🔞 Capitolo 21🔞

Siamo in automobile, e la BMW sfreccia tra le vie di Città del Messico a una velocità folle. Dobbiamo dirigerci al bordello "Mariposa" perché, attraverso le ultime parole di Gonzalo, abbiamo scoperto che Angela Fish si trova proprio lì.

Osservo Abe, visibilmente frastornato, che stringe il volante con una presa salda. Le sue dita sono ancora sporche di sangue, e le ombre vermiglie tra i suoi occhi amplificano uno strano presentimento di vendetta. Quando ha sparato a Gonzalo, nelle sue pupille blu ho letto rivalsa, prima ancora che le sue labbra pronunciassero quelle parole: "Soy venganza", Io sono vendetta.

Ma vendetta essenzialmente di cosa?

E soprattutto di chi?

Questi interrogativi ronzano nella mia testa come timori interiori a cui devo assolutamente dare una risposta.

Abe tiene tra le labbra il suo solito sigaro, e il piede sull'acceleratore preme sempre di più, facendoci raggiungere una velocità decisamente troppo elevata. Ma ormai sono abituata alle sue scelleratezze.

"Abe..." lo chiamo nell'aria, e il suo nome riecheggia all'interno dell'auto come un intimo richiamo. Lui mi guarda con la coda dell'occhio, ma è troppo preoccupato per distogliere lo sguardo dalla strada.

Dio, com'è bello quest'uomo!!

Mi perdo sempre a decifrare i dettagli del suo viso, che si scagliano contro il mio cuore e mi rendono la martire di un amore che non riesco più a controllare.

Stacca la mano sinistra dal volante e la posa contro il mio corpo, cercando le mie dita. Le stringe e, senza dire una parola, comincia ad accarezzarmi il palmo della mano. Le sue dita affusolate generano in me uno stato di sgomento che mi fa sobbalzare, ma allo stesso tempo mi tranquillizza dopo aver assistito alla sua mattanza feroce.

"Di chi dovevi vendicarti?" gli chiedo senza esitazione. Lui sembra aspettarsi questa domanda, perché chiude per un istante gli occhi e poi inspira profondamente.

Il suo tocco su di me diventa incerto e vacillante, e per la prima volta lo vedo fragile, spaventato e per niente spavaldo. Il silenzio cala nuovamente nell'auto, ma sono decisa a scoprire i suoi scheletri nell'armadio e non mi accontento di un sospiro.

"Rispondimi, Abe." incalzo. Le sue pupille blu si staccano dalla strada e, per una frazione di secondo, mi regalano uno sguardo. Giuro di vedere la sua anima attraverso i suoi occhi.

Si sta vendicando per qualcuno a cui teneva, qualcuno che gli è stato strappato ingiustamente.

Le sue iridi marine si macchiano di un profondo senso di malinconia, e quando la sua attenzione torna sulla strada, mi rendo conto che una lacrima gli divide il viso in due metà. Le sue mani si staccano da me, ma questa volta sono io a cercare il suo tocco, posando la mia mano contro la sua guancia e accarezzandolo.

È un gesto che non avrei mai pensato di poter fare verso quest'uomo, che appare sempre cinico e metodico in ogni ambito della sua vita.

Le sue labbra si aprono come per parlare, ma subito si richiudono. L'auto arresta la sua corsa, e quando constato che siamo di fronte al bordello "Mariposa", una scarica elettrica attraversa il mio corpo.

Angela è lì.

Scendo subito dall'auto, ma Miguel mi segue e mi blocca per il polso. I suoi occhi sono languidi, e nelle sue iridi scorgo ancora tracce di lacrime. Vederlo così genera in me un turbinio di emozioni incontrollabili, e istintivamente lo abbraccio.

È la prima volta che mi lascio andare alla sua stretta, che diventa accogliente, calda e protettiva, non solamente erotica.

"Ho vendicato mia figlia." Abe si apre con me, e scopro un tassello della sua vita che ignoravo. Ha avuto una figlia, probabilmente uccisa dal cartello "Locos", e io non posso fare altro che stringermi più forte al suo corpo.

Cerco di infondergli calore e mi rendo conto che l'incertezza e il cinismo che ho sempre letto nei suoi occhi non sono immotivati. Quest'uomo ha perso una figlia, e mi congratulo con me stessa per aver sempre captato qualcosa di pesante nella sua anima, qualcosa che gli impedisce di vivere pienamente.

Non sono innamorata dell'uomo sbagliato, ma di un uomo che ha conosciuto un grande dolore: vedere morire sua figlia.

Il battito del suo cuore, accelerato, preme contro il mio orecchio. Sono caduta nel suo abbraccio e ho posato la testa contro le sue clavicole. Inspiro il suo profumo e cerco forza, perché un brutto presentimento si insinua in me. Il terrore mi paralizza, ma quando Abe mi accarezza i capelli lunghi, un senso di protezione e sicurezza si impossessa di me.

"Andrà tutto bene. Te lo prometto." mi rassicura mentre si stacca dal mio corpo e mi posa un bacio sulla fronte. Rimango sconcertata da quel gesto.

Abe, per sei lunghi anni, mi ha sempre ignorata e non mi ha mai regalato simili attenzioni, se non frasi squallide e volgari. Ma stasera ha deciso di mostrare una parte nascosta della sua anima.

La realtà si riappropria di me quando Abe mi tira per un braccio e avvolge la sua mano nella mia.
La stringe forte, e insieme ci avviamo verso l'entrata di questo posto squallido. Inspiro profondamente perché mi accorgo che lo sguardo burbero di quell'uomo si è ripreso le sue pupille.
Un tizio robusto, piazzato all'entrata, ferma Abe afferrandolo per le spalle. Quando lui si volta, ho già capito le sue intenzioni.

"Tu non puoi entrare! Chi cazzo sei, eh ca**one?" sbraita. Prima che il buttafuori possa mandarci via, Miguel estrae dalla sua giacca la sua fedele calibro 22 e inizia, ancora una volta, a dar vita a una carneficina.

Chiudo gli occhi e comincio a tremare.
Sento solo i colpi infrangersi nell'aria, il suono metallico di quei proiettili che perforano carni e uccidono.

Uccidono.
La morte.
La paura.
Il terrore.
Strillo.

Grido mentre Abe non si ferma.
Uccide ogni uomo che gli si para davanti.

Colpi in testa.
Alla pancia.
Pallottole.
Ma non solo.
Pugni.
Calci.
Schiaffi.

Il dolore.
La rabbia di un padre che ha perso sua figlia.
La vendetta.

"Soy venganza," risponde Abe al corpo senza vita del buttafuori.

Scoppio a piangere mentre lui, con quegli occhi blu diventati neri, mi intima silenziosamente di provare a tacere.

"Fidati di me", sembra quasi dirmi attraverso quello sguardo silenzioso e criptico.
Stringe più forte la mia mano, e noto che il suo viso è di nuovo sporco di sangue. Quel fuoco di vendetta che arde nel suo sguardo, lo so, non lo dimenticherò mai.

Mi invita a entrare nel locale che ormai appare semi-vuoto, dato che la maggior parte delle persone è fuggita spaventata dalla sua violenza. Le uniche rimaste sembrano essere quelle povere ragazze rapite e costrette a prostituirsi.

Ogni passo dentro quel luogo mi riempie di terrore. Le mie scarpe si macchiano di sangue, e realizzo che Abe ha ucciso un gran numero di uomini.

Il sangue sporca i muri.
Cadaveri a terra.
Violenza.
Sangue.

La mia mente sta per esplodere.
Provo una tensione insopportabile. Sto per svenire.

E la presenza di Abe non riesce più a calmarmi.
Non basta più.

Il terrore minaccia di spaccarmi il cranio.

Ho paura.

Un brutto presentimento comincia ad aleggiare nei miei pensieri.

Cadaveri ovunque.

A terra giacciono morti gli scagnozzi di quel cartello.

Gente senza cuore, che si divertiva a sottomettere e maltrattare donne.

Saliamo le scale, mentre Abe rimane in silenzio e sfonda una a una tutte le porte del lungo corridoio.

Non so descrivere quel luogo: la mia memoria lo rifiuta, come se avesse cancellato uno dei momenti più terribili della mia vita.

Il mio cuore galoppa.

Il sudore inonda la mia fronte.

Ad ogni porta sfondata, Miguel spara a un uomo, lo uccide e libera una donna.
Le ragazze strappate a quella tortura scappano via piangendo.
Ci ringraziano con parole perse nel vento. I loro occhi sono macchiati di paura.
Vedo che le loro braccia portano i segni di aghi e lividi.
Quelle donne vengono sedate, drogate, maltrattate. Centinaia di uomini hanno abusato di loro. Sono trattate come carne da macello.

Sento il bisogno di vomitare: un odore forte mi invade le narici.

Il terrore mi paralizza.

Abe sfonda una porta.
Quella porta.
Sgrano gli occhi.
Cado a terra.
Piango.
Urlo.
Mi strappo una ciocca di capelli.

Le mani di Abe cercano di abbracciarmi, ma io rifiuto ogni contatto.

Angela Fish.
È davanti a me.
Con un coltello piantato in gola.

Angela Fish.
Una delle persone più importanti della mia vita, è qui davanti a me, senza vita.

Angela Fish è morta.
Angela è morta, e io non sono riuscita a salvarla.

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