🔞 Capitolo 20🔞

Sento la stretta di Abe avvolgermi per poi posizionarmi il palmo della sua mano contro la mia bocca : mi fa cenno di rimanere in silenzio e con un movimento repentino attraverso delle ventose ci troviamo contro il soffitto.
Non sono assolutamente abituata a quegli strumenti così sofisticati ma sentire il corpo di Abe premere contro il mio mi elettrizza completamente.
So che questo non è il miglior momento per fantasticare scene erotiche, in quanto uno sconosciuto ci ha sorpresi in procinto di darci dentro e ci trovaviamo attaccati al soffitto attraverso delle ventose, ma sentire il suo respiro contro il mio orecchio, mi agita.
Io sono attaccata al suo corpo mentre lui invece è fisso sulle lamiere di ferro e premeva la sua mano contro la mia bocca per impedirmi di lasciarmi scappare qualche parola mozzata.
Sentiamo la presenza di un uomo vagare nella stanza ed i suoi movimenti sono estremamente tesi ed agitati, tira alcune scatole contro il muro per poi accendersi una sigaretta.
L'uomo sta parlando al telefono in spagnolo in una maniera davvero nevrastrenica mentre prego che non alzi lo sguardo ma sembra essere preso da chissà quale demone, dunque non c'è pericolo che si accorga della nostra presenza.
D'un tratto sento la sua erezione sfiorarmi il sedere e mi rendo conto che quell'uomo fosse davvero un fuoco, anche nei momenti meno opportuni si trova a stuzzicarmi.
Non posso più negare a me stessa che questo gioco di seduzione che si è instaurato tra noi due sia altamente letale, sento che prima o poi Abe tornerà a farmi del male ma non mi importa ne voglio di più.
La mia pelle si inarca sotto il suo dominio e deciro di farlo impazzire leccando il palmo della sua mano per poi portarmi il suo indice alla bocca.
Succhio ripetutamente, con movimenti lenti, quel dito così affusolato e allo stesso tempo perfetto, non riesco a comprendere come un uomo riuscisse ad avere delle mani così ordinate ma allo stesso tempo possenti.
Percepisco l'accelerazione del suo battito cardiaco dal colletto della sua camicia bianca che balza avanti e indietro come sottoposto ad un vento impetuoso contro la mia schiena.
Mi passa il pollice intorno alle labbra e cerco di rimanere in assoluto silenzio chiudendo gli occhi perché ciò che mi sta per riservare sarà stata una vera e propria tortura: godere ma tacere, la situazione è altamente pericolosa ma così eccitante.
Non ho mai desiderato così tanto un uomo nella mia vita, sento la mia intimità pulsare mentre lui continua a girare le sue dita intorno la mia lingua. Con la mente già sto immaginando di fare l'amore con lui proprio qui, magari anche contro il soffitto perchè no, senza immaginare cosa sarebbe accaduto tra pochi istanti.
Il mio corpo freme, sento i peli delle braccia rizzarsi sotto il vestito, voglio convincerlo a tutti i costi a godere con me per tutta la notte, dimenticarci del pericolo e dell'indagine ma non possiamo.
Il suoi gesti sono più selvaggi del solito, pensare che volesse punirmi per poco prima mi eccita ancora di più, la rivelazione che fosse geloso mi ha portato in un'altra dimensione.
Poi mi prende la nuca delicatamente e sento sua lingua calda muoversi sapientemente contro il mio collo.

"Ti proteggerò, qualsiasi cosa accada" sussurra contro il mio orecchio e io mi sciolgo di fronte quella rivelazione. Per soffocare i miei gemiti ha di nuovo posto il suo palmo contro la mia bocca ma l'intensità del momento è interrotta dalle grida dell'uomo.
Il chiarore lunare illumina il volto fascinoso di Rodrigo Garcia colui con cui avevo ballato poco prima: sta gridando selvaggiamente perché comincia a strappare con nervosismo le scatole che prima aveva tirato a destra e a manca. Dal loro interno escono kili e kili di cocaina e io rimango sconvolta perché non avevo mai visto tutta quella droga in un solo colpo.
Intanto Garcia continua a parlare al telefono e a una frase riesce a gelare il sangue nelle mie vene.

«¿Angela se siente mal? ¿No puedes tirar a esa perra americana al baño? »

"Angela si sente male? Non puoi buttarla nel cesso quella puttana americana?* grida il messicano mentre con gesti frenetici comincia a preparare la sua dose di droga e immediatamente il mio sesto capisco che "Angela" è proprio Angela Fish.

D'un tratto, senza capire bene come, le ventose si staccano dal soffitto, facendoci scivolare a terra, e il tonfo dei nostri corpi fa sobbalzare il messicano. Abe atterra con una sicurezza che fa sembrare che si aspettasse la caduta, mentre io mi ritrovo al suolo contro il pavimento di legno; la mia goffaggine trasforma la scena in un momento da commedia. La mia caduta è imbarazzante, e Rodrigo ci fissa, a metà tra l'impietrito e il divertito: forse ha esagerato con la droga, perché essere di fronte a due agenti segreti dovrebbe tutt'altro che divertire, tralasciando il fatto che il mio sedere è piantato sul pavimento.

Non ha tempo di realizzare cosa stia accadendo perché Abe lo scaraventa contro il muro con una forza brutale. Non ho mai visto Abe in azione, ma non posso negare che sia incredibilmente affascinante — anche se quello non è il momento più adatto per fare certe considerazioni. Abe tiene il criminale per le spalle, bloccandolo contro il muro, gli punta una pistola alla nuca e lo obbliga a parlare attraverso il gelo dei suoi occhi. Il volto di Garcia è sconvolto, poiché ha creduto di essere solo e di certo non immaginava la presenza di due agenti segreti.

"Dove si trova Angela Fish, brutta testa di cazzo?" La voce di Abe è piatta e autoritaria, i suoi gesti sono professionali, anche se Garcia gli scoppia a ridere in faccia. Io mi alzo da terra, in preda all'ansia, mentre Abe continua a sbattere ripetutamente Rodrigo contro il muro, che sembra aver perso la capacità di intendere e volere. D'un tratto, almeno una ventina di uomini irrompono nella stanza, e ci ritroviamo circondati da individui decisamente loschi. Abe è costretto a liberare Rodrigo per potersi difendere, e il sangue nelle mie vene si ghiaccia: non mi sono mai trovata in una situazione simile. Rodrigo riesce a scappare, mentre Abe e io ci mettiamo in posizione di contrattacco, pronti a fare a botte con quella squadra di criminali.

Sono tutti abbronzati e hanno un'espressione inquietante, con l'intero volto tatuato. Sbattendo all'unisono delle lastre di ferro contro la mano sinistra, puntano delle pistole nella nostra direzione. Ci stringono in un cerchio, ma accanto al Capitano Williams, onestamente, non ho paura, anche se il numero di gangster nella stanza continua a crescere di secondo in secondo.

"Tira el arma!" Butta a terra la pistola, urla una voce stridula che si impone nell'aria, mentre la folla dei criminali si apre con venerazione per far spazio a un uomo dai tratti simili a quelli di Rodrigo. Mi guarda negli occhi e riesco a cogliere la malvagità e la pesantezza delle sue pupille verdi, che mostrano l'intenzione chiara di volerci uccidere. Mi bastano pochi istanti per capire che è Gonzalo Garcia, accompagnato dal suo caro fratello Rodrigo. Abe finge di non comprendere l'ordine, poi cerca il mio sguardo, e i suoi occhi, del colore del mare, tentano di rassicurarmi. Mi tranquillizzo e capisco che ha in mente un piano, così resto immobile, ricordando le sue parole di poco prima. Ho paura, ma la presenza di Abe mi fa sentire meno il terrore della morte — o almeno, così credo.

"Non comprendo la tua lingua" risponde Abe, secco, e capisco che vuole fingere di non capire lo spagnolo, probabilmente per carpire qualche informazione su Angela Fish. Gonzalo si avvicina sempre di più e afferra la pistola di Abe, poi la punta contro le tempie dell'agente. Deglutisco, terrorizzata, pensando che stiamo per morire. Ho una paura intensa per Abe, mai provata prima, e non ho mai sperimentato un simile terrore in vita mia. Una cosa è certa: Abe mi sta facendo vivere sensazioni adrenaliniche come mai prima d'ora.

"Che ci fa un poliziotto americano nel mio nightclub?" sussurra all'orecchio di Abe, che rimane impassibile. Gonzalo posa la pistola contro la gola di Abe, e io comincio a tremare, con il mio stato di profonda agitazione ben visibile. Nella stanza entrano le due ballerine, con un sorrisetto malizioso; capisco che hanno giocato il doppio gioco, ma non posso biasimarle. Sono giovani donne rapite da un cartello di narcotrafficanti, e avere paura in quelle circostanze è comprensibile. Intanto sento il cuore battere forte, sperando di non morire in modo così indecente.

"Le mie zoccole mi hanno appena detto che stai investigando su di noi. Ma sai, qui gli sbirri non sono graditi, brutto figlio di puttana." Pronuncia queste parole a denti stretti, accarezzando il pomo d'Adamo di Abe con la pistola. Chiudo gli occhi, nauseata, e mai avrei immaginato di trovarmi in una situazione simile. Abe rimane immobile e gelido mentre la pistola disegna i contorni del suo volto. Probabilmente si sta preparando per reagire, e spero che lo faccia il più in fretta possibile.

"Quindi, adesso ci sbarazzeremo di voi. Sarà rapido e indolore" dice Gonzalo, allontanandosi da Abe per rivolgersi ai suoi uomini con strani gesti.

Poi si avvicina al mio volto e mi fa cenno di voltarmi di spalle. Senza dire una parola, obbedisco e mi accorgo che i suoi occhi sono incollati al mio fondoschiena. Mi sento come un oggetto, e immaginare ciò che Angela potrebbe star vivendo a causa di quell'essere vile mi fa rabbrividire.

Devo salvarla a ogni costo.

Gonzalo è vestito con un abito bianco sontuoso, una camicia nera sbottonata e una collana d'oro massiccia al collo. Ha il volto abbronzato, i capelli corvini, e le mani sudate. I suoi occhi verdi mi inceneriscono e posso leggere chiaramente l'odio nel suo sguardo:
sono vuoti di qualsiasi sentimento umano, e ciò mi fa sprofondare in un abisso d'ansia in cui sto per affogare.

Quell'uomo è il diavolo in persona, e mi chiedo come Angela possa essere caduta nella sua trappola, o forse è stata costretta, come lo sono io adesso.

"Peccato, hai un bel culo. Saresti stata un'ottima zoccola americana, ma purtroppo sei una piedi piatti" sussurra all'orecchio, puntando la pistola contro il mio petto. Disegna i contorni dei miei capezzoli attraverso il becco dell'arma e io grido a piena gola. L'uomo stringe la sua mano sudicia contro la mia bocca e mi obbliga a tacere.
Ho il cuore in gola, lo sento battere in ogni poro della mia pelle, e un senso di nausea si appropria della mia bocca: sto per vomitare. Quando percepisco le sue mani sul mio corpo, lascio scivolare una lacrima.
Non riesco a controllare la sinergia negativa che sprigiona il mio corpo; mi sento violata, maltrattata, e non posso fare altro che piangere, gridare, strepitare.

"Non piangere, tesoro. Andrai in un mondo migliore, vedrai" dice, prendendo la mia lacrima tra le dita per poi posarla sulla lingua.
La ingoia, e quei suoi gesti mi disgustano. Sto per avere un infarto, perché non posso tollerare un simile trattamento.

Le sue dita mi accarezzano il collo, poi scivolano lungo la mia schiena, e la sua erezione comincia a premere sulle mie gambe. Chiudo gli occhi e spero che quest'incubo si spezzi nell'aria.
Le lacrime macchiano il mio volto mentre le sue dita mi sfilano il vestito con malvagità, e mi ritrovo seminuda di fronte agli occhi crudeli di quegli uomini. Cado a terra, umiliata, derisa; lo spettacolo è raccapricciante: non mi sono mai sentita così maltrattata in vita mia.
Sento le pupille blu di Abe trapiantate su questa scena, e i suoi sospiri si fanno sempre più veloci.

Quando le mani dell'uomo si posano sulle mie natiche, Abe si avvicina, e i mitra si caricano, puntati su di lui.

"Qualcuno qui è geloso. Mi dispiace, caro piedi piatti, ma questa puttana adesso viene con me" ride Gonzalo, mentre Rodrigo mi fissa con brama e desiderio, e il mio volto è irrigato dalle lacrime.
Sento le loro pupille percuotermi e flagellarmi, e non posso tollerare che altre donne possano essere trattate così.
Spero che Abe mi protegga, perché non riesco a muovermi; sono immobile e sento le mani di quell'uomo seviziarmi. La nausea si fa sempre più forte, e infatti l'adrenalina mi sale in gola e lascio scivolare della bava a terra. Le mie labbra tremano, e spero con tutta me stessa che presto tutto finisca, perché non posso resistere oltre.

"Uccidetelo" ordina Gonzalo, guardando Abe con violenza e disgusto, per poi sputargli anche in faccia.
Lo sguardo dell'agente segreto è fisso nel vuoto, e sento che non ha il coraggio di guardarmi.
Il mio corpo giace a terra seminudo; non riesco ad alzarmi, e sento le scarpe di Rodrigo sbattere contro di me: sono maltrattata, fustigata, picchiata, e mi chiedo come sia possibile che degli uomini possano avere tanto odio nel cuore.

Il sangue nelle mie vene scorre veloce. Sto per svenire. Sento dolore. Lo scherno sbattere contro di me. La percezione della realtà si abbassa sempre più. I miei occhi stanno per chiudersi. La vista mi si appanna mentre la sofferenza del mio corpo si manifesta in lividi che sento scoppiare. Sento le mani di Rodrigo sollevarmi violentemente da terra tirandomi per i capelli biondi. Deglutisco. Rodrigo continua a colpirmi. La violenza è troppa. Chiudo gli occhi. Li riapro. Di fronte a me, il ghigno dei due fratelli. Penso a ciò che potrebbero aver fatto ad Angela, e piango di nuovo.

L'uomo viscido mi incastra tra le sue braccia, toccandomi ovunque, poi posa la sua lingua contro la mia bocca in modo selvaggio. Rodrigo invece avvicina al mio viso una lama. Grido di fronte a quel coltello appuntito.

"Adesso ti marchio, brutta zoccola" le sue parole mi colpiscono come veleno. Strillo. Sto davvero per vomitare; non riesco a sopportare tutta questa sofferenza. La mia libertà è violata e sto per essere oggettivata: morire sarebbe meno doloroso di tutto ciò che subisco.

Intanto scorgo gli occhi di Abe, infuocati, rossi. Lo vedo stringere i pugni. La lama del coltello sta per trafiggermi quando, all'improvviso, senza che me ne renda conto, Abe estrae dalla sua giacca elegante la sua fedele calibro 22. I colpi cominciano a volare nell'aria, scagliandosi contro i corpi dei criminali. Gli occhi blu di Abe sono indemoniati, e la mia vista appannata non mi impedisce di scorgere il suo impeto contro i criminali. I due fratelli si bloccano e lasciano cadere la mia testa a terra con un tonfo; intanto, le due ballerine scappano urlando.

Io sono come un fantoccio mentre vedo i corpi senza vita degli scagnozzi cadere a terra prima che possano capire di essere stati colpiti dalla destrezza dell'agente. Sgrano gli occhi: i suoi movimenti sono professionali, veloci. Lo fisso imbambolata, come fosse un supereroe, ed effettivamente per me lo è.

Abe si sposta verso Rodrigo e, con un calcio in pieno volto, lo tramortisce; cade a terra, ferito gravemente. Gonzalo resta gelido, spaventato: probabilmente non si aspettava di trovarsi davanti un uomo come Abe. Vedo tutto quel sangue nella stanza, e il mio pianto si moltiplica: è una carneficina. Ma poi, una forza mi esplode dentro come un vulcano. Mi alzo in piedi, decisa a porre fine a questa tortura e a vendicarmi di ciò che questi uomini schifosi mi hanno riversato addosso, e gli tiro un calcio tra le gambe. Lo colpisco forte tra i genitali, e lui cade a terra emettendo un gemito di dolore; poi premo i tacchi contro la sua guancia, premendo sul pavimento sudicio.

"Dimmi dove si trova Angela Fish, verme schifoso" grido con prepotenza mentre i miei tacchi a spillo si piantano nel suo lobo. Lui si lamenta come un bambino.

Intanto Abe si avvicina, copre il mio corpo seminudo con un telo e mi allontana. Poi raccoglie Gonzalo da terra come fosse un appestato. Le sue mani sono sporche di sangue, e non posso credere che si sia macchiato di morte, ma ha la licenza di uccidere: non dovrei sorprendermi di ciò che sta accadendo.

Abe comincia a sfogare la sua rabbia contro il corpo del delinquente. Colpi. Pugni. Calci. Non l'ho mai visto così, e mi spaventa. Il corpo dell'uomo giace in una pozza di sangue, dove sembra stia per annegare. Il volto di Gonzalo si tinge di nero e viola, e io sto per vomitare: sembra una scena di un film horror. La furia dell'argentino è funesta, e nei suoi occhi leggo che si sta vendicando di qualcosa di cui non so nulla.

Sento che l'anima di Abe sprigiona tutta la sua frustrazione contro il corpo di quell'uomo, che ora implora di avere pace. Tremando davanti a tanta violenza, so che quell'uomo è un mostro. Abe non si ferma; i suoi calci sono sempre più forti. I suoi pugni scavano nella pelle di Gonzalo. Il sangue comincia a schizzargli sul viso. Il suo respiro è veloce, corto. Il silenzio della stanza enfatizza quei gesti disperati.

"Nel bordello "Mariposa". Ma chi diavolo sei tu?!"

Sono le ultime parole del narcotrafficante, che vomita sangue. Abe stringe tra le mani la sua calibro 22. Il suo corpo trema, vedo i nervi esplodere nelle sue tempie, le sue labbra si aprono e percepisco delle parole basse, insonore.

"Soy venganza"

"Io sono vendetta"

I suoi occhi blu sono fissi contro quelli del criminale.

Non si staccano.

È come se stia cercando di scorgere l'anima nera di quell'uomo.

Carica la pistola.

La pallottola sfreccia nell'aria.

Spara al cervello di Gonzalo.

E l'uomo muore all'istante agonizzante.

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