente il senso del luogo e del tempo. L'auto, il vialetto, il ritardo, tutto scompare. Resta solo lui, che si spinge contro di me, e il mio corpo che lo accoglie senza riserve, con un bisogno primordiale che non
riesco più a igrorare.

E poi entra dentro di me, facilmente e con naturalezza. Provo un piacere più intenso e più appagante del solito, più carnale, una sensazione irresistibile dolcezza. Spinge preso dalla foga e dal pensiero voglioso di viaggiare nel proibito.

"Dio mio, guardami negli occhi, amore." geme, avvolgendomi in vortici di goduria che non finiscono mai. E io anche se travolta dal piacere mi rendo conto che mi ha di nuovo chiamata "amore".

Io assecondo i suoi desideri, le mie pupille trafiggono le sue e mi accorgo che la nostra eccitazione sta sfiorando dei livelli mai provati sino ad ora.
I suoi colpi sono precisi, forti, lasciano spazio al movimento pelvico e la sua lingua esplora il mio seno e le mani spingono sotto le mie cu**.
Lo guardo negli occhi e il mio sesso riprende il ritmo per raggiungere l'or**smo, nell'urlo spingo, spingo, spingo ed eccoci al tanto atteso piacere dei sensi.

"Sei mia," sussurra, guardandomi negli occhi, come se volesse incidere quelle parole dentro di me.
Sento il suo membro contro di me, e il mondo sembra fermarsi per un istante eterno.

"Dio, quanto ti...," geme piano ma si blocca mentre il suo corpo si muove con una tenacia che mi manda fuori controllo.

La piccola lotta che abbiamo ingaggiato non lascia né vinti né vincitori, ma solo un piacere condiviso che ci travolge entrambi.
Quando sento il suo seme esplodermi dentro, un grido mi stugge dalle labbra, un'esplosione di piacere che sembra annullare il tempo e lo spazio.

Resto qualche istante chinata su di lui, cercando di capire se qualcuno ci ha visto, spio con la coda dell'occhio in ogni direzione però dalla posizione nella quale mi trovo non ci riesco un granché.

E quando mi volto la scoperta che faccio è a dir poco agghiacciante: una donna dai capelli neri lunghi ci fissa infuriata a braccia conserte.
Io busso alla spalla di Abe, ancora stordito dal forte orga**o e cerco di richiamarlo all'attenzione.
Nel momento in cui, lui incrocia lo sguardo della donna mi deposita con un movimento repentino sul posto del passeggero e scende dall'automobile.
Io nel frattempo, tento di rivestirmi anche se il mio cuore sta per scoppiare nel petto perché probabilmente ho capito chi possa essere quella donna.

"Dolores." quel nome esce dalle labbra di Abe con sfacciataggine.
Si avvicina a quella donna di una bellezza molto particolare e la stringe forte.

"Ti chiedo scusa per il ritardo ma in autostrada abbiamo trovato traffico." giustifica il bel poliziotto e mi trovo a constatare che lui non prova un minimo di vergogna o di imbarazzo per quella situazione.
Io sto morendo d'ansia contro il sedile dell'automobile.

"Oh, certo traffico, come no. Il traffico l'hai trovato nella sue mutandine ?" risponde la donna con un tono davvero allusivo e io mi sento davvero imbarazzata. Sento lo sguardo di Dolores scrutarmi in cagnesco e non ha tutti i torti: portiamo ben un'ora di ritardo e ci ha sorpresi a fare l'amore di fronte casa sua.

Direi che questa serata è cominciata proprio di merda, chissà per chi mi avrà preso.

Non oso uscire dall' automobile ma quando Abe mi apre con galanteria la portiera sono obbligata. Mi trovo a sperimentare un imbarazzo sconosciuto in quanto non mi sono mai trovata a conoscere le famiglie dei miei ex.
Questa è in assoluto la prima volta e direi che l'inizio non è dei migliori.

"Dolores, lei è Margot." mi presenta Abe con un tono decisamente entusiasta.
La situazione non sembra essere per lui imbarazzante anzi, lo vedo rilassato e disteso mentre decide di accedersi il suo solito sigaro.

Io devo assolutamente fumare perché questo primo incontro sta mettendo a dura prova i miei poveri nervi.

Nel momento in cui sto per uscire dall'automobile, intenta ad avvicinarmi alla donna per stringerle la mano, la mia goffaggine sembra prevalere.
Cado in maniera rocambolesca contro il prato del vialetto e mi rendo conto di aver davvero toccato il fondo.

Dio mio, sono davvero una dannata imbecille!!!

Non bastava farsi beccare avvinghiata e nuda sul corpo di Abe, adesso anche una caduta in stile sacco di patate.

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